Secondo la magistratura tarantina, quel Coke non poteva essere messo in commercio in quanto il suo contenuto di zolfo è risultato superiore al 6%.
La norma non vale per Gela perchè una apposita legge, varata nel 2003 per impedire la chiusura dello stabilimento dell'Eni (sequestrato allora dalla locale procura) autorizzò in loco l'utilizzo come combustibile del Coke prodotto, anche se ad alto tenore di zolfo (Atz) in virtù dell'esistenza di appositi sistemi di abbattimento dell'SO2, polveri ed ossidi di azoto (l'impianto Snox).
I carabinieri, oggi, stavano per sequestrare anche l'impianto Cocking che produce il combustibile e il piccolo deposito intermedio del Coke che alimenta la centrale termoelettrica di stabilimento. Ma quando dalla direzione aziendale è giunta una nota con la quale si comunicava che il provvedimento avrebbe portato alla fermata di tutti gli impianti del petrolchimico di Gela, compreso il dissalatore che fornisce acqua potabile ai comuni della fascia centro meridionale della Sicilia, l'autorità giudiziaria ha limitato i sigilli al solo parco carbone dell'isola 29.
La Raffineria di Gela, non disponendo, al momento, di altre aree di stoccaggio, da qui in avanti potrà produrre tanto coke quanto ne brucia in centrale per generare energia elettrica. Il carico degli impianti di raffinazione è stato perciò diminuito fino a nuove disposizioni.
fonte: lasicilia.it



Nessun commento:
Posta un commento