mercoledì 14 marzo 2007

Le Rinnovabili in Europa

La decisione europea di adottare per il 2020 l’obiettivo vincolante del 20% di riduzione delle emissioni climalteranti rispetto al 1990 è la notizia principale del vertice su energia e clima di Bruxelles. La scelta unilaterale di abbattere le emissioni era del resto già stata adottata dall’Unione 10 anni fa, mossa che risultò decisiva per arrivare alla firma del Protocollo di Kyoto. La novità della del Consiglio dei capi di Governo e di Stato della UE27 riguarda, invece, l’adozione di obiettivi vincolanti per le fonti rinnovabili (20% al 2020, contro l’attuale 7% dei consumi di energia primaria), che segue l’analoga proposta della Commissione sulla riduzione obbligatoria dei consumi delle automobili. Per questi settori si adottò alla fine degli anni ‘90 un atteggiamento “soft” con obiettivi solo indicativi. Il risultato, sotto gli occhi di tutti, ha avuto esiti piuttosto deludenti in entrambi i comparti.Da qui la volontà politica della Merkel (che a Kyoto guidava la delegazione tedesca come Ministro dell’Ambiente) di forzare le scelte dei Paesi riluttanti. La logica è chiarissima: l’azione di rompighiaccio europea sarà fondamentale per mettere attorno a un tavolo per il dopo-Kyoto anche Usa, Cina e India. In secondo luogo, una politica di punta consentirà all’Europa di acquisire una leadership tecnologica. L’esperienza tedesca e spagnola è, da questo punto di vista, significativa sulle possibilità di creare in pochi anni una solida industria verde (oltre 300 mila addetti nei due Paesi). L’introduzione di obiettivi vincolanti per tutti i Paesi europei potrà estendere all’insieme della UE i vantaggi della nascente rivoluzione energetica.E veniamo all’Italia. Finalmente il nostro Paese non si segnala per una posizione di retroguardia, come troppe volte è successo in passato, e appoggia pienamente la Germania. Questa posizione si deve tradurre in un forte rilancio delle rinnovabili attraverso la revisione del sistema di incentivazioni e l’accelerazione dei processi autorizzativi. E’ inoltre indispensabile una responsabilizzazione delle Regioni, pena l’assoluta impossibilità di raggiungere obiettivi ambiziosi.Un’ultima riflessione riguarda le tecnologie da utilizzare, alla luce anche di alcune fuorvianti dichiarazioni, come quelle di Rubbia. Nel medio periodo il contributo più significativo verrà dall’eolico e dalle biomasse. In particolare, dagli attuali 2.100 MW si potrà passare a 8-10.000 MW se si affronteranno in maniera adeguata gli aspetti localizzativi e se non prevarranno le posizioni ostruzioniste che si sono estese anche all’eolico off-shore, come in Sicilia e Molise. E’ però vero che sul lungo periodo solo il solare fotovoltaico e termodinamico, abbinato alla produzione di idrogeno, rappresenterà l’alternativa ai combustibili fossili. Questa è la ragione per cui, malgrado i costi elevati, è importante avviare con decisione queste filiere, sia sul lato della domanda - si veda il nuovo conto energia - che dal lato dell’offerta delle tecnologie.

fonte: corriere.it

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