martedì 27 marzo 2007

Rompicapo Italia

Sembra un diluvio dopo la stagione secca. Nel giro di poche settimane si è messo in moto tutto. Basta fare la lista delle vicende in qualche modo aperte per capire in mezzo a che tempesta siamo: la privatizzazione di Alitalia; AutostradeAbertis; la telenovela di Capitalia, che è collegata da una parte alle vicende internazionali di AbnAmro e dall’altra a quelle nazionali di Mediobanca e Generali; EnelEndesa; FastwebSwisscom; Snam Rete Gas; TelecomOlimpiaPirelli; Unicredito, in bilico tra i richiami della super sirena francese Société Génerale e della sirenetta italiana Capitalia. Senza dimenticare vicende relativamente minori come l’ingresso del gruppo Ligresti in Impregilo, il riassetto di Aeroporti di Roma le trattative difficili tra Mittel e Hopa.Il motore del capitalismo italiano si è messo in moto e sale vertiginosamente di giri come se ci fosse una gran fretta dettata da una pressione misteriosa.Alcune delle vicende indicate sono in stallo, e tra queste certamente AutostradeAbertis, in attesa di una cristallizzazione delle ancora discusse regole concessorie, ma anche per un certo raffreddamento degli azionisti di Autostrade nei confronti degli spagnoli. In stallo è l’ipotesi di fusione tra Mittel e Hopa dopo settimane di trattative che non hanno trovato uno sbocco, e lo è anche l’eventuale separazione proprietaria tra Eni e Snam Rete Gas, sulla quale non si è ancora formata una posizione politica omogenea. Restano però questioni aperte, sono dossier poggiati sul tavolo in attesa che si creino le condizioni opportune per riaprirli o per riporli definitivamente nell’archivio delle ipotesi tramontate.Quello che è certo però, e che questo puzzle disordinato di movimenti segnala, è che siamo nel bel mezzo di una ennesima fase di passaggio che tipicamente esplode quando in alcune, troppe situazioni, il livello di sofferenza diventa tanto alto da apparire non più sostenibile. Per certi versi è normale che questo accada, quello che caratterizza la situazione italiana
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è da una parte il nostro vizio di trascinare le situazioni di sofferenza fino al punto di renderle appunto insostenibili e, dall’altra, la fitta rete di intrecci che fa sì che ogni movimento finisce per determinare effetti a catena. E’ il caso di Alitalia, in attesa di un futuro sempre più difficile ormai da lustri, di Telecom, che ancora non trova pace dal momento della privatizzazione, di Capitalia, Mediobanca e Generali, legati in una catena fragile che condiziona i destini di ciascuno e che ci ha portato al paradosso di avere un bello schieramento di francesi che si fa paladino e garante dell’italianità e dell’indipendenza di tre pezzi da novanta della finanza nazionale. Un filo conduttore unitario in questo improvviso dinamismo forse non c’è. Ci sono spezzoni e ci sono vecchi e nuovi atteggiamenti che si confrontano. C’entra il governo, che ha una sua idea, forse non del tutto unitaria ma comunque influente, che vuole che l’impresa italiana sia forte e che abbia un ruolo in Europa. L’ingresso di Enel nel capitale di Endesa e l’ipotesi di opa da lanciare insieme alla spagnola Acciona sul primo gruppo elettrico iberico va in quella direzione. Se Enel avrà successo la sua diversificazione internazionale avrà fatto un importantissimo passo avanti, lasciando probabilmente spazio anche per qualche acquisto in Russia. Poi le resterà da dimostrare di avere una struttura manageriale adeguata per ottimizzare e gestire il tutto, ma questo sarà possibile valutarlo solo a cose fatte. Il primo passo è fare il balzo, superare il limite dei confini nazionali e acquisire una dimensione europea.Ancora di più il segno del governo c’è nella scelta di privatizzare Alitalia, nella speranza che non si sia fuori tempo massimo, che il livello sostenibile di sofferenza non sia stato superato. Lo scopriremo entro fine maggio, quando sapremo se le manifestazioni di interesse si saranno trasformate in piani industriali credibili e in offerte vincolanti accettabili. Perché se i piani industriali e le offerte vincolanti non arriveranno allora lo stesso valore degli asset di Alitalia, in mancanza di un futuro prevedibile, potrebbero perdere buona parte del loro valore e mettere in forse la vita stessa dell’azienda. Le vicende chiave del momento tuttavia sono le altre due, Telecom da una parte e CapitaliaMediobancaGenerali dall’altra. Tutte e due confuse e tutte e due complicate dall’intreccio di meccanismi

fonte: repubblica.it

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