martedì 22 gennaio 2008

Ue, scontro su limiti emissioni

Dopo intensi negoziati con i governi nazionali e le grandi lobby industriali, Bruxelles presenta domani le misure contro i cambiamenti climatici. Ma per il commissario Ue all'industria Gunter Verheugen, potrebbero trasformarsi in un boomerang per l'economia europea
Le industrie dell'acciaio, dell'alluminio e del cemento, grandi divoratrici di energia, potranno contare su un regime fiscale più favorevole per combattere le emissioni di C02 mentre gli Stati membri saranno autorizzati a concedere aiuti pubblici per sostenere l'aumento dei consumi energetici da fonti rinnovabili. Con questi strumenti - inseriti nel pacchetto di misure contro il cambiamento climatico dopo settimane di intensi negoziati con i governi nazionali e le grandi lobby industriali - la Commissione Ue si propone di far tacere le proteste delle imprese che hanno trovato un "cavallo di Troia" su cui fare leva.

Il commissario Ue all'Industria Gunter Verheugen, con un'intervista al quotidiano tedesco Die Welt, ha lanciato un duro attacco al pacchetto che sarà presentato domani, affermando che la lotta al cambiamento climatico potrebbe trasformarsi in un boomerang per l'economia europea. Per Verheugen, le proposte dell'esecutivo per ridurre del 20% i gas ad effetto serra ed aumentare del 20% l'uso delle energie rinnovabili (di cui il 10% con biocarburanti nei trasporti) entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990, «aumenteranno il prezzo dell'elettricità per le famiglie e le imprese».

Se l'Europa vuole «imporre nuovi oneri sui consumatori e le imprese, allora dobbiamo fare in modo che i posti di lavoro in Europa non vengano messi a rischio», aggiunge il commissario che contesta anche l'idea «di forzare i grandi gruppi consumatori di energia a comprare, a prezzi molto cari, i diritti di emissione di gas a effetto serra». A Verheugen ha risposto il portavoce del presidente José Manuel Durao Barroso, Johannes Laitenberger, sostenendo che la lotta al cambiamento climatico non è in contraddizione con la necessità di salvaguardare l'industria europea, al contrario può essere un volano per aumentarne la competitività e l'innovazione.

«Il problema specifico delle grandi industrie che divorano energia è una delle sfide che si trova al centro del piano che sarà presentato domani e si sta lavorando per una soluzione equilibrata», ha detto Laitenberger. Tra le molte misure incluse nel mega-pacchetto, Bruxelles affida un ruolo importante al mercato, estendendo a nuovi settori (trasporti e edifici) il sistema di scambio di emissioni (Ets) che permette di comprare e vendere diritti ad inquinare. Il sistema sarà gestito dagli Stati membri sulla base di un unico tetto europeo (saranno aboliti i piani nazionali) e con quote che dal primo gennaio 2013 diventeranno a pagamento: 39 euro per ciascuna tonnellata di C02 - riferiscono fonti autorevoli - per un valore totale di 50 miliardi di euro per l'intera Ue.

Sul fronte delle energie rinnovabili, saranno consentiti "certificati virtuali", che consentono acquisti e vendite da uno Stato all'altro, ma la base sarà volontaria, non vincolante. I grandi gruppi industriali temono che tutto questo possa tradursi in una perdita secca di competitività rispetto ai concorrenti Usa o cinesi che non hanno vincoli ambientali. Bruxelles, che spera di convincere anche gli altri paesi a seguire l'esempio europeo, ha previsto per i settori più esposti alla concorrenza una progressività dei diritti a pagamento, cominciando con l'acquisto di un quinto delle quote e un aumento annuo del 10% fino al 100% entro il 2020.

Una novità viene introdotta dalla direttiva sugli aiuti di Stato al settore ambientale che fa parte dei cinque capitoli del pacchetto: saranno considerati "giustificati" quelli stanziati per sviluppare le energie pulite. Gli aiuti dovranno servire per sostenere investimenti e compensare il gap tra costi di produzione e prezzi di mercato. La normativa contempla anche la possibilità di concedere deroghe fiscali fino a 10 anni. Non viene invece accolta l'ipotesi lanciata dal presidente francese Nicolas Sarkozy di imporre una tassa C02 ai prodotti industriali importati dai paesi che non hanno obblighi di riduzione dei gas.

«Le questioni climatiche dovrebbero essere regolate dalla liberalizzazione piuttosto che da misure protezioniste del mercato», ha detto il commissario Ue al commercio estero Peter Mandelson al termine di un incontro con la rappresentante del commercio Usa Susan Schwab, che da parte sua ha ammonito a non «usare il clima come una scusa per imporre barriere protezioniste ai mercati».

fonte: lanuovaecologia.it

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