ZONA EURO - Netta accelerazione per l’inflazione a novembre anche nella zona euro (tredici nazioni). L'aumento dei prezzi ha raggiunto infatti il 3%, contro il 2,6% del mese di ottobre. Lo riporta l'Eurostat. Si tratta del massimo da maggio 2001, quando l'inflazione aveva raggiunto il 3,1%. Gli economisti avevano previsto per novembre +2,9%.
MONTEZEMOLO - Il presidente della Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, si è detto preoccupato per la ripresa dell’inflazione, che potrebbe portare a un rialzo dei tassi d'interesse da parte della Banca centrale europea. «Non so se è il momento giusto per chiedere il taglio dei tassi, una richiesta che abbiamo sempre sostenuto in funzione di sviluppo e crescita», ha dichiarato Montezemolo. «La ripresa dell’inflazione mi preoccupa e non vorrei che invece creasse una corrente di pensiero esattamente opposta. Tremo all'ipotesi di tassi più alti, perché con il debito pubblico che ha l'Italia, e di cui non ci siamo occupati negli ultimi dieci anni, sarebbe un fatto estremamente grave e preoccupante».
BERSANI: VIRTUOSI - Non nasconde la preoccupazione neanche il ministro Pier Luigi Bersani, che però trova il modo di consolarsi: l'Italia si conferma «più virtuosa dei suoi partner europei» e questo grazie alle «liberalizzazioni già attuate che hanno fatto da scudo alle tensioni internazionali sui prezzi delle materie prime (cereali e prodotti petroliferi) dovute anche a comportamenti speculativi», è il commento del ministro per lo Sviluppo Economico.
SINDACATI: «IL GOVERNO INTERVENGA» - Non trova invece motivi di consolazione il mondo sindacale. Cgil, Cisl e Uil chiedono al governo di intervenire «immediatamente» e convocare subito le sigle. Il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni definisce «davvero preoccupante» il rialzo dell'inflazione e invita il governo a convocare le parti sociali. «Occorre un intervento immediato e incisivo del governo in direzione fiscale - spiega il segretario confederale Cgil Marigia Maulucci - attraverso la diminuzione delle accise e i controlli e le sanzioni, da parte del governo e degli Enti locali, verso qualsiasi intervento speculativo». Anche secondo il segretario confederale della Uil, Paolo Pirani, «occorre una politica adeguata che eserciti un effettivo controllo delle dinamiche dei prezzi e delle tariffe, che ripristini l'osservatorio sui prezzi e un fisco che non gravi sul lavoro».
CONSUMATORI SUL PIEDE DI GUERRA - Ancora più arrabbiate le associazioni dei consumatori: il peso del caro prezzi «nei confronti della famiglia è ben più elevato: siamo ad oltre il 3,5%», sostiene Paolo Landi, dell'Adiconsum, che chiede di «ampliare a tutti i settori il piano antispeculazione varato dal ministro De Castro». Secondo Adiconsum, «i capitoli che pesano in modo rilevante sul bilancio della famiglia sono i prodotti alimentari (+ 3,7%), i trasporti (+3,8%), la casa (+3,00%), i mutui (+ 20-30%). A contenere il dato medio dell'Istat ancora una volta sono le comunicazioni, per le quali la spesa incide in misura del tutto marginale sulle famiglie». E per Adusbef e Federconsumatori i rincari nel comparto alimentare peseranno per «400 euro l'anno» sulle famiglie. «Altro che 1,8%», dicono le associazioni, che chiedono «sistemi istituzionali di verifica, controllo e sanzione per i prezzi lungo l'intera filiera agroalimentare, al fine di colpire ed estirpare abusi speculativi». E ancora, la «realizzazione della filiera corta o vendita diretta attraverso l'utilizzo di spazi autonomi in tutti i centri cittadini».
fonte: corriere.it
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