IL BUCO dell'ozono si sta lentamente chiudendo. La notizia potrebbe essere il migliore esempio di come l'uomo, impegnandosi nei riguardi dell'ambiente, possa arrivare a soluzioni importanti per il nostro pianeta. Quando, negli anni Settanta, infatti, si capì che sopra l'Antartide lo strato di ozono che ci protegge dai raggi ultravioletti si stava riducendo in intensità e dimensioni, gli ambientalisti fecero una forte pressione sui governi di tutto il mondo i quali decisero, con il Protocollo di Montreal del 1987, di mettere fuori uso i CFC (Clorofluorocarburi) che utilizzati in più applicazioni tecnologiche distruggevano la molecola di 3 atomi di ossigeno che forma l'ozono. Purtroppo però, l'iniziativa sta avendo un risvolto inaspettato che è stato messo in luce da un nuovo rapporto scientifico pubblicato sull'autorevole rivista Geophysycal Research Letters: la chiusura del buco contribuisce al riscaldamento globale del pianeta.
Il buco nell'ozono, infatti, portava con sé la formazioni di nubi molto luminose che schermavano l'Antartide dai raggi solari limitando le ricadute del riscaldamento prodotto dai gas serra prodotti dall'uomo. "La chiusura del buco sta rallentando fortemente la formazione delle nubi protettrici e ciò accelera il riscaldamento di alcune aree dell'emisfero meridionale, Antartide compreso", ha spiegato Ken Carslae, scienziato di scienze atmosferiche all'Università di Leeds e co-autore della ricerca appena pubblicata.
Lo studio si basa sui dati raccolti tra il 1980 e il 2005 dall'European Center for Medium-Range Weather Forecasts i quali dimostrano che il buco nell'ozono generava venti ad elevata velocità che portavano sali del mare nell'alta atmosfera a formare nubi ricche in umidità le quali riflettevano una gran parte dei raggi solari difendendo l'atmosfera sopra l'Antartide dal riscaldamento generalizzato del pianeta. Tali nubi possedevano anche il 46% in più di goccioline d'acqua rispetto alle altre aree dell'emisfero meridionale.
Rimane una piccola speranza per l'Antartide. "E' possibile che l'aumento stesso della temperatura terrestre possa creare venti altrettanto forti e quindi dare vita a una situazione simile a quella che si aveva con il buco nell'ozono", ha spiegato Judith Perlwitz, dell'Università del Colorado, anche se la ricercatrice è dubbiosa sul fatto che siano proprio i venti a creare quelle nubi.
Ma se esistono perplessità sulle ricadute della chiusura del buco dell'ozono, c'è almeno la certezza di quando esso si chiuderà totalmente? Purtroppo gli ultimi dati della World Meteorological Organization sono più pessimisti di quelli del 2002, in quanto sostengono che il buco non tornerà ai valori iniziali prima del 2060-2075 e nelle prossime due decadi il buco nell'ozono si chiuderà solo di poco. Precedenti proiezioni vedevano la chiusura del buco entro il 2045.
Continuerà a diminuire invece, la quantità di ozono presente sopra le zone artiche e per quest'area non è chiaro quando la situazione inizierà ad invertirsi perché sono ancora pochi i dati a disposizione per poter realizzare significative proiezioni per il futuro.
fonte: repubblica.it
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mercoledì 27 gennaio 2010
Il buco ozono si chiude ma il pianeta si riscalda
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