Benvenuti a Trento, laboratorio dell'edilizia sostenibile, patria elettiva della casa «ad impatto zero». Il futuro dell'edilizia verde passa da qui: non più (solo) risparmio energetico, ma un sofisticato processo di valutazione della sostenibilità ecologica di un edificio, sin dalla posa del primo mattone. Standard americani, per un fenomeno tutto italiano. Che dal Trentino si sta diffondendo, un passo dopo l'altro, nel resto del Paese.
La scommessa trentina
C'era una volta il sogno della casa ecologica: eticamente corretta, drammaticamente costosa. Oggi, nell'era del petrolio a 120 dollari al barile, il piatto della bilancia pende tutto a favore dell'edilizia sostenibile, complice un mercato sempre più competitivo, che ha contribuito ad abbassare i prezzi e moltiplicare le offerte. E il 49,8% degli italiani, secondo un'indagine Cnr-Ivalsa di Trento — l'Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree, «papà» dell'avveniristica CasaSofie ( www.progettosofie. it): ignifuga, antisismica e ad alto potere isolante, realizzata con un sistema di pannelli in legno «montati» con giunti metallici —, ritiene che il risparmio energetico giustifichi una maggiore spesa.
Gli esempi spuntano un po' in tutta la Penisola, grazie anche ai contributi forniti da Stato e Regioni, soprattutto per l'installazione di pannelli solari e fotovoltaici (con incentivi di lungo periodo che garantiscono un ammortamento decennale). La Toscana, per dire, ha elaborato sin dal 2005 le sue «linee-guida per la bioarchitettura»; in Veneto la sede della Savno (Servizi ambientali Veneto Nord-orientale) è costruita con rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata. In Trentino, invece, hanno deciso di alzare l'asticella: non solo efficienza energetica — quella certificata dai «pionieri» bolzanini di CasaClima ( www.agenziacasaclima.it) — bensì uno standard internazionale di eccellenza a tutto tondo, talmente flessibile da poter essere applicato agli chalet alpini come alle candide casette eoliane. In una parola: Leed, Leadership in Energy and Environmental Design.
Nuovi standard
Il sistema Leed, sviluppato dall'associazione americana Green Building Council, è una griglia di valutazione in 69 crediti, a loro volta suddivisi in 6 categorie: Siti sostenibili, Gestione delle acque, Energia ed atmosfera, Materiali e risorse, Qualità ambientale interna, Progettazione ed innovazione. L'obiettivo è fornire un «bollino di qualità» — in 4 livelli: Certified, Silver, Gold, Platinum — a quegli edifici che garantiscano, con un aumento dei costi contenuto (in media +3% rispetto a un cantiere «convenzionale »), un «ciclo vitale» in grado di limitare al massimo l'impatto con l'ambiente e il consumo di energia. La differenza, poi, la fa il mercato: un edificio certificato Leed vede crescere il proprio valore fino al 7,5%. Il sistema è ormai diffuso in 41 Paesi.
«Il vantaggio di Leed è che fornisce sostenibilità dalla progettazione alla cantierizzazione, dai materiali impiegati alle performance energetiche », spiega Alberto Ballardini di Gbc Italia ( www.gbcitalia.org), nata a fine gennaio come spin-off del Distretto Tecnologico trentino. L'Italia è l'unico Paese con India e Canada cui la casa madre americana ha concesso il marchio in licenza; in soli 7 mesi, i soci sono raddoppiati, e gli atenei di tutta la Penisola — da Padova a Pescara, passando per Milano, Torino, Bologna, Roma — hanno già stretto una rete di contatti con l'associazione.
Non solo case
«L'edilizia sostenibile non è più un fenomeno di nicchia, ma di massa — spiega l'assessore alla Programmazione della Provincia di Trento, Gianluca Salvatori —; in un momento di flessibilità del mercato edilizio, la gente cerca un valore che si mantenga nel tempo. E Leed è una garanzia: d'ora in poi tutti gli edifici che costruiremo, tra cui una ventina di scuole, rispetteranno questi standard ». I vantaggi, va detto, sono indubbi. CasAstuta, ad esempio, non è (ancora) certificata Leed; ma la villetta della famiglia Pegoretti, proprietaria della Elettropiemme — azienda leader nel fotovoltaico —, è già un eccellente «testimonial» del nuovo corso. «Grazie a un pozzo di 125 metri per la pompa di calore, 50 metri quadrati di fotovoltaico e 2 pannelli solari termici per l'acqua sanitaria, ci scaldiamo come prima, consumando un quinto del gas», fa il punto Massimo Pegoretti.
Anche il «modello Sofie», perfezionato nei laboratori trentini del Cnr-Ivalsa, sta conquistando sempre più fan; e a Londra, la Waugh Thistleton sta realizzando un palazzo di 9 piani interamente in pannelli di legno, con un «taglio» di 125 tonnellate nelle emissioni di Co2. Ma il progetto più ambizioso, ancora una volta, nasce sulle sponde dell'Adige: è la sede del Muse, il Museo delle Scienze di Trento, progettato da Renzo Piano. Aprirà nel 2012, e sarà «un laboratorio di sostenibilità — spiega il direttore Michele Lanzinger —. Una cabina di regia indicherà in tempo reale quanta energia viene dai 2mila metri quadrati di pannelli solari, quanta dalle 16 sonde geotermiche... Ci saranno una parete di ghiaccio e una foresta pluviale; l'obiettivo è che tutto sia autoalimentato». La certificazione? Leed, ovviamente. Livello Gold.
fonte: corriere.it
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