venerdì 15 giugno 2007

Tesoretto, difficile intesa nel governo

Padoa-Schioppa ha rotto gli indugi: «Il governo non intende destinare tutto l'extragettitoall'abbattimento del debito pubblico, come viene chiesto dall'Ue». Lo ha detto il ministro dell'Economia intervenendo alla riunione dei capigruppo del centrosinistra per l'avvio dei lavori sul Dpef.
«NON E' PRIORITA'» - Il chiarimento del ministro sul cosiddetto «tesoretto», ovvero sulle maggiori entrate fiscali risultate a bilancio , è stato riportato da alcuni partecipanti all'incontro, come Roberto Villetti, Mauro Fabris, Cesare Salvi e Gennaro Migliore. Il risanamento della finanza pubblica, in altre parole, non è più la priorità per l'esecutivo, visti i risultati finora conseguiti nel primo anno di governo. «Il risanamento è un vincolo - ha detto Padoa-Schioppa - non è più una priorità, ora tocca a crescita ed equità». Ed è lo stesso presidente del consiglio Romano Prodi a precisare i 5 punti sui quali puntare le risorse per l'azione futura del governo: al primo posto il welfare, «con particolare attenzione alla soluzione del nodo delle pensioni», quindi la casa, il rilancio degli investimenti per le infrastrutture, poi ricerca, formazione e università e infine una politica concreta sulla sicurezza. Prodi ha poi parlato di due ulteriori impegni che attraversano e interessano i cinque punti e che riguardano i costi della politica e la lotta all'evasione e all'elusione fiscale.
TANTE RICHIESTE - L'intenzione di non utilizzare l'intero extragettito fiscale a riduzione del debito apre la caccia alle disponibilità supplementari: «Se il Dpef dovesse soddisfare tutte le richieste avanzate dalla maggioranza, occorrerebbero 16 miliardi, ossia tre-quattro volte le risorse disponibili. Sono richieste inquietanti» ha avvertito il ministro dell'Economia. Per il varo del decreto legge sul tesoretto ci sono tre ipotesi allo studio: contestuale al Dpef, a luglio oppure a settembre, insieme alla Finanziaria. Durante il vertice è stato anche confermato il varo del Dpef il 28 giugno.
VERTICE SUL DPEF - Giovedì la maggioranza ha iniziato così a lavorare sul Dpef. E il governo dovrebbe provare a riconquistare il Paese attraverso il documento. Le trattative sull’elaborazione del documento di programmazione economica e finanziaria – nel quale il governo individua gli andamenti tendenziali della crescita e delle variabili macroeconomiche e si fissano gli obiettivi sulle principali politiche economiche su base pluriennale – è entrato nel vivo anche grazie all’avvertimento del segretario ds Piero Fassino, che ha arringato l’esecutivo nel corso del comitato politico del partito. «C'è il problema di ritrovare sintonia, credito e feeling con il Paese», rapporto che «in questi mesi si è indebolito», ha detto Fassino. Occorre riconquistare il Paese «a partire dal Dpef», ha aggiunto.
«SERVE UNO SCATTO» – Fassino ha sottolineato che «serve uno scatto nei contenuti», con l’obiettivo di «dare continuità» alla politica attivata con l'ultima Finanziaria soprattutto su tre fronti: «La competizione e la crescita, la redistribuzione del reddito e la fiscalità». Secondo il leader ds c'è bisogno anche di un «investimento forte sulle infrastrutture, maggiore di quello previsto». Occorre quindi «un sostegno a tutto ciò che favorisce l'innovazione, anche dando risposte sul fronte della scuola, dell'università e della ricerca». Quanto alla redistribuzione, Fassino ritiene che «occorre risolvere il problema delle pensioni» e su quello della fiscalità occorre cominciare a pensare «al problema della riduzione fiscale» a partire dalla prossima Finanziaria. «Per la prima volta – ha annunciato Massimo Donadi (Idv) lasciando il vertice con il governo a Palazzo Chigi - ci sarà un decreto legge che affiancherà il Dpef e che avrà la funzione di distribuire risorse. Al primo posto, ovviamente, ci saranno le pensioni».
SVOLTA SOCIALE E RISARCIMENTI – Investimenti per innovazione, ricerca e sviluppo e una «svolta sociale» è la richiesta avanzata, a nome di tutte le forze della sinistra, dal segretario di Rifondazione comunista, Franco Giordano: «Noi chiediamo un Documento di programmazione economico-finanziaria di svolta: nella politica economica sociale, improntato al tema del risarcimento a lavoratori, pensionati e soprattutto giovani». Per Giordano il Dpef deve essere «anche in grado di poter investire su innovazione, ricerca, qualità dello sviluppo nel nostro Paese».
FINANZIARIA PER LA FAMIGLIA – Insiste sugli aiuti per le famiglie il ministro per le Politiche della Famiglia, Rosy Bindi. Gli aiuti per le famiglie contenuti nella Finanziaria sono solo il primo passo di un disegno più ampio che sarà definito nei prossimi atti del governo, a cominciare dal Dpef, ha detto il ministro. «Nella Finanziaria di quest’anno - ha spiegato Bindi – abbiamo provveduto a una rideterminazione degli assegni familiari. E’ la prima tappa di un progetto più ampio che intendiamo sviluppare già a partire dal prossimo documento di programmazione economica e finanziaria, in modo che vada a configurarsi come un vero e proprio sostegno alla genitorialità». Il ministro ha precisato che il governo pensa a «un vero e proprio assegno per i figli» che abbia «carattere universale e quindi prescinda dallo status lavorativo dei genitori». L’ipotesi è che a beneficiarne non siano solo i figli dei lavoratori dipendenti, ma anche «i figli dei lavoratori autonomi, anche tramite il riordino del trattamento fiscale, perché riteniamo che non siano figli di un dio minore». Inoltre, l’assegno deve avere «natura fiscale, e quindi implicare un abbassamento pressione fiscale, intervenendo nei confronti degli incapienti, verso i quali intenderemmo intervenire già in sede di redistribuzione dell’extragettito». Ovvero del tesoretto.
LE REGIONI A PRODI - La conferenza delle Regioni ha spedito intanto una lettera al premier Romano Prodi e al ministro Padoa-Schioppa, per chiedere un incontro in merito alla stesura del Dpef. «Vogliamo chiedere un incontro - ha spiegato il presidente della conferenza delle Regioni Vasco Errani - con spirito di concertazione: vorremmo partecipare allo sforzo per la qualificazione della spesa, e per verificare le questioni ancora aperte tra Stato e Regioni, così da dare un contributo cooperativo e concertativo al Dpef prima e alla finanziaria poi, nell'ottica di qualificare la spesa pubblica per il sistema paese».

fonte: corriere.it

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