giovedì 22 marzo 2007

L'agonia di 10 grandi fiumi

Dal Gange al Danubio, i fiumi più grandi del mondo si stanno asciugando inesorabilmente. Con conseguenze disastrose. Lo annuncia un rapporto presentato oggi dal Wwf internazionale a Gland, in Svizzera, a pochi giorni dalla giornata mondiale dell'acqua, in calendario il 22 marzo. Pianificazioni sbagliate e protezioni inadeguate non ci consentono di essere sicuri che in futuro l'acqua continuerà a scorrere - ammonisce l'organizzazione ambientalista - mettendo così in pericolo l'approvvigionamento idrico di innumerevoli specie. Da qui l'esortazione indirizzata ai governi di tutto il mondo a intervenie subito, prima che l'acqua dolce diventi davvero troppo poca. Il Wwf ha monitorato dieci fra i più grandi corsi d'acqua della Terra. E tutti e dieci si sono rivelati in forte pericolo. Principali imputati del disastro sono l'inquinamento, il cambiamento climatico, le dighe e lo sfruttamento irresponsabile della pesca. Ma avrebbero contribuito a compromettere la salute dei corsi d'acqua anche la navigazione (è il caso del Danubio), l'accessivo prelievo di acqua potabile, la diffusione di specie invasive, e lo sfruttamento intensivo per agricoltura e industria. Lo stato di agonia è stato accertato per Yangtze, meglio conosciuto come Fiume Azzurro, Mekong, Salween, Gange e Indo (in Asia), Danubio (in Europa) Rio de la Plata, Rio Grande o Rio Bravo (nelle Americhe), Murray-Darling (in Australia) ed il Nilo-Lago Vittoria (in Africa). Ma non è escluso che anche altri corsi d'acqua si trovino nella stessa emergenza. "Negli ultimi 50 anni - si legge nel rapporto - gli ecosistemi (compresi quelli idrici) hanno subito alterazioni più profonde che in qualunque altro periodo storico: rapida crescita demografica, sviluppo economico e industriale hanno causato trasformazioni dell'ecosistema acqua che non ha precedenti e che in qualche caso mostra segni di irreversibilità". La posta in gioco è dunque già altissima: la stessa sopravvivenza dei bacini monitorati e delle popolazioni che da essi traggono sostentamento.

"Serve ricordare che il 41% della popolazione mondiale vive in bacini fluviali sottoposti a profondo stress idrico - elenca il Wwf - e più del 20% delle 10 mila specie d'acqua dolce si sono estinte o sono gravemente minacciate come conseguenza di alterazioni e perdita di habitat, eccessiva captazione delle acque, inquinamento, aumento di specie invasive e sfruttamento non sostenibile delle risorse ittiche". Indo e Nilo subiscono più di altri l'impatto dei cambiamenti climatici. "Il primo è per più del 30% in condizioni di siccità per la scomparsa dei ghiacciai da cui dipende - segnalano gli ambientalisti - e il secondo subisce in modo drammatico l'innalzamento della temperatura globale, al punto che il fiume più lungo del mondo ha cessato di riversare nel Mediterraneo acque dolci, provocando un'alterazione nei livelli di salinità in corrispondenza del delta". Dallo stato di salute di questi due fiumi simbolo dipende una popolazione di oltre 500 milioni di persone. Invece Yangtze e Mekong in Cina e nel sud-est asiatico "Sono principalmente minacciati da inquinamento e sfruttamento eccessivo della pesca". Il primo "Rappresenta il 40% del Pil cinese ma negli ultimi 50 anni i suoi livelli di inquinamento sono cresciuti del 73%". Il Mekong invece è tra i bacini più pescosi, "Con un valore commerciale dei prodotti ittici pari a più di 1,7 miliardi di dollari - dice il Wwf - ma la pesca eccessiva e le pratiche illegali rischiano di privare 55 milioni di abitanti della loro principale fonte di sostentamento". Per quanto riguarda il Danubio, le dighe lungo il suo corso hanno già distrutto l'80% delle terre umide del suo bacino. Mentre l'Indo manifesta una consistente scarsità nella portata dovuta al prelievo eccessivo di acqua destinata ad irrigare le coltivazioni agricole. "La situazione dei fiumi che è stata illustrata dal rapporto - ha sottolineato Jamie Pittock, direttore del programma di acqua dolce del Wwf - ha messo in evidenza lo scenario di crisi dell'acqua dolce che già molte organizzazioni paventano da anni. Vogliamo che i responsabili politici affrontino il problema subito e non quando sarà troppo tardi". "La parola d'ordine, non ci stancheremo mai di ripeterlo, - ha dichiarato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf, non può che essere 'gestione integrata dei bacini fluviali', cioè una visione unitaria degli interi bacini idrici capace di rendere, come obiettivo fondamentale della loro gestione, il buono stato ecologico di salute degli stessi". E' indispensabile, dunque, "una forte cooperazione internazionale, buona volontà e lungimiranza per ottenere questi risultati", conclude Bologna.

fonte: repubblica.it

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