venerdì 29 giugno 2007

Trentino, Jurka torna in cattività

L'orsa Jurka ha finito di combinare guai. Protagonista di scorribande sui monti del Trentino che, pur se pacifiche, l'hanno portata ad avvicinarsi un po' troppo ai luoghi a lei preclusi - baite, pollai, impianti sciistici pieni di turisti - l'orsa è stata catturata dal personale del Servizio foreste e fauna ieri sera, intorno alle 21, sul territorio del comune di Terres, ai margini della valle di Tovel. Circa tre mesi fa la Provincia autonoma di Trento aveva preparato una richiesta, al ministero dell'Ambiente, per ottenere appunto l'autorizzazione - approvata meno di una settimana fa - a "rimuovere" il grosso plantigrado, che stava esagerando nel procurare danni e paura. Jurka è stata immobilizzata con quella che tecnicamente si chiama telenarcosi, ovvero con un fucile lanciasiringhe, a una distanza di circa 15 metri, vicino a un "sito d'attrazione" che era stato appositamente predisposto per l'operazione. Il suo stato di salute è buono, pesa 130 chili, ed è stata portata presso il recinto del santuario di S. Romedio, a Coredo. Lì, in una delle tane, Jurka trascorrerà le fasi di risveglio e di prima ambientazione. Il ritorno in cattività dell'orsa è una misura eccezionale, che tuttavia si è resa necessaria quando tutte le chance offerte all'animale si sono rivelate inutili. La scorsa estate, a Jurka era stato applicato un radiocollare, affinché potesse essere controllata e dunque fosse possibile prevenire eventuali sconfinamenti in territori a rischio. Niente da fare anche con quelle che la Forestale chiama "operazioni di dissuasione".
Jurka ha manifestato anche comportamenti potenzialmente pericolosi, visto che, negli ultimi mesi, s'era fatta più furba: ormai, erano un'abitudine le incursioni nei centri abitati, il tentativo di entrare nelle case per procurarsi il cibo, l'eccessiva confidenza con l'uomo. Il rischio, osservano gli esperti, è che anche i suoi figli abbiano imparato da lei a comportarsi in maniera "indisciplinata". Jurka infatti è madre di tre orsacchiotti nati alla fine del 2006. ma era anche mamma di Bruno, l'orso divenuto tristemente famoso quando sconfinò in Germania e venne abbattuto dagli allevatori bavaresi che così gli fecero pagare la razzìa di alcune pecore. Da Trento si fa notare che circa il 50% di tutti i danni causati in provincia dagli orsi, dal 2005 a oggi, sono imputabili a Jurka e ai figli, anche se ciò che ha determinato la decisione di ri-catturarla non ha a che fare con gli aspetti di natura strettamente economica, quanto al fatto che i danni sono stati compiuti in luoghi troppo vicini a quelli abitati dall'uomo. Al momento, la popolazione di orsi presente nel Trentino occidentale e nelle aree circostanti è di circa 20-25 esemplari. E' stato possibile accertare la presenza di ben tredici cucciolate, nel corso degli ultimi sei anni, per un totale di almeno 27 piccoli nati. Una tendenza positiva, quindi, ed è proprio in questo quadro - spiegano dalla Provincia di Trento - che la cattura di Jurka si giustifica in relazione alla necessità di garantire continuità e sostenibilità al progetto. Le avventure di Jurka avevano provocato perfino una crisi politica fra Trentino e Alto Adige. Quale sarà il suo destino? Per adesso, resterà nella struttura di S. Romedio almeno per il periodo di ambientamento alla cattività. Tuttavia la sua destinazione definita sarà decisa solo dopo gli approfondimenti tecnici in corso con il ministero dell'Ambiente e con l'Istituto nazionale per la fauna selvatica. Se poi anche i figli di Jurka dovessero manifestare comportamenti simili a quelli della madre, si provvederà alla loro radiocollarizzazone, nella speranza di contenerne le conseguenze.

fonte: repubblica.it

Dpef: Almunia, «Profonda preoccupazione»

Una sonora bocciatura. Il commissario Ue agli Affari economici e monetari Joaquin Almunia, commentando il varo del Dpef da parte del governo italiano, «esprime profonda preoccupazione per il limitato consolidamento dei conti pianificato per il 2008 e gli anni seguenti, che non è in linea con gli orientamenti stabiliti dall'Eurogruppo».

PENSIONI - Almunia «prende atto della persistente incertezza che riguarda la riforma del sistema pensionistico» italiano. Almunia sottolinea quindi «il principio per cui ogni cambiamento dell'attuale legislazione per le pensioni dovrà essere, dal punto di vista del bilancio, neutrale nel medio e lungo termine e non dovrà peggiorare la sostenibilità di lungo termine delle finanze pubbliche italiane». In una nota si spiega che il Commissario Almunia riceverà il testo del Dpef dalle autorità italiane «solo la prossima settimana».
DEFICIT ECCESSIVO - La portavoce di Almunia non ha voluto fare commenti in relazione alla chiusura della procedura per deficit eccessivo annunciata per la prossima primavera. «Ci porremo il problema quando sarà il caso», ha risposto. In effetti il riconoscimento che nel 2006 e nel 2007 l'Italia ha compiuto sforzi di consolidamento significativi e che il deficit si è mosso chiaramente sotto il 3% (soglia che nessuno nè a Roma nè a Bruxelles ritengono sarà nuovamente superata stando alle attuali condizioni di crescita e di politica di bilancio), non cambia l'aspettativa che la procedura sarà effettivamente chiusa. In ogni caso la decisione sarà presa sulla base dei dati statistici definitivi del 2007.

fonte: corriere.it

Torino, 11 discariche abusive

Undici discariche abusive, per un totale di oltre 210.000 metri quadrati, e 22 persone denunciate per illecito smaltimento e irregolare conferimento di rifiuti. Questo il bilancio dell'operazione "Green" condotta dai finanzieri della sezione mobile del nucleo provinciale di polizia tributaria di Torino. L'indagine, estesa a tutta la provincia, ha portato al sequestro di aree dove sono stati ritrovati rifiuti nocivi e speciali. Olii esausti, fusti di isocianato, elettrodomestici con clorofluorocarburi, derivati del pvc, ma anche lastre di fibra d'amianto, tubi fluorescenti frantumati con polveri luminescenti a base di fosforo e cadmio. E poi pneumatici, vernici sintetiche, masserizie e cumuli di macerie. Le discariche sequestrate, alcune delle quali ancora sotto bonifica, si trovano a Torino (via Gressoney, strada Bellacomba, corso Tazzoli, strada Villaretto), a Grugliasco (strada del Portone), a Orbassano in zona Po-Sangone, nella zona industriale di Robassomero, a Moncalieri in Borgata Bauducchi, a Collegno (via Manzoni e viale Certosa) e, infine, a Cambiano lungo corso Savona. "L'inquinamento - sottolinea la Guardia di Finanza - è un fenomeno in crescita nella provincia di Torino, le discariche una volta bonificate diventano in breve tempo nuovo spazio per l'abbandono di qualsiasi tipo di rifiuto". Al momento, la bonifica di alcuni siti è ancora in corso.

fonte: corriere.it

Ogm: il caso Parmigiano-Reggiano

Il Parmigiano-Reggiano è a rischio Ogm. Le mucche del Consorzio mangiano soia geneticamente modificata. E gli Ogm entrano nella filiera produttiva di uno dei prodotti italiani più famosi e apprezzati al mondo. Per salvare il Parmigiano e tutelarne la qualità, Greenpeace lancia oggi un sito web e invita i navigatori a scrivere per chiedere una modifica del disciplinare di produzione. Le alternative ci sono. Basta scegliere.
Questa mattina, in conferenza stampa, a Roma, Greenpeace ha lanciato la sua campagna per salvare il Parmigiano-Reggiano e ha presentato un rapporto che svela i retroscena Ogm del Parmigiano. Nella tarda mattinata sono arrivate le dichiarazioni degli ex Ministri, Gianni Alemanno ed Edo Ronchi: entrambi hanno espresso solidarietà con l'iniziativa di Greenpeace.
Il problema è quello dei mangimi. Il disciplinare di produzione del Parmigiano non vieta al momento l'uso degli Ogm per l'alimentazione degli animali. Nella pratica, ciò significa che le bovine che forniscono il latte ai caseifici aderenti al Consorzio, si nutrono anche di soia Ogm.
È una grave lacuna. Il Parmigiano-Reggiano non può rischiare di compromettere la sua immagine basata sui concetti di controllo, sicurezza e qualità assoluta del prodotto. La concorrenza è spietata. Il mercato non perdona questo tipo di passi falsi. E quello degli Ogm è un tema sul quale i consumatori sono molto sensibili: nel 2007 Greenpeace ha, ad esempio, raccolto 1.000.000 di firme per chiedere l'introduzione dell'etichettatura obbligatoria dei prodotti derivati da animali nutriti con Ogm. E l'avversione dei consumatori agli Ogm è fuori discussione.
Greenpeace chiede al Consorzio di adempiere ai suoi compiti istituzionali e tutelare la credibilità del Parmigiano-Reggiano. Il problema Ogm va affrontato con determinazione: occorre modificare il disciplinare di produzione ed escluderli da tutte le fasi di produzione.
Le alternative ci sono. E sono a portata di mano. La soia certificata non-Ogm è disponibile sul mercato. In grandi quantità e a costi ragionevoli. Oggi in Italia, sono sempre più numerosi i produttori che escludono gli Ogm da tutta la filiera - sia negli ingredienti che nei mangimi animali. Alcuni degli aderenti al Consorzio - soprattutto nel settore della produzione biologica - hanno già imboccato questa strada.

Scrivi al Presidente del Consorzio del Parmigiano-Reggiano e chiedigli di modificare il disciplinare di produzione per un Parmigiano senza Ogm.

fonte: greenpeace.it

L'uomo delle iene non ha paura

AD HARAR, nell'Etiopia orientale, vicino al confine con la Somalia, "l'uomo delle iene" è diventato un'attrazione turistica. Mulugeta Wolde Mariam ogni sera dà da mangiare a delle belve attirandole vicino a casa sua, continuando una tradizione di secoli che ora è diventata anche uno spettacolo che gli dà da vivere. Harar è una città piena di storia e di fascino, ma solo pochi turisti arrivano fin qui, attratti piuttosto dai centri del cristianesimo copto dell'Etiopia del Nord. Chi però sceglie questa meta lo fa anche perché ha sentito parlare dell'uomo delle iene. Pasto notturno con show. A sera le guide locali conducono fuori dalle mura di questo antico centro fortificato, in uno spiazzo antistante una casupola, illuminato da un faro. L'uomo delle iene esce dalla baracca con un bidone di plastica gialla, pieno di interiora di cammello, e comincia a chiamare: "Kuti, Cii, Clinton...". Nel buio si vedono scintillare gli occhi delle iene, alcune si avvicinano spedite, senza timore, altre restano più indietro e dall'ombra arriva quel suono tipico, quella risata che gela il sangue. L'uomo delle iene pesca dal suo bidone i brandelli di carne e comincia a lanciarli agli animali, poi ne mette uno su un bastoncino corto che tiene in bocca e la jena si avvicina al suo viso, tira via il boccone famelica. È sorprendente che afferri solo quel che le viene offerto, lei che non ha timore a uccidere un bufalo, che attacca l'uomo e che solo una credenza vuole spolpatrice di cadaveri. Denti da predatore. L'uomo delle iene porge il bastone agli spettatori: a un metro di distanza, occhi negli occhi, si è attratti dal fascino di quel muso da belve. Le zanne che si chiudono sul cibo risuonano con uno schiocco che fa sussultare, se a Kuti venisse il ghiribizzo di assaggiare carne fresca potrebbe staccare la mano che tiene il bastone con un morso. Ha le zampe tozze, quelle posteriori più corte, che le danno la caratteristica andatura con il sedere basso, la coda tra le gambe.
Nomi da star. L'uomo delle iene per i nomi si ispira anche all'attualità, la più feroce, quella che ha cercato più volte di morderlo, si chiama Osama, come Bin Laden, Clinton è una vecchia conoscenza. Se ogni sera da 15 anni Mulugeta Wolde Mariam ripete questo rito, non è solo per i dieci dollari che ogni spettatore paga per assistere al pasto delle belve. All'inizio addomesticare le iene è stato un modo per farsele amiche, per evitare che attaccassero il bestiame e alcuni sostengono la tradizione risalga al 1800, durante una grave carestia, per tenere le belve lontane dai pochi animali rimasti. Altri parlano di un vero e proprio rito, iniziato come ringraziamento per la fine di un'epidemia. Mulugeta Wolde Mariam non sa nulla delle leggende, si limita ad alzare le spalle e spiegare: "Io ho imparato da un mio amico che è molto più vecchio di me e lo ha fatto per tanti anni. Mi ha insegnato che l'importante è non aver paura delle iene, perché loro sentono se si è spaventati. Non ho mai avuto timore e sono certo che le mie iene non mi farebbero mai del male". Si chiude il sipario. In effetti sembra aver messo in chiaro con questi animali che nel momento in cui gli si avvicinano il capobranco è lui: scaccia le più intraprendenti che puntano al bidone per servirsi da sole come spingerebbe le pecore in un ovile, se uno spettatore mostra di non aver paura e sta vicino a lui non lo mette in guardia, anzi lo invita ad accostarsi ancora di più agli animali. E Kuti, Cii e le altre rispettano le sue regole: quando la carne è finita e lui si alza per riscuotere il prezzo del biglietto lo guardano ancora per qualche minuto, poi tornano nell'ombra dove per tutto il tempo del pasto c'è stato un brulichio di occhi, uno scalpiccio di zampe tozze e un risuonare di risate sinistre, che ora si perdono in lontananza, tornando nel buio a cui appartengono.

fonte: repubblica.it

Scoperte due supernovae nella stessa galassia

Già scoprire una supernova è un fatto raro, vederne due quasi simultaneamente è la prima volta che accade. Il merito va al satellite della Nasa Swift, realizzato anche con la collaborazione dell’agenzia spaziale italiana Asi, il quale osservando un’oscura galassia (MCG +053-43-16) nella costellazione di Ercole, lontana 380 milioni di anni luce, il 19 maggio avvistava una supernova (2007ck). Ma passate due settimane, il 4 giugno, l’occhio del robot cosmico, tra la sorpresa degli astronomi a terra, registrava il brillamento di una seconda supernova (2007co).
EVENTO STRAORDINARIO - «Gran parte delle galassie – racconta Stefan Immler del Goddard Space Flight Center della Nasa da dove si gestisce il satellite – mostrano una supernova ogni 25-100 anni. Vederne due a distanza di 16 giorni è straordinario». Le supernove sono esplosioni stellari dove entrano in gioco gigantesche energie. Una stella finisce così quando la sua massa è notevole e si trova alla fine della sua vita avendo bruciato tutto il combustibile nucleare che la alimenta. Così collassa, vittima della forza di gravità, creando un’onda di shock ben visibile. Questo tipo di esplosione ha caratterizzato il primo evento di maggio (gli astronomi lo chiamano Tipo 1).
DUE TIPI - In giugno, invece, pur essendo uguale il risultato spettacolare, la dinamica dell’evento è stata diversa (Tipo 1a). Un stella nana bianca succhia materia dalla superficie della stella compagna presente nelle vicinanze sino a provocarne l’esplosione. Una nana bianca è ciò che rimane di una stella dopo aver eiettato nello spazio tutta la sua atmosfera e rimanendo pressappoco delle dimensioni della Terra, ma con la massa del nostro Sole. Una storia celeste eccezionale da registrare, dunque, grazie al punto di osservazione privilegiata occupato dal satellite astronomico americano. Infatti anche nel 2006 aveva scoperto altre due supernove nella galassia ellittica NGC 1316, ma in quel caso a distanza di sei mesi una dall’altra.

fonte: corriere.it

giovedì 28 giugno 2007

Al via il Progetto KiteGen, centrali eoliche con aquiloni per il vento d'alta quota

La sottosegretaria all’Ambiente Laura Marchetti parteciperà dopodomani, venerdì 29 giugno, a un incontro promosso dall’Università di Bari per la presentazione del Progetto KiteGen. Il progetto è mirato alla creazione di generatori eolici che utilizzino il vento di alta quota con un sistema di aquiloni simili a quelli usati nel kitesurf.
All’incontro, in programma alle 10, prenderanno parte il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, il presidente pugliese dell’Anci, Michele Lamacchia, il rettore dell’Ateneo barese, Corrado Petrocelli, e l’ideatore del KiteGen, Massimo Ippolito.

fonte: minambiente.it

Gela: sottoscritto al Ministero dell'Ambiente un accordo storico per la città

Facendo seguito agli impegni presi dal Ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, durante una sua visita a Gela nei mesi scorsi, è stato sottoscritto oggi a Roma, presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, un accordo tra Eni, l’Agenzia Regionale per i Rifiuti e per le Acque della Regione Siciliana, Ato6 Caltanissetta, Caltaqua Spa e il Comune di Gela, che consente di destinare le acque dell’invaso del fiume Dirillo, dopo ben quarant’anni di esclusivo utilizzo per usi industriali, agli usi civili e potabili cittadini.La città siciliana, il cui fabbisogno di acqua per usi civili è di 300 litri al secondo, infatti, utilizzava fino ad oggi acqua dissalata.Con l’accordo odierno si avvia la trasformazione dell’assetto attuale del sistema idrico integrato del Comune di Gela, attraverso la definizione di un Piano degli Interventi per il riassetto del sistema, finalizzato all’utilizzo prevalente delle acque “primarie” per l’uso potabile della popolazione e prioritariamente di acque “riciclate” per gli usi industriali.La raffineria utilizzerà prevalentemente le acque reflue depurate, nonché acque di falda trattate in uscita dal TAF (Impianto di Trattamento delle Acque di Falde).L’accordo sottoscritto a Roma, prevede inoltre che saranno mantenuti i volumi idrici fino ad oggi erogati per l’agricoltura e che sarà assicurato il deflusso minimo vitale del fiume Dirillo.Per la città di Gela si và, quindi, verso un utilizzo razionale e una gestione integrata delle risorse idriche.

fonte: minambiente.it

Riliquidazione della pensione ed indennità di amministrazione

Con sentenza del 1 giugno 2007, n. 463, la Corte dei conti, sezione giurisdizionale Liguria, ha disposto che l’indennità di amministrazione non può essere inclusa nella quota “A” per il calcolo della pensione, e, conseguentemente, ha respinto il ricorso in quanto infondato.Fatto e dirittoIl Direttore tributario della Regione ligure, inquadrato nell’area funzionale C, posizione economica C3-S, con la qualifica di direttore tributario, collocato a riposo, a domanda, per raggiungimento del limite massimo di anzianità, è stato provvisoriamente liquidato con un trattamento di pensione conteggiato sull’anzianità massima di servizio di 40 anni.Con detto provvedimento di liquidazione della pensione provvisoria, l’Agenzia delle dogane dalla quale dipendeva ha tenuto conto dell’indennità di amministrazione esclusivamente ai fini della determinazione della quota “B” della pensione.Avverso tale provvedimento l’interessato ha proposto il ricorso alla Corte dei conti per richiedere il riconoscimento del proprio diritto alla riliquidazione del trattamento pensionistico con l'inclusione nel calcolo della quota “A” dell'indennità di amministrazione, per avere percepito tale indennità in modo fisso e continuativo come parte integrante della retribuzione.Secondo il direttore tale quota deve essere conteggiata come richiesto in base all'art 34 del C.C.N.L. del 16 maggio 1995 e all’art. 33 del CCNL del 16 febbraio 1999, nonché al successivo art. 33 del CCNL 1998/2001.Le argomentazioni del direttorePer il direttore, la L. 8 agosto 1995, n. 335, che è stata estesa ai dipendenti statali, prevede che, per determinare la base imponibile per il calcolo dei contributi di previdenza ed assistenza sociale, si debba considerare retribuzione tutto ciò che il lavoratore riceve dal datore di lavoro in denaro o in natura, al lordo di qualsiasi ritenuta, in dipendenza del rapporto di lavoro.Secondo tale normativa, dunque, a far data dal 1° gennaio 1995, tutti gli emolumenti corrisposti dal datore di lavoro (ad eccezione di quelli tassativamente esclusi dal predetto art. 12 della l. n. 153/1969, tra i quali non figura l’indennità di amministrazione) concorrono a formare la base pensionabile, sia che attengano al trattamento fondamentale sia a quello accessorio.Secondo il ricorrente, per effetto di successive disposizioni contrattuali, l’indennità in questione ha perduto la connotazione di voce stipendiale accessoria per essere attratta nella disciplina del trattamento fondamentale in considerazione del suo carattere di generalità, fissità e continuità, con la conseguenza che va ritenuta parte dello stipendio base e, come tale, deve concorrere alla determinazione della quota A.Le ragioni dell’Agenzia delle dogane L’Agenzia territoriale delle dogane si è costituta chiedendo il rigetto del ricorso in quanto ha sostenuto che l’indennità di amministrazione dall’1.1.1996 deve essere calcolata nella retribuzione media pensionabile computabile solo per quanto attiene alla quota B.Tale indennità sin dal primo contratto collettivo del 1995 è stata annoverata nel trattamento accessorio tra le altre indennità previste da specifiche disposizioni di legge, diverse da quelle espressamente incluse nel trattamento fondamentale, con esclusione in radice della possibilità di assimilazione dell’indennità di amministrazione allo stipendio.Per l’Agenzia è irrilevante la circostanza che, in sede di rinnovo contrattuale, l’art. 28 del contratto collettivo nazionale del 1999 abbia elencato, sotto la dicitura “struttura della retribuzione”, tutte le varie voci componenti la retribuzione - tra cui l’indennità in questione - senza distinguere tra trattamento economico fondamentale ed accessorio, in quanto negli articoli successivi dello stesso testo contrattuale è stata dettata comunque una disciplina ben differenziata secondo la natura di ciascun elemento.L’Amministrazione ricorda, inoltre, che il D.L.vo n. 165 del 2001 distingue all’art. 45 il trattamento fondamentale da quello accessorio, per cui è evidente che tale distinzione non è mai venuta meno.La Decisione della Corte dei ContiLa Corte dei conti ha chiarito che avendo il direttore maturato, alla data del 31 dicembre 1995, un’anzianità contributiva di almeno diciotto anni, ai sensi dell’art. 1, comma 13, del n. 335 del 1995, la pensione è interamente determinata secondo la normativa previgente in base al sistema retributivo.Più precisamente, ai sensi dell'art. 13 del D. Lgs. n. 503 del 1992, anch’esso parte dell’ordinamento previgente, il trattamento pensionistico è determinato dalla somma di due quote di pensione.La quota A, corrispondente all’importo relativo all’anzianità contributiva acquisita dal dipendente fino al 31.12.1992, è calcolata sulla base dell’ultimo stipendio o paga o retribuzione e degli assegni o indennità pensionabili, tassativamente indicati dalla predetta disposizione. La. quota B, corrispondente all'importo relativo all'anzianità contributiva acquisita a decorrere dal 1° gennaio 1993, è calcolata in relazione alla media retributiva del periodo di riferimento (trattamento fondamentale più trattamento accessorio).La Corte di Conti ha sostenuto che l’indennità di amministrazione non ha perduto la connotazione di voce stipendiale accessoria per essere attratta nella disciplina del trattamento fondamentale in considerazione del riconoscimento del carattere di generalità e della natura fissa e ricorrente.Per la Corte dei Conti, nessuna norma di legge prevede espressamente la valutazione dell’indennità di amministrazione nella quota “A” della pensione, né la dedotta assimilazione dell’indennità in questione allo stipendio può essere desunta dal C.C.N.L. dato che, sebbene lo stesso elenchi sotto la dicitura “struttura della retribuzione” tutte le voci componenti la retribuzione (tra cui lo stipendio tabellare, l’indennità di amministrazione ed il compenso per lavoro straordinario) senza distinguere fra trattamento fondamentale ed accessorio, negli articoli successivi dello stesso testo contrattuale viene dettata comunque una disciplina ben differenziata secondo la natura di ciascun emolumento.Alla luce delle considerazioni svolte, l’indennità di amministrazione non può essere inclusa nella quota “A” e, conseguentemente, il ricorso deve essere respinto in quanto infondato.
Corte dei conti, sezione giurisdizionale Liguria, sentenza 1 giugno 2007, n. 463
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fonte: consulenzalavoro.it

Revisione Dlgs 152/2006: nuova definizione di "rifiuto", cancellati i sottoprodotti

Allargamento della nozione di "rifiuto", eliminazione della definizione di "sottoprodotto". È quanto prevede il testo del Dlgs di riformulazione del "Codice ambientale" all'esame del Parlamento.In base allo schema di provvedimento al vaglio delle Commissioni di Camera e Senato, verrà inoltre eliminata la nozione di Mps "sin dall'origine", così come cancellata la scelta tra criterio temporale e criterio quantitativo per la durata massima del deposito temporaneo. Novità anche per terre e rocce da scavo, con la restrizione delle deroghe dal regime dei rifiuti, e la reintroduzione dell'obbligo "Mud" per i produttori di rifiuti speciali non pericolosi. Lo schema di Dlgs recante "ulteriori disposizioni correttive ed integrative" al Dlgs 152/2006 (e rubricato come Atto n. 96) inciderà anche sulle norme relative alle acque, tramite la reintroduzione della definizione di "scarico diretto" e la razionalizzazione del sistema dei valori limite contenuto in più norme del Dlgs 152/2006.

fonte: reteambiente.it

Spedizioni oltre confine di rifiuti, dal 12 luglio nuove regole

A partire dal 12 luglio 2007 le spedizioni di rifiuti che oltrepassano il confine di uno Stato Ue soggiacciono alla nuova normativa recata dal regolamento (Ce) n. 1013/2006. Le nuove regole sostituiscono, a partire dalla citata data, quelle contenute nel regolamento Ce n. 259/93 e si applicano all'import/export di rifiuti tra Paesi Ue e tra questi e Paesi terzi. Non rientrano nel campo di applicazione delle nuove norme "self executing" - dunque - unicamente le spedizioni di rifiuti che avvengono all'interno dei confini nazionali, spedizioni per le quali si continua ad applicare esclusivamente la normativa interna

fonte: reteambiente.it

Green public procurement, Ue rivede regole su aggiudicazione appalti

Pausa di 10 giorni tra la chiusura della gara e stipulazione del contratto con l'aggiudicatario, sanzioni più severe per irregolarità sulle offerte, maggiori controlli sugli appalti a regime particolare. In arrivo dalla Commissione europea una direttiva finalizzata a riformulare le regole sulle procedure ad evidenza pubblica relative all'acquisto da parte delle Pubbliche amministrazione di beni a basso impatto ambientale.Le modifiche in itinere sono dirette a conferire maggiore trasparenza agli appalti. In particolare, il citato "standstill" di 10 giorni è finalizzato a garantire ai partecipanti il diritto di verificare la correttezza della procedura e di avviare eventuali ricorsi; l'inasprimento delle sanzioni riguarda invece le offerte illegali; i maggiori controlli avranno infine ad oggetto le gare indette sulla base di accordi di programma e sistemi di acquisto dinamici.

Per maggiori informazioni: http://ec.europa.eu/environment/gpp/index_en.htm

Caldo, ingenti danni al comparto agricolo

Pochi giorni di caldo torrido sono bastati per mettere in ginocchio un settore economico già in difficoltà, in Sicilia, quello agricolo. Caldo e incendi hanno purtroppo vanificato investimenti e lavoro di anni. Le temperature record di questi giorni, combinate con l'andamento climatico anomalo registrato dall'inizio dell'anno, stanno, infatti, producendo effetti disastrosi su gran parte delle colture siciliane.
I danni provocati dal gran caldo di questi ultimi giorni si contano su tutti i comparti produttivi e dalla Cia siciliana sono stimati in più di 500 milioni di euro. I comparti più colpiti la viticoltura, l'ortofrutta, l'olivicolo e la zootecnia. Gli impianti viticoli, già in molte zone colpiti duramente da un incontrollabile e virulento attacco di peronospora, sono letteralmente arsi dal caldo: l'ondata di calore di questi ultimi giorni ha ulteriormente rallentato se non addirittura bloccato la crescita dei giovani grappoli. Il calo di produzione, si teme possa raggiungere una media del 40 per cento rispetto alla stagione precedente. Nessuna preoccupazione, invece, sul fronte della qualità dell'uva da vino come testimoniano le già numerose prenotazioni dei commercianti. Nel settore ortofrutticolo, il forte rialzo delle temperature ha colpito principalmente gli ortaggi da pieno campo e in serra danneggiando principalmente le produzioni di pomodoro, peperoni e zucchine. Il settore olivicolo è tra i settori i più colpiti dal forte vento caldo di questi giorni: ingenti danni si registrano su tutto il territorio dell'Isola. Solo nel trapanese, ad esempio, si prevede una perdita di produzione che in alcune zone arriva al 100 per cento. Un danno gravissimo se si considera che il 2007, nella tipica alternanza di produzione della coltura, si considera di carica. I venti caldi hanno anche colpito gli agrumi nella Piana di Catania e in particolare nelle campagne di Francofone, Lentini e Carlentini la caduta di frutti ha interessato finora più del 30 per cento della produzione. Dalle zone limonicole di eccellenza sono giunti allarmi per la cascola improvvisa dei frutticini che avrebbero dovuto dare luogo alla pregiata produzione di "primofiore". La Cia invita gli agricoltori a effettuare tempestivamente le segnalazioni agli ispettorati affinchè si possa procedere alla delimitazione delle aree danneggiate e attivare l'iter per il riconoscimento dei danni e chiede al governo regionale un intervento straordinario per fronteggiare la drammatica situazione venutasi a determinare nel settore agricolo dell'isola.

fonte: lasicilia.it

Inondazioni, tre morti in Gran Bretagna

Piogge torrenziali, inondazioni e vittime: un'ondata anomala di maltempo ha causato la morte di tre persone nel nord dell'Inghilterra. Nel porto nord-orientale di Hull è morto un uomo di 28 anni, mentre a Sheffield sono annegati un ragazzo di 13 anni e un pensionato di 68 che tentava di uscire dalla sua auto. Tre elicotteri della Raf sono impegnati a soccorrere la gente rimasta isolata nell'area di Brightside, sempre a Sheffield, mentre nella notte 250 persone hanno dovuto lasciare le loro case nello Yorkshire meridionale per timore che crollasse la vicina diga di Ulley. Il mese di giugno è stato il più piovoso in Inghilterra, da quando sono stati raccolti questi dati a partire dal 1873. Le piogge torrenziali di ieri, accompagnate da forti venti, hanno provocato allagamenti nelle strade di Sheffield e Leeds. Le previsoni per oggi segnalano ancora precipitazioni, ma con minore intensità. Piogge e allagamenti hanno creato problemi alla circolazione stradale e ferroviaria in una vasta aera, che ha raggiunto la contea del Gloustershire e il Galles, dove sono state sgomberate case e chiuse le scuole. Continua, invece, il grande caldo nell'Europa sud-orientale dove le temperature elevate hanno causato otto vittime, due in Grecia e almeno sei in Romania. Anche in Turchia e a Cipro alcuni decessi sono stati collegati alle temperature record che hanno raggiunto punte di 46 gradi. In Grecia, dove sono state tra le più elevate, le temperature stanno toccando il picco più alto mai raggiunto a giugno. In base alle misure prese dal governo di Atene, gli uffici pubblici oggi e domani resteranno aperti solo metà giornata e chiuderanno a mezzogiorno per ridurre il consumo di energia e permettere alle persone di evitare il caldo nelle ore più roventi della giorno.
Anche nella capitale romena, Bucarest, si attende un record nelle temperature, 40 gradi, il livello più alto mai raggiunto negli ultimi 90 anni. In Bulgaria sono annegate tre persone, che per sfuggire all'afa stavano nuotando all'interno di dighe e in acque non sorvegliate.

fonte: repubblica.it

Salpa da Genova Goletta Verde

Due mesi per monitorare la salute del mare e delle coste italiane: domani a Genova prende il via la ventiduesima edizione di Goletta Verde, la campagna di informazione e sensibilizzazione di Legambiente. "Abbiamo cominciato nel 1986, quando quasi non c'erano dati sull'inquinamento del mare, e si pensava che la salute delle acque non richiedesse alcuna cura. - ha ricordato il presidente di Legambiente Roberto Della Seta - Oggi si è capito che invece il mare italiano ha molti problemi, alcuni legati alla situazione globale del pianeta, altri a situazioni locali come gli scarichi fognari non depurati e l'abusivismo selvaggio sulle coste". E infatti l'attenzione di Legambiente alla situazione del mare sarà come sempre a 360 gradi. Gli ambientalisti a bordo delle tre golette che stanno per partire, la Catholica, il veliero Delphin e la Chicaboba Magnum, non si limiteranno ad esaminare lo stato delle acque, ma anche a verificare quello delle spiagge, della costa in generale, denunciando gli abusi dei costruttori e di chiunque, a cominciare da molti pescatori, sfrutti in modo massiccio e dannoso le risorse del mare. Importante anche capire, ha sottolineato Della Seta, come i mutamenti climatici stiano anche modificando il volto del Mediterraneo: "L'aumento costante della temperatura delle acque superficiali fino a 2 gradi sopra la media stagionale, riscontrato con la precedente edizione di Goletta Verde, è uno dei segni più evidente dell'impatto devastante che i cambiamenti climatici hanno sul Mediterraneo. L'acqua così calda contribuisce alla proliferazione di specie aliene e di molte alghe, anche tossiche, che stravolgono gli equilibri del mare".
In questo senso, è importante il contributo che Goletta Verde può dare anche alle politiche ambientali del governo, ha detto il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio: "Tutti i piani devono tenere conto dei cambiamenti climatici e delle loro conseguenze, dai dissesti idrogeologici alle trombe d'aria, tutti fenomeni ormai diffusi, nei confronti dei quali disporre contromisure e misure di prevenzione. Le iniziative come quelle di Goletta Verde sono importanti, per estendere la cultura del mare, e avere adeguate iniziative di tutela". Tanto più che il Mar Mediterraneo è sempre più a rischio: "L'Italia - ha ricordato il ministro - deve puntare a diventare leader della tutela dell'ambiente anche per la sua posizione unica in Europa, essendo totalmente affacciata sul Mar Mediterraneo, mare che accoglie il 30% dei trasporti marittimi mondiali ed è il più turistico del mondo". Analisi, scoperte e valutazioni degli esperti di Legambiente verranno comunicate ai lettori di Repubblica.it attraverso un 'Diario di bordo', che sarà aggiornato ogni volta che le golette toccheranno un nuovo porto. Si comincia domani, da Genova. Seguono il 20 Porto Venere, Livorno, l'isola d'Elba, e poi il Lazio con Civitavecchia e Anzio, via via fino ad arrivare in Sicilia, a Ustica, per poi risalire dalla Sardegna e arrivare infine il 17 agosto a Talamone e Castiglion della Pescaia. Un altro itinerario ha preso il via invece da Patrasso, in Grecia, e toccherà in questi giorni Monfalcone, Porto Levante, Ravenna, Rimini, Ancona, e poi Termoli, la Puglia, Crotone, Siracusa, e varie altre località siciliane per arrivare a Messina il 15.

fonte: repubblica.it

martedì 26 giugno 2007

CRESCITA RECORD PER IL MERCATO DELLE ENERGIE RINNOVABILI

A livello globale, gli investimenti nelle energie rinnovabili sono in rapida crescita, con 70,9 miliardi di dollari di nuovi investimenti nel 2006, pari a un incremento del 43 % rispetto all'anno precedente e la tendenza pare confermata anche per il 2007. È questo il dato più eclatante riportato nel rapporto Global Trends in Sustainable Energy Investment 2007 appena pubblicato dall'UNEP, che presenta un quadro dello stato attuale dello sviluppo delle energie rinnovabili (RE) e dell'efficienza energetica (EE). In particolare, i settori che vedono i più elevati livelli di investimento sono quelli eolico, solare e dei biocombustibili, riflettendo la maturità delle tecnologie, l'esistenza di incentivi politici, e le aspettative degli investitori. In questo ambito i livelli di investimento negli Stati Uniti e nell'Unione Europea a 27 sono paragonabili, anche se negli Stati Uniti i flussi finanziari provengono dal settore privato molto più di quanto non avvenga in UE. Cina, India e Brasile sono invece i paesi in via di sviluppo che si stanno adeguando con maggior velocità a questa tendenza negli investimenti. Nel rapporto si osserva che gli investimenti nelle energie sostenibili sono sostenuti da una serie di provvedimenti di carattere politico e amministrativo, che in molti paesi includono un ampio spettro di misure tariffarie e agevolazioni fiscali, che complessivamente riescono a creare un ambiente globalmente stabile, utile a una crescita continua del settore. "Questo mercato - prosegue il rapporto - ha raggiunto una massa critica tale per cui, anche se il prezzo del petrolio scendesse al di sotto dei $40, gli investimenti probabilmente rallenterebbero in alcune aree, ma comunque non stagnerebbero." L'investimento in ricerca e sviluppo (R&S) è arrivato a toccare i 16,3 miliardi di dollari contro i 13 miliardi di dollari del 2005. Tuttavia, nota il rapporto, l'Europa dei 27 in questo ambito sembra un poco in ritardo, a causa del coinvolgimento relativamente più basso del settore privato. In Europa questo infatti copre il 55% della R&S, contro il 64% che si ha negli Stati Uniti e addirittura il 75% del Giappone. Anche il mercato dell'efficienza energetica è significativo, prosegue il rapporto, anche se appare in una certa misura "invisibile". Il segmento più visibile di questo mercato è rappresentato dall'investimento in tecnologie, che nel 2006 ha toccato gli 1,1 miliardi di dollari, contro i 710 milioni dell'anno precedente. Il rapporto nota infine un progressivo spostamento dei capitali verso i paesi in via di sviluppo, che nel 2006 hanno visto i maggiori investimenti privati. Cina, India e Brasile rappresentano al momento i principali produttori e i principali mercati per le energie sostenibili.

fonte: ambiente.it

LIBERALIZZAZIONE MERCATO ELETTRICO

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del dl 18 giugno 2007, n. 73 il governo da attuazione al termine del primo luglio stabilito dalla direttiva europea 2003/54/CE, recepita con il cosiddetto "decreto Bersani".Tale direttiva prevedeva, a partire da tale termine, la liberalizzazione del mercato elettrico. Dal 1 luglio quindi tutti i clienti privati potranno scegliere il proprio fornitore di energia elettrica. L'autorità per l'energia elettrica e il gas stabilisce condizioni standard di erogazione del servizio e stabilisce prezzi di riferimento per la fornitura di energia elettrica e gas naturale ai clienti. Le imprese di vendita di energia elettrica forniscono, nelle fatture e nel materiale promozionale inviato ai propri clienti finali, le informazioni sulla composizione del mix energetico utilizzato per la produzione dell'energia elettrica fornita nell'anno precedente e indicano le fonti informative disponibili sull'impatto ambientale della produzione, secondo modalità definite con decreto del Ministro dello sviluppo economico.

fonte: ambiente.it

Razzionalizzazione Reti di Monitoraggio Aria

Il loro adeguamento ai criteri normativi insieme all'omogeneizzazione in un flusso unico delle informazioni sulla qualità dell'aria, che attualmente seguono due flussi paralleli e distinti, sono due esigenze fortemente sentite a livello nazionale

– Puglia all'avanguardia nel controllo delle emissioni odorigene
Le reti di monitoraggio della qualità dell'aria rappresentano la principale e più attendibile fonte di informazione per la valutazione della qualità dell'aria. Attualmente in Italia le reti di monitoraggio risultano spesso non conformi ai criteri normativi. Il loro adeguamento ai criteri normativi insieme all'omogeneizzazione in un flusso unico delle informazioni sulla qualità dell'aria, che attualmente seguono due flussi paralleli e distinti (quello relativo all'Exchange of Information, EoI, Decisioni 97/101/CE e 2001/752/CE e quello relativo alla valutazione della qualità dell'aria, Direttiva 96/62/EC e D.Lgs 351/99), sono due esigenze fortemente sentite a livello nazionale. Sulla base di queste esigenze è stato promosso da Apat (Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici) un «Progetto per la definizione della rete nazionale di qualità dell'aria», al quale hanno lavorato le Agenzie Regionali di Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Il progetto è nato con l'obiettivo di definire, attraverso l'armonizzazione delle informazioni provenienti dalle reti di monitoraggio presenti in Italia, un set di stazioni che consentisse una lettura omogenea dei dati di qualità dell'aria sull'intero territorio nazionale in allineamento alla normativa. Il progetto, iniziato a fine 2005 e conclusosi a fine 2006, si è sviluppato sulla base delle informazioni relative all'anno 2004 comunicate in ambito EoI 2005 e in ottemperanza al D.Lgs. 351/99. Nel Report Finale è presentata la metodologia di lavoro seguita nella creazione di uno strumento di analisi per la proposta di una rete nazionale di qualità dell'aria e una sintesi dei risultati raggiunti. Il dettaglio del lavoro è riportato nel CD in Rete. Il Rapporto Apat «Verso la razionalizzazione delle reti di monitoraggio della qualità dell'aria in Italia e verso un flusso unico di informazioni sulla qualità dell'aria» rappresenta una sintesi, elaborazione ed aggiornamento all'anno 2005 dei risultati del progetto. La presentazione della sintesi e dei risultati del progetto (aggiornati all'anno 2005) si è svolta recentemente a Roma nell'ambito del Tavolo tecnico MATTM – Regioni.

fonte: Apat

Afa e roghi, Sicilia in tilt

È emergenza roghi fin dalle prime ore della mattinata. Dalle prime luci dell'alba, spiegano dal Dipartimento della Protezione Civile, uomini e mezzi stanno intervenendo su 13 roghi che attualmente stanno interessando le regioni meridionali. E sono in attività Canadair ed elicotteri. La giornata di ieri, viene sottolineato, si era conclusa con 31 richieste di intervento aereo su altrettanti incendi. Oggi i mezzi aerei della Protezione Civile stanno intervenendo già su 13 roghi che si sono sviluppati in Sicilia, Calabria, Puglia e Molise.La situazione più complessa si sta verificando nella provincia di Palermo, dove le operazioni di spegnimento sono rese particolarmente difficoltose dalla presenza di raffiche di vento, provenienti da sud, che contribuiscono in modo decisivo alla propagazione delle fiamme. Un vasto incendio da ore sta minacciando alcune case a Piano dell'Occhio, zona montana a nord-ovest di Palermo. Vigili del fuoco e uomini della forestale sono impegnati in diversi punti della zona a spegnere i roghi. I roghi hanno prodotto una grande nube di fumo che sovrasta il quartiere popolare di Borgo Nuovo e parte della contrada di Baida, dove numerose persone si sono svegliate per l'odore acre e per paura hanno abbandonato le abitazioni. Centinaia le chiamate giunte al centralino dei Vigili del fuoco. Ieri le fiamme avevano interessato Monte Pellegrino, che sovrasta Palermo, procurando danni ai ripetitori tv.Sette incendi stanno devastando alcune zone nel comprensorio di Termini Imerese, Capaci e Isola delle Femmine, a pochi chilometri da Palermo. Le fiamme minacciano anche la linea ferroviaria nei pressi di Termini Imerese. Secondo i carabinieri del Comando provinciale di Palermo, è stato necessario chiudere la centrale termoelettrica di San Calogero, sempre nel Termitano. L'incendio sul monte San Calogero ha danneggiato diverse case. I vigili del fuoco sono al lavoro da alcune ore per cercare di spegnere i roghi. Polizia e carabinieri hanno fatto evacuare alcune villette. La situazione rimane drammatica anche nella zona a nord-ovest della città di Palermo. Vaste nuvole di fumo sovrastano i quartieri di Borgo Nuovo, del Cep e dello Zen 2. Sulle montagne si contano almeno quattro roghi, che stanno tenendo impegnati vigili del fuoco, forestale e un aereo Canadair. Alcuni supermercati e negozi hanno chiuso l'attività per i continui black-out di energia elettrica. L'aria, già calda per la temperatura che supera i 40 gradi, in alcune zone risulta quasi irrespirabile per via delle fuliggine dovuta agli incendi.Il prefetto di Palermo, Giosuè Marino, ha istituito un'unità di crisi per l'emergenza incendi nella provincia. E' cominciata, nei locali di villa Withaker, sede della prefettura, la prima riunione tra i vertici di carabinieri, questura e guardia di finanza, il responsabile della Protezione civile, i responsabili di Ausl, Croce rossa italiana, esercito, Enel, Corpo forestale e rappresentanti di Comune, Provincia e Regione. In numerosi quartieri di Palermo si è verificato un black out elettrico dovuto, secondo l'Enel, alla eccessiva richiesta di energia per attivare i condizionatori. Da ieri in città la temperatura supera i 40 gradi. Da 24 ore circa 200 tecnici sono al lavoro dopo le interruzioni d'energia che si sono verificate a macchia di leopardo e che adesso si stanno estendendo. All'Enel risultano finora 12 trasformatori bruciati e numerosi cavi guasti. L'Enel fa un appello agli utenti affinchè limitino i consumi di energia. Il black out elettrico che interessa diverse zone della città ha mandato in tilt l'impianto semaforico con conseguenti ingorghi e incidenti e ha messo in ginocchio un' intera città soffocata dal caldo e da nuvole di fumo provocate da incendi. I frigoriferi e i refrigeratori di salumerie, ristoranti, supermarket, bar si sono spenti e sono a rischio tonnellate di alimenti considerata la temperatura dell'aria. A causa dell' energia elettrica che va e viene a singhiozzo vengono interrotti anche i collegamenti bancari, postali, delle agenzie di viaggio. Gli ascensori di diversi edifici si sono fermati e vi sono state alcune richieste di aiuto da parte di persone rimaste intrappolate dentro.Un black out di cinque ore dell'energia elettrica, dovuto a un sovraccarico dei consumi per il caldo torrido, si è registrato nella notte anche in diversi rioni di Agrigento. La situazione si è normalizzata soltanto in mattinata. I quartieri interessati sono stati quelli per i quali era attivo il turno di distribuzione dell'acqua, dove sarebbe stato fatto un vasto uso di lavatrici.Continua intanto ad allargarsi a Cefalù il fronte dell'incendio cominciato ieri. Tra la notte e stamani una decina di abitazioni, da quanto si apprende, sono state danneggiate dal fuoco, mentre il transito da Cefalù a Gibilmanna è interrotto anche ai residenti. Nell'area sta operando un Canadair. Il fuoco si è spinto verso nord-ovest a causa del forte vento di scirocco che continua a soffiare. Sempre nel Palermitano fiamme anche a Campofelice di Roccella, dove intorno alle 10.30 in un tratto sono state bloccate per il fumo la Statale 113 e l'autostrada A19. Infine, un incendio si è sviluppato a Fanale di Pollina, all'altezza della costa Turchina.Anche i mezzi del corpo forestale sono coinvolti nelle operazioni di spegnimento degli incendi che stanno devastando i monti e le campagne della provincia di Palermo, nell'area di Termini Imerese, Gibilmanna, monte Cuccio e monte Bigliemi, dove sono intervenuti quattro Canadair e tre elicotteri. E' ripresa l' attività di uno dei tre moduli della centrale elettrica di Termini Imerese che era stato spento per precauzione considerato che le fiamme di un incendio lambivano la centrale, una delle più grandi della Sicilia. L' Enel dice che gli altri due moduli hanno funzionato regolarmente.

fonte: lasicilia.it

Black out e incendi a Palermo

Continua a bruciare l'Italia del Sud. Ancora molti incendi divampano nelle regioni meridionali. In Sicilia, alle spalle di Palermo, le fiamme minacciano alcune case a Piano dell'Occhio: la gente è fuggita spaventata. Arrestati due cugini, operai stagionali della Forestale, sorpresi mentre appiccavano il fuoco in un terreno agricolo a Capaci. "Bruciano gli alberi per poi ripiantarli", dice il procuratore di Palermo. "Aprirò un'inchiesta". Incendi anche in Calabria e Molise. A Vernole, in provincia di Lecce, 30 ettari dell'oasi naturale Le Cesine sono andati distrutti dagli incendi. Mobilitati i Canadair e gli elicotteri della Protezione civile. Ieri la Forestale ha ricevuto quasi 1.500 richieste di soccorso per incendi: e non sono state contate le telefonate provenienti dalla Sardegna e dalla Sicilia. Black out a Palermo, ferma la Fiat di Termini Imerese. Il massiccio uso di condizioni d'aria provoca black out. L'erogazione dell'energia elettrica in varie zone di Palermo resta ancora a singhiozzo. Fuori uso dodici trasformatori in città; guasti numerosi cavi elettrici. Colpite cinquemila utenze. Traffico in tilt per i semafori spenti. A rischio tonnellate di alimenti custoditi in frigoriferi fermati dai black out. Per precauzione, nel pomeriggio di ieri, la direzione sanitaria dell'ospedale di Villa Sofia ha sospeso gli interventi chirurgici. L'Enel ha lanciato un appello agli utenti affinché limitino i consumi di energia. Per il troppo caldo e il fumo degli incendi, ancora fermi gli operai della Fiat di Termini Imerese. La direzione dell'azienda ha deciso di sospendere la produzione fino alle 22, e mettere in cassa integrazione i lavoratori. Nel petrolchimico di Priolo e di Gela, le aziende hanno messo in libertà i lavoratori garantendo la cassa integrazione per calamità naturale. Le fiamme minacciano anche la linea ferroviaria nei pressi di Termini Imerese. Lambita dall'incendio, la centrale elettrica San Calogero, una delle più grandi dell'isola, è stata spenta per alcune ore. Il prefetto Giosuè Marino ha istituito un'unità di crisi per l'emergenza incendi. Nella notte, black out di cinque ore anche in diversi rioni di Agrigento.
Il meteo: "Da domani meno caldo". Il caldo non accenna a diminuire. Ieri pomeriggio gli osservatori meteorologici dell'Aeronautica Militare hanno misurato 45 gradi a Bari, 46 a Catania, 43 a Lecce, valori prossimi ai massimi storici assoluti registrati in oltre 50 anni in queste località. Stamane a Palermo la colonnina di mercurio ha raggiunto punte di 42-43 gradi. Cauto ottimismo viene espresso dai meteorologi che annunciano: "Da domani andrà un po' meglio. Farà ancora caldo, ma la temperatura dovrebbe scendere di qualche grado". La causa di tanta calura è l'alta pressione che indirizza aria arroventata dal Nord Africa verso l'Italia, la Grecia e la Turchia. Si sta decisamente meglio al Nord-Ovest, dove le correnti atlantiche trasportano aria più fresca: ieri i termometri di Torino misuravano "solo" 30 gradi. A Roma massima allerta. Oggi, invece, il termometro non accennerà a scendere. Ieri a Roma le temperature hanno sfiorato livelli record, tra i più alti degli ultimi 220 anni: 35,6 gradi la massima e 25,2 la minima. Oggi la colonnina di mercurio potrebbe salire ancora. Comune e Ausl prevedono per tutta la giornata il livello tre, ovvero quello di massima allerta per anziani, bambini e altre categorie arischio, cardiopatici e asmatici. Il governo: "Studiare i mutamenti climatici". "Simili ondate di calore provocano fino a due morti in più al giorno", sostiene Roberto Bertolini, direttore del programma speciale salute e ambiente Oms Europa. "Il rischio è serio e ignorarlo sarebbe irresponsabile", afferma il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio. "Per questo abbiamo organizzato, il 12 e 13 settembre a Roma, una conferenza nazionale che produrrà un piano sull'adattamento ai mutamenti climatici. Oggi le misure preventive sono indietro rispetto alla necessità", ammette il ministro. "Ho proposto alla collega Livia Turco un tavolo tecnico su ambiente e salute per studiare i pericoli evidenziati dal rapporto Oms-Apat". Molti roghi divampano ancora nel Meridione, black out a Palermo, crisi idrica a Bari I meteorologi annunciano un lieve miglioramento nelle prossime 24 ore Al Sud ancora afa record e incendi "Domani la temperatura scenderà" Case minacciate dalle fiamme nel capoluogo siciliano. In fumo 30 ettari in un'oasi in provincia di Lecce In Sicilia arrestati per incendio doloso due cugini operai stagionali della Forestale PALERMO - Continua a bruciare l'Italia del Sud. Ancora molti incendi divampano nelle regioni meridionali. In Sicilia, alle spalle di Palermo, le fiamme minacciano alcune case a Piano dell'Occhio: la gente è fuggita spaventata. Arrestati due cugini, operai stagionali della Forestale, sorpresi mentre appiccavano il fuoco in un terreno agricolo a Capaci. "Bruciano gli alberi per poi ripiantarli", dice il procuratore di Palermo. "Aprirò un'inchiesta". Incendi anche in Calabria e Molise. A Vernole, in provincia di Lecce, 30 ettari dell'oasi naturale Le Cesine sono andati distrutti dagli incendi. Mobilitati i Canadair e gli elicotteri della Protezione civile. Ieri la Forestale ha ricevuto quasi 1.500 richieste di soccorso per incendi: e non sono state contate le telefonate provenienti dalla Sardegna e dalla Sicilia. Black out a Palermo, ferma la Fiat di Termini Imerese. Il massiccio uso di condizioni d'aria provoca black out. L'erogazione dell'energia elettrica in varie zone di Palermo resta ancora a singhiozzo. Fuori uso dodici trasformatori in città; guasti numerosi cavi elettrici. Traffico in tilt per i semafori spenti. A rischio tonnellate di alimenti custoditi in frigoriferi fermati dai black out. Per precauzione, nel pomeriggio di ieri, la direzione sanitaria dell'ospedale di Villa Sofia ha sospeso gli interventi chirurgici. L'Enel ha lanciato un appello agli utenti affinché limitino i consumi di energia. Per il troppo caldo e il fumo degli incendi, ancora fermi gli operai della Fiat di Termini Imerese. La direzione dell'azienda ha deciso di sospendere la produzione fino alle 22, e mettere in cassa integrazione i lavoratori. Nel petrolchimico di Priolo e di Gela, le aziende hanno messo in libertà i lavoratori garantendo la cassa integrazione per calamità naturale. Le fiamme minacciano anche la linea ferroviaria nei pressi di Termini Imerese. Chiusa la centrale termoelettrica di San Calogero, nel Termitano. Nella notte, black out di cinque ore anche in diversi rioni di Agrigento. Il meteo: "Da domani meno caldo". Il caldo non accenna a diminuire. Ieri pomeriggio gli osservatori meteorologici dell'Aeronautica Militare hanno misurato 45 gradi a Bari, 46 a Catania, 43 a Lecce, valori prossimi ai massimi storici assoluti registrati in oltre 50 anni in queste località. Cauto ottimismo viene espresso dai meteorologi che annunciano: "Da domani andrà un po' meglio. Farà ancora caldo, ma la temperatura dovrebbe scendere di qualche grado". La causa di tanta calura è l'alta pressione che indirizza aria arroventata dal Nord Africa verso l'Italia, la Grecia e la Turchia. Si sta decisamente meglio al Nord-Ovest, dove le correnti atlantiche trasportano aria più fresca: ieri i termometri di Torino misuravano "solo" 30 gradi. A Roma massima allerta. Oggi, invece, il termometro non accennerà a scendere. Ieri a Roma le temperature hanno sfiorato livelli record, tra i più alti degli ultimi 220 anni: 35,6 gradi la massima e 25,2 la minima. Oggi la colonnina di mercurio potrebbe salire ancora. Comune e Ausl prevedono per tutta la giornata il livello tre, ovvero quello di massima allerta per anziani, bambini e altre categorie arischio, cardiopatici e asmatici. Il governo: "Studiare i mutamenti climatici". "Simili ondate di calore provocano fino a due morti in più al giorno", sostiene Roberto Bertolini, direttore del programma speciale salute e ambiente Oms Europa. "Il rischio è serio e ignorarlo sarebbe irresponsabile", afferma il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio. "Per questo abbiamo organizzato, il 12 e 13 settembre a Roma, una conferenza nazionale che produrrà un piano sull'adattamento ai mutamenti climatici. Oggi le misure preventive sono indietro rispetto alla necessità", ammette il ministro. "Ho proposto alla collega Livia Turco un tavolo tecnico su ambiente e salute per studiare i pericoli evidenziati dal rapporto Oms-Apat".

fonte: repubblica.it

L'energia pulita diventa business

PROVATE a mettere in fila questi dati. Uno, più di un quarto dell'anidride carbonica, il gas serra che rischia di cuocere il pianeta, viene dalla produzione di elettricità. Due, oltre metà delle centrali elettriche attualmente in funzione nel mondo ha più di vent'anni. Bisogna rimpiazzarle e costruirne di nuove, visto che si prevede che la domanda globale di elettricità aumenterà del 50 per cento da qui al 2030. Infatti, l'Aie, l'agenzia per l'energia dell'Ocse, l'organizzazione che raccoglie i paesi industrializzati, prevede che bisognerà investire, nello stesso periodo, 7.500 miliardi di euro per costruire queste centrali. Tre, un quadrato di pannelli solari di 250 chilometri di lato, piazzato nel Sahara, sarebbe in grado di fornire, dicono gli esperti, tutta l'elettricità di cui il mondo ha bisogno. Altri esperti dicono che il vento può dare un decimo dell'energia mondiale. Insomma, c'è una montagna di quattrini da investire presto nella produzione di elettricità, ma le nuove centrali potranno essere sempre meno quelle tradizionali - a gas o a carbone - e sempre più quelle alternative, perché bisogna ridurre le emissioni di anidride carbonica. C'è già chi ha messo in fila questi dati ed è giunto alla conclusione che l'effetto serra è una gigantesca iattura, ma, proprio per questo, anche una straordinaria opportunità. Il risultato è importante. Perché chi teme che gli appelli degli scienziati e il volatile effetto panico che destano nell'opinione pubblica non siano sufficienti ad evitare che la "rivoluzione verde", anti-Co2, sia solo una moda passeggera, può rasserenarsi. C'è al lavoro un meccanismo assai più solido, ripetutamente testato nei secoli: un numero sempre più ampio di persone si sono accorte che, nella "rivoluzione verde", c'è da fare un bel po' di soldi. Quanti? Nessuno, per ora, si aspetta che, ad esempio di quei 7.500 miliardi di euro di nuove centrali, più di un rivolo vada a fonti come il sole e il vento. Ma, quando la torta è molto grossa, anche le briciole sono cospicue.
Il ministero dell'Ambiente tedesco ha recentemente calcolato che il mercato globale delle tecnologie ambientali, che oggi vale già 1000 miliardi di euro, raddoppierà a 2.200 nel 2020. Per quanto riguarda specificamente le centrali, una grande compagnia di assicurazioni, come la tedesca Allianz, calcola che in impianti ad energia rinnovabile siano stati investiti 45 miliardi di euro nel 2005, che diventeranno 250, cinque volte di più, nel 2020. E può darsi che assicuratori e politici tedeschi siano fin troppo prudenti. Da un anno o poco più, i soldi hanno già cominciato a girare vorticosamente nel mondo dell'economia ambientale. Il più grosso produttore di turbine a vento ha appena raddoppiato, in un solo anno, la sua capitalizzazione e vale in Borsa poco meno di 10 miliardi di euro (a ridosso, per dire, della Ford). Quasi altrettanti ne sono stati raccolti, nel 2006, distribuendo azioni, da aziende impegnate nel cleantech, la tecnologia ambientale. Le transazioni finanziarie (accordi, fusioni) hanno superato per la prima volta, l'anno scorso, il valore di 75 miliardi di euro, dicono gli analisti di New Energy Finance, una società di consulenza specializzata nel settore. Gli investimenti veri e propri, in impianti e macchinari, sono saliti dai 20 miliardi di euro del 2004 a oltre 50 miliardi. Destinati a crescere in fretta: la sola divisione ambientale del gigante americano General Electrics dichiara ordini arretrati per quasi 40 miliardi di euro. Ma, forse, più dei numeri vale, per fiutare il vento, guardare le persone. Finanche gli gnomi svizzeri della Banque Pictet, tanto affidabili da trovarsi a gestire un portafoglio mondiale di 220 miliardi di euro di risparmi, hanno deciso di mettere in piedi, per intercettare tutto questo movimento, un fondo di investimenti chiamato "Energia pulita". E, soprattutto, si sta muovendo Silicon Valley. I tecnici e i creativi dell'ultima grande rivoluzione industriale, quella informatica, riferiscono le cronache, si stanno muovendo a cercare opportunità e lavoro nelle nuove aziende del cleantech. Ciò che conta è che lo stanno facendo i veri eroi di quella rivoluzione, i finanzieri del venture capital che hanno nutrito e allevato le imprese nascenti, destinate a diventare giganti dell'economia globale. Gente come Vinod Khosla e John Doerr, che stanno investendo nel solare. Come stanno facendo Sergei Brin e Larry Page, i padroni di Google. Doerr non ha dubbi che la storia si ripeterà: "Il cleantech è basato sull'innovazione scientifica e tecnologica, è promosso da imprenditori, è frammentato come Internet". Del resto, non sono solo i profeti del venture capital a parlare di una quarta rivoluzione industriale, dopo quelle del vapore, dell'elettricità e del computer. Lo proclamano i documenti della Ue e dei governi: il salto tecnologico connesso all'energia pulita può dare una spinta paragonabile a quella degli anni '90 alla produttività e all'economia. Il rapporto della Allianz parla di centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro, di un'industria ambientale che fornisce alla Germania un contributo paragonabile a quello dell'auto nel secolo scorso. Dieci anni fa, la rivoluzione informatica ha sconvolto le gerarchie dell'economia mondiale, facendo sembrare dinosauri i colossi di allora e portando alla ribalta giganti del tutto nuovi, come Microsoft e Google. Anche la possibile rivoluzione dell'energia pulita si apre su un terreno ancora inesplorato, dove non esistono ancora rendite di posizione, gerarchie precostituite, giganti che precludano l'accesso e dove una singola invenzione fortunata può creare un protagonista dalla sera alla mattina: il grosso degli attori sono facce nuove al grande business e le multinazionali sono, spesso, all'inseguimento dei nuovi venuti. A differenza dell'informatica, però, non sono gli americani, oggi, a dominare il cleantech. Il 20 per cento del mercato delle tecnologie ambientali è in mano ai tedeschi. Nelle classifiche degli attori più importanti spiccano, con i tedeschi, danesi, spagnoli, cinesi, indiani, spesso davanti agli americani. E gli italiani? Zero: in questa partita ancora non ci siamo. La chiave di volta del cleantech, la sua pietra filosofale è l'energia solare, dove svolta tecnologica e rischio imprenditoriale più facilmente possono incrociarsi con l'effetto moltiplicativo di una rivoluzione. Sfortunatamente, è anche la più elusiva: l'energia iniziale è gratis, ma sfruttarla è difficile e costoso. Oggi, il totale di energia solare prodotta nel mondo è equivalente ai bisogni quotidiani di meno di tre milioni di case. La tecnologia più solida e matura, per produrre elettricità dal sole, è quella della concentrazione termica, a cui si sono dedicati, in particolare, gli spagnoli con Abengoa, Acciona e Iberdrola. Una platea di specchi concentra i raggi del sole su una caldaia, dove l'acqua si scalda fino a diventare vapore che, poi, come nelle centrali tradizionali, muove la turbina di un generatore. Se il parametro di riferimento sono i costi di una normale centrale a carbone - il sistema più sporco, ma anche più economico di produrre elettricità - dove produrre un chilowattora costa da 2 a 4 centesimi di euro, quelli di una centrale a solare termico sono attualmente lontani, ma non lontanissimi: fra i 7 e i 9 centesimi. E di poco superiori ai 6-7 centesimi di un chilowattora prodotto con il gas. La distanza è enormemente maggiore per la via più fascinosa del solare: il fotovoltaico, dove i pannelli trasformano direttamente l'energia solare in elettricità. Oggi questo avviene con pannelli al silicio, lo stesso materiale utilizzato per i chip dei computer. Sia pure partendo da volumi assai piccoli, il fotovoltaico sta conoscendo un boom: di fatto, oggi si usa più silicio per i pannelli che per i chip. In testa, nel settore, ci sono i giapponesi della Sharp, il gigante dell'elettronica di consumo, con un fatturato di 1,2 miliardi di euro nel 2006, più della somma dei due più immediati inseguitori: i tedeschi di Q-Cell (539 milioni di euro) e i cinesi di Suntech (445 milioni di euro). Ma nella corsa si sta inserendo di prepotenza Bp Solar, braccio della multinazionale del petrolio, che punta ad un fatturato di 750 milioni di euro nel 2008. Nonostante la rapida discesa del costo dei pannelli, l'energia fotovoltaica è ancora cara: da 26 a 34 centesimi per chilowattora, considerato il costo di impianto (sussidi esclusi). La svolta che tutti attendono è quella che consenta di sostituire i pannelli al silicio con film di plastica. È qui che investe Silicon Valley. Ma i tentativi di aziende come Miasole, Daystar, Solopower, Nanosolar di arrivare a produrre commercialmente i pannelli di plastica continuano a slittare nel tempo. L'ostacolo maggiore è l'efficienza dei film solari nel produrre energia: oggi riescono a convertire solo il 6 per cento dell'energia ricevuta (un terzo di quanto fanno i pannelli al silicio), il che costringe, anche se i prezzi del singolo pannello sono più bassi, a impiantare superfici molto più estese per catturare il sole. Dove il cleantech va già forte, invece, è sulle ali del vento. Le grandi eliche che cominciano a punteggiare coste e campagne danesi, spagnole, tedesche e americane forniscono oggi l'1 per cento dell'elettricità mondiale, quanto basta per le necessità di 20 milioni di case. Ma l'eolico viaggia a ritmi di crescita del 30 per cento l'anno: da qui al 2012, secondo Csla Research, aziende elettriche e governi investiranno oltre 120 miliardi di euro nelle turbine. In Danimarca, già il 20 per cento dell'elettricità è fornito dal vento. In Spagna il 9, in Germania il 7. Ne hanno beneficiato le industrie nazionali. Oltre il 28 per cento del mercato mondiale della produzione di turbine è in mano alla danese Vestas. La spagnola Gamesa, la tedesca Enercon, l'americana Ge se ne spartiscono, in parti uguali, un'altra metà. L'indiana Suzlon ha il 10 per cento. Le turbine diventano sempre più alte, le eliche sempre più larghe per intercettare più vento. Brutte, ma efficienti. Il costo di un chilowattora di energia eolica (sempre senza sussidi) è, ormai, quasi uguale ai 2-4 centesimi di euro del carbone, inferiore a quello di un chilowattora da gas. Il dipartimento dell'Energia americano calcola che, negli ultimi anni, il costo dell'elettricità dal vento sia stato, in media, inferiore ai prezzi all'ingrosso dell'elettricità sul mercato Usa. Naturalmente, occorre che ci sia abbastanza vento. Ma Peter Kruse, di Vestas, sostiene che, in media, il vento è economicamente competitivo con le fonti tradizionali, almeno fino a quando il barile di petrolio non scenderà sotto i 45 dollari. Oggi, con il greggio a 70 dollari, è una soglia piuttosto remota. Secondo Vlatko Vlatkovic, di Ge, il costo di produzione può scendere ancora, se si allunga il diametro delle eliche dagli attuali 60 a 90 metri. Ciò che le renderebbe ancora più ingombranti nel paesaggio, visto che devono essere sufficientemente distanti l'una dall'altra, per non rubarsi il vento. Ecco perché molti nuovi progetti localizzano i campi di turbine in mare: il chilowattora, in questo caso, costa tre volte di più, ma ancora sotto i 10 centesimi. E c'è chi punta a metterle in alto, sospese come aquiloni centinaia di metri su nel cielo, dove il vento è più forte e costante. Il problema con il sole e il vento è che, quando c'è poco sole o poco vento, c'è anche poca elettricità. In altre parole, le centrali verdi devono avere il sostegno di flussi di energia alimentati da fonti meno volatili. E qui tornano in gioco tecnologie già note, come quelle del carbone e dell'atomo. Con attori ben conosciuti, perché, in un caso e nell'altro, gli investimenti sono troppo massicci per un nuovo venuto. Per il carbone, la novità è nella possibilità di sottrarre l'anidride carbonica e stivarla nel sottosuolo, ma la tecnologia è ancora in fase sperimentale. Per il nucleare, che Co2 non ne produce affatto, il dibattito si è riacceso ormai da un paio d'anni, ma i ripetuti annunci di un nuovo imminente boom hanno prodotto finora l'avvio di un solo nuovo impianto in Occidente. Ci sono i dubbi su sicurezza e gestione delle scorie, ma anche motivi economici. Il costo di un chilowattora nucleare è valutato intorno ai 4-5 centesimi di euro, ma tutto dipende da quanto - in tassi di interesse - è costato finanziare l'investimento. Inoltre, è un investimento non flessibile: non si possono togliere o aggiungere reattori, come si può fare con un pugno di pannelli o di turbine. Infine, l'affidabilità di una centrale atomica, rispetto alla erraticità della produzione solare o eolica, ha un rovescio: il reattore deve funzionare sempre al massimo, quale che sia il prezzo finale di vendita. Anche nel mondo della nuova energia, è una scommessa impegnativa.

fonte: repubblica.it

Allarme caldo al Sud: 44° a Catania

Allarme caldo nel Sud: due anziani sono morti per l'afa nel Ragusano e un bagnante di 62 anni è stato stroncato dall'eccessiva temperatura su una spiaggia calabrese. A Catania oggi il termometro è salito a 42 gradi ma domani potrebbe raggiungere quota 45. In sei città - Bari, Palermo, Pescara, Campobasso, Cagliari e Catania - la Protezione civile segnala "allarme rosso": a rischio soprattutto gli anziani, i bambini e i cardiopatici. Appena sotto i 40 gradi le città del Centro Italia. Almeno cinque milioni di italiani hanno cercato di trovare sollievo con un tuffo in mare, ma la morsa del caldo si allenterà al Sud solo martedì; domani l'aria fresca proveniente dall'Atlantico porterà invece nuvole e forse temporali al Nord. Due morti per l'afa nel Ragusano. L'afa e' probabilmente la causa della morte di due anziani nel Ragusano. Si tratta di Carmelo Giallongo, 76 anni, colto da malore ieri a Modica mentre lavorava nel suo terreno in contrada Fiumara, e di Salvatore Cucchia, anche lui 76enne, trovato dopo due giorni privo di vita nella sua abitazione a Vittoria. In Calabria, una delle regioni più assolate, un uomo di 62 anni è morto per un malore mentre si trovava sulla spiaggia. Catania record: 42 gradi. Il non invidiabile record del caldo spetta oggi a Catania, dove a mezzogiorno il sole ha fatto salire la temperatura fino a 42 gradi centigradi, secondo i rilevamenti dell'ufficio meteo dell'Aeronautica militare italiana di Sigonella. Il dato si riferisce a rilevazioni fatte in zone aperte e gli esperti ritengono che, per il tasso di umidità e lo smog, in città la temperatura in realtà abbia toccato i 45 gradi. Molti gli anziani costretti a rivolgersi ai medici del pronto soccorso per avere un po' di sollievo dai malesseri provocati dall'afa. Per domani gli esperti prevedono un rialzo della temperatura con dati in crescendo: nella zona di Sigonella sono previsti 45 gradi.
Allarme rosso in sei città. La Protezione civile prevede "allarme rosso" nelle città di Bari, Palermo, Pescara, Campobasso, Cagliari e Catania. Temperature record si sono registrate a Bari, dove la colonnina di mercurio ha toccato 41 gradi. E non è andata meglio a Palermo, dove la temperatura massima percepita si è assestata sui 39 gradi. Livello "arancione" di allarme a Firenze dove domani la colonnina di mercurio arriverà ai 39 gradi. Trentotto gradi a Bologna, Roma e Napoli. Più fresco invece a Milano dove il termometro non dovrebbe segnare più di 36 gradi. "Da domani piogge al Nord". Bisognerà aspettare martedì per avere un leggero abbassamento delle temperature al Sud. Secondo le previsioni del Servizio meteorologico dell'Aeronautica, solo il Nord d'Italia potrà godere dell'aria fresca proveniente dall'Atlantico già da domani. Martedì le nuvole si sposteranno anche sul Centro-Sud e le temperature cominceranno ad abbassarsi per assumere valori in linea con le medie stagionali. Grandine sulle colture a Bolzano. Il maltempo al Nord ha già raggiunto Bolzano dove oggi una violenta grandinata ha rovinato il raccolto di mele e di uva nella zona di Caldaro. Secondo la Coldiretti, i danni provocati dalla grandine avrebbero condannato l'intero raccolto della zona. "La situazione è particolarmente preoccupante al Nord - spiega l'associazione di categoria - dove è in pieno svolgimento la raccolta di pesche, albicocche, meloni e angurie, e si prevedono nuovi temporali a macchia di leopardo".

fonte: repubblica.it

giovedì 21 giugno 2007

Mutazione genetica riduce il colesterolo

In alcuni siciliani e calabresi è presente una mutazione genetica che abbassa la concentrazione di colesterolo nel sangue. Si tratta degli unici casi riscontrati finora nella popolazione bianca in tutto il mondo, che potrebbero aprire un nuovo fronte nella prevenzione delle malattie cardiovascolari su base arteriosclerotica.
A questa scoperta sono giunti i ricercatori del dipartimento di Medicina clinica e delle patologie emergenti dell'Università di Palermo e del dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Modena e Reggio Emilia, esaminando circa diecimila individui e individuando due famiglie siciliane e una calabrese che conservano nel loro patrimonio genetico una difesa naturale contro l'aumento del colesterolo. La presentazione dei risultati di questo studio, pubblicati su Arteriosclerosis Thrombosis and Vascular Biology, organo ufficiale dell'American Heart Association, è stata fatta oggi allo Steri di Palermo, alla presenza del rettore Giuseppe Silvestri, del preside di Medicina, Adelfio Elio Cardinale. La mutazione consiste nel fatto che il gene mutante interviene sulle proteine responsabili del trasporto della maggior parte del colesterolo nel sangue che risultano più corte del normale. L'effetto si chiama "stop codon": con la mutazione del gene PCSK9, la proteina risulta di soli 80/90 aminoacidi invece dei normali 650 e diventa così piccola da non riuscire ad attivarsi, venendo degradata dall'organismo. In pratica, i geni mutati provocano una riduzione dei livelli delle lipoproteine a bassa densità, garantendo una protezione nei confronti delle malattie cardiovascolari. "Da circa venti anni ci sforziamo di comprendere le basi genetiche delle malattie del metabolismo - spiega Maurizio Averna,- puntando soprattutto a scoprire le patologie a rischio cardiovascolare". Il gene Pcsk9 è stato scoperto dai ricercatori più di tre anni fa, e subito dopo è partita l'indagine che ha portato a identificare queste tre famiglie detentrici della benefica mutazione genetica su un campione di oltre diecimila soggetti. Si tratta del primo caso registrato nella popolazione caucasica, ovvero di razza bianca. Infatti, una scoperta analoga era stata compiuta nel 2005 da ricercatori statunitensi, che erano riusciti a dimostrare che il due per cento di individui afro-americani era portatore della stessa mutazione". In generale, la distribuzione del tasso di colesterolomia nella popolazione adulta in Occidente si presenta con la forma di una curva gaussiana. "Ai due poli opposti di questa curva - spiega Averna - si trovano il 5 per cento di soggetti con un tasso a rischio (tra i 200 e 220 milligrammi percento) e dall'altro lato, invece, un 5 per cento di soggetti con colesterolo basso (tra i 70 e i 90 milligrammi)". La scoperta potrebbe orientare l'industria farmacologica alla ricerca di nuovi strumenti per combattere l'ipercolesterolemia.

fonte: lasicilia.it

Clima, ecco il super-piano dell'Europa

Sin da oggi dobbiamo prepararci ad affrontare le nuove condizioni climatiche che nel corso del XXI secolo cambieranno la nostra vita quotidiana. Con gesti semplici, come il taglio agli sprechi d'acqua, o modificando abitudini millenarie, come quelle legate all'agricoltura o alle vacanze estive, ma anche con opere titaniche, come l'innalzamento delle dighe e lo spostamento di porti e città a rischio di inondazioni. Non si tratta dell'ennesimo allarme sul nostro futuro (prossimo), ma di un vero e proprio piano d'azione europeo messo a punto per salvare il continente dalla perdita di vite umane e dal tracollo economico. Una strategia contenuta nel Libro verde sull'adattamento al cambiamento climatico che sarà approvato mercoledì prossimo dalla Commissione Ue, mettendo in moto una serie di programmi e progetti che lentamente cambieranno il volto del nostro mondo. Per Bruxelles limitarsi alla strategia approvata a marzo per mitigare il surriscaldamento non basta, visto comunque il clima è destinato a cambiare. Dunque è meglio prepararsi, e anche subito, a vivere in un territorio martoriato da inondazioni, siccità, incendi, tempeste, carestie e nuove malattie, visto che "un'azione immediata porterà benefici economici anticipando i danni e minimizzando le minacce all'ecosistema, alla salute, allo sviluppo, alla proprietà privata e alle infrastrutture". E già, perché se ci muoveremo in ritardo dovremo fronteggiare disastri e crisi senza precedenti, spendendo negli anni compresi tra il 2020 e il 2080 fino a quattro volte di più e mettendo a repentaglio la sicurezza e l'intero sistema sociale ed economico del continente.
Per questa ragione la Commissione Ue è pronta a mettere in campo una serie di misure, dalle più morbide a quelle radicali, che coinvolgeranno Bruxelles, i governi, le autorità regionali, locali e tutti i cittadini. Si parte dalle cosiddette "azioni soft", come il taglio agli sprechi idrici, il cambiamento delle rotazioni e della semina dei raccolti e l'uso di sementi resistenti alle siccità. Per arrivare a quelle "hard" e molto costose, come l'innalzamento degli argini di canali e dighe, lo spostamento di porti, industrie e città costruite in aree costiere particolarmente basse o a rischio di inondazioni, nonché la costruzione di nuove centrali per sostituire quelle idroelettriche, destinate a chiudere i battenti. Molto da fare ci sarà nel campo delle infrastrutture, visto che le autorità dovranno incorporare nei progetti le "attività di adattamento", come l'innalzamento del mare per i ponti, rendendo le opere "a rischio di clima" per poter sopravvivere ai prossimi cento anni. Ma non tutto il male viene per nuocere, visto che se si muoveranno per prime le aziende europee diventeranno leader mondiali in "strategie e tecnologie per l'adattamento" al surriscaldamento, con tanto di nuove opportunità di export e posti di lavoro. Si guarda alle tecniche di costruzione e ai nuovi servizi finanziari e assicurativi in grado di rispondere alle crescenti esposizioni ai rischi. Ma anche il turismo dovrà cambiare volto: il Mediterraneo entro la fine del secolo vivrà la sua stagione d'oro in primavera e autunno, visto che le estati saranno troppo calde per ospitare i turisti, mentre le coste atlantiche e del Mare del Nord dovranno attrezzarsi per ospitare i vacanzieri proprio nei mesi estivi.

fonte: repubblica.it

Commercianti: troppe tasse, chiusura o nero

Ci sono troppe tasse sui commercianti: si rischia la chiusura degli esercizi o di «ripiegare nel sommerso e nel nero». Lo ha detto il presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli, all'assemblea annuale dell'organizzazione. «Rischiamo molte chiusure di imprese per overdose tributaria e di burocrazia fiscale, e molti ripiegamenti nel sommerso e nel nero». I dati di Sangalli però contrastano con quelli di due giorni fa degli studi di settore di lavoratori autonomi e piccole-medie imprese sui redditi del 2005 diffusi dal ministero dell'Economia, che dimostrano come il 53,8% dei lavoratori autonomi dichiari solo 875 euro al mese, cioè meno di un operaio metalmeccanico.
«BANCOMAT PER FAR CASSA» - Secondo Sangalli, invece, gli studi di settore sono solo «una sorta di bancomat per fare cassa» e l'unica cosa da fare è «mandarli in soffitta». «Non c'è equità», ha affermato il presidente della Confcommercio, in «astratti indicatori di normalità economica», costruiti «all'ingrosso e non al dettaglio». FISCHI A PRODI - Sangalli ha citato il presidente del Consiglio Romano Prodi e dalla platea è salita un’ondata di fischi. Sangalli si è rammaricato perché «il presidente del Consiglio non ha accettato il nostro invito» e aggiunto suscitando calorosi applausi: «Ci rimette di più lui a non aver accettato il nostro invito».
«C'È RIPRESA, MA È UNA BREZZA» - Sangalli ammette che sia in atto una ripresa economica, ma è leggera «come una brezza e non modifica le prospettive di crescita e sviluppo del Paese nel medio e lungo termine». Serve un «patto per la buona politica» e per la «crescita e lo sviluppo», ha sottolineato. Crescita e sviluppo, ha avvertito Sangalli, vanno invece consolidati, senza allarmismi o facili entusiasmi. «Si è passati dalla retorica del declino del Paese, dall'angoscia della crescita zero all'euforia della crescita del Pil all'1,9%».EVASIONE - «Evasione ed elusione vanno contrastate con determinazione senza la ricerca di facili capri espiatori, ma ovunque si annidino. Anche in casa nostra», ha detto Sangalli. Non devono esserci «scorciatoie facili» né «sconti politici», perché «pagare le tasse è un dovere, ma anche perché chi non le paga altera la concorrenza. Evasione ed elusione sono una pesantissima palla al piede per lo sviluppo e per l'equità. Non chiediamo scorciatoie o sconti, ma equità e senso della misura».GOVERNABILITÀ - «Alla politica chiediamo di garantire la governabilità», ha concluso Sangalli. «Sta crescendo il distacco tra i cittadini e la politica. Voglio riabilitare il lavoro, l'autorità, la morale, il rispetto e il merito», ha detto Sangalli citando il presidente francese Nicolas Sarkozy. «La necessità del ripristino di una simile etica pubblica parla anche alla ragione e al cuore dell'Europa tutta e dell'Italia. La crescita dell'economia e lo sviluppo della società non si raggiungono senza tolleranza zero nei confronti di ogni forma di criminalità, organizzata e no. Per questo chiediamo alle istituzioni tolleranza zero contro fenomeni quali il racket, l'usura, la contraffazione che dopano il mercato».

fonte: corriere.it

mercoledì 20 giugno 2007

Ondata di forte caldo al centro-sud

Allarme caldo al centro-sud. Il sito della Protezione Civile segnala un livello 3 di allerta per i prossimi 3 giorni le città di Catania, Palermo, Bari, Pescara e Campobasso. Intanto oggi giornata record per i consumi elettrici trascinati da condizionatori e refrigeratori.
APICE - L'apice delle temperature è previsto per venerdì 22 giugno quando le temperature supereranno abbondantemente i 30 gradi secondo lo speciale «Sistema nazionale di sorveglianza», esteso dalla Protezione Civile a 17 città italiane. Catania sarà la città più calda con 37 gradi, mentre Bari e Palermo non dovrebbero andare «oltre» i 35. La Protezione Civile, in questi casi, invita ad offrire assistenza alle persone maggiormente a rischio, come gli anziani che vivono da soli, e di segnalare ai servizi socio-sanitari eventuali situazioni che necessitino di un intervento.
L'ESPERTO - «Questa sarà un'estate con ondate successive di calore, ma non sarà come quella del 2003. Il clima non è impazzito è semplicemente cambiato e cambierà sempre più». Lo ha detto il direttore dell'istituto di biometeorologia Ibimet-Cnr di Firenze, Giampiero Maracchi, a margine di un incontro sui cambiamenti del clima e la salute umana organizzato in Consiglio regionale della Toscana. Questa situazione sarà allora la norma? Risponde Maracchi: «In futuro sarà probabilmente anche peggio, perchè ormai questa è la situazione globale del clima. È bene comunque non avere apprensioni, dal caldo ci si difende». Basta farlo con ragionevolezza e buon senso. «Gli anziani, ad esempio, - prosegue l'esperto - non devono uscire nelle ore più calde, è bene usare il ventilatore e tornare a portare il cappello di paglia». Per porre un freno ai cambiamenti, il climatologo ha spiegato che occorre cambiare anche i nostri comportamenti quotidiani, «iniziando ad usare meno la macchina, i condizionatori».

fonte: corriere.it

martedì 19 giugno 2007

Istat, disoccupazione in calo

Cala il tasso di disoccupazione in Italia. Nel primo trimestre 2007 si è toccato quota 6,4%, 1,2% in meno rispetto allo stesso periodo del 2006. Secondo l'Istat, inoltre, rispetto al quarto trimestre 2006, al netto dei fattori stagionali, il tasso di disoccupazione si è ridotto di due decimi di punto al 6,2%.Per trovare un valore così basso bisogna risalire al quarto trimestre 1992. Nel primo trimestre dell'anno il numero delle persone in cerca di occupazione è risultato pari a 1.556.000 unità, in calo rispetto allo stesso periodo del 2006 (-17%, pari a -319.000 unità). Una riduzione legata all'aumento di coloro che hanno rinunciato, attivamente, alla ricerca di un posto di lavoro. Nei primi tre mesi del 2007, il numero degli inattivi (15-64 anni) ha infatti registrato un significativo aumento tendenziale (+381.000 unità). Alla discesa nel Nord si è contrapposta la crescita nel centro e soprattutto nel Mezzogiorno. Per quanto riguarda il numero delle persone in cerca di occupazione, sempre nei primi tre mesi dell'anno, si è registrata una riduzione tendenziale sia della componente maschile (-13,5%, pari a -120.000 unità) sia, di quella femminile (-20,2%, pari a -199.000 unità).
Un calo concentrato nel Mezzogiorno, ma che ha fatto registrare dati signficativi anche nel Nord per le donne e nel centro sia per gli uomini che per le donne. Guardando al tasso di disoccupazione, nel primo trimestre 2007, è diminuito rispetto a un anno prima di 0,8 punti percentuali per gli uomini e di 1,9 punti percentuali per le donne, portandosi rispettivamente al 5,3% e all'8%. Nel Mezzogiorno il tasso di disoccupazione pari all'11,4% risulta essere ancora il triplo rispetto a quello del Nord (3,8%) e circa il doppio in confronto a quello del centro (5,5%). Sempre rispetto al territorio, il calo è risultato più contenuto nel nord (-0,4 punti percentuali), dove ha riguardato esclusivamente la componente femminile e nel centro (-0,9 punti percentuali) dove ha invece interessato sia gli uomini che le donne. Nel Mezzogiorno la discesa è stata più accentuata (-2,7 punti percentuali) e ha coinvolto sia gli uomini sia in misura maggiore le donne.

fonte: repubblica.it

lunedì 18 giugno 2007

A Ramacca la prima biofabbrica del Sud

A Ramacca vengono allevati insetti utili contro due specie di cocciniglie molto dannose e che possono essere utilizzati in coltura protetta in favore di specie ortive e floricole. La biofabbrica, la prima nel Meridione d'Italia, è stata presentata stamane a Catania dall'assessore regionale all'Agricoltura e Foreste Giovanni La via e dall'eurodeputato Giuseppe Castiglione.La struttura rappresenterà per i produttori agricoli un polo di produzione di materiale da impiegare nei programmi di lotta biologica. Attualmente vi si allevano il parassitoide Aphytis melinus, il Leptomastix dactylopi, oltre al coleottero coccinellide predatore Cryptolemus e al coleottero coccinellide predatore Cryptolemus montrouzeri, questi ultimi due utilizzati per il controllo della cocciniglia cotonosa degli agrumi. "La biofabbrica - ha detto La Via - consente di poter disporre sul territorio regionale di una produzione di ausiliari biologici in misura rilevante per poter controllare una serie di parassiti, soprattutto degli agrumi, ma che colpiscono anche le coltivazioni serricole".

fonte: lasicilia.it

Cassazione su sottoprodotti: sansa che necessita di trasformazione è rifiuto

La sansa che necessita di una trasformazione preliminare per essere riutilizzata come combustibile non rientra nella nozione di sottoprodotto ai sensi sia della giurisprudenza Ue che del Dlgs 152/2006.Con sentenza 4 aprile 2007 n. 13754 la Corte di Cassazione ha ribadito le condizioni che rendono possibile escludere i residui di lavorazione dalla disciplina dei rifiuti, soffermandosi in particolare sulla necessità dell'assenza di trasformazione preliminare e sull'utilizzo certo.Per quanto riguarda l'olio di sansa, sottolinea il Giudice in sentenza, è lo stesso Dlgs 152/2006 che stabilisce espressamente, tra le condizioni di riutilizzo delle biomasse combustibili, che la sansa di oliva disoleata deve avere (per poter essere riutilizzata) determinate caratteristiche tecniche, ottenibili tramite un apposito e peculiare trattamento preliminare.

fonte: reteambiente.it

Nuova condanna da parte della Corte di Giustizia Europea

È del 14 giugno scorso la sentenza della corte di giustizia europea relativa all'inadempimento dell'Italia di alcuni obblighi relativi alla gestione di rifiuti pericolosi e non.In particolare gli inadempimenti contestati all'Italia sono:
Il piano di gestione dei rifiuti per la provincia di Rimini
I piani di gestione dei rifiuti comprendenti i luoghi o impianti adatti per lo smaltimento dei rifiuti pericolosi e non per la regione Lazio.
I piani di gestione dei rifiuti pericolosi per le regioni Friuli Venezia Giulia e Puglia Non avendo ricevuto tutto ciò che era stato richiesto la Commissione nel luglio 2005 ha inviato un parere motivato invitando a prendere le disposizioni necessarie. Nonostante le repliche dell'Italia la Commissione ha condannato la Repubblica Italiana in quanto è venuta meno agli obblighi che le impongono in forza alle direttive 75/442/CEE come modificata dalla direttiva 91/156/CEE.

fonte: ambiente.it

Coldiretti: "Rischio desertificazione per un terzo del territorio"

Oltre un terzo del territorio italiano è a rischio desertificazione. Colpa dei cambiamenti climatici che si stanno manifestando con stravolgimenti stagionali che sono accompagnati sempre più spesso da eventi metereologici estremi. Ad affermarlo è la Coldiretti in occasione della giornata mondiale della desertificazione promossa dalle Nazioni Unite. Per questa ragione, ha sottolineato Coldiretti, è importante mantenere un'agricoltura capace di salvaguardare la fertilità dei suoli. Nel complesso a rischio è il 36 per cento del territorio italiano, ma la situazione è ancora più allarmante in regioni come Sardegna e Calabria, dove secondo l'ultimo annuario dei dati ambientali dell'Apat, le zone con sensibilità media o alta alla desertificazione arrivano a circa il cinquanta per cento. I cambiamenti climatici, prosegue Coldiretti, stanno stravolgendo le condizioni di fatto del sistema agricolo. Hanno innanzitutto messo in moto uno spostamento delle zone tradizionali di coltivazione di colture, come ad esempio è accaduto all'olivo che oramai viene coltivato a ridosso delle Alpi. Gravi anche i fenomeni della riduzione della riserva idrica, l'aumento dell'erosione in zone collinari e l'anticipo di germogliamento per le piante coltivate. A questo vanno aggiunti anche il maggiore rischio di gelate tardive e le alluvioni in pianura. In gioco, secondo i dati di Coldiretti, c'è un patrimonio di prodotti che ha superato i 20 miliardi di euro in valore e che registra primati mondiali nei vini, nei prodotti a denominazione di origine e nelle specialità tradizionali.
Il presidente della Repubblica Napolitano, in un messaggio in occasione della Giornata chiede attenzion e impegno. "Bisogna garantire, nello spirito della Convenzione per la lotta alla siccità e alla desertificazione, le condizioni di una crescita sostenibile, rispettosa dell'ambiente e delle sue risorse primarie". Sul tema è intervenuto anche il presidente della Camera, Fausto Bertinotti: "La politica deve fornire risposte urgenti" alla emergenza globale rappresentata della desertificazione. "La desertificazione - scrive Bertinotti - rappresenta una delle conseguenze più inquietanti del fenomeno di surriscaldamento del pianeta, cui ha contribuito in misura crescente un'azione umana irresponsabile, che ha finito per colpire soprattutto le regioni del sud del mondo, accrescendone i già drammatici livelli di precarietà, insicurezza alimentare e povertà ". In queste condizioni, ha detto Bertinotti, è necessario anche "il contributo determinante delle iniziative della società civile. Solo operando un cambiamento radicale degli stili di vita e maturando la consapevolezza della necessità di un nuovo rapporto tra uomo e natura, sarà possibile realizzare strategie efficaci di sviluppo sostenibile". Su un piano globale, secondo le Nazioni Unite, sono oltre un miliardo le persone minacciate dalla desertificazione con oltre un milione di profughi che ogni anno sono costretti a fuggire dalle terre divenute invivibili. L'area più interessata è l'Africa, con tre quarti delle terre coltivate che subiscono degrado e desertificazione. Più duro il ministro dell'Ambiente Pecoraro Scanio: ha chiesto un Dpef che affronti il problema del clima: "Le pensioni e il rilancio dell'economia sono certamente grandi temi, ma è gravissimo che la lotta ai cambiamenti climatici e la riconversione ecologica non siamo considerati prioritari".

fonte: repubblica.it

Ariano Irpino: protesta contro discarica

Pronti alla protesta, ma pacifica. Circa trecento persone sono già radunate alle porte di Ariano Irpino (Avellino) per dar vita alla manifestazione di protesta contro la riapertura della discarica di Difesa Grande, fissata per oggi dal decreto del commissariato straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania. I compattatori con i rifiuti destinati a Difesa Grande si sarebbero messi in marcia nella notte: sarebbero poco meno di cento e, secondo quanto si apprende, dovrebbero arrivare ad Ariano Irpino nel primo pomeriggio ma la guardia, tra i manifestanti, è già alta. Intanto, da domenica i comitati antidiscarica presidiano alcune principali strade di accesso a Difesa Grande, il sito di stoccaggio che si trova a circa dieci chilometri dalla città, con veri e propri «check point» sulla statale 90, al bivio di Villanova del Battista (Avellino) e in territorio di Monteleone di Puglia (Foggia). Da quanto si apprende, il percorso degli automezzi, scortati dalle forze dell'ordine, complessivamente non meno di 500 uomini tra poliziotti, carabinieri e finanzieri, verrà differenziato tra la statale 90, la statale 90 bis (che non attraversa Ariano Irpino), e l'A16 Napoli-Canosa, con uscite a Vallata e Candela per poi proseguire da qui verso Difesa Grande su viabilità interna.
POLIZIA SCHIERATA - Intanto trecento poliziotti in assetto antisommossa si stanno schierando sulla statale 90 bis delle Puglie, nei pressi del bivio in territorio di Villanova del Battista (Avellino) che conduce alla discarica di Difesa Grande. Sul posto, a cinque chilometri da Ariano Irpino, sono presenti anche circa cinquanta cittadini dei comitati antidiscarica che dalla scorsa notte presidiano la zona. Le forze di polizia hanno montato le protezioni blindate agli automezzi che sono stati disposti a pettine su un lato della strada e potrebbe essere interdetto il transito, in direzione Foggia, ai mezzi pesanti, al fine di non creare ostruzioni ai compattatori in viaggio verso Difesa Grande. Al momento, non si registrano tensioni con i manifestanti che si limitano ad osservare i movimenti delle forze dell'ordine.
IL SINDACO - «Dobbiamo essere calmi, sereni e soprattutto muoverci unicamente nella legalità, vigilando e impedendo che si registri il benchè minimo incidente. Dalla nostra parte abbiamo le ragioni di una comunità umiliata da un provvedimento iniquo e incostituzionale nei confronti del quale faremo resistenza passiva. I bollettini di guerra non appartengono alla nostra storia civile». Un forte, deciso appello a restare sui binari della legalità è stato lanciato dal sindaco di Ariano Irpino (Avellino), Domenico Gambacorta, che davanti a circa 2.500 persone è intervenuto dal palco di Rione Cardito, alle porte della città, alla manifestazione organizzata dai comitati antidiscarica.
PROTESTA - Gambacorta ha ricostruito le tappe del percorso culminato l'11 maggio scorso con il decreto legge del governo che riapriva la discarica di Difesa Grande, benchè sottoposta a sequestro preventivo da parte della magistratura. «Quella data - ha detto il sindaco, che indossava la fascia tricolore - resterà come una giornata di lutto cittadino ed anche come simbolo dello stravolgimento delle regole dello Stato democratico». Il sindaco è tornato sull'aggressione di giovedì scorso ad Ariano Irpino al commissario straordinario per l'emergenza rifiuti, Guido Bertolaso: «È stato un errore politico che dobbiamo recuperare di fronte alla opinione pubblica nazionale», dice Gambacorta che poi ha spiegato il percorso istituzionale che la sua amministrazione, con la condivisione dell'intero consiglio comunale, intende perseguire.

fonte: corriere.it

venerdì 15 giugno 2007

In Europa c'è un deficit di democrazia non di ambiente

Prima il bluff sul clima a livello internazionale, poi, a livello europeo, la «violenza» sulla contaminazione da Ogm e quasi contemporaneamente il via libera ad un prelievo più alto del pescato di tonno rosso che mette in serio pericolo la specie. Non si tratta chi vince o chi perde ma sono atti gravi di deficit democratici: la base di una seria convivenza civile.Abituati a costruire il confronto sulla forza del dialogo e della ragione, restiamo sconvolti e preoccupati dalla scelta di passare dalla dialettica alla violenza, e non dobbiamo meravigliarci se in Italia, già nel 2005 erano state contestate 171 infrastrutture e non dobbiamo meravigliarci se dal Nimby si stia passando al Banana (Build Absolutely Nothing Anywhere Near Anything). «Il parlamento europeo – ci fa osservare Roberto Pinton, Segretario di AssoBio, Associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione di prodotti biologici – lo scorso marzo si era espresso con la massima chiarezza, chiedendo alla Commissione di fissare un limite massimo di contaminazione accidentale da Ogm nei prodotti biologici non superiore allo 0,1%, cioè la soglia di rilevabilità strumentale, contro lo 0,9% proposto dalla stessa Commissione. I risultati della votazione non davano certo adito a dubbi: 585 voti a favore, 38 astensioni e soli 35 contrari».A questo punto che tipo di resistenza civile può fare un cittadino di fronte alle ondate di calore, al depauperamento delle risorse naturali, alla perdita di biodiversità, alla contaminazione irrispettosa della natura di Ogm peggiore dell'ondata acritica dei veleni chimici in agricoltura? Tutto frutto di un sistema sociale che per anni ha favorito la crescita al posto dello sviluppo ed ora, dopo che gli ambientalisti erano stati accusati di voler spingere la società a tornare alla candela è proprio la nuova economia che parla di decrescita, di redistribuzione delle ricchezze e gli storici esaminano i meccanismi di successo o sconfitta delle civiltà che ci hanno preceduto.Certo, può accadere per gli Ogm che in Italia scattino meccanismi nazionali di salvaguardia, ma può essere una vittoria di Pirro, una goccia nel mare della prepotenza delle lobby e delle multinazionali. Un'ulteriore sterzata verso l'arricchimento di pochi e l'impoverimento dei tanti. Altro che aiuto all'Africa! E chi sa cosa c'è dietro l'angolo della recrudescenza degli egoismi e della carenza di democrazia?

fonte: vglobale.it

L'industria del legno nelle foreste del Congo

La Sodefor fa parte del colosso del legno Nord-Sud Timber (NST) che controlla direttamente 4,7 milioni di ettari di foresta in quattro province della Repubblica Democratica del Congo. Tra il 2002 e il 2003 la NST ha riorganizzato l'assetto dei propri titoli di taglio, abbandonando aree di foresta ormai improduttive e ottenendo nuove concessioni a dispetto della moratoria introdotta nel 2002: quasi il 65 per cento delle aree forestali attualmente controllate dal gruppo - 3 milioni di ettari - non erano oggetto di concessione prima del 2002.
Il gruppo NST gioca con le parole: preferisce non parlare di nuove attribuzioni, ma di semplice ridefinizione dei vecchi titoli. La realtà è che si tratta di titoli nuovi di zecca, concessi in violazione della moratoria del 2002 e del codice forestale vigente, senza un piano di destinazione d'uso del territorio, che avrebbe invece garantito una gestione più responsabile ed equa delle foreste.
Molti dei titoli del gruppo NST si trovano all'interno di paesaggi forestali intatti o in altre aree di grande valore ambientale. In molte di queste aree ci sono villaggi o foreste tradizionali delle comunità indigene dei Pigmei.
La sede operativa della Sodefor - una delle imprese del gruppo NST - si trova a Nioki, nella provincia di Bandundu.
La miseria e lo stato di abbandono della città la dicono lunga sulle ricadute economiche dell'industria forestale sulle popolazioni locali. E basta dare un'occhiata ai contratti di responsabilità sociale che la Sodefor "negozia" con gli abitanti dei villaggi, per cogliere la portata delle ingiustizie sociali che si celano dietro lo sfruttamento delle foreste del Congo: in cambio di alcune regalie - per un valore commerciale quasi sempre inferiore ai 100 dollari - le comunità devono sottoscrivere la rinuncia a qualsiasi forma di protesta verso le attività dell'impresa e gli abitanti dei villaggi devono assumersi la responsabilità del buon funzionamento delle operazioni e di qualsiasi eventuale ostruzionismo o interferenza.
Non esiste neanche una vera e propria ricaduta occupazionale perché l'impresa si fa seguire dai suoi impiegati e i pochi assunti restano eterni apprendisti e lavorano per 70 centesimi di dollari al giorno senza un vero contratto e senza garanzie.
Le foreste della Repubblica Democratica del Congo sono a un bivio: l'industria del legno si appresta a diventare l'attività economica dominante in gran parte della foresta, lasciando dietro di sé una scia di problemi ambientali e sociali.

fonte: greenpeace.it
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Passatempo Preistorico

Moonstone Madness

Pronti a partire, pronti per distruggere tutto? Bene, allora fate un salto indietro nell'era preistorica e immergetevi in questa nuova avventura dal gusto tribale. A bordo del vostro cinghiale dovrete raccogliere le gemme preziose necessarie per passare alle missioni successive, saltando gli ostacoli se non volete perdere il vostro bottino e distruggendo i totem a testate per conquistare altre gemme utili. Inoltre, una magica piuma vi catapulterà verso il cielo dove punti e gemme preziose sono presenti in gran quantità, per cui approfittatene! cercate di completare la missione entro il tempo limite, utilizzando le FRECCE direzionali per muovervi, abbassarvi e saltare, e la SPACEBAR per prendere a testate i totem.

Change.org|Start Petition

Blog Action Day 2009

24 October 2009 INTERNATIONAL DAY OF CLIMATE ACTION

Parco Sempione - Ecopass 2008

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