mercoledì 11 luglio 2007

Economia: il Mezzogiorno cresce meno dei paesi dell'Est

La crescita economica del sud Italia è inferiore non solo a quella delle regioni del nord ma anche a quella dei paesi da poco entrati nell'Unione europea. È uno dei dati che emerge con più forza dal Rapporto Svimez 2007 sull'economia del Mezzogiorno presentato oggi a Roma. Nel 2006, spiega il documento, l'economia italiana, dopo una fase di stagnazione che durava ormai da quattro anni - la più lunga dal dopoguerra - ha mostrato forti segni di ripresa. Il pil è aumentato dell'1,9 per cento, incremento pari a oltre quattro volte quello medio del precedente triennio 2002-2005 (0,4 %).
Il prodotto interno lordo del Mezzogiorno è aumentato ad un tasso dell'1,5 per cento, mezzo punto in meno che nel Centro-Nord (2 per cento), con il maggior incremento dal 2001. Sono quattro anni consecutivi che il Mezzogiorno è cresciuto meno del Centro-Nord. Se si considera il periodo 2003-2006, il Pil è aumentato in quest'ultima macro-area del 3,7 per cento cumulativamente, mentre al Sud la crescita del periodo è stata appena dell'1,4 per cento. Non si era mai registrata, rileva l'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, un'interruzione così intensa dei processi di convergenza. Nel 2006, in particolare, il pil per abitante del Mezzogiorno è risultato pari a 16.919 euro, valore che, in termini relativi, equivale al 57,4 per cento del prodotto pro capite del Centro-Nord, pari a 29.459 euro. È dal 2000, sottolinea Svimez, che il gap tra le due macro-aree tende a ridursi, anche se il passo del riequilibrio (circa un punto in sei anni) appare estremamente modesto. Analizzando la crescita per regioni, quella del sud più dinamica è stata il Molise, con un incremento del 2,2 per cento, seguita da Basilicata e Sardegna con variazioni dell'1,8 per cento. Tutte le regioni del Mezzogiorno, tuttavia, hanno presentato nel 2006 livelli di prodotto pro capite nettamente inferiori a quello medio italiano, mentre nel centro-nord questo avviene solo per l'Umbria. Le esportazioni di aziende del sud, ancora, sono cresciute del 6,8 per cento: positivi i settori siderurgico e petrolchimico, segno negativo per i beni del "made in Italy" (abbigliamento, cuoio, calzature). Cresce anche l'occupazione (+0,7 per cento), anche se meno che al Nord, ma resta alto il numero di lavoratori irregolari, che tocca quota 1 milione 391mila. A proposito della quota di spesa pubblica per il Mezzogiorno, Svimez rileva come sia passata dal 40,6 per cento del 2001 al 36,3 percento nel 2006. Una spesa, spiega l'associazione, non solo ben lontana dall'obiettivo del 45 per cento fissato in fase di programmazione, ma inferiore anche al peso naturale del Mezzogiorno (la media tra la sua quota di popolazione e di territorio) che è del 38 per cento circa. È in calo anche la quota per investimenti pubblici per il Meridione, scesa dal 35-36 per cento del 2000-2001 al 31,3 per cento del 2006. Lo scorso anno, comunque, lo Svimez rileva che quasi tutti i settori produttivi del Mezzogiorno registrano segni positivi, anche se inferiori al Centro-Nord. Tali segnali positivi sono però annullati dal divario che il Meridione sta accumulando con le altre aree deboli dell'Unione europea e dei Paesi nuovi entrati. Nell'ultimo arco di tempo disponibile per il confronto, tra il 2000 e il 2004, i nuovi Stati membri, sottolinea lo studio dell'Associazione, hanno mostrato tassi di crescita del Pil di oltre il 5%, le Regioni Obiettivo 1 della Ue a 15 del 4,1 per cento, quelle della Ue a 25 del 4,5per cento, mentre il Mezzogiorno si è fermato allo 0,5. Anche altri indicatori strategici confermano la tendenza. Tra il 2001 e il 2006, per esempio, il flusso annuo di investimenti esteri per abitante è stato di 13 euro nelle regioni del sud Italia, contro i 500 euro di Estonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia. Fatta 100 la media Ue, inoltre, l'indice di potenzialità competitiva del sistema produttivo elaborato da Svimez (sintesi di infrastrutture, ricerca, risorse umane e tessuto produttivo) vede il Sud a quota 65,9, ancora una volta sotto il livello di Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria.

fonte: lasicilia.it

1 commento:

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie

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