martedì 15 gennaio 2008

I sindacati respingono l'ultima offerta

Salta la trattativa sul rinnovo del contratto dei metalmeccanici. La proposta «finale» (ma non «ultimativa») di Federmeccanica, che prevedeva un aumento di 120 euro lordi al mese per due anni, è stata respinta dai sindacati. I sindacati hanno chiesto l'intervento del governo: «Per noi la trattativa è finita. Sul testo presentato dalle imprese non è possibile alcun accordo. Intervenga Prodi», hanno dichiarato Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm (che in un primo tempo aveva proposto a Fim e Fiom di «continuare il negoziato») che stanno anzi valutando di indire nuovi scioperi, dopo le astensioni spontanee dal lavoro che hanno contraddistinto sin dal mattino l'ultima giornata di trattative. «A questo punto, auspichiamo che il ministero e la presidenza del Consiglio si attivino per tentare di riaprire gli spazi negoziali. Se la proposta è ultimativa non c'è altra possibilità», ha spiegato per tutti il leader della Fiom, Gianni Rinaldini. «Chiederemo al governo che ci convochi già nella giornata di martedì», ha detto il segretario generale della Fim, Giorgio Caprioli.

IL GOVERNO CONVOCA LE PARTI - Il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, ha convocato per martedì mattina alle 9.30 Fim, Fiom e Uilm «per un incontro con Federmeccanica al fine di valutare lo stato del confronto» sul rinnovo del contratto dei metalmeccanici. L'appuntamento è al ministero del Lavoro.

OFFERTA FINALE - Nel pomeriggio era arrivata l'offerta «finale» delle imprese per il rinnovo del contratto. Federmeccanica aveva proposto 120 euro al mese in due anni a partire dal 1 gennaio 2008, come aveva annunciato il presidente dell'organizzazione, Massimo Calearo: «Offriamo 120 euro di aumento salariale in due anni superando così lo scoglio dei 100 euro proposti nei giorni scorsi». La proposta prevede una "una tantum" di 250 euro per i mesi passati e 230 euro annui come elemento perequativo.

ELARGIZIONE UNILATERALE - L'offerta, ha detto Calearo, è una «proposta finale, anche se non ultimativa, su cui ci sono pochissimi margini di trattativa. Abbiamo discusso moltissimo - ha aggiunto l'industriale - e non siamo disposti ad andare a oltranza». L'organizzazione non esclude addirittura, in caso di dissenso da parte dei sindacati, di ricorrere «a una elargizione unilaterale», com ha detto lo stesso Calearo: «Deciderà il consiglio direttivo. Io sono favorevole».

«NON CI SIAMO» - Sin da subito, però, i sindacati non sembravano convinti: «Non ci siamo. Questa è una proposta totalmente distante da un'ipotesi di accordo», ha detto il leader della Fiom, Gianni Rinaldini. Quella di Federmeccanica è «un'offerta difficile da accettare» e il negoziato resta «in salita», conferma il segretario generale della Fim, Giorgio Caprioli. «Come proposta conclusiva è un passo indietro difficile da accettare.

I NODI DELLA TRATTATIVA - I sindacati considerano la proposta di Federmeccanica «piena di trucchi». Per le sigle sindacali l'aumento di 120 euro al mese va spalmato non su 24 ma su 30 mesi, considerando anche i sei mesi dalla scadenza del contratto (il 30 giugno del 2007) fino al 31 dicembre scorso (periodo per il quale è prevista una "una tantum"). Considerando questo periodo, «l'offerta - sostengono i sindacati - non è cambiata nella sostanza». Anzi, si scenderebbe a 96 euro al mese di aumento. In più c'è l'aspetto della riforma dell'inquadramento degli operai, il taglio delle ferie per i neoassunti e per gli operai in forza e una «pesante richiesta sulla flessibilitá: 48 ore di straordinario senza neppure il confronto con le Rsu e l'utilizzo di due permessi annui».

CLIMA DI TENSIONE - Il clima tra imprese e sindacati, da mesi alla ricerca di un'intesa per il rinnovo del contratto delle tute blu, non era affatto sereno. Nei giorni scorsi si è continuato a trattare nella speranza di chiudere l'accordo entro la scadenza, fissata a martedì. La distanza tra le due posizioni peraltro non era immensa: sotto il profilo economico si trattava di 17 euro, con i sindacati che chiedono un aumento in busta paga di 117 euro al mese. Gli scogli maggiori erano però legati a orari di lavoro, sabati lavorativi, regime degli straordinari e ferie per i neoassunti. Le controproposte presentate da Fim, Fiom e Uilm alle imprese erano state però giudicate un «arretramento» sul mercato del lavoro dal direttore generale di Federmeccanica, Roberto Santarelli. E subito erano state segnalate astensioni spontanee dal lavoro in tutta Italia.

NUOVI SCIOPERI - Nella mattinata era partita «un'ondata di scioperi spontanei» a sostegno della trattativa, come ha dichiarato uno sei segretari nazionali della Fiom, Giorgio Cremaschi, aggiungendo che le proteste «sono state proclamate autonomamente dalle Rsu» e stanno coinvolgendo Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Sicilia, Abruzzo, Marche e Toscana. Un'ora e mezza di sciopero, per esempio, è stata indetta nella mattinata dai lavoratori siciliani: la produzione si è fermata anche alla Fiat di Termini Imerese, alla Fincantieri di Palermo e al Petrolchimico di Siracusa. I lavoratori di una trentina di aziende metalmeccaniche del Piemonte, invece, hanno attuato scioperi «contro l'immobilismo di Federmeccanica», dice la Fiom, che paralizza la trattativa per il rinnovo. «Le divisioni del fronte padronale e i continui rilanci - commenta Giorgio Airaudo, segretario provinciale della Fiom - stanno immobilizzando il negoziato dei metalmeccanici. I lavoratori non devono pagare il costo di queste divisioni».

«GOVERNO NON SIA NEUTRALE» - Il mondo politico, intanto, non resta a guardare: il segretario di Prc Franco Giordano è convinto che «il governo non può essere neutrale, ma deve svolgere un ruolo attivo». E ha annunciato «una grande assemblea operaia a Torino che metta sotto i riflettori la condizione operaia che oggi è insostenibile».

AMATO NON PAGHI SEMPRE CIPPUTI - «Sono solidale con il mondo del lavoro metalmeccanico. Gira, gira, il problema della produttività lo paga sempre Cipputi (l'operaio nato dalla penna di Altan, ndr)». A parlare così è il ministro dell'Interno, Giuliano Amato. «Non voglio incoraggiare Cipputi a ignorare il problema della produttività, ma finisce che - ha proseguito Amato - è lui che paga le infrastrutture che non ci sono, le discariche che mancano, i processi che durano 10 anni. Tutti costi che alla fine gravano sui costi delle imprese che poi dice a Cipputi: pagali tu».


UE: OCCHIO ALLA PRODUTTIVITA' - Nel frattempo, arriva anche la presa di posizione dell'Ue sulla tornata di rinnovi contrattuali che interesseranno l'Europa nei prossimi mesi: gli aumenti salariali devono tenere conto dell’andamento della produttività e della competitività, altrimenti rischiano di creare «una spirale inflazionistica che non gioverebbe a nessuno», è l’avvertimento lanciato da Bruxelles da Amelia Torres, portavoce del commissario Ue agli Affari economici e monetari, Joaquin Almunia

fonte: corriere.it

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