venerdì 6 aprile 2007

Pianio energetico europeo: l'Italia ce la farà?

«Una decisione storica. Per la prima volta si cerca una risposta forte alla situazione drammatica dei cambiamenti climatici». Carlo Rubbia non nasconde la sua soddisfazione alla decisione dell’Unione Europea che il 9 marzo ha approvato un piano energetico rivoluzionario, che fissa paletti precisi per la riduzione dei gas serra e dà il via libera alle fonti rinnovabili. Il premio Nobel per la Fisica si sta battendo da anni, con le sue idee rivoluzionarie a cui ci ha abituato, per lo sviluppo di nuove tecnologie nel settore dell’energia, in particolare delle tecnologie sul solare termodinamico, e in generale per spingere l’Europa a imboccare con decisione la strada delle energie alternative. «Il dato più significativo», dice a Newton, «è la decisione di portare al 20 per cento la quota di fonti rinnovabili nel programma energetico dei Paesi Ue. Queste diventano così le fonti di “ordine 1”, rispetto al 2–3 per cento che oggi rappresentano nei piani energetici nazionali». «Ma la decisione dell’Unione Europea non avrà conseguenze solo sul Vecchio continente», prosegue. «Ne avrà anche su altre grandi nazioni. Gli Stati Uniti e la Cina presto o tardi dovranno seguire l’esempio dell’Europa. Il cambiamento promosso dall’Unione Europea sarà universale». Se quindi il Vecchio continente, sottolinea lo scienziato, ora è in pole position per gli impegni programmatici sull’energia, dovrà esserlo anche sul fronte scientifico e tecnologico. «È qui che si gioca la vera partita», commenta. «Il problema non riguarderà più quali Paesi adotteranno le nuove tecnologie per le energie alternative, perché lo dovranno fare tutti, ma chi le produrrà meglio e quindi per tutti. Sarà un po’ come è avvenuto per le automobili o i computer: vengono utilizzati in ogni Paese del mondo, ma sono solo in pochi a produrli». Insomma, bisogna che l’Europa sappia trasformare questa scelta politica in posti di lavoro, dice Rubbia. «La vera sfida è sfruttare le nostre capacità di Ricerca e Sviluppo. Le risorse finanziare in gioco saranno enormi, ma sul fronte tecnologico e occupazionale ci saranno sia vincitori sia vinti».
OBIETTIVO «PETROLIO ZERO» NEL 2050 - Si tratta di un obiettivo raggiungibile per l’Europa? «Se l’Europa si coordina, sì. Se ogni Paese pensa solo a se stesso, no. Anche se ogni nazione avrà la libertà di scegliere il proprio mix energetico, occorrerà mettere in atto una competizione costruttiva sulle tecnologie», privilegiando quelle in cui si è più forti, o per le quali esistono le risorse rinnovabili più adatte. E l’Italia, in questo quadro, su quali leve dovrà spingere? «Italia e Spagna non possono che puntare sull’energia solare, unica risorsa “indigena” di questi Paesi. E pensare anche alle biomasse: le nazioni scandinave hanno deciso di sviluppare un’economia a “petrolio–zero” entro il 2050, rimpiazzandolo con i combustibili ottenuti dai vegetali, con le biomasse». E non dimentichiamo che le biomasse sono anch’esse una produzione «indigena».
DOPPIA SFIDA PER L'ITALIA - Per l’Italia, comunque, la sfida è doppia e riguarda anche la competitività industriale, osserva il premio Nobel. «Gli altri Paesi sono molto agguerriti. Nel caso del solare, coloro che imporranno le proprie tecnologie avranno le chiavi per il futuro. Noi dovremo competere con le nostre a livello planetario». Ma abbiamo questa capacità scientifica e progettuale? «Sì, abbiamo già sviluppato idee interessanti. Il problema, tipicamente italiano, è ora quello di trasformarle in prodotti commerciali. Stabilire un rapporto tra idee e industria». E, secondo Rubbia, non è solo una questione di nuove leggi o di iniziative da parte del governo. «Il ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio ha espresso grande sensibilità e attenzione. Il nostro governo potrà fare delle leggi che favoriscano queste tecnologie, varare degli incentivi, ma la responsabilità finale è dell’industria. Sarà il compito degli industriali quello di creare un Sistema Paese che trasformi le idee in prodotti. A lungo termine, la dipendenza energetica dal petrolio dovrà essere rimpiazzata con altre fonti, a mio parere soprattutto dal solare a concentrazione per l’elettricità e dai biocarburanti (etanolo) per i trasporti. E non va dimenticato: ambedue sono sorgenti delle quali il nostro Paese è abbondantemente fornito».

fonte: corriere.it

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