mercoledì 26 agosto 2009

Approvato l'Arctic fishery management plan: stop (parziale) alla pesca in Artico

Dopo un lungo iter preliminare, il segretario al Commercio statunitense Gary Locke ha infine approvato (20 agosto) l'Artic fisheries management plan, che in sostanza proibisce ogni ulteriore espansione della pesca nelle acque artiche «finché i ricercatori avranno ottenuto informazioni sul pesce e sull'ambiente marino artico sufficienti a prevenire gli impatti avversi della pesca commerciale sull'ecosistema», come recita il comunicato della Noaa a riguardo.

Secondo Locke, «nel momento in cui la banchisa si riduce a causa del cambiamento climatico, aumentano gli interessi della pesca commerciale nelle acque artiche» e occorre quindi attuare un «piano per la pesca sostenibile che non danneggi la salute complessiva di questo fragile ecosistema».

Ed è un sacrosanto principio di precauzione a guidare la mano dell'amministrazione, principio che accompagna misure che sono da considerarsi necessarie, ma che sicuramente riceveranno critiche e ostruzionismi non di poco conto da parte di quei gruppi di potere economico e politico che già si fregavano le mani davanti alle prospettive offerte dai ghiacci in ritirata per la pesca nei mari artici. Sostiene infatti il segretario Locke che «questo piano attua un approccio precauzionale ad ogni sviluppo della pesca commerciale in un'area dove essa non è mai stata praticata in passato» a causa della copertura che la banchisa effettuava sul pelo dell'acqua.

Il provvedimento, che dovrà essere emendato e poi pubblicato sul Registro federale prima di entrare in vigore, ha l'obiettivo di «governare ogni futura attività di pesca commerciale, sia per quanto riguarda il pesce sia per gli invertebrati marini, nelle acque federali». Esso «non riguarda la pesca al salmone, ai pesci del gruppo dei cosiddetti "Whitefish" (comprendente il merluzzo) e agli invertebrati nelle acque dell'Alaska vicino alle coste artiche» e inoltre «non influisce sulla pesca di sussistenza e sulla caccia nell'Artico». Sono inoltre esclusi dalla regolamentazione il salmone del Pacifico e l'ippoglosso del Pacifico, la cui pesca commerciale è gestita da autorità dedicate.

Il Piano è stato messo in atto dopo che, fin dal 2006, il Consiglio per la gestione della pesca nel nord Pacifico (North Pacific fishery management council) ha attivato un percorso consultivo su vasta scala per interpellare le comunità del nord dell'Alaska e altri portatori di interesse sul modo migliore in cui attuare un piano per la pesca sostenibile nell'Artico. Ed è proprio su indicazione del Consiglio che il dipartimento del Commercio ha messo in atto l'iniziativa.

In futuro, nel momento in cui la fase di studio avrà termine e saranno probabilmente approvate restrizioni più leggere (la Noaa cita, tra le specie che «verosimilmente saranno tra gli obiettivi iniziali per la pesca», il merluzzo artico, il merluzzo zafferano e il granchio regina), il Consiglio agirà d'intento con la Noaa per «stabilire procedure predefinite prima di autorizzare la pesca», e avrà cura di «monitorare e aggiornare il piano periodicamente: questi aggiustamenti potranno includere i livelli annuali di cattura totale consentiti» e altre attività restrittive, da attuarsi anche a stagione in corso se si renderà necessario.

Il Piano prevede anche che, nel momento in cui «ogni nuova attività di pesca sarà approvata in futuro, ai pescatori sarà richiesto di mantenere registri che aiutino a determinare le catture, la produzione, i costi di produzione, i prezzi di vendita, e altre informazioni necessarie per la conservazione e la gestione». Ai pescatori inoltre «potrà essere richiesto di prendere a bordo osservatori certificati in modo da verificare la quantità e la composizione del pescato, tracciare gli scarti gettati a mare, e raccogliere informazioni biologiche sulle risorse marine».

Siamo quindi di fronte ad un nuovo step del percorso di evoluzione che, non solo grazie alla nuova amministrazione Obama ma anche a causa del forte incremento del patrimonio di conoscenza scientifica che negli ultimi anni ha avuto luogo soprattutto riguardo alla delicatezza dell'ecosistema artico, la politica statunitense (e quindi quella globale) sta compiendo in direzione della gestione dell'enorme capitale naturale rappresentato dalle acque solo ora liberatesi dai ghiacci: la mossa di Locke, inoltre, è attuabile con una certa agilità dal punto di vista politico, poiché va a regolamentare attività prevalentemente future e non influisce, se non marginalmente, su quelle già in atto. Anzi, grazie al Piano appena approvato, sia le comunità del distretto del "North Slope" dell'Alaska, sia i pescatori stessi, sono e saranno coinvolti attivamente in un percorso che salvaguardi sia l'ecosistema artico sia le (future) possibilità di usufruire delle sue ricchezze con modalità e intensità sostenibili.

fonte: greenreport.it

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