lunedì 30 aprile 2007

"Clima, ecco come salvare il mondo"

In alcuni casi sembra un gioco di prestigio: si investe per evitare la produzione di gas serra, si eliminano le malattie da smog e ci si guadagna. In altri casi il saldo dell'operazione è in passivo, ma il costo è decisamente inferiore ai danni evitati. Sono gli scenari contenuti nelle 24 pagine di sintesi diretta ai governi che verrà resa pubblica il 4 maggio a Bangkok, quando sarà divulgata la terza parte del quarto rapporto dell'Ipcc (Intergovernamental Panel on Climate Change), quella dedicata alle strategie di mitigazione. Saranno i governi a decidere quanto spendere e come spendere, ma il quadro fornito dagli esperti delle Nazioni Unite offre una guida in grado di orientare le scelte. Oggi, a livello globale, sforniamo 26 miliardi di tonnellate annue di gas serra, una quantità in continuo aumento. Tagliando le emissioni del 50 per cento rispetto al trend attuale si risparmierebbero 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra nel settore della produzione di energia, 1,8 miliardi di tonnellate nei trasporti, 5,6 negli edifici, 3,5 nell'industria, 2,8 in agricoltura, 2,1 nella riforestazione, 0,7 nei rifiuti. Dimezzare le emissioni entro il 2050, ricordano gli scienziati Onu, non vuol dire evitare ogni problema, ma fermarsi a un passo dal baratro. Nell'era preindustriale, in atmosfera si misuravano 270-280 parti di anidride carbonica per milione; oggi sono già 380. Arrivare al raddoppio, cioè a quota 550, comporterebbe un aumento della temperatura valutabile in 3 gradi. Le conseguenze sarebbe molto pesanti: nel mondo tra uno e quattro miliardi di persone sarebbero costretti a convivere con la penuria di acqua; cambierebbe il ritmo dei monsoni; potrebbe rallentare o fermarsi la corrente del Golfo mutando drasticamente il clima dell'Europa atlantica.
Con l'ipotesi del dimezzamento delle emissioni entro il 2050, che il governo inglese ha ufficialmente lanciato, invece si stabilizzassero le emissioni serra in modo da non superare una concentrazione pari a 445-490 parti per milione. In questo modo la temperatura aumenterebbe di poco più di 2 gradi rispetto all'era pre industriale. Anche in questo caso le conseguenze sarebbero gravi ma meno drammatiche rispetto allo scenario precedente. Con due gradi di aumento, l'Africa in particolare subirebbe colpi duri: la capacità agricola diminuirebbe del 5-10 per cento; altri 50 milioni di persone sarebbero esposti al rischio malaria; l'erosione della biodiversità si aggraverebbe. Ma l'impatto complessivo sarebbe governabile. Come arrivare a dimezzare le emissioni serra, cioè a ridurre il consumo di combustibili fossili e a bloccare la deforestazione? L'analisi dell'Ipcc offre uno scenario dettagliato. I numeri forniti mostrano che il settore che garantisce la maggiore possibilità di risparmio è l'edilizia: entro il 2020, il 30 per cento delle emissioni serra nel settore degli edifici potrebbe essere evitato a "costo negativo", cioè con investimenti che permettono guadagni in tempi rapidi. Anche nel settore energetico si possono ottenere buone prestazioni: in ballo ci sono investimenti al 2030 pari ad almeno 20 trilioni di dollari che potrebbero essere convertiti in maniera intelligente. Per far fronte a una domanda di energia che tende al raddoppio, notano gli esperti delle Nazioni Unite, ad esempio è più conveniente migliorare l'efficienza energetica che costruire nuove centrali. Inoltre si stima che entro il 2030 le fonti rinnovabili forniranno un terzo della domanda di energia elettrica. I trasporti possono fare la loro parte e, pure in questo caso, gli investimenti in aumento dell'efficienza sono a costo zero, anche se "la forza del mercato, da sola, non porterà a una significativa riduzione delle emissioni". Secondo le stime Onu, nel 2030 i biocarburanti raggiungeranno il 3 per cento del totale. Infine il capitolo agricoltura e foreste. In campo agricolo il 90 per cento della riduzione di emissioni di carbonio deriva da un miglior uso dei suoli, mentre il 65 per cento del risparmio di gas serra in campo forestale può venire da un intervento nella fascia tropicale. Il rapporto dell'Ipcc prende anche in considerazione le opzioni di geo-ingegneria, dalla fertilizzazione degli oceani agli specchi orbitanti per bloccare la radiazione solare, e le liquida con un giudizio secco: "Rimangono largamente speculative e presentano il rischio di effetti collaterali non noti".

fonte: repubblica.it

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