venerdì 6 aprile 2007

"A rischio 10 meraviglie naturali"

Ve la immaginate la barriera corallina incolore? O il maestoso Rio della Amazzoni ridotto a un rigagnolo? Oppure ancora la verdissima foresta pluviale trasformata in arida savana? O, per non andare tanto lontano, le Alpi di sole rocce senza neve? Purtroppo - secondo uno studio del Wwf - non si tratta di un brutto incubo ma di un processo in atto, concretamente innescato dall'uomo. "Le meraviglie del mondo hanno caldo" denuncia l'ultimo dossier dell'associaizone dal titolo ''Salviamo le meraviglie naturali del mondo dal cambiamento climatico''. Un rapporto in cui il gruppo documenta lo stato di emergenza in cui versano 10 tra le principali meraviglie della natura insieme al lavoro svolto per difenderle. E tra questa ci sono anche le Alpi, da cui potrebbero scomparire ghiacciai e nevi. Dalle vette più alte del pianeta ai coloratissimi abissi degli oceani, la situazione sembra ovunque allarmante: specie, paesaggi, ecosistemi straordinariamente affascinanti e di fondamentale importanza ecologica rischiano di non sopravvivere agli impatti del cambiamento climatico indotti dall'intervento umano, che sta ormai procedendo a ritmi insostenibili. Il Wwf, a un giorno dalla pubblicazione del rapporto del secondo Gruppo di Lavoro dell'IPCC (Comitato Intergovernativo sul Mutamento Climatico) sugli impatti, la vulnerabilità e l'adattamento ai cambiamenti climatici, lancia l'allarme e coglie l'occasione per ricordare la situazione problematica di dieci meraviglie naturali e di molte altre che presto o tardi subiranno un analogo grado di minaccia. A cominciare dalla barriera corallina - il cui valore complessivo, fondato sulla ricchezza di biodiversità che raccoglie, è calcolato approssimativamente in 30 miliardi di dollari - che si sta sbiancando per le elevate temperature dei mari e rischia una progressiva distruzione, con drammatiche conseguenze per le innumerevoli forme di vita che vi trovano sostentamento (pari al 25% della vita marina) e per molte popolazioni in via di sviluppo.
Ma soffrirà, ad esempio, anche il deserto di Chihuahua, l'area desertica più ricca di biodiversità con oltre 3500 specie di piante di cui un migliaio endemiche, il cui delicato equilibrio idrico è seriamente minacciato dalla variazione delle precipitazioni e dai lunghi periodi di siccità. Mentre il motore idraulico del mondo, il Rio delle Amazzoni, che riversa nell'oceano circa un quinto dell'acqua dolce che complessivamente vi confluisce ed è un regolatore climatico per tutto il pianeta, subirà un prosciugamento diffuso, con la possibilità che buona parte della foresta pluviale si trasformi in un'arida savana. Salvare questi gioielli della natura non è solo una questione che nasce da una cultura ''ambientalista'', avverte il Wwf. Si tratta di proteggere il cuore pulsante del nostro pianeta, garantendo la sopravvivenza stessa della nostra specie. ''Il WWF fa la sua parte con oltre 2000 progetti di conservazione attiva - commenta Gianfranco Bologna, Direttore scientifico Wwf Italia - Si tratta di esempi concreti di attuazione della sostenibilità, ma possono restare gocce nell'oceano se non si verifica rapidamente un forte impegno politico per reagire ai cambiamenti che noi stessi stiamo inducendo nei sistemi naturali. Fino a quando a bordo del ''treno'' di Kyoto non saranno saliti anche Stati Uniti e Australia, come richiesto anche dal Commissario Ue per l'ambiente Stavros Dimas, sarà davvero difficoltoso vedere un futuro più roseo e sarà più difficile pretendere l'impegno di Cina e India per evitare che il sistema climatico vada fuori controllo''. Il IV Rapporto IPCC, invece, racconta del 30% delle specie a rischio di estinzione, la crescita consistente dei rifugiati a causa del clima, l'avvio di conflitti ecologici, con problemi di scarsita' idrica e fame crescente per milioni di persone. ''Basterà questo - chiede Bologna - a far capire che il Pianeta è stressato e tende a espellere dal suo organismo malato l'intervento umano che ormai ha assunto sempre più il ruolo di parassita? E' perciò urgentissimo fornire risposte concrete ed avviare seri piani di adattamento basati sul recupero della vitalità dei sistemi naturali. Una grande opera di ripristino e restauro ecologico ci aspetta.

fonte: repubblica.it

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