sabato 21 aprile 2007

La posizione italiana sul Libro Verde della Commissione Europea sulla modernizzazione del diritto del lavoro

Il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale ha presentato alla Commissione Europea il contributo del Governo italiano sul Libro Verde sulla modernizzazione del diritto del lavoro.Il documento, che è stato elaborato tenendo conto del dialogo tra Governo e parti sociali, vuole valutare l’impatto che eventuali modificazioni alla legislazione in tema di lavoro avrebbero nella promozione della flessicurezza nei rapporti di lavoro.La riflessione, dunque, sottolinea come il dialogo con le parti sociali rivesta un ruolo essenziale per il miglioramento del panorama lavorativo e come la flessibilità abbia determinato aspetti positivi (quali l’incremento dell’occupazione) e negativi (quali la precarietà dei posti di lavoro, soprattutto per i giovani e le donne).
La legislazione italiana, quindi, si muove nella direzione della stabilizzazione dei rapporti di lavoro: “Per evitare che la flessibilità si traduca in precarietà – si legge nel documento - occorre che i lavori non standard vengano resi sostenibili sia attraverso un’adeguata regolazione legislativa e contrattuale che con lo sviluppo delle protezioni sul mercato del lavoro e di incentivi finalizzati alla loro trasformazione in rapporti a tempo indeterminato”.
Le riflessioni del Libro VerdeUn mercato del lavoro flessibile e inclusivo
1. Vanno considerati prioritari in questa fase, da un lato, l’estensione dei diritti e delle protezioni sociali ai lavoratori no standard e, dall’altro, la realizzazione di un efficace sistema di ammortizzatori sociali, di politiche attive del lavoro e di formazione, finalizzati al reimpiego in lavori stabili.
2. La segmentazione del mercato del lavoro può essere ridotta attraverso un miglior equilibrio tra flessibilità e sicurezza in modo da rendere la prima più sostenibile grazie ad efficaci tutele nel rapporto di lavoro e sul mercato del lavoro. A questo fine il ruolo delle parti sociali è fondamentale.
3. La regolamentazione esistente, di natura legislativa e contrattuale, avendo già incorporato importanti elementi di flessibilità non costituisce un ostacolo ai cambiamenti resi necessari dal nuovo contesto internazionale.
4. Il contratto a tempo indeterminato è la forma comune del rapporto di lavoro e tale deve restare, come riconoscono le Parti Sociali europee. Il Governo italiano si colloca in questa prospettiva promuovendo la stabilizzazione dei rapporti di lavoro in modo da favorire i contratti a tempo indeterminato.
Modernizzare il diritto del lavoro
5. Transizioni professionaliOccorre operare per facilitare le transizioni professionali di tutti i lavoratori creando una rete di protezioni sul mercato del lavoro che combini sostegni al reddito, politiche attive del lavoro e formazione continua, con la corresponsabilizzazione delle parti sociali anche per quanto riguarda l’allocazione delle risorse.
6. La formazione ha un ruolo cruciale lungo tutto l’arco della vita lavorativa. Essa dovrebbe essere riconosciuta come un diritto individuale, la cui esigibilità va garantita per via legislativa e contrattuale. L’investimento in formazione rappresenta un fattore di competitività per le imprese e un’opportunità di crescita professionale e personale per i lavoratori. Vanno quindi sostenute le iniziative bilaterali che corresponsabilizzino le parti sociali nella promozione della formazione.
Insicurezza giuridica
7. Sono da condividere tutte le iniziative che portino a smascherare il falso lavoro autonomo.Il concetto di “lavoro economicamente dipendente” è di indubbio interesse ma, tenuto conto della diversità e della complessità delle realtà nazionali in questo campo, appare difficile pervenire a definizioni univoche a livello europeo di questo tipo di lavoro.
8. Alla luce della Carta di Nizza la risposta non può che essere positiva. Il “nucleo di diritti” esteso a tutti i lavoratori, indipendentemente dal loro contratto di lavoro, deve riguardare sia le condizioni di lavoro che la tutela sul mercato del lavoro. L’esistenza di questi diritti favorisce la qualità del lavoro e rende più facilmente praticabili e sostenibili le transizioni professionali.
Rapporti di lavoro triangolari9. La risposta è positiva. La legislazione italiana prevede già la corresponsabilità dell’appaltante e dell’appaltatore.
10. Anche in questo caso la risposta è affermativa. La legislazione italiana prevede parità di trattamento e la non discriminazione fra questi lavoratori e la corresponsabilità dell’agenzia fornitrice e dell’azienda utilizzatrice. E’ comunque auspicabile che la Commissione presenti un progetto di Direttiva sul lavoro interinale per creare un quadro di riferimento armonizzato a livello europeo.
Organizzazione dell’orario di lavoro11. I più recenti progetti di revisione della Direttiva sul tempo di lavoro incorporano sufficienti elementi di flessibilità. Occorre tuttavia eliminare la clausola dell’opt-out sia pure nell’ambito di un periodo di tempo definito mentre va ribadita la centralità della contrattazione collettiva in materia di orario.
Mobilità dei lavoratori12. In via di principio una definizione comune di “lavoratore” a livello europeo appare auspicabile per assicurare un’applicazione omogenea delle normative europee, specie nella prospettiva di una maggiore integrazione dei mercati del lavoro, ma deve essere approfondita in tutte le sue implicazioni, tenendo conto delle diversità tra gli ordinamenti nazionali, anche sotto il profilo fiscale e previdenziale.Come obiettivo immediato è necessario rendere coerenti tra loro le definizioni di “lavoratore” nelle direttive europee.
Controllo dell’applicazione delle legislazioni e lavoro non dichiarato13. Anche in questo caso la risposta è positiva. La Commissione dovrebbe proporre misure rafforzative delle cooperazioni in essere tra le Amministrazioni degli Stati Membri per controllare più efficacemente il rispetto delle normative comunitarie in materia di lavoro specie per quanto riguarda i distacchi e l’entrata in vigore della Direttiva Servizi. Le parti sociali vanno incoraggiate a dare il loro contributo in questa direzione.
14. La lotta al lavoro non dichiarato va considerata tra gli impegni prioritari dell’Unione Europea sia per quanto riguarda il sostegno alle politiche di contrasto e di emersione messe in campo dagli Stati Membri che per gli aspetti legati ai movimenti transfrontalieri di lavoratori. C’è qui una dimensione sovranazionale del problema di cui l’Unione deve farsi carico integrando l’azione degli Stati Membri.
La posizione italiana sul Libro Verde della Commissione Europea sulla modernizzazione del diritto del lavoro Scarica il documento completo in formato .Pdf

fonte: consulenzalavoro.it

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