giovedì 7 agosto 2008

La plastica minaccia il Mediterraneo

Un fiume di inciviltà che sfocia in alto mare, lontano dagli occhi di chi si sbarazza degli oggetti appena consumati e pensa che la loro vita cessi in quel momento. E' questo uno degli incontri che il Veliero dei Delfini, salpato per monitorare la biodiversità nel Mar Mediterraneo, avrebbe preferito non fare. Dopo 45 giorni, 22 tappe e 1480 miglia percorse, si conclude a Ostia la campagna di Cts voluta dal ministero dell'Ambiente. E tira le somme sulla salute del Mare Nostrum e dei suoi abitanti. Oltre alle correnti di rifiuti, i nemici principali dell'ecosistema marino sono i cambiamenti climatici, l'aumento del traffico nautico e la pesca illegale. Una buona notizia: gli avvistamenti dei cetacei sono aumentati, 160 quest'anno rispetto ai 96 del 2007, tra cui tre capodogli. Continua invece fino al 31 agosto Chi l'avvisto, il concorso in collaborazione con Repubblica.it, che premierà le foto e le riprese naturali più belle.

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Un fiume di plastica. Bottiglie, taniche, biberon, sacchetti, posate, tupperware, cotton fioc, spazzolini. C'è di tutto in quel gorgo di spazzatura, c'è il nostro stile di vita e l'incoscienza delle sue conseguenze. I 175 milioni di residenti lungo le fasce costiere, che raddoppiano d'estate, producono dai 30 ai 40 milioni di tonnellate di rifiuti solidi. Il 70% del materiale di scarto che finisce in mare è plastica, materiale che non viene smaltito nemmeno in mille anni. I residui che finiscono nei nostri mari provocano danni all'apparato dirigente e respiratorio, e in molti casi la morte di centinaia di animali. "Abbiamo osservato due grosse correnti di plastica. La più consistente si trova tra Cagliari e le isole Egadi in Sicilia, - racconta Paola Richard, portavoce della campagna - la seconda tra La Spezia e l'arcipelago Toscano". Il timore, dicono gli esperti, è che si formino depositi, come nel caso della Pacific Trash Vortex, l'isola di spazzatura nel cuore del Pacifico.

Troppe imbarcazioni. Privato e pubblico, il traffico nautico è in aumento ovunque e mette a repentaglio le specie mediterranee. L'equipaggio del Veliero ha notato un cambiamento nei comportamenti dei cetacei: si allontanano dalle zone costiere, dove ci sono più barche, e si spingono in mare aperto, dove le risorse sono più scarse. In alcune aree poi, il rischio di collisione con imbarcazioni è elevato. Le balenottere comuni riemergono dopo essersi inabissate a caccia di cibo sui fondali più profondi e non si accorgono del loro arrivo. L'impatto è spesso fatale. Secondo dati Onu, un animale su cinque, tra quelli spiaggiati, muore a seguito di uno scontro. Tre su 100 dei grandi mammiferi identificati dai biologi portavano segni provocati da incidenti nautici.

La minaccia del Global warming. La temperatura sempre più calda delle acque altera l'equilibrio dell'ecosistema e mette a rischio la sopravvivenza di molti animali, minacciati anche dalla comparsa di specie aliene. "Entrano dal Canale di Suez e da Gibilterra, la loro è un'invasione tutt'altro che pacifica - dice Marco Bonato, capospedizione - Abbiamo potuto osservare esemplari di triglia marocchina, più grande e competitiva rispetto alle quella nostrana, barracuda, pesce balestra e pappagallo". Il clima mette a rischio le tartarughe caretta caretta, la cui riproduttività dipende dalla temperatura.

Pesca illegale e spadare. Si calcola che siano oltre 130 in Italia le barche che fanno uso di reti killer. Una pratica che penalizza gli operatori che rispettano le normative. Nel 2007 sono stati sequestrati 700 Km di spadare grazie alla collaborazione tra le Capitanerie di Porto e la Guardia Costiera. I più a rischio sono cetacei, tartarughe marine e squali.

Aumentano gli avvistamenti. Finalmente una bella novità. Dal 26 giugno al 7 agosto 2008, l'equipaggio del Veliero ha osservato 160 delfini, rispetto ai 94 avvistati lo scorso anno. E' stata segnalata in particolare la presenza dei capodogli tra l'arcipelago Ponziano e il parco del Circeo, gruppi di stenelle, tursiopi, tartarughe marine e delfini comuni, esemplari rari, nonostante il nome. "L'insieme di questi dati evidenzia la presenza di delfini nel Mare Nostrum nonostante le forti minacce - commenta Stefano Di Marco, vice presidente nazionale CTS - Bisogna favorire la diffusione di attività ecocompatibili, ridurre le velocità e promuovere l'utilizzo di motori elettrici per le attività ricreative da diporto".

fonte: repubblica.it

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