I paesi industrializzati possono tagliare i gas serra portandoli a 2 tonnellate annue per persona in Europa. Ne è convinto sir Nicholas Stern, ex-vicepresidente della Banca Mondiale e autore del dossier sulle implicazioni economiche dei cambiamenti climatici
I paesi industrializzati possono tagliare le emissioni dell'80% entro il 2050 portandole a 2 tonnellate annue per persona in Europa. Ne è convinto Nicholas Stern, ex-vicepresidente della Banca Mondiale, che ha parlato del pericolo del riscaldamento globale nel corso del convegno organizzato dalla European economic association (Eea) e dalla Econometric society (Esem) presso l'università Bocconi di Milano.
Secondo l'autore del dossier sulle implicazioni economiche dei cambiamenti climatici, il Rapporto Stern appunto, l'obiettivo è ambizioso ma realizzabile e necessario perché porterebbe a un taglio di circa il 50% delle emissioni mondiali entro quella data. Per realizzarlo occorre raggiungere un accordo globale in occasione del summit di Copenhagen del dicembre 2009, andando oltre le divisioni tra Paesi industrializzati ed emergenti. "Bisogna capire la posizione di questi ultimi - ha spiegato Stern - perché il 70% delle emissioni di gas serra arrivano dalle nazioni del primo mondo. Entro 25 anni però la Cina avrà emissioni pari a quelle degli Stati Uniti".
Sono tre gli obiettivi che le nazioni industrializzare devono perseguire per abbassare il livello di anidride carbonica nell'ambiente: smettere di produrre elettricità con sistemi inquinanti e usare trasporti a basse emissioni, fermare la deforestazione e infine studiare un sistema di scambio dei diritti di emissione che incentivi le nazioni più povere. "Questo - ha aggiunto Stern - è un pacchetto completo da contrattare per intero e con tutte le nazioni altrimenti il fallimento sarebbe distruttivo. Cina e India lo capiscono".
Per liberarsi dai combustibili fossili è, inoltre, necessario che i singoli stati assegnino una quota pari all'1-2% del Pil 'una tantum' ai cambiamenti climatici, un prezzo non così alto da contrastare la crescita del singolo Stato. Nel frattempo, ha concluso l'ex vicepresidente della Banca Mondiale, "l'alto prezzo del petrolio sta aumentando l'attrattività nei confronti delle energie rinnovabili, ma è sempre in allerta il pericolo che lo stesso meccanismo spinga a usare sempre di più il carbone, che è più inquinante del petrolio"
fonte: lanuovaecologia.it
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