mercoledì 26 agosto 2009

La via energetica alla russa dell’Italia passa per la Libia di Gheddafi

Rispondendo ad una domanda del quotidiano on line ilsussidiario.net sui possibili ostacoli che potrebbe trovare il nucleare in Italia, il ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola dice senza esitazioni: «Non prevedo ostacoli particolari. Il percorso di rientro nel nucleare è razionale, sicuro e trasparente. E i cittadini l'hanno capito. La Legge Sviluppo ha fissato le norme generali. Adesso dobbiamo costituire l'Agenzia di Sicurezza nucleare, che stabilirà le tecnologie ammissibili e darà le autorizzazioni alle centrali, e dobbiamo fissare le caratteristiche che dovranno avere i territori che potranno ospitare le nuove centrali. A quel punto le imprese energetiche potranno chiedere le autorizzazioni. Il processo autorizzativo coinvolgerà gli enti territoriali e le popolazioni saranno pienamente informate di tutti i passaggi. Segnalo che già alcune Regioni e parecchi Comuni si sono dichiarati disponibili ad ospitare centrali nucleari. Nel frattempo abbiamo siglato un accordo di collaborazione tecnologica con la Francia e ne firmeremo presto uno con gli Stati Uniti».

Insomma, protocolli d'intesa a tutto campo, sull'esempio putiniano che Scajola e Berlusconi stanno estendendo a tutti i settori dell'energia, compreso gas, petrolio e carbone. Il modello russo è un po' obbligato e diventa quasi cinese quando il nostro governo ha a che fare con regimi dittatoriali come quello della Libia, che accolgono come un eroe un uomo condannato per aver fatto un attentato aereo che ha distrutto centinaia di vite. Per cose simili si sono scatenate guerre e rappresaglie che durano ancora. Ma la politica (e soprattutto l'economia affamata di energia) dimenticano presto.

Lo sa bene Gheddafi che, da reprobo inguardabile, è diventato amico fidato dell'Occidente. Lo sa così bene che non rinuncia a ricordare sfottente e irridente ai suoi nuovi amici che tutte queste concessioni, dal rilascio del terrorista di Lokerbie ai risarcimenti per i crimini di guerra italiani, sono il risultato degli affari con la dittatura libica, perché sa bene che quel che da noi vengono presentate come necessari accordi per non restare fuori dal mercato energetico, nella Grande Jamāhīriyya Araba di Libia Popolare e Socialista sono viste come un omaggio dell'Occidente all'eterno dittatore, come il riconoscimento della legittimità e dell'affidabilità di un regime che non si è fatto mancare nulla: dalla repressione dei dissidenti, all'assassinio degli oppositori fuggiti all'estero, dalle guerre e invasioni di altri Stati al finanziamento di movimenti guerriglieri e terroristici, fino alla repressione ed alla riduzione in schiavitù dei migranti e dei profughi politici, per proprio conto o per conto di dittature amiche o di democrazie impaurite come la nostra.

Gheddafi sa bene che le Frecce Tricolori italiane che solcheranno il cielo di Tripoli il 30 agosto per festeggiare il quarantesimo anniversario della rivoluzione (o meglio del colpo di Stato militare) del Colonnello Gheddafi, che pose fine al regno di Idris e scacciò i lavoratori italiani, saranno letti dai suoi sudditi come l'ultimo regalo, l'ultima concessione, l'ultima resa dell'Italia ad un regime inguardabile con il quale facciamo da sempre affari economici e sportivi e che ci ricatta con i migranti, in uno strano connubio con la Lega Nord che si affida agli arabi per fermare l'invasione dal mare dei "musi neri".

Le scie tricolori non saranno più un ricordo del colonialismo, ma l'ennesimo omaggio degli ex padroni sconfitti, cementeranno quel feeling con Gheddafi di cui si vanta Berlusconi e che Scajola assiste amorevolmente e che in realtà è un imbarazzante matrimonio di Stato con l'ancor più imbarazzante famiglia del dittatore libico. Una relation dangereuse alla quale nessun governo, di centro-destra o centro-sinistra, ha saputo e voluto sottrarsi ma che Berlusconi e Scajola cercano di presentare come una relazione di amore ed amicizia ancora più imbarazzante perché tutti sanno che è di necessità e ricatto e che, con la "pesante" politica nuclearista, petrolifera e carbonifera sempre più evidente, rischia di trasformarsi in un matrimonio di interesse con un padrone bizzoso e imprevedibile, che sta approfittando del suo nuovo ruolo per accaparrarsi pezzi di economia italiana ed europea.

Ma si sa, gli arabi e gli islamici che danno fastidio sono quelli che per eliminazione arrivano con i barconi scassati a Lampedusa, non certo quelli che sbarcano da jet privati o panfili da sogno per comprarsi a suon di petrodollari pezzi di Borsa, aziende e squadre di calcio.

Quest'altra invasione non disturba, non puzza, non ha la pelle arsa da migliaia di chilometri di deserto e di salsedine, è quella della classe dirigente autoritaria che campa e prospera sulla miseria di quelli che ci tiene lontani.

fonte: greenreport.it

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