venerdì 28 agosto 2009

Capri, riapre la Grotta Azzurra L'annuncio dei sindaci, tornano i barcaioli

Alla fine riapre. La Grotta azzurra è di nuovo accessibile e i battellieri si stanno muovendo dal porto per raggiungerla. Lo dicono i sindaci di Capri e di Anacapri, Ciro Lembo e Franco Cerrotta, annunciando l’abrogazione dell’ordinanza della capitaneria di porto di Napoli che aveva vietato l’accesso al sito noto in tutto il mondo.

NIENTE SCHIUMA - «Non è stata notata alcu­na presenza di schiuma o liquido oleo­so o odori particolari». È quanto scri­vono nella relazione di sopralluogo i tecnici dell’Arpac i quali, il 25 agosto, hanno raggiunto la Grotta Azzurra da Massa Lubrense un’ora dopo che i bat­tellieri avevano denunciato i malori che sarebbero stati provocati dalla schiuma in mare e dall’odore acre del­lo stesso.

I dati completi saranno di­sponibili oggi o domani. Intanto, pe­rò, le prime analisi escludono la pre­senza di sostanze chimiche tali da pro­vocare schiume e malori e paiono smentire il racconto dei barcaioli. «Le notizie dell’inquinamento della Grotta Azzurra hanno una fondatezza tecnico-scientifica altamente impro­babile», si sbilancia l’assessore all’Am­biente, Walter Ganapini. Tira in ballo la sindrome Tafazzi , il masochistico personaggio del trio Aldo, Giovanni e Giacomo. Riccardo Marone, il suo col­lega di giunta, allude a una non me­glio precisata strategia per enfatizzare i problemi del mare campano, sulla ba­se di interessi non chiari.

Sferra poi un attacco, pur senza mai citarlo espli­citamente, al contrammiraglio Dome­nico Picone, firmatario dell’ordinanza di chiusura della Grotta Azzurra: «Un atto irresponsabile. Assurdo che la grotta non sia stata chiusa perché c’è una emergenza, ma per verificare se ci sia». Lancia anche una stoccata al Go­verno: «Se il ministro per i Beni cultu­rali, Sandro Bondi, dal quale dipende la Grotta Azzurra, non ha risorse per installare telecamere lì dentro, lo dica. La Regione Campania è pronta a utiliz­zarne di proprie». Replica in serata Pi­cone: «L’ordinanza è stata dettata dal senso di responsabilità e sarà revoca­ta un secondo dopo la diffusione dei dati dell’Arpac, se confermeranno che non vi è alcun pericolo per la salute pubblica». Contesta l’accusa di eccessi­va fretta nel chiudere la grotta ai visi­tatori: «Come si fa a dire che c’è una emergenza se non la si accerta?».

Al netto delle polemiche, mentre la notizia è stata ripresa dai giornali di tutto il mondo, resta il giallo. Se le ul­teriori analisi confermeranno che non c’erano il 25 agosto, al momento dei prelievi dell’Arpac, sostanze in acqua capaci di provocare quanto denuncia­to dai battellieri, e se gli stessi hanno detto il vero, quando hanno accusato malori e hanno denunciato la presen­za di una schiuma biancastra, non si capisce bene cosa possa essere accadu­to. Tra le ipotesi, lo sversamento ille­gale della pompa di sentina di qual­che imbarcazione. Le sostanze inqui­nanti, in un ambiente semichiuso, po­trebbero avere provocato qualche pro­blema ai barcaioli, peraltro subito ri­mandati a casa dall’ospedale Capilupi. Sarebbero però state disperse dalle correnti prima che i tecnici dell’Arpac le rilevassero, solo un’ora più tardi. Chi ha buona memoria, intanto, ricor­da che già tra il 1999 e il 2000 l’acqua della Grotta Azzurra fu insozzata più volte dai liquami che fuoriuscirono da una falla nella condotta fognaria. Un disastro che andò avanti fino ad apri­le 2001, quando fu inaugurato il nuo­vo depuratore, nella baia di Occhioma­rino. È iniziato intanto il procedimen­to contro i due dipendenti di una ditta di espurgo accusati di aver riversato in mare, a un passo dalla Grotta Azzur­ra, 5 mila litri di liquami prelevati dai pozzi neri di ville e alberghi.

IL FATTO - Ancora una giornata nera per la Grotta azzurra di Capri. Nello specchio d'acqua, icona del golfo di Napoli, si affaccia ora l'ombra della camorra. Azzurra un tempo. La grotta prima ha rischiato di diventare marrone (con lo sversamento di liquami), poi verde (sono state scoperte coltivazioni di marijuana nei dintorni) e ieri bianca come la schiuma sospetta che è penetrata nell'antro causando svenimenti e malori ad alcuni barcaioli. Infine il rosso dello stop: la Capitaneria ha emesso il divieto di accesso e di transito nello specchio d'acqua..

GOVERNO PARTE CIVILE - Il governo si costituirà parte civile nel processo contro chi ha inquinato Capri: lo annuncia il ministro Prestigiacomo nella stessa intervista al quotidiano napoletano, nella quale mette anche in guardia contro una situazione, sull’isola, «favorevole per le infiltrazioni della criminalità».

L'INVASIONE DI SCHIUMA - L'anfratto marino, considerato uno dei più belli al mondo, dopo i liquami e le coltivazioni di marijuana, nella mattinata di ieri era stata invasa da una striscia di schiuma bianca e maleodorante che aveva reso l'atmosfera irrespirabile. Si è così deciso di interrompere le visite e chiudere l'ingresso. Nel pomeriggio breve riapertura, poi il successivo divieto della Capitaneria. Un barcaiolo, a causa delle esalazioni della sospetta schiuma bianca, è svenuto. Alcuni suoi colleghi, per precauzione, si sono sottoposti a visite mediche presso l'ospedale di Capri.

L'ASSESSORE: QUI SINDROME «TAFAZZI» - Per l’assessore all’Ambiente della Regione Campania, Walter Ganapini, la vicenda del presunto inquinamento alla Grotta Azzurra, preceduta dall’allarme inquinamento sul litorale flegreo nel mese di luglio, che ha avuto pesanti conseguenze sulla industria della balneazione, è «la sindrome Tafazzi» che affligge la Campania. «C’è un danno grave provocato non da quanto è accaduto alla Grotta Azzurra, che non è luogo di pericolo sanitario nè ambientale, ma dal danno all’economia e all’immagine della regione». «In ambiente marino - ha proseguito Ganapini - affinchè si formino schiume è necessaria la presenza di agenti tensioattivi o di composti molto particolare che non sono presenti tendenzialmente nello spurgo dei pozzetti, oppure occorrerebbe la presenza di materiale organico che fermentando possa formare gas, ma i primi risultati degli esami dell’Arpac sembrano escludere tutto questo.

AL LAVORO I BIOLOGI - Il fenomeno è ancora al vaglio dei biologi, dei tecnici dell’azienda sanitaria e di una squadra di tecnici del dipartimento provinciale di Napoli dell’Arpac. Insieme con i tecnici dell’Asl, anche i carabinieri e i marinai della Capitaneria di Porto che hanno avviato un’inchiesta. Nei giorni scorsi, liquami fognari erano stati riscontrati nell’area della Grotta azzurra mentre successivamente un noto ristoratore era stato sorpreso a pochi metri dalla riva mentre era impegnato a frantumare e gettare bottiglie di vetro in mare.

I DUBBI DI LEGAMBIENTE - L'associazione ambientalista solleva intanto dubbi sulla situazione della grotta naturale, simbolo del'isola di Capri. È Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania, a commentare con sorpresa l'ultima scoperta, la scia bianca comparsa tra le acque cristalline: «È solo una fatalità, frutto di un destino cinico e baro o la colpa di un mix di anarchia, degrado ed illegalità come dimostrano i recenti episodi quest'estate? In attesa dei risultati delle analisi, sembra che una vera e propria maledizione sia caduta sull'isola di Capri».

fonte: corriere.it

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