Oltre 1.500 comuni nel 2016 diventeranno delle vere e proprie città-fantasma. Pochi servizi, niente asili né scuole, turismo zero. E se per spedire una cartolina bisogna prendere la macchina e andare all'ufficio postale della città più vicina, significa che qualcosa non va.
Lo studio. Il dato è una proiezione elaborata nel rapporto Confcommercio-Legambiente in collaborazione con Serico-Gruppo Cresme. Secondo lo studio, ben 1.650 comuni sono destinati a diventare nel 2016 delle "ghost town", ossia città fantasma, a rischio di estinzione. Si tratta di luoghi con pochissima occupazione - solo il 2,1% degli addetti italiani vi lavora - pochi negozi ed esercizi commerciali. I giovani sono rari, invece ci sono molti anziani: in questo tipo di comuni si registra oltre il doppio delle pensioni di invalidità mediamente erogate sul territorio nazionale. C'è pochissimo turismo, visto il numero di case vuote, o inutilizzate (1,5 volte in più rispetto al territorio nazionale) e la carenza di strutture ricettive (-23%). Come se non bastasse, le città fantasma mancano di presidi sanitari e di scuole, sia dal punto di vista della domanda (mancano gli studenti) sia da quello dell'offerta (non ci sono le strutture). Le future ghost town sono un quinto dei comuni italiani, in cui oggi risiede il 4,2% della popolazione.
Il disagio abitativo. Nel 1996 ben 2.830 comuni erano stati colpiti da "disagio abitativo". Vale a dire luoghi caratterizzati da una scarsa attività commerciale e da un alto numero di imprese agricole. Nel 2006 questi comuni erano già saliti a 3.556. Lo studio prevede che nel 2016 saranno 4.395, quasi uno su due, e tra questi, se nessuno interverrà per cambiare le cose, saranno 1.650 i comuni destinati a diventare fantasma. Per quanto riguarda le città fantasma non esistono dati precedenti al '96, infatti, come spiega Sandro Polci del Cresme "prima di allora non abbiamo dati, il fenomeno non era ancora stato rilevato". Il "disagio abitativo" interessa il 42,1% dei comuni italiani, sede residenziale del 10,4% della popolazione. Hanno il 4,6% degli stranieri residenti e producono solo il 7,9% del reddito nazionale.
Le eccellenze. L'Italia delle eccellenze è quella della Toscana, dell'Umbria, della Marche e prevedibilmente quella della grande conurbazione nord-lombarda, e dal nord-est. Qui i 2.048 comuni "eccellenti" sono quelli in cui il territorio è riuscito a produrre e a mettere in atto sinergie locali, costruendo sistemi-rete e turismo, quindi creando e diffondendo benessere. Ma non si deve solo pensare alla differenza Nord-Sud. "Bisogna fare attenzione - precisa il curatore della ricerca, Sandro Polci del Cresme - e riflettere su altre caratteristiche come l'età media e i servizi offerti da un comune". Ad esempio: "Nelle Alpi la ricchezza è diffusa, ma bisogna anche riflettere sulla 'povertà demografica'. Lì ci sono anche tre anziani per un solo bambino".
fonte: repubblica.it
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venerdì 8 agosto 2008
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