martedì 8 gennaio 2008

Il j'accuse di Grasso: le ecomafie hanno trovato l'America. E in Campania...

L’immondizia? Affare redditizio e a basso rischio, che mette d’accordo le ecomafie e le imprese disoneste desiderose di abbattere i costi legati allo smaltimento dei rifiuti: e la Campania è in testa nella classifica delle regioni con infrazioni e sequestri. Parola del Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso. Che, dati alla mano, nella 9° seduta della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse tenutasi a Roma il 13 marzo 2007 (e che Affari pubblica in edizione integrale) ha puntualizzato: “Il fenomeno delle ecomafie rappresenta il modo in cui, pur nella continuità degli obiettivi tradizionali e del controllo del territorio, le strategie della criminalità organizzata si sono adeguate alle nuove frontiere delle più moderne attività imprenditoriali”. Un salto di qualità, insomma, che per Grasso è segnalato da un dato importante: “Già da qualche tempo – dice – la presenza delle organizzazioni criminali non si manifesta più attraverso il compimento di delitti di sangue”, ma attraverso quelli “silenziosi e invisibili della penetrazione nell’economia e nel mercato”.

LA NUOVA FRONTIERA: CEMENTO E IMMONDIZIA- Il procuratore Grasso è chiaro: Cosa nostra e le altre mafie “si inseriscono in qualsiasi traffico, lecito o illecito, purché sia redditizio”. E nel caso dei rifiuti c’è un grosso vantaggio: si corrono “pochi o scarsi rischi di pagare le proprie responsabilità”. Il magistrato fa un esempio con due filoni molto convenienti: i cicli de cemento e dei rifiuti, che “costituiscono il campo d’azione privilegiato delle cosiddette ecomafie”.

CAMPANIA IN TESTA- già, e in Campania? “Risulta essere la prima regione in Italia in relazione alle infrazioni accertate e ai sequestri operati – dice Grasso”. E dà un dato: “il numero delle inchieste aperte in base all’art. 53-bis del decreto Ronchi: su 42 inchieste ben 14 riguardano la Campania e sono dirette dalle procure dui Napoli, Nola e Santa Maria Capua Vetere”.

n particolare, “la provincia di Caserta risulta essere il territorio su cui più si è concentrato l’interesse della camorra in questo settore”.

LA NASCITA DI UN BUSINESS COI BUCHI- Tutto nasce da un buco. O meglio, dai buchi. Spiega Grasso: “L’iniziale coinvolgimento di gruppi di criminalità organizzata di tipo mafioso, che avevano a disposizione nel territorio locale cave, terreni, nonché manodopera a bassissimo costo, ha favorito il rapido decollo di un vero e proprio mercato illegale”. Mercato che gode di “contiguità”, se possiamo utilizzare le parole di Giovanni Falcone: secondo il procuratore, infatti, “Il mondo dei rifiuti, accanto agli esponenti delle famiglie mafiose, si è andato popolando di soggetti che, nella gran parte dei casi, non ha un precedente criminale, ma si collega con i criminali”.
Di chi si tratta? Di “imprese legali, rispettabili uomini di affari, funzionari pubblici, operatori del settore dei rifiuti, mediatori, faccendieri, tecnici di laboratorio a cui sono demandate le analisi e imprenditori nel settore dei trasporti”. Quasi tutta la filiera, insomma, che porta dal rifiuto alla discarica sembra suggerire Grasso. In cui lo smaltimento illegale sembra essere “un preciso orientamento di alcuni settori del mondo produttivo, sia locale che nazionale, desiderosi di ridurre i costi attraverso una violazione delle regole del gioco e, di conseguenza, di aumentare i propri profitti”.

I VELENI? DIRETTAMENTE NEI FIUMI- E vediamo come avviene lo smaltimento illegale dei rifiuti pericolosi. Le parole del procuratore sono agghiaccianti: “In molti casi i rifiuti vengono abbandonati in zone poco frequentate o nascoste, scaricati in mare o in corsi d’acqua, utilizzati come fertilizzanti o mischiati ai rifiuti urbani e, di conseguenza, trattati come rifiuti normali”. Che cosa succede? Nascono, com’è logico, “rischi enormi per l’ambiente, ma anche per quelle persone che, del tutto inconsapevolmente, si trovano a vivere in aree altamente inquinate – o comunque in prossimità delle stesse – e quindi fortemene nocive per la salute”.

Per non parlare di molte imprese movimento terra che, “fiutato il grande affare emergenza rifiuti, si trovano tra quelle iscritte all’albo dei trasportatori di rifiuti”. Con una precisazione: “Queste imprese trattano i rifiuti come il prodotto che lavoravano in precedenza, cioè la terra, senza alcun timore delle gravi conseguenze per l’ambiente e il territorio”.

fonte: libero.it

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