NIENTE SCHIUMA - «Non è stata notata alcuna presenza di schiuma o liquido oleoso o odori particolari». È quanto scrivono nella relazione di sopralluogo i tecnici dell’Arpac i quali, il 25 agosto, hanno raggiunto la Grotta Azzurra da Massa Lubrense un’ora dopo che i battellieri avevano denunciato i malori che sarebbero stati provocati dalla schiuma in mare e dall’odore acre dello stesso.
I dati completi saranno disponibili oggi o domani. Intanto, però, le prime analisi escludono la presenza di sostanze chimiche tali da provocare schiume e malori e paiono smentire il racconto dei barcaioli. «Le notizie dell’inquinamento della Grotta Azzurra hanno una fondatezza tecnico-scientifica altamente improbabile», si sbilancia l’assessore all’Ambiente, Walter Ganapini. Tira in ballo la sindrome Tafazzi , il masochistico personaggio del trio Aldo, Giovanni e Giacomo. Riccardo Marone, il suo collega di giunta, allude a una non meglio precisata strategia per enfatizzare i problemi del mare campano, sulla base di interessi non chiari.
Sferra poi un attacco, pur senza mai citarlo esplicitamente, al contrammiraglio Domenico Picone, firmatario dell’ordinanza di chiusura della Grotta Azzurra: «Un atto irresponsabile. Assurdo che la grotta non sia stata chiusa perché c’è una emergenza, ma per verificare se ci sia». Lancia anche una stoccata al Governo: «Se il ministro per i Beni culturali, Sandro Bondi, dal quale dipende la Grotta Azzurra, non ha risorse per installare telecamere lì dentro, lo dica. La Regione Campania è pronta a utilizzarne di proprie». Replica in serata Picone: «L’ordinanza è stata dettata dal senso di responsabilità e sarà revocata un secondo dopo la diffusione dei dati dell’Arpac, se confermeranno che non vi è alcun pericolo per la salute pubblica». Contesta l’accusa di eccessiva fretta nel chiudere la grotta ai visitatori: «Come si fa a dire che c’è una emergenza se non la si accerta?».
Al netto delle polemiche, mentre la notizia è stata ripresa dai giornali di tutto il mondo, resta il giallo. Se le ulteriori analisi confermeranno che non c’erano il 25 agosto, al momento dei prelievi dell’Arpac, sostanze in acqua capaci di provocare quanto denunciato dai battellieri, e se gli stessi hanno detto il vero, quando hanno accusato malori e hanno denunciato la presenza di una schiuma biancastra, non si capisce bene cosa possa essere accaduto. Tra le ipotesi, lo sversamento illegale della pompa di sentina di qualche imbarcazione. Le sostanze inquinanti, in un ambiente semichiuso, potrebbero avere provocato qualche problema ai barcaioli, peraltro subito rimandati a casa dall’ospedale Capilupi. Sarebbero però state disperse dalle correnti prima che i tecnici dell’Arpac le rilevassero, solo un’ora più tardi. Chi ha buona memoria, intanto, ricorda che già tra il 1999 e il 2000 l’acqua della Grotta Azzurra fu insozzata più volte dai liquami che fuoriuscirono da una falla nella condotta fognaria. Un disastro che andò avanti fino ad aprile 2001, quando fu inaugurato il nuovo depuratore, nella baia di Occhiomarino. È iniziato intanto il procedimento contro i due dipendenti di una ditta di espurgo accusati di aver riversato in mare, a un passo dalla Grotta Azzurra, 5 mila litri di liquami prelevati dai pozzi neri di ville e alberghi.
IL FATTO - Ancora una giornata nera per la Grotta azzurra di Capri. Nello specchio d'acqua, icona del golfo di Napoli, si affaccia ora l'ombra della camorra. Azzurra un tempo. La grotta prima ha rischiato di diventare marrone (con lo sversamento di liquami), poi verde (sono state scoperte coltivazioni di marijuana nei dintorni) e ieri bianca come la schiuma sospetta che è penetrata nell'antro causando svenimenti e malori ad alcuni barcaioli. Infine il rosso dello stop: la Capitaneria ha emesso il divieto di accesso e di transito nello specchio d'acqua..
GOVERNO PARTE CIVILE - Il governo si costituirà parte civile nel processo contro chi ha inquinato Capri: lo annuncia il ministro Prestigiacomo nella stessa intervista al quotidiano napoletano, nella quale mette anche in guardia contro una situazione, sull’isola, «favorevole per le infiltrazioni della criminalità».
L'INVASIONE DI SCHIUMA - L'anfratto marino, considerato uno dei più belli al mondo, dopo i liquami e le coltivazioni di marijuana, nella mattinata di ieri era stata invasa da una striscia di schiuma bianca e maleodorante che aveva reso l'atmosfera irrespirabile. Si è così deciso di interrompere le visite e chiudere l'ingresso. Nel pomeriggio breve riapertura, poi il successivo divieto della Capitaneria. Un barcaiolo, a causa delle esalazioni della sospetta schiuma bianca, è svenuto. Alcuni suoi colleghi, per precauzione, si sono sottoposti a visite mediche presso l'ospedale di Capri.
L'ASSESSORE: QUI SINDROME «TAFAZZI» - Per l’assessore all’Ambiente della Regione Campania, Walter Ganapini, la vicenda del presunto inquinamento alla Grotta Azzurra, preceduta dall’allarme inquinamento sul litorale flegreo nel mese di luglio, che ha avuto pesanti conseguenze sulla industria della balneazione, è «la sindrome Tafazzi» che affligge la Campania. «C’è un danno grave provocato non da quanto è accaduto alla Grotta Azzurra, che non è luogo di pericolo sanitario nè ambientale, ma dal danno all’economia e all’immagine della regione». «In ambiente marino - ha proseguito Ganapini - affinchè si formino schiume è necessaria la presenza di agenti tensioattivi o di composti molto particolare che non sono presenti tendenzialmente nello spurgo dei pozzetti, oppure occorrerebbe la presenza di materiale organico che fermentando possa formare gas, ma i primi risultati degli esami dell’Arpac sembrano escludere tutto questo.
AL LAVORO I BIOLOGI - Il fenomeno è ancora al vaglio dei biologi, dei tecnici dell’azienda sanitaria e di una squadra di tecnici del dipartimento provinciale di Napoli dell’Arpac. Insieme con i tecnici dell’Asl, anche i carabinieri e i marinai della Capitaneria di Porto che hanno avviato un’inchiesta. Nei giorni scorsi, liquami fognari erano stati riscontrati nell’area della Grotta azzurra mentre successivamente un noto ristoratore era stato sorpreso a pochi metri dalla riva mentre era impegnato a frantumare e gettare bottiglie di vetro in mare.
I DUBBI DI LEGAMBIENTE - L'associazione ambientalista solleva intanto dubbi sulla situazione della grotta naturale, simbolo del'isola di Capri. È Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania, a commentare con sorpresa l'ultima scoperta, la scia bianca comparsa tra le acque cristalline: «È solo una fatalità, frutto di un destino cinico e baro o la colpa di un mix di anarchia, degrado ed illegalità come dimostrano i recenti episodi quest'estate? In attesa dei risultati delle analisi, sembra che una vera e propria maledizione sia caduta sull'isola di Capri».fonte: corriere.it
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