giovedì 15 marzo 2007

Italia a rischio siccità

Nel 2070 soffriranno la carenza d'acqua tra 16 e 44 milioni di persone. Anticipazioni delle seconda parte del rapporto Ipcc / DOSSIER IPCC: la verità sul climaClima, fioriture in anticipo
L'Europa del Sud e quindi l'Italia avranno presto grande sete di acqua, con gravi ripercussioni non solo sull'agricoltura ma anche su altre risorse economiche come il turismo. È questo lo scenario prospettato a causa dei mutamenti climatici in atto, dalla seconda parte del rapporto redatto dagli esperti dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) che verrà reso noto il 6 aprile a Bruxelles, del quale l'agenzia di stampa Ansa ha visionato una bozza. L'allarme siccità, secondo quanto riferisce il riassunto destinato ai decisori politici all'interno del rapporto, riguarda proprio il Sud Europa, dove i cambiamenti climatici avranno impatti negativi tali da incrementare i rischi per la salute, a causa della maggiore frequenza di ondate di calore. Nella stessa area in futuro aumenteranno problemi legati alla riduzione della disponibilità d'acqua, ad esempio per il settore dell'energia idroelettrica, ma la carenza di risorsa idrica si farà sentire anche nella produzione agroalimentare, che subirà una diminuzione. A trarre vantaggio dai mutamenti climatici sarà invece il Nord Europa, che avrà meno periodi freddi ed un aumento della produttività agricola, un'espansione delle foreste e un aumento della quantità d'acqua disponibile. In Centro Europa, invece, a causa dello scioglimento di nevi e ghiacciai, il rischio sarà dato da maggiori inondazioni e piene dei fiumi. In particolare, secondo lo scenario dell'Ipcc, da una parte ci sarà il Nord Europa con stagioni più miti dall'altra il Sud Europa con un rialzo delle temperature, nel 2100, anche di 5 gradi. Una stima contenuta nella parte del sommario tecnico del rapporto, che prevede anche una riduzione delle piogge nella stessa regione dal 30 al 40 per cento, soprattutto nel periodo estivo. Un problema per agricoltura, turismo, ma anche per l' erosione costiera, a causa dell'innalzamento del mare. A livello generale, il rapporto Ipcc prevede per l'Europa, sempre per il 2100, nella migliore delle ipotesi un rialzo tra 1 e 4 gradi centigradi delle temperature, contro un aumento tra i 2,5 e i 5,5 gradi centigradi nello scenario peggiore. Una crescita della colonnina di mercurio che nel Nord Europa riguarderà soprattutto la stagione invernale, mentre nel Sud Europa si farà sentire di più in estate. A patirne le conseguenze sarà sicuramente la portata dei fiumi, che potrebbe diminuire del 50% in Europa centrale e dell'80% nel Sud Europa, specie nella bella stagione. Nel 2070, secondo il rapporto Ipcc, la popolazione a rischio, cioé che avrà problemi a causa della carenza d'acqua, sarà tra i 16 e i 44 milioni di persone. Nell'area del Mediterraneo nel 2070 si prospetta anche una diminuzione del potenziale idroelettrico, dal 20% al 50%. Non se la passeranno bene per quella data nemmeno i delicati ecosistemi naturali, che nella zona ad alta concentrazione di biodiversità del Mediterraneo registreranno una perdita sostanziale degli ecosistemi acquatici che quindi tenderanno a scomparire, mentre le comunità alpine potrebbero perdere fino al 60% delle loro specie. I ghiacciai alpini rischiano per il 2050 una diminuzione del loro volume fra il 30% e il 70% e anche la vegetazione con le nuove temperature subirà dei cambiamenti: la tundra si ridurrà a vantaggio delle foreste, che si espanderanno sempre più a Nord, verso la Siberia. Le colture più colpite saranno quelle più idrovore, per questo, suggerisce il rapporto, bisogna cominciare ad affrontare sin da ora l'emergenza. E proprio su eventi estremi dovuti al clima alcuni Paesi si sono già mobilitati: Portogallo, Spagna, Francia, Gran Bretagna, Italia e Ungheria hanno già allertato i sistemi di allarme ed emergenza per le ondate di calore. La conclusione del rapporto è quella di andare oltre, e proseguire nel lavoro con azioni di adattamento ai cambiamenti futuri del clima.

fonte: nuovaecologia.it

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