lunedì 4 giugno 2007

"Era ora che mi credessero"

"Era ora, c'e voluto tanto tempo ma me lo aspettavo": sono le prime parole, pronunciate tra lacrime di felicità, dal diciassettenne indagato per la morte dell'ispettore Filippo Raciti dopo avere appreso che il gip Alessandra Chierego ha annullato l'ordine di arresto per omicidio da lei stessa emesso nella prima fase dell'inchiesta. Lo rivelano i legali dello studio Lipera che hanno incontrato oggi il loro assistito nel carcere per i minorenni di Bicocca.Agli stessi difensori, venerdì scorso, il diciassettenne aveva sostenuto di "sentirsi ottimista" sulla decisione del gip che ha affermato di "ringraziare per la serenità avuta nella valutazione del caso". Il primo pensiero è stato per la famiglia: "Spero di tornare presto a casa per potere riabbracciare i miei genitori". Poi la conferma di "avere capito di avere sbagliato, di avere commesso un errore gravissimo, ma soltanto per la passione del calcio". Quella passione che lo ha portato a esultare in carcere quando il Catania, vincendo con il Chievo a Bologna, ha conquistato la permanenza in serie A: "Se la squadra fosse retrocessa in B - ha rivelato ai suoi legali il diciassettenne - non me lo sarei perdonato, perché sarebbe stata anche colpa mia...". Il minorenne resta comunque in carcere, perché nei suoi confronti resta pendente l'ordine di arresto per resistenza aggravata a pubblico ufficiale. Per questo reato il dibattimento per il giudizio immediato è stato fissato per il prossimo 5 luglio.
"Dubbi dalla perizia dei Ris", tanto da far venire meno "la gravità degli indizi per giustificare la detenzione cautelare in carcere" ma non sull'ipotesi 'fuoco amico' che viene nuovamente esclusa, tanto da rigettare l'ennesima richiesta di perizia medico legale. Sono i punti principali dell'ordinanza con la quale il gip Chierego, accogliendo la richiesta dei legali dello studio Lipera, annulla l'ordine di arresto per omicidio, del diciassettenne accusato della morte dell'ispettore Filippo Raciti.Nel provvedimento il gip scrive che "pur non venendo meno il complesso degli elementi indiziari a carico dell'indagato dalla perizia dei carabinieri del Ris di Parma vengono introdotti elementi di dubbio" che "fanno sminuire la graniticità del costrutto accusatorio". I dubbi riguardano la capacità di procurare una lesione mortale all'ispettore Raciti al fegato da parte del sottolavello in lamiera con il quale, secondo l'accusa, il minorenne avrebbe colpito l'investigatore all'ingresso della curva nord del Massimino. Dubbi che incidono sulla gravità degli indizi che giustificano la detenzione cautelare.Per Chierego, invece, rimanere da "escludere la tesi dell'incidente stradale" legata all'ipotesi del 'fuoco amico', con l'ispettore che sarebbe stato investito da un Discovery della polizia mentre faceva retromarcia perché, ribadisce il giudice, "bisogna tenere presente non soltanto la deposizione" dell'agente che era alla guida ma anche di quella del poliziotto che era accanto a Raciti, che è, per il gip, determinante. "Su tale ricostruzione degli eventi - scrive il gip - nonostante improbabili ricostruzioni in tal senso, svoltesi anche in sedi inopportune, non vi è spazio ad alcun dubbio". Per questo il gip ha respinto ancora una volta la richiesta di un incidente probatorio presentato dai legali dell'indagato per una nuova perizia medico legale.Le molecole azzurre trovate negli scarponi e nella maschera antigas indossati da Raciti, si rileva inoltre in ambienti giudiziari qualificati, proverrebbero dal casco e in ogni caso non sono presenti sul giubbotto nella zona della ferita mortale. La perizia definitiva dei carabinieri del Ris di Parma non è stata ancora depositata

fonte: lasicilia.it

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