venerdì 15 giugno 2007

Energia eolica, gli italiani sono d'accordo

L'energia eolica, nel giudizio degli italiani preoccupati per i cambiamenti climatici, nel nostro Paese è "poco sviluppata e dovrebbe esserlo molto di più", togliendo gli stretti limiti di produzione energetica imposti da alcune regioni e creando nuovi parchi eolici, pur nel rispetto delle zone di maggior interesse paesaggistico. Sono queste le conclusioni a cui giunge un'indagine sul consenso sociale dell'energia eolica in Italia promossa dall'Anev (Associazione nazionale energia del vento) e da Greenpeace. Un sondaggio su un campione di 800 italiani, che fa il punto soprattutto sulla situazione sarda: una delle regioni più ventose, in cui era stato imposto un limite di produzione - 550 Megawatt, poi rimosso - e in cui permane il vincolo di utilizzare solo zone industriali degradate per impiantare le pale. La salvaguardia del paesaggio è infatti una delle motivazioni chiave nel basso sviluppo dell'utilizzo del vento come fonte alternativa. Le enormi pale eoliche e il loro impatto creano preoccupazioni, eppure il 50,5 per cento degli intervistati crede che "si dovrebbero impiantare parchi eolici in aree di maggiore vento", tranne in alcune di rilevante interesse paesaggistico. Gli italiani assolutamente contrari allo sviluppo eolico per ragioni paesaggistiche sono invece il 5,4 per cento. L'uso della forza del vento per produrre energia è, nella classifica delle fonti rinnovabili, al secondo posto nelle preferenze degli italiani, dopo il solare fotovoltaico (che, in una scala da 0 a 5, ottiene il voto 4,5) e prima dell'energia idroelettrica, di quella delle onde del mare e delle biomasse. Una larga maggioranza, l'86 per cento, ritiene che l'energia eolica sia poco sviluppata e che potrebbe esserlo molto di più.
Il 59,5 per cento dei residenti in Sardegna vede nell'incremento dell'uso dell'energia eolica "un'opportunità positiva per il nostro territorio e va accettato", mentre un'altra fetta ampia di sardi, il 30,5 per cento, non è contraria pur non credendo che questo porterà particolari benefici. Sulle limitazioni presenti nella regione, per il 19 per cento i 550 MW non dovrebbero essere superati, per il 42 il tetto va ripensato, mentre per il 36 per cento non vanno imposte limitazioni tranne che per le zone di pregio paesaggistico e turistico. Anev e Greenpeace spiegano che nel mondo sono installati impianti eolici per 60mila MW con 150mila addetti, e il potenziale di sviluppo entro il 2020 è fino a venti volte maggiore. Tuttavia l'impatto occupazionale, per due italiani su tre, non sarebbe significativo pur a fronte di nuovi posti di lavoro. Quelli che potrebbero essere creati se si scegliesse di puntare sul vento per passare dall'attuale produzione di 2100 Megawatt a quella, possibile, di 10mila.

fonte: repubblica.it

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