venerdì 29 giugno 2007

L'uomo delle iene non ha paura

AD HARAR, nell'Etiopia orientale, vicino al confine con la Somalia, "l'uomo delle iene" è diventato un'attrazione turistica. Mulugeta Wolde Mariam ogni sera dà da mangiare a delle belve attirandole vicino a casa sua, continuando una tradizione di secoli che ora è diventata anche uno spettacolo che gli dà da vivere. Harar è una città piena di storia e di fascino, ma solo pochi turisti arrivano fin qui, attratti piuttosto dai centri del cristianesimo copto dell'Etiopia del Nord. Chi però sceglie questa meta lo fa anche perché ha sentito parlare dell'uomo delle iene. Pasto notturno con show. A sera le guide locali conducono fuori dalle mura di questo antico centro fortificato, in uno spiazzo antistante una casupola, illuminato da un faro. L'uomo delle iene esce dalla baracca con un bidone di plastica gialla, pieno di interiora di cammello, e comincia a chiamare: "Kuti, Cii, Clinton...". Nel buio si vedono scintillare gli occhi delle iene, alcune si avvicinano spedite, senza timore, altre restano più indietro e dall'ombra arriva quel suono tipico, quella risata che gela il sangue. L'uomo delle iene pesca dal suo bidone i brandelli di carne e comincia a lanciarli agli animali, poi ne mette uno su un bastoncino corto che tiene in bocca e la jena si avvicina al suo viso, tira via il boccone famelica. È sorprendente che afferri solo quel che le viene offerto, lei che non ha timore a uccidere un bufalo, che attacca l'uomo e che solo una credenza vuole spolpatrice di cadaveri. Denti da predatore. L'uomo delle iene porge il bastone agli spettatori: a un metro di distanza, occhi negli occhi, si è attratti dal fascino di quel muso da belve. Le zanne che si chiudono sul cibo risuonano con uno schiocco che fa sussultare, se a Kuti venisse il ghiribizzo di assaggiare carne fresca potrebbe staccare la mano che tiene il bastone con un morso. Ha le zampe tozze, quelle posteriori più corte, che le danno la caratteristica andatura con il sedere basso, la coda tra le gambe.
Nomi da star. L'uomo delle iene per i nomi si ispira anche all'attualità, la più feroce, quella che ha cercato più volte di morderlo, si chiama Osama, come Bin Laden, Clinton è una vecchia conoscenza. Se ogni sera da 15 anni Mulugeta Wolde Mariam ripete questo rito, non è solo per i dieci dollari che ogni spettatore paga per assistere al pasto delle belve. All'inizio addomesticare le iene è stato un modo per farsele amiche, per evitare che attaccassero il bestiame e alcuni sostengono la tradizione risalga al 1800, durante una grave carestia, per tenere le belve lontane dai pochi animali rimasti. Altri parlano di un vero e proprio rito, iniziato come ringraziamento per la fine di un'epidemia. Mulugeta Wolde Mariam non sa nulla delle leggende, si limita ad alzare le spalle e spiegare: "Io ho imparato da un mio amico che è molto più vecchio di me e lo ha fatto per tanti anni. Mi ha insegnato che l'importante è non aver paura delle iene, perché loro sentono se si è spaventati. Non ho mai avuto timore e sono certo che le mie iene non mi farebbero mai del male". Si chiude il sipario. In effetti sembra aver messo in chiaro con questi animali che nel momento in cui gli si avvicinano il capobranco è lui: scaccia le più intraprendenti che puntano al bidone per servirsi da sole come spingerebbe le pecore in un ovile, se uno spettatore mostra di non aver paura e sta vicino a lui non lo mette in guardia, anzi lo invita ad accostarsi ancora di più agli animali. E Kuti, Cii e le altre rispettano le sue regole: quando la carne è finita e lui si alza per riscuotere il prezzo del biglietto lo guardano ancora per qualche minuto, poi tornano nell'ombra dove per tutto il tempo del pasto c'è stato un brulichio di occhi, uno scalpiccio di zampe tozze e un risuonare di risate sinistre, che ora si perdono in lontananza, tornando nel buio a cui appartengono.

fonte: repubblica.it

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