sabato 30 gennaio 2010

Caccia, la legge non piace "Ma quale sport, è un abuso"

Alla maggioranza che sostiene il governo sembra proprio non importi nulla di questi numeri: l'86% degli italiani è contrario ad allargare il periodo destinato alla caccia (come è stato appena sancito da un voto al Senato). Il 94% non vuole permettere ad un sedicenne l'uso delle armi, ancorché destinate solo all'attività venatoria. Il 91% chiede banalmente e semplicemente il divieto di sparare nei parchi, soprattutto d'estate.

All'appello di Repubblica.it contro la caccia selvaggia agli uccelli migratori e alla possibilità - che sta per essere confermata alla Camera - di lasciare alle Regioni la discrezionalità di allargare la stagione venatoria, stanno rispondendo centinaia di cittadini da tutta Italia. La maggioranza delle persone dichiara tutta la sua contrarietà, non solo al provvedimento che sta per essere adottato dal governo, ma alla caccia tout court. Ecco di seguito solo alcuni dei messaggi che sono arrivati per mail oppure attraverso la pagina di Repubblica su Facebook.

GUARDA LE PRIME IMMAGINI

Anna Maria Borrelli. E' semplicemente assurdo. Gia la caccia NON è uno sport, ma una pratica barbara. Ma adesso togliere anche quei pochi paletti....

Mariangela Paludo. Grazie per l'iniziativa. Troppe volte mi sono scontrata con cacciatori nelle campagne friulane, in qualsiasi stagione (viste le deroghe). A noi piace andare a cavallo, ma molte altre persone amano fare escursioni in bicicletta o a piedi nei boschi e lungo gli itinerari di campagna. Personalmente, quando sono in zone boschive canto 'a squarciagola per farmi sentire. Li vedi, fucile pronto, mentre passeggiano in bici e questo non è per nulla rassicurante. Perché dobbiamo sentirci insicuri per il diletto di pochi? Senza calcolare poi lo sterminio di specie già compromesse dall'inquinamento da piombo del suolo. Possibile che siamo diventati un popolo così incivile?

Cristina Mattiello. Non si tratta solo di conquistare i voti dei cacciatori e dei commercianti di armi ... Questo governo esprime in tutto una cultura della violenza e propone in varie forme la sopraffazione, fino all'annientamento, dei più deboli. Una grande mobilitazione per salvarci dall'abisso morale, politico, civile, culturale in cui ci stanno precipitando ...

Mario Pignocco. Vale la pena citare un episodio che mi è capitato alcuni anni fa, a dimostrazione dell'arroganza, della prepotenza e della vigliaccheria di certi massacratori di animali. Passando per una stradina di montagna, mia moglie ed io incrociammo due cacciatori evidentemente già in preda ai fumi dell'alcool alle 10 del mattino, che non trovarono di meglio che sparare al mio cane. Alzai la voce per protestare e, nonostante io sia alto 1,90 e pure ben piantato, mi appoggiarono la canna del fucile sul collo credendo di farmi tacere. Ma non fecero altro che farmi incazzare di più, tant'è che se la diedero a gambe.

Pensavo fosse finita lì. Invece, dopo un paio d'ore, trovai ad aspettarmi sotto casa una decina di cacciatori che per divertirsi sparavano a tutto ciò che poteva essere un bersaglio, compreso un cartello di divieto raccolta funghi. Episodi di questo genere ne capitano più di quanti se ne possa immaginare. E credo che gli oltre 60 morti del 2009, vittime della caccia, stiano lì a dimostrare che è tramontata l'idea romantica del cacciatore che vaga per la campagna con la doppietta aperta sul braccio e che valuta cosa colpire. Ormai vanno in giro orde di selvaggi che svelano il loro ego violento appena imbracciano un'arma.

Massimo Samaritani. Forza, avanti così! Difendiamo quel poco di natura che ci è rimasta.

Adelina Tartaglione. Senatori fusi e ottusi!

Enrico Dal fiume. Corrotti dalle lobby che producono armi e affini.

Dario Musso. Giusto ieri sentivo alla radio (qui a Stoccolma) che ieri sono stati uccisi due lupi, nonostante ne mancasse uno solo per raggiungere il limite stagionale consentito per questa annata... E' partita subito un'inchiesta per verificare se si sia trattato di un incidente o di un atto criminoso. Stessa filosofia al Senato italiano, vedo...

Raffaella Baraldi. Quella dei cacciatori è una lobby che se ne frega della maggioranza dei cittadini italiani, contrari alla caccia. Ha ragione Mario Tozzi quando dice che la caccia non è una nobile arte, ma una ignobile voglia di uccidere esseri viventi.

Luigi D'Angelo. Ma gli ambientalisti dove stanno?

Marina Bovino. Quanta ipocrisia! E poi ogni giorno andiamo in macelleria.

Isabella Moriconi. Cacciatori andate a fare il tiro al piattello e lasciate vivere gli animali. Ammazzare non è uno sport.

Filippo Luly. Cara Prestigiacomo, questa è la considerazione che il tuo capo ha di te.

Quelli che seguono sono pareri che invece difendono il mondo dei cacciatori.

Massimo Marranci. State strumentalizzando quella che in tutta Europa stanno facendo da sempre. In Spagna, si cacciano i tordi senza limiti giornalieri fino al 28/02/10. In Inghilterra, si cacciano i colombacci tutto l'anno, essendo considerato specie dannosa per l'agricoltura.
In Francia, si cacciano gli ungulati fino al 28/02/10. Senza considerare i paesi del'Est Europa, ora in parte nella comunità europea, dove ci sono ancora meno vincoli sulla caccia.
I problemi per la natura non li portano i cacciatori, ma sono dovuti alla cementificazione selvaggia, all'inquinamento e alla falsa informazione delle associazioni animaliste italiane. Faccio notare che in Europa gli ambientalisti collaborano con i cacciatori.
Continuate così e fra poco le uniche speci che popoleranno i nostri boschi saranno corvi-gazze-volpi e poco più, perché senza l'uomo la natura da sola non si autoregola. Perché l'uomo, che piaccia o no, da che mondo è mondo, è sempre stato al vertice della catena alimentare.

P. S.: Vi porto un esempio di come sono cambiati i tempi (in peggio). Mia nonna mi raccontava sempre che i contadini, quando qualcuno uccideva una volpe o una faina, lo ricompensavano con delle uova, oggi invece se uccidi una volpe ti arrrestano.

Stefano Porcu. Secondo me bisogna smetterla con tutta questa ipocrisia. Premetto che è sbagliatissima questa norma che potrebbe consentire alle Regioni di allungare il periodo venatorio. Prima di tutto, per consentire la riproduzione degli animali. Detto questo, perché si deve limitare la libertà di fare una bella passeggiata con tranquillità? L'uomo ha vissuto per migliaia di anni di caccia. Allevare animali per poi ucciderli, non mi sembra poi tanto diverso. Il bracconaggio è da condannare. Basta ipocrisie. Magari di chi si veste con pellicce.

Piero Russo. Premetto che non sono cacciatore. La caccia è stato il primo lavoro dell'uomo per procurarsi cibo e vestiario, pertanto è una nobilissima arte e uno sport. Le Regioni non avranno alcuna mano libera per far saltare le date di apertura e chiusura della caccia, poiché queste rimangono per legge inalterate, dunque i turisti agostani possono stare tranquilli: non ci sarà nessun cacciatore che possa sparare loro. E' vero che i mesi di caccia sono cinque, ma i giorni di caccia, quando va bene, meteorologia e specie migratorie permettendo, sono solo tre a settimana. Llicenze e permessi fruttano introiti allo Stato e all'indotto. La parola "uccidere" usatela per una lotta diversa. Quella alle droghe, specie quando sfiora o tocca politici.

Carmine Rea. Siete molto, ma molto scorretti, verso la nostra categoria e non conoscete nulla del nostro campo né come sono severe le leggi che controllano la caccia. Fate solo ridere. Informatevi bene di quello che succede in Europa e nel mondo! .... Comunque io sono qui, venite pure bastardi comunisti

fonte: repubblica.it

venerdì 29 gennaio 2010

CERTIFICATI VERDI, DALL'AEEG IL PREZZO DELL'ENERGIA 2010

Con la legge n. 244/07 si è stabilito che a partire dal 2008, i certificati verdi emessi dal Gestore dei servizi energetici, ossia il sistema di incentivazione dell' energia elettrica da fonti rinnovabili, fossero collocati sul mercato a un prezzo - riferito al MWh elettrico - pari alla differenza tra 180 euro/MWh e il valore medio annuo del prezzo di cessione dell?energia elettrica definito dall'Autorità per l'Energia elettrica e il Gas e registrato nell'anno precedente. L'Authority nella riunione dello scorso 25 gennaio ha pertanto deliberato che "ai fini della definizione del prezzo di collocamento sul mercato dei certificati verdi per l'anno 2010, ai sensi dell?articolo 2, comma 148, della legge n. 244/07, il valore medio annuo del prezzo di cessione dell'energia elettrica, definito in attuazione dell'articolo 13, comma 3, del decreto legislativo n. 387/03 e calcolato applicando i criteri previsti dalla deliberazione ARG/elt 24/08, è pari a 67,18 /MWh". Dunque 24,16 euro in meno rispetto al 2009 in cui tale valore era stato definito pari a 91,34 /MWh.

Forum di Davos: la Cina si impegna sulle rinnovabili

Nell’edizione 2010 del più importante summit economico-politico mondiale è previsto uno specifico focus anche sul clima, iniziativa che è stata giudicata indispensabile, soprattutto dopo il fallimento dell’ultimo summit di dicembre a Copenhagen e anche in considerazione del fatto che la “green economy” non è più solo una strada per salvare il mondo dal global warming e dal climate change, ma che può fortemente contribuire a cambiare il corso futuro dell’economia mondiale.
Non a caso il tema che dà il nome al Forum che si inaugura oggi nella capitale del cantone dei Grigioni è “Ridisegnare il mondo del dopo-crisi”.
Anche a questo “World Economic Forum” la Cina non farà mancare di dimostrare il “peso” della sua presenza. Per Pechino sarà presente il vicepremier Li Keqiang che ha sottolineato come nel programma di investimenti pubblici le energie rinnovabili abbiano avuto un’importanza rilevante : “Dovranno soddisfare il 15% del fabbisogno nazionale entro il 2020 – ha detto Li Keqiang, spiegando la strategia di sviluppo della Cina – Vogliamo abbandonare i settori manifatturieri arretrati, puntando invece sull’innovazione e le attività produttive più avanzate. La Cina nel 2009 continuerà a crescere, con un aumento del Pil dell’8% – avevano annunciato i cinesi allo scorso forum di Davos. Li Keqiang ieri ha dichiarato con malcelata soddisfazione – Abbiamo fatto di più, l’anno scorso la crescita ha raggiunto l’8,7%”.
Insomma sembra proprio che alla fine sarà l’Occidente che verrà salvato dai paesi emergenti: Brasile, Arabia Saudita, India e Cina, mentre l’egemonia mondiale slitterà da nord a sud e da ovest a est.

fonte: rinnovabili.it

I Paesi più "verdi" del Mondo: Islanda prima, Italia diciottesima

L’Islanda è il giardino del mondo. L’isola nordeuropea è infatti la nazione più verde del pianeta, seguita a ruota dalla Svizzera. La Svezia in quarta posizione e la Norvegia quinta confermano il primato del modello scandinavo, mentre un sorprendente Costa Rica sale sul podio in terza posizione.

L’INDICE - E’ la fotografia scattata dall’Indice di performance ambientale (EPI) 2010, un indicatore prodotto da una squadra di esperti di Yale e della Columbia University e arrivato ormai alla sua terza edizione. I risultati preliminari di quest’ultima revisione biennale sono stati presentati al World Economic Forum, l’incontro economico internazionale in corso a Davos. L’indice classifica 163 Paesi valutando la loro resa su 25 diversi parametri che vanno dalla qualità dell’aria alla gestione delle risorse idriche, delle foreste e della pesca, dalla biodiversità alla salute ambientale, dall’agricoltura al cambiamento climatico.

AFRICA ULTIMA - Se l’Europa si piazza bene – i Paesi del Vecchio Continente costituiscono più della metà delle prime trenta posizioni in classifica – il fanalino di coda è composto dall’Africa sub-sahariana, dove pesano le condizioni di estrema povertà e il difficile accesso all’acqua, ma anche l’assenza di politiche decise. Ultimo degli ultimi è infatti il Sierra Leone, e a risalire s’incontrano Repubblica Centrafricana, Mauritania, Angola e Togo.

STATI UNITI E ITALIA - Ma se il reddito complessivo di un Paese influisce sulla sua performance ambientale, di certo non basta per fargli guadagnare necessariamente un buon piazzamento. Ne sono una dimostrazione gli Stati Uniti, solo 61esimi anche a causa della scarsa risolutezza con cui hanno affrontato le emissioni inquinanti e gas serra. Una colpa che in questo caso non può essere addebitata all’amministrazione Obama, dal momento che i dati dell’EPI sono stati elaborati a partire da rilevazioni precedenti il 2009. L’Italia, dal suo canto, arriva 18esima. Ma meglio di lei si collocano importanti nazioni europee come Francia (7°), Austria (8°), Gran Bretagna (14°), e Germania (17°).

fonte: corriere.it

giovedì 28 gennaio 2010

Energia: come saranno nel 2011 gli incentivi per il fotovoltaico

Forse ci siamo. Probabilmente sarà evitato il ventilato taglio dell’8-10% annuo, ma non si arriverà nemmeno a quel 4% auspicato dagli addetti ai lavori. Con ogni probabilità dal 2011 in poi gli incentivi al fotovoltaico, potranno arrivare massimo al 6%.
La riduzione sarebbe programmata con un anticipo di un quadrimestre per non creare problemi agli operatori.
La potenza “incentivabile” dovrebbe aumentare dai 2000 MW,e arrivare a 3000 MW. A questa potenza dovrebbero essere aggiunti altri 150 MW nel caso del fotovoltaico a concentrazione e altri 200 MW per gli impianti integrati (fotovoltaico/termico).
Questo almeno indicherebbe una prima stesura del decreto da parete dei ministeri dello Sviluppo e dell’Ambiente, che andrà poi esaminato dalla conferenza unificata Stato-Regioni.

fonte: rinnovabili.it

Alimenti. Quanti allarmi (e ben 140 notifiche per gli ogm)

Con rispettivamente 344, 278, 229 e 157 segnalazioni, Cina, Turchia, Usa e India registrano il primato negativo per prodotti alimentari irregolari. Tra i prodotti europei Francia (106), Spagna (102) e quindi Italia (98). Lo rivela la Relazione annuale sul sistema di vigilanza alimentare della Commissione Europea.

Le principali irregolarità riscontrate riguardano la frutta secca (soprattutto per micotossine), seguita dai prodotti della pesca, dalla frutta e verdura, poi dai prodotti per l'alimentazione animale e i materiali destinati a venire a contatto con gli alimenti.
Il sistema, formato da una rete a cui partecipano la Commissione Europea, l'EFSA (Autorità per la sicurezza alimentare) e gli Stati membri dell'Unione, ha registrato in totale, nel 2009, 3.204 le notifiche. In 2.813 casi si è trattato di notifiche sugli alimenti umani e in 201 casi sui mangimi animali. Sono stati 557, in totale, gli allarmi lanciati sui prodotti già in mercato e 1.191 le notifiche per i prodotti non presenti sul mercato europeo o già sottoposti a misure di controllo dal paese interessato; 1.456 i rispingimenti ai confini. Tra i Paesi Membri, l'Italia è primo per segnalazioni effettuate (482, pari al 14,7%), seguito da Germania (412), Gran Bretagna (333) e Spagna (256).
In generali, dalle notifiche pervenute i maggiori contaminanti microbiologici sono risultati la Salmonella (314 notifiche, la Listeria (78), istamina (60) ed il riscontro di Larve di Anisakis (50).
I contaminanti chimici più frequentemente riscontrati sono micotossine (678), additivi e coloranti (206), metalli pesanti (182), migrazioni di materiali destinati a venire a contatto con gli alimenti (181), residui di fitofarmaci (172) e residui di farmaci (134).
Si è comunque osservato una diminuzione della contaminazione da micotossine in prodotti alimentari, mentre è cresciuta quella da mtalli pesanti, da residui di farmaci e da additivi e coloranti.
Una diminuzione di notifiche di allerta ha riguardato pure la problematica della melamina (15 notifiche contro le 58 dell'anno precedente).
Le altre irregolarità riguardano Ogm non autorizzati (140 notifiche), la presenza di corpi estranei o in cattivo stato di conservazione (94), immissione non autorizzata di Novel Food (27), l'etichettatura non regolamentare dal punto di vista sanitario (23) e l'importazione illegale di prodotti alimentari (10).

fonte: greenplanet.net

ISPESL,30MILA INVALIDI PERMAMENTI OGNI ANNO

Ogni anno si contano 30.000 invalidi permanenti a causa di infortuni sul lavoro, incidenti domestici e incidenti stradali, ed i piu' colpiti sono i giovani. A segnalarlo è l'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro (Ispesl), che sottolinea la necessità di promuovere la cultura della sicurezza a partire dalle scuole al fine di arrivare ad una diminuzione degli infortuni. "Nonostante il 2008 - spiega il direttore generale Ispesl Umberto Sacerdote, che domani discuterà di questa emergenza in un convegno promosso insieme al Cnel dal titolo "La Promozione della cultura della salute e sicurezza nelle scuole. Puntiamo sulla prevenzione per crescere in sicurezza" - abbia fatto registrare un decremento degli infortuni sul lavoro (874.940 infortuni, -4,1% rispetto al 2007), con una riduzione dei casi mortali al di sotto dei 1200 casi l'anno (1.120 casi mortali, -7,2% rispetto al 2007), permane la drammaticità del fenomeno che fa comunque registrare ogni anno circa 30.000 invalidi permanenti". Tra le fasce di età più colpite, sottolinea il direttore Ispesl, emerge appunto quella dei giovani fino ai 34 anni, protagonisti del 37% degli infortuni sul lavoro. Questi dati, sommati alle dimensioni del fenomeno infortunistico in ambiente domestico, evidenziano come, avvertono gli esperti dell'Istituto, "permangono criticità in merito alla formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro all'interno dei percorsi universitari e di avviamento professionale, e confermano la necessità di promuovere tali conoscenze prima possibile, sin dalla scuola primaria, sensibilizzando i bambini alla percezione dei rischi negli ambienti che li circondano".

fonte: ambiente.it

Il Canada abbraccia la green economy "Dall'ambiente sviluppo e posti di lavoro"

Per molti è il futuro, ma la green economy per il Canada è già adesso un fondamentale motore di sviluppo e un polo di attrazione per gli investimenti stranieri. Come quello appena effettuato da una cordata coreana guidata dalla Samsung, che si è impegnata a investire 6,6 miliardi di dollari (l'equivalente di 4,7 miliardi di euro) nella provincia dell'Ontario per la creazione di centrali solari ed eoliche per un totale di 2,5 gigawatt. "Non si tratta solo di promuovere le energie alternative e le tecnologie non inquinanti - spiega il ministro canadese dell'Industria Tony Clement - per noi 'rivoluzione verde' significa anche sviluppo economico, e creazione di posti di lavoro".

Non solo: porre l'accento sulla green economy può tradursi anche in una sorta di sfida ai vicini Stati Uniti: "Noi vogliamo essere leader nel settore dell'energia eolica, solare, e dalle biomasse, e farne un motore economico - conferma Sandra Pupatello, ministro dello Sviluppo Economico e del Commercio dell'Ontario - Sappiamo che molti stati Usa ci guardano con attenzione, a cominciare dalla California. Contiamo di fare da traino, anche grazie alla ricerca e agli investimenti nelle nuove tecnologie, dimostrando che grazie alla green economy tutto il sistema prospera".

Una scommessa che già sta dando molti frutti, anche in termini di soluzioni all'avanguardia per la produzione di energia, i trasporti, la tecnologia. Ma che non è priva di contraddizioni: mentre ci sono province canadesi come l'Ontario che hanno varato normative che promuovono e finanziano le aziende che investono in energie alternative e soluzioni tecnologiche che rispettino l'ambiente, a cominciare dal 'Green energy act', il Canada probabilmente non formalizzerà i propri obiettivi sulle riduzioni di emissione dei gas serra entro il 2020 per il prossimo 31 gennaio. La scadenza fissata a Copenaghen, ha detto qualche giorno fa il segretario esecutivo dell'Unfccc, Yvo de Boer, in effetti verrà disattesa da molti paesi. E il ministro Clement ha sottolineato nel corso di un incontro con alcuni giornalisti stranieri le difficoltà del Canada ad assumere impegni precisi alla scadenza pattuita, nel caso in cui non lo facciano contemporaneamente gli Stati Uniti.

Ma intanto investimenti e progetti vanno avanti, e il Canada diventa ogni giorno di più una vetrina interessante di quanto di meglio si produca nel campo dell'energia pulita. Non c'è soltanto il contratto con la Samsung, che è stato già definito come "il più grande affare sulle energie rinnovabili mai siglato", e che porterà alla creazione di 16mila posti di lavoro nell'Ontario e alla produzione di una quantità di energia elettrica pari a quella di tre centrali nucleari di media grandezza, sufficiente a coprire il fabbisogno di 580mila case (l'Ontario ha circa 13 milioni di abitanti).

Ci sono anche soluzioni originali e particolarmente all'avanguardia, come quella adottata da qualche anno da Enwave Energy Corporation Deep Lake Water Cooling Facility, che ha messo a punto un sistema che utilizza l'acqua presa in profondità dal lago Ontario per il riscaldamento d'inverno e il raffreddamento d'estate di una settantina di grandi edifici, risparmiando sui costi. L'acqua destinata ai consumi urbani di Toronto viene succhiata da una "cannuccia" lunga cinque chilometri che scende a 83 metri sotto il lago Ontario. L'acqua che arriva, destinata a essere filtrata e potabilizzata, ha la temperatura di circa 4 gradi d'inverno e 5 d'estate. Un sistema che permette di risparmiare fino all'80 per cento dei costi.

Una soluzione, certo, che però è difficilmente esportabile. Mentre guardano con molto interesse all'esportazione in tutto il mondo la Morgan Solar, piccola azienda fondata da due fratelli trentenni che ha messo a punto pannelli solari di ultima generazione dai costi particolarmente bassi, e la Electrovaya, che produce batterie ai superpolimeri di litio che permettono di immagazzinare più energia in uno spazio contenuto. "A differenza di molte altre aziende del settore - spiega Paul L. Hart, direttore finanziario di Elecrovaya - noi non ci limitiamo a mettere sul mercato un prodotto che non inquina quando viene utilizzato. Infatti le nostre batterie al litio vengono prodotte senza l'utilizzo di solventi, che certo scompaiono nel prodotto finale, ma danneggiano la salute dei dipendenti dell'azienda e di chi vive nell'ambiente circostante la fabbrica". Elecrovaya ha usufruito anche di un cospicuo investimento da parte della provincia dell'Ontario: 16,7 milioni di dollari (l'equivalente di circa 14 milioni di euro) per finanziare la ricerca di batterie ai superpolimeri, e per favorirne la commercializzazione.

I nuovissimi pannelli solari di Morgan Solar potrebbero arrivare presto anche in Italia: "Siamo in trattative con un'azienda di Tremezzo, sul lago di Como - dice Nicolas Morgan, 36 anni - non dico il nome perché ancora il contratto non è chiuso". E' già concluso invece l'accordo con un'azienda francese. Il materiale utilizzato dai pannelli messi a punto da John Paul Morgan, 32 anni, ingegnere, fratello di Nicolas, utilizzano un particolare tipo di materia plastica, il metacrilato PMMA: "Nella seconda guerra mondiale veniva utilizzato per costruire i parabrezza degli aerei da combattimento". Un materiale resistente, che permette ai pannelli solari di durare dai 20 ai 25 anni, poco costoso e riciclabile al 50 per cento. Il microchip al centro, nel prototipo della Morgan Solar, permette una maggiore concentrazione dei raggi solari, favorita anche dalla curvatura del metacrilato. Particolari sistemi d'installazione evitano i problemi derivanti dal surriscaldamento.

Dal Canada dunque non arriva solo il Blackberry. Dalle sinergie tra le università e le aziende potrebbero arrivare presto molte novità. E anche le principali città potrebbero cambiare volto nel giro di pochi anni, a cominciare da Toronto, che sta investendo anche in un progetto a lunga scadenza di 'nuova città sostenibile', definito "Waterfront Toronto". Nuovi quartieri stanno già sorgendo e sorgeranno nei prossimi anni negli spazi liberi a ridosso delle rive dell'Ontario, quartieri 'sostenibili', con ampie aree verdi, canali, soluzioni che massimizzano il risparmio energetico come i pannelli solari e i 'tetti verdi'. Insomma, tra qualche anno, sulle rive dell'Ontario potrebbe esserci un'intera città 'verde'.

fonte: repubblica.it

Caccia, dal governo libertà di deroga L'ira della Prestigiacomo: "Colpo di mano"

La stagione della caccia rimane di cinque mesi ma solo per i mammiferi: il governo dà alle Regioni libertà di deroga per gli uyccelli migratori e altre specie. Il Senato ha approvato l'emendamento proposto dal relatore Santini per emendare l'articolo 38 del ddl Comunitaria: prevede che i calendari "possano essere modificati nel solo senso di riduzione del periodo di attività venatoria e devono essere comunque contenuti tra il primo settembre e il 31 gennaio". I termini temporali riguardano le specie di mammiferi di cui è consentita la caccia, restano immutate le disposizioni relative agli ungulati, leggi cinghiali.

Durante l'esame in commissione politiche dell'Unione europea, i senatori hanno introdotto alcune modifiche alla normativa relativa alla caccia dell'avifauna, cancellando i paletti temporali finora in vigore. Per stabilire il calendario della stagione venatoria, viene però specificato nell'emendamento votato in Aula, sarà obbligatorio acquisire il parere preventivo dell'Ispra (Istituto superiore protezione e ricerca ambientale) "ai fini della validazione delle analisi scientifiche e ornitologiche".

Sull'Italia pende un pesante contenzioso con l'Unione europea per la violazione delle direttive in materia venatoria: negli anni passati la quantità e la misura delle deroghe è stata tale da configurare, secondo Bruxelles, una violazione netta dello spirito della legge a difesa della fauna e, in particolare, degli uccelli migratori. Il ministro dell'Ambiente Prestigiacomo contesta l'approvazione dell'emendamento: "Avevamo raggiunto un faticoso accordo, questo voto rappresenta un colpo di mano".

In rete intanto si allarga il fronte del no alle doppiette: petizioni, blog, raccolte firme, moltiplicazione di appelli sui social network. Da ieri il blog aperto dal WWF sul proprio sito riceve centinaia di commenti in cui a gran voce si chiede di fermare una legge insensata che estenderebbe la stagione venatoria a dismisura e che gli italiani non vogliono.

Ieri un emendamento presentato dal centrodestra per la cancellazione degli attuali limiti massimi della stagione aveva sollevato le aspre critiche degli ambientalisti e del ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo.

"Il Senato ha approvato la licenza di uccidere. Si tratta di una vergogna internazionale che il centrodestra ha compiuto in cambio di una manciata di voti dei cacciatori - ha commentato il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli - Nei prossimi giorni lanceremo una mobilitazione nazionale ed internazionale per fermare questo vero e proprio sterminio di stato a cui un Parlamento, ostaggio delle lobby delle doppiette, ha dato il via libera".

Sul testo votato a Palazzo Madama c'è stato qualche dissenso anche all'interno della maggioranza. Il senatore del Pdl Franco Orsi ha annunciato che non avrebbe partecipato al voto, il leghista Sandro Mazzatorta ha detto che avrebbe preferito mantenere il testo della Commissione che rinviava a Regioni e Province la definizione dei termini temporali.

fonte: repubblica.it

mercoledì 27 gennaio 2010

Teurbine City, l’eolico diviene abitabile

Perché non combinare il turismo con la produzione energetica? E’ la domanda di partenza che si è posto lo studio portoghese On Office nella progettazione di un centro abitativo all’avanguardia per il panorama norvegese, in grado di integrasi con l’immagine storica del paesaggio nordico senza entrarvi in conflitto e contribuendo al fabbisogno elettrico nazionale.
La Norvegia, si sa, possiede tra le migliori condizioni migliori al mondo nell’ambito dello sfruttamento dell’energia eolica offshore; nel 2008 il Norway’s Energy Council pubblicò una relazione che tracciava la strada per far divenire il paese “serbatoio energetico” d’Europa e stimando che dei 40 TWh prodotti da fonti rinnovabili entro il 2020-25 e a cui si avrà accesso nella regione, la metà proverrà proprio dall’off-shore.
In questo contesto e si inserisce l’immaginaria ‘Turbine City’, un luogo multifunzionale concepito per il turismo ed integrato nella architettura eolica. On Office approfittando del clima, della geografia, delle risorse e della tecnologia norvegese propone una wind farm composta di 49 aerogeneratori da 8 MW ciascuno, per una potenza complessiva di 392 MW, da realizzare a largo delle coste di Stavanger, cittadina peraltro conosciuta anche come la capitale del petrolio del Nord.
Al centro del parco una struttura pentagonale unirebbe particolari turbine progettate appositamente per accogliere alla base un hotel, una spa ed un museo ed in grado di auto sostenersi con parte dell’energia prodotta dall’impianto, mentre la restante sarebbe ‘dirottata’ sulla rete nazionale.
Il progetto presenta ovviamente degli ostacoli pratici a partire dal pericolo delle maree o dal rumore e dalle vibrazioni prodotte dagli aerogeneratori ma rimane sicuramente un buono spunto creativo per quel filone progettuale che cerca sempre più di integrare le rinnovabili nella visione del mondo di domani.

fonte: rinnovabili.it

Le rinnovabili nel mondo in un click

Le politiche, gli incentivi, gli obiettivi, la potenza installata per le diverse fonti rinnovabili di ogni singolo paese del mondo in una mappa interattiva alla portata di tutti. E’ la Renewables Interactive Map, ideata da REN 21 (Renewable Energy Policy Network for the 21st Country), la rete internazionale che sostiene le politiche sulle energie rinnovabili nel mondo.

Il network ha raccolto dati e informazioni da numerose fonti internazionali e ha un potuto costruire così un innovativo strumento on line di monitoraggio delle rinnovabili, disaggregato per paese e per tecnologia, in grado di fornire un quadro sintetico delle politiche sul settore delle energie pulite.

La mappa contiene, infatti, molte informazioni utili anche agli investitori visto che fornisce indicazioni sulle diverse tipologie di incentivi e di sostegno alle diverse tecnologie, oltre che i dati sulle potenze installate.
Inoltre, dove possibile, si indicano gli obiettivi a breve e medio termine di numerosi paesi di tutti i continenti in fatto di rinnovabili.

Apri la RENEWABLES INTERACTIVE MAP

fonte: qualenergia.it

Il buco ozono si chiude ma il pianeta si riscalda

IL BUCO dell'ozono si sta lentamente chiudendo. La notizia potrebbe essere il migliore esempio di come l'uomo, impegnandosi nei riguardi dell'ambiente, possa arrivare a soluzioni importanti per il nostro pianeta. Quando, negli anni Settanta, infatti, si capì che sopra l'Antartide lo strato di ozono che ci protegge dai raggi ultravioletti si stava riducendo in intensità e dimensioni, gli ambientalisti fecero una forte pressione sui governi di tutto il mondo i quali decisero, con il Protocollo di Montreal del 1987, di mettere fuori uso i CFC (Clorofluorocarburi) che utilizzati in più applicazioni tecnologiche distruggevano la molecola di 3 atomi di ossigeno che forma l'ozono. Purtroppo però, l'iniziativa sta avendo un risvolto inaspettato che è stato messo in luce da un nuovo rapporto scientifico pubblicato sull'autorevole rivista Geophysycal Research Letters: la chiusura del buco contribuisce al riscaldamento globale del pianeta.

Il buco nell'ozono, infatti, portava con sé la formazioni di nubi molto luminose che schermavano l'Antartide dai raggi solari limitando le ricadute del riscaldamento prodotto dai gas serra prodotti dall'uomo. "La chiusura del buco sta rallentando fortemente la formazione delle nubi protettrici e ciò accelera il riscaldamento di alcune aree dell'emisfero meridionale, Antartide compreso", ha spiegato Ken Carslae, scienziato di scienze atmosferiche all'Università di Leeds e co-autore della ricerca appena pubblicata.

Lo studio si basa sui dati raccolti tra il 1980 e il 2005 dall'European Center for Medium-Range Weather Forecasts i quali dimostrano che il buco nell'ozono generava venti ad elevata velocità che portavano sali del mare nell'alta atmosfera a formare nubi ricche in umidità le quali riflettevano una gran parte dei raggi solari difendendo l'atmosfera sopra l'Antartide dal riscaldamento generalizzato del pianeta. Tali nubi possedevano anche il 46% in più di goccioline d'acqua rispetto alle altre aree dell'emisfero meridionale.

Rimane una piccola speranza per l'Antartide. "E' possibile che l'aumento stesso della temperatura terrestre possa creare venti altrettanto forti e quindi dare vita a una situazione simile a quella che si aveva con il buco nell'ozono", ha spiegato Judith Perlwitz, dell'Università del Colorado, anche se la ricercatrice è dubbiosa sul fatto che siano proprio i venti a creare quelle nubi.

Ma se esistono perplessità sulle ricadute della chiusura del buco dell'ozono, c'è almeno la certezza di quando esso si chiuderà totalmente? Purtroppo gli ultimi dati della World Meteorological Organization sono più pessimisti di quelli del 2002, in quanto sostengono che il buco non tornerà ai valori iniziali prima del 2060-2075 e nelle prossime due decadi il buco nell'ozono si chiuderà solo di poco. Precedenti proiezioni vedevano la chiusura del buco entro il 2045.

Continuerà a diminuire invece, la quantità di ozono presente sopra le zone artiche e per quest'area non è chiaro quando la situazione inizierà ad invertirsi perché sono ancora pochi i dati a disposizione per poter realizzare significative proiezioni per il futuro.

fonte: repubblica.it

ISFOL: BOOM DELLE PROFESSIONI ECOLOGICHE

Proteggere l'ambiente aiuta a trovare lavoro: è boom delle nuove professioni per lo sviluppo sostenibile. I master ambientali sono uno strumento per contrastare la crisi occupazionale: appena un anno dopo il completamento del master, ben l'80,6% degli intervistati risulta essere occupato. E' questo il dato che emerge dalla ricerca condotta dall'Isfol (Progetto Ambiente) relativa alle ricadute sul versante dell'occupazione della formazione ambientale.

Il dato diventa ancora più significativo se lo si studia nel dettaglio: l'80% di chi ha trovato lavoro, dopo il percorso formativo, non ha atteso più di sei mesi dalla sua conclusione, inoltre, l'occupazione trovata è di alto profilo e in buona misura coerente con la formazione realizzata. Circa il 58% degli occupati ha raggiunto l'obiettivo di far coincidere il proprio percorso di studi con le aspirazioni professionali e il lavoro svolto. Il 68% degli occupati ha trovato una collocazione rispondente al livello formativo acquisito: il 31% circa ha un lavoro nell'ambito delle professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione, il 31,7% svolge professioni di tipo tecnico ed il 5,2% è collocato nelle posizioni di legislatore, dirigente, imprenditore.

A dare maggiori garanzie di successo per quanto concerne la collocazione lavorativa sono i master ambientali di II livello con l'85% di occupati, seguono i master privati con l'83%. Da questo si desume il perché dal 1999 ad oggi i master siano quintuplicati: da 60 master nel 1999-2000 ai quasi 300 nel 2007-2008 e la tendenza per l'a.a. 2008-2009 va nella direzione di un ulteriore incremento. Sono gli atenei i maggiori soggetti promotori che consolidano l'offerta di master di I e di II livello che raggiungono nel 2007-2008 rispettivamente il 42,2% e il 40%.

I master ambientali rispondono a fabbisogni professionali e formativi espressi dai sistemi territoriali ed economici ma non sono ancora molto praticate le azioni di concertazione con il territorio e le conseguenti rilevazioni dei fabbisogni. Dovrà essere posta maggiore attenzione a questo passaggio per far sì che il segmento formativo relativo all'ambiente possa giocare un ruolo di anticipatore dei futuri fabbisogni professionali e formativi, proponendo figure innovative che rispondano in modo rapido ai nuovi 'mercati verdi' in espansione

fonte: ambiente.it

«Meno caldo nelle case per combattere lo smog»

Stefania Prestigiacomo lo smog sta letteralmente attanagliando le città. E il suo ministero, quello dell’Ambiente, che cosa sta facendo?

«Il ministero sono più di otto mesi che sta lavorando insieme con i ministeri dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture per realizzare un Piano nazionale contro lo smog. Una battaglia difficile. Non si può improvvisare. Come, è evidente, non possono bastare i provvedimenti isolati presi dalle singole città».

Si riferisce a Milano, ad esempio? Qui la concentrazione delle polveri sottili sta sforando i limiti quasi tutti i giorni. E allora si sta pensando di tutto: blocco del traffico, targhe alterne per un mese di seguito....
«Milano è leader assoluta in Europa per la battaglia allo smog». E dunque? «Dunque con questo si dimostrano due cose. Che il problema dell’inquinamento urbano esiste, ma che per affrontarlo gli interventi isolati non bastano. Ma anche che i limiti sulle polveri sottili imposti dall’Unione europea sono in assoluto troppo bassi». Che limiti sono? «Non si possono superare la media di quaranta microgrammi per metro cubo per trentacinque giorni, in tutto l’anno. Milano soltanto nei primi ventiquattro giorni di quest’anno li ha superati già diciotto volte. Per questo contro l’Italia l’Unione europea ha aperto una procedura d’infrazione. Anche se non siamo certo soli». Ah no? Chi altro? «Sono state aperte procedure d’infrazione per altri dieci paesi. Come Francia, Germania, Inghilterra, Austria, Spagna...».

Va bene. Ma a parte i limiti, lo smog ce lo viviamo dentro le narici, ogni giorno. Che fare?
«Il Piano nazionale al quale stiamo lavorando ha diversi livelli di intervento. Le linee guida per i comuni, su mobilità sostenibile e risparmio energetico. Ma in particolari situazione climatiche, anche nelle zone più "virtuose" possono diventare necessarie ulteriori misure. Anche impopolari». Impopolari? «Certo. Si può pensare a temporanei limiti di velocità sulle strade a rischio. Come anche ad intimazioni a tenere le temperature più basse negli appartamenti. Ormai facciamo tutti gli americani: vogliamo stare in casa in magliettina anche se fuori nevica. Non si può avere tutto, se ci teniamo alla salute, dobbiamo modificare i nostri stili di vita».

Riscaldamento? Quando si parla di smog si pensa sempre alle automobili, al traffico...
«Le auto sono certo un elemento determinante. Ma non l’unico».

Certo, perchè insieme al monossido di carbonio c’è anche il monossido di azoto tra principali produttori delle polveri sottili. Dunque, i riscaldamenti....
«Dunque le caldaie vecchie che andranno rottamate e sostituite con altre con migliore efficienza energetica. Come andranno rottamati anche i vecchi mezzi di trasporto pubblici ».

Spese non indifferenti. Avete già quantificato?
«Non ancora. Ma cercheremo formule. Ed incentivi. Dobbiamo studiare bene una metodologia. Non vogliamo commettere lo stesso errore fatto per il pacchetto dei mezzi ecologici». Ovvero? Che è successo? «Avevamo messo a disposizione finanziamenti per i filtri antiparticolato con un’agevolazione del 25% per i mezzi pubblici. Le Regioni non hanno accolto positivamente l’iniziativa, l’unica richiesta è arrivata dal comune di Roma».

Chi sta lavorando concretamente a questo piano?
«Il ministero dell’Ambiente come già detto, con Sviluppo economico e le Infrastrutture. Poi, in ogni ministero, gli uffici e le direzioni competenti. Ma al di là di questo Piano nazionale anti Pm10, che oltre alla mobilità e gli usi civili riguarda anche l’agricoltura, c’è da lavorare pure sull’industria».

Ovvero?
«Il ministero dell’Ambiente sta mettendo sotto esame tutti gli impianti industriali più importanti d’Italia, sono circa duecento ».

E che esame devono superare?
«Quello dell’A.I.A. Ovvero l’Autorizzazione integrata ambientale ».

Tradotto?
«È una certificazione per la sostenibilità ambientale degli impianti: chi non è in regola deve provvedere in tempi e modalità stabilite e certe. Tutto ciò servirà anche a ridurre le polveri sottili».

E quante di queste aziende hanno superato l’esame, fino ad ora?
«Una sessantina, circa. Il lavoro è lungo. Ma si andrà avanti, a ritmi serrati, fino alla fine. Quando sono arrivata al ministero di autorizzazione ne era stata rilasciata soltanto una».

fonte: corriere.it

martedì 26 gennaio 2010

La rete delle fattorie sociali in Sicilia

Nasce la rete delle fattorie sociali in Sicilia. La scelta delle fattorie sociali come supporto a percorsi terapeutico-riabilitativi o come strumento per favorire inserimento lavorativo e inclusione sociale. L'azienda agricola è infatti un contesto inclusivo utile per i soggetti fragili grazie anche alle diverse modalità di esecuzione di un processo produttivo che favorisce non solo della massimizzazione di un parametro economico, ma soprattutto di quei risultati a carattere sociale come la partecipazione attiva ai lavori di persone svantaggiate.

"La nascita della rete delle fattorie sociali in Sicilia - afferma Salvo Cacciola (presidente Regionale AIES Sicilia) a vivienna - è il risultato di un percorso di formazione e di lavoro dell'Associazione Italiana Educazione Sanitaria - Sicilia, del CNCA (Coordinamento Nazionale delle Comunità d'Accoglienza) Sicilia, dall'Associazione Italiana Agricoltura Biologica (AIAB) e da diverse associazioni di genitori di persone diversamente abili, nonchè di un gruppo di aziende agricole che hanno scelto la produzione biologica".

Le fattorie sociali si avvalgono anche dell'esperienza delle biofattorie didattiche che svolgono attività informativa rivolta al mondo della scuola. Le aziende agricole della rete delle fattorie sociali si caratterizzano proprio perché mettono al centro del processo produttivo l'uomo con le sue capacità.

"Le fattorie sociali in Sicilia - aggiunge Cacciola - intendono essere una rete di persone, associazioni, imprese agricole impegnate per la promozione della salute, per l'inclusione sociale e lo sviluppo sostenibile. E' opportuno precisare che l'agricoltura sociale trova le sue radici più remote nelle forme di solidarietà e nei valori della reciprocità, gratuità e mutuo aiuto che contraddistinguono le aree rurali. Le prime iniziative di inserimento occupazionale di persone a rischio di emarginazione sociale si ebbero in Italia già a metà degli anni Settanta del secolo scorso dai movimenti per l'abolizione dei manicomi, per la lotta alla tossicodipendenza e della denuncia della condizione carceraria".

fonte: greenplanet.net

Gli Usa alla World Bank: basta finanziare centrali a carbone

Basta con i finanziamenti al carbone. E’ “l’indicazione” degli Usa alla Banca Mondiale secondo quanto fa sapere Times of India venuto in possesso di una lettera inviata da un funzionario americano all’istituto di credito. Nella missiva Whitney Debevoise, direttore esecutivo della sezione statunitense della Banca spiega: “L’amministrazione Obama ritiene che le organizzazioni che hanno per missione l’aiuto allo sviluppo e il sostegno economico ai Paesi Poveri detengano potenzialmente un ruolo fondamentale da svolgere nel futuro quadro internazionale per la finanza climatica, e, in particolare, nell’aiutare le nazioni in via di sviluppo a mitigare le emissioni di gas serra e a rafforzare le loro economie nei confronti dei rischi climatici”.
Nella lettera Debevoise consiglia di “rimuovere gli ostacoli e costruire una domanda per risorse a zero o basse emissioni di carbonio”, ma si tratta di raccomandazioni controverse con il potenziale di innescare una tempesta diplomatica internazionale se i paesi in via di sviluppo come Cina e India decidessero di contestare il contenuto della missiva. Le due potenze asiatiche, insieme a decine di altri paesi in via di sviluppo, continuano infatti a fare affidamento sul carbone come fonte primaria per la produzione elettrica.
I finanziamenti pubblici per impianti a carbone sono una delle questioni più delicate per la Banca Mondiale ma staccando la spina a tali progetti si potrebbe determinare un impatto diretto sulla crescita economica e sul tasso di miglioramento la vita della popolazione locale, lì dove non il trasferimento delle eco-tecnologie richiederebbe tempo e ostacoli da superare.

fonte: rinnovabili.it

Energethica 2010, largo ai giovani progettisti

Dal 4 al 6 marzo si svolgerà la 5° edizione di Energethica, la manifestazione incentrata sullo sviluppo delle energie generate mediante lo sfruttamento delle fonti non fossili e l’incremento delle energie sostenibili.
Dedicata agli esperti del settore, la Fiera mette a disposizione dei visitatori più di un semplice strumento in grado di tenere aggiornati sulle novità del mercato organizzando la consegna di un premio consegnato durante la manifestazione, la redazione del periodico ‘Energethica News’ inviato ai visitatori dell’evento, una piattaforma online dedicata al confronto e al supporto multimediale senza dimenticare il ‘Marchio di Qualità’, segno di riconoscimento per chi, operando nel settore energetico, si è distinto e avvalendosi di un valore aggiunto da applicare ai propri prodotti.
La vera novità del 2010 consiste però nella nascita di due nuovi eventi che si svolgeranno parallelamente alla manifestazione: ‘Energethica Piazza’ ed ‘Energethica Congress’ che si terranno nei centri minori e nei capoluoghi, cercando di diffondere in maniera capillare quelli che sono i principi chiave di Energethica, che quest’anno ha deciso di dare spazio anche ai più giovani. Dedicati ai progettisti under 35 i due concorsi banditi in occasione della 5° edizione dell’evento sulle rinnovabili:
Energia e trasporto merci: risparmio energetico e fonti rinnovabili per una catena logistica sostenibile i progetti presentati dovranno suggerire tecniche e metodologie per l’aumento dell’efficienza energetica e dell’utilizzo delle rinnovabili applicabili alla catena di distribuzione delle merci, tenendo sempre in primo piano la sostenibilità ambientale. In premio la somma di 4mila euro.
Per quanto riguarda il secondo bando Progetti che integrano la produzione di energia da impianti solari fotovoltaici. i progetti dovranno essere incentrati sulla micro e mini produzione energetica da fonte non fossile. Premio finale 3000 euro.

fonte: rinnovabili.it

BiolMiel. Vince il miele di acacia dell'azienda pavese Sergio Ricci

Il miele è stato per tre giorni il grande protagonista al Parco dell'Etna della seconda edizione del "Premio BiolMiel". La giuria (nella foto), composta da esperti italiani e stranieri, dopo avere degustato e valutato per i primi due giorni i 135 mieli in concorso (provenienti da varie zone d'Italia, ma anche da Slovenia, Croazia, Grecia, Spagna, Messico, Hawai, Libano), ha assegnato il primo posto tra i mieli italiani al miele di acacia dell'azienda Sergio Ricci di Pavia, seguito dal miele di tiglio dell'Agricoltura Zipoli di Cremona e dal miele di acacia dell'azienda Agricola Biologica Modolo Luca di Piacenza. Tra i mieli stranieri, premiati tre mieli greci di timo, di melata di abete e di erica.

Quanto ai riconoscimenti nelle singole tipologie, a conferma della elevata qualità della produzione biologica nella Sicilia, anche quattro mieli isolani: il miele di agrumi dell'Azienda Fossa dell'Acqua di Catania; il miele di Eucalipto dell'Apicoltura Cannizzaro di Catania; il miele di cardo dell'Azienda Montepian di Ragusa; il miele Millefiori dell'Azienda Melauro di Enna.

Il Premio, ospitato e patrocinato dal Parco dell'Etna, è stato organizzato da ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale in collaborazione con il CRA-API, Unità di ricerca di apicoltura e bachicoltura di Bologna, che ha curato la selezione e la valutazione dei mieli. Hanno patrocinato il concorso anche il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, la Provincia Regionale di Catania e il Comune di Nicolosi.


La manifestazione ha riproposto il modello del Premio Biol nel settore del miele, al centro dell'attenzione poiché legato al lento scomparire delle api a causa innanzi tutto dell'uso di pesticidi in agricoltura.

fonte: greenplanet.net

Tendenze a breve del mercato fotovoltaico

Il continuo aumento di accordi per l’acquisto di energia pulita, l’integrazione verticale dell’industria, la domanda Usa in crescita e l’India quale nuovo polo produttivo, potranno essere tra le principali tendenze che caratterizzeranno il settore mondiale del fotovoltaico, proprio quando la catena del valore della tecnologia inizia a restringersi. Questo è quanto indica l’analista James Hines di Gartner, società di ricerca e consulenza di fama mondiale.

Nel 2010 l’industria solare fotovoltaica sta ricominciando la risalita dalla sua prima crisi globale, che ha visto una sovrapproduzione di componenti fotovoltaici, un’eccessiva presenza di distributori e ancora una sua notevole dipendenza dagli incentivi statali. I distributori di tecnologie dovranno, secondo l’analista Gartner, individuare quali strategie attuare per affrontare la crescita dei mercati statunitense e cinese, oltre quello della Germania che continua a conservare il primato mondiale.

Per la società di ricerca e analisi, specializzata anche su semiconduttori e settore IT, l’industria del fotovoltaico uscirà da questa crisi molto cambiata fin dai prossimi anni. Vengono fatte alcune previsioni e ipotesi su questa possibile mutazione:

  • si assisterà ad un rafforzamento lungo tutta la catena del valore del fotovoltaico già nel 2010;
  • entro il 2012, il modello principale di acquisizione dell’energia fotovoltaica nel Nord America si baserà su accordi di acquisto (Power Purchase Agreements – PPA);
  • entro il 2013, le società elettriche statunitensi potranno limitare l’uso di piccoli impianti domestici fotovoltaici;
  • entro il 2013, il 50% delle principali società del fotovoltaico adotteranno un modello di integrazione verticale del processo produttivo;
  • entro il 2013, l’India sarà in grado di soddisfare quasi il 40% della elevatissima domanda di fotovoltaico (vedi anche Qualenergia.it - Il futuro solare dell'India).
  • la quota del silicio cristallino nei prossimi annir esterà importante, sebbene continui lo sviluppo delle tecnologie a film sottili.

Questa è una visione parziale dal punto di vista del mercato europeo, ma sicuramente integrabile con altre analisi previsionali che proporremo nelle prossime settimane per capire come sta mutando il settore. Un’attenta valutazione del mercato mondiale dovrà anche fare i conti con la rapida crescita del mercato interno degli Usa, che nel 2009 potrebbero essere stato il terzo nel mondo, un posto che, in attesa dei dati ufficiali, si contende con l’Italia: il range delle installazioni annuali del 2009 potrà oscillare tra 440 e 545 MW (metà dei quali in California), mentre era di 342 MW nel 2008. Ma il dato interessante è che la domanda annuale Usa di FV nel 2012 potrà essere compresa tra 1.500 e 2.200 MW.

La Gartner lo scorso anno aveva stimato per l’anno 2013 un possibile traguardo per il mercato fotovoltaico globale di 23,4 MW, per un giro d’affari di 34 miliardi di dollari. Per quanto riguarda il 2009 sembra che le previsioni della società di ricerca siano state indovinate: infatti, un anno fa Gartner riteneva che il settore potesse crescere del 24% rispetto all’anno precedente e raggiungere i 6,4 GW nel solo 2009. I dati, ancora ufficiosi, del centro di ricerca IMS indicano infatti un superamento della soglia dei 6 gigawatt (Qualenergia.it - Tariffe dopo il boom fotovoltaico tedesco).

fonte: qualenergia.it

Fotovoltaico a film sottile, è di nuovo record

Il National Renewable Energy Laboratory (NREL) degli Stati Uniti ha confermato un nuovo record di conversione della luce solare raggiunto stavolta dai moduli thin film in CIS, ossia seleniuro di rame e indio, fabbricati da Avancis. Risultato già reso pubblico nella rivista ‘Progress in Photovoltaics,’ ha ricevuto la certificazione ufficiale da parte del NREL per quello che da oggi è valore d’efficienza più alto in questo campo: un rendimento del 15,1% per un 30 cm quadrati di modulo, completamente incapsulato e con una superficie di apertura di 668 cm².
L’innovativo processo di produzione con cui la società ha ottenuto questo risultato si basa sulla seconda generazione della tecnologia CIS, sviluppato nei laboratori Avancis di Ricerca e Sviluppo a Monaco di Baviera, in Germania. “Questo record mondiale è testimonianza del fatto che il CIS vanta prestazioni migliori rispetto a tutte le altre tecnologie a film sottile e con il nostro metodo brevettato a due fasi di produzione abbiamo un processo di fabbricazione senza eguali a nostra disposizione”, ha spiegato il dottor Franz Karg, CTO di Avancis. “Dal inizio della produzione nel mese di ottobre 2008, siamo stati in grado di aumentare l’efficienza dei moduli standard di produzione da un iniziale 9% al 11%”.

fonte: rinnovabili.it

Biofuel: il duello è tra l'uomo e la macchina?

Nel 2009 ben 107 milioni di tonnellate di grano è andato a finire nelle distillerie di etanolo degli Stati Uniti per essere trasformato e commercializzato mentre avrebbe potuto alimentare 330 milioni di persone per un anno.
Lo si legge nel rapporto stilato dall’Earth Policy Institute che ha analizzato i dati del Dipartimento dell’Agricoltura statunitense: un quarto del cereale prodotto è stato impiegato da ben 200 distillerie sparse nel paese per la produzione di bioetanolo utilizzato per alimentare autoveicoli, produzione che è triplicata rispetto ai livelli del 2004.
L’allarme che lancia l’istituto fa eco ai criticismi che accompagnano la prima generazione di biocarburanti: l’aumento della richiesta di prodotti alimentari per la produzione di biofuel potrebbe creare una forte pressione sulle forniture alimentari a livello mondiale, come successe tra il 2006 e il 2008 quando, a causa dell’enorme richiesta, i prezzi del grano andarono alle stelle mettendo in seria difficoltà i Paesi poveri e creando un meccanismo che potrebbe rivelarsi pericoloso.
L’Earth Policy Institute ha inoltre calcolato che qualora tutta la produzione statunitense di grano venisse impiegata per la produzione di carburanti il quantitativo risulterebbe sufficiente a soddisfare il fabbisogno del solo 18% delle autovetture circolanti negli Usa. Per riempire il serbatoio di un SUV con bioetanolo è necessario distillare la quantità di grano sufficiente a sfamare un individuo per un intero anno e nella lotta tra la fame nel mondo e le auto sembra che l’economia sia più interessata a far vincere il settore auto.

fonte: rinnovabili.it

Klimahouse 2010, un nuovo modo di costruire

Si è chiusa ieri l’edizione 2010 di Klimahouse, la fiera sull’efficienza energetica e la sostenibilità in edilizia giunta ormai alla quinta edizione, appuntamento d’elezione tanto per le aziende che per che gli utenti finali. Mantenendo il suo standard di Internazionalità che da anni la ha elevata a punto di riferimento in un settore in continuo movimento, si è proposta quest’edizione come vetrina per le soluzioni più innovative per il risparmio energetico e la progettazione ‘green’ ma anche come promotrice di una nuova cultura dell’edilizia sostenibile. Il Presidente di Fiera Bolzano Gernot Rössler nel suo discorso inaugurale aveva dichiarato “Anche se Copenhagen non è andato in porto, nessuno nella nostra società avanzata dubita più del fatto che sia assolutamente necessario un cambiamento radicale nel modo di pensare e di agire. L’umanità deve abbandonare l’utilizzo delle energie tradizionali, quali il carbone, il gas e il petrolio e non solo perché queste fonti si stanno esaurendo e per questo diventano sempre più costose, ma soprattutto perché contaminiamo l’atmosfera con miliardi di tonnellate di CO2 con conseguenze che nemmeno ci possiamo immaginare”. Per la prima volta in questa edizione è stato proposto il “Klimahouse Marketing Award” che ha voluto premiare quelle aziende risultate migliori per strategie di comunicazione e più aderenti alla tematica della manifestazione. La fiera è stata organizzata in due settori espositivi o Macro Aree principali l’una dedicata alla ‘COSTRUZIONE DEGLI EDIFICI’ e l’altra alla ‘TECNOLOGIA DELL’EDIFICIO’. La prima si è concentrata sui settori finestre termoisolanti, porte e portoni, isolamento termico, elementi per prefabbricati e prefabbricati, coperture, tetti, risanamento, strutture verticali e orizzontali, la seconda invece è stata tutta dedicata a riscaldamento, ventilazione, raffreddamento, energie rinnovabili e sistemi di regolazione e misurazione. Quest’anno le 400 aziende del settore hanno presentato un gran numero di prodotti innovativi e alcuni per la prima volta, per un’edilizia sempre più efficiente e sostenibile si sono affiancati agli spazi fieristici anche meeting e appuntamenti di grande interesse. Il Convegno internazionale ‘Costruire il futuro’ organizzato in collaborazione con l’Agenzia CasaClima, le visite guidate a edifici certificati CasaClima e il “Klimahouse forum” che ha presentato sul palco le ultime novità per dare l’opportunità di ‘esplorare’ il mondo del costruire sostenibile a 360°. Gli operatori del settore hanno potuto usufruire delle dodici visite guidate a edifici CasaClima; i manufatti sono stati disponibili assieme ai loro utenti finali e ai progettisti per poter prendere visone delle problematiche affrontate e delle innovazioni nella loro soluzione. Le visite agli edifici proposti di tipo residenziale pubblico o commerciale sono stati organizzati da Fiera Bolzano in collaborazione con enertour – TIS innovation park, scelti sia tra esempi di risanamento energetico, sia da edifici costruiti con materiali ecocompatibili. Dalla mattinata dell’inaugurazione la mostra allestita in collaborazione con l’Associazione provinciale degli Artigiani (APA) è stata visitata da un gran numero di tecnici come di utenti finali, la mostra era dedicata agli errori da evitare nella costruzione di una casa. In Piazza Fiera infine sarà presentata ECO BOULEVARD, Mostra fotografica di CaseClima costruite in Italia, curata da Fiera Bolzano in collaborazione con l’Agenzia CasaClima. Un altro convegno internazionale è stato organizzato in collaborazione con l’Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico (ANIT) ed ha affrontato il tema delle tecnologie più all’avanguardia nell’ambito del risparmio energetico e dell’isolamento degli edifici con una fitto numero di incontri.
La Armin Pohle Bauelemente (Apb) ha presentato, la prima persiana avvolgibile che riesce a combinare i vantaggi di una tapparella convenzionale quelli tipici di una veneziana. SI riescono ad ottenere sia un miglior passaggio di aria e luce sia una ottima visibilità e protezione dai raggi solari. Saint-Gobain Glass ha invece presentato il nuovo vetro con l’emissività più ridotta mai ottenuta. Il vetro chiamato SGGPLANITHERM ONE è fabbricato con un procedimento magnetronico su vetro float chiaro (SGGPLANILUX), uno strato di metalli nobili. Mediante questa tecnologia il vetro riflette l’irraggiamento infrarosso limitando la trasmissione di calore interno esterno.Per migliorare la qualità dell’aria la Sigma Coatings ha proposto una pittura antinquinamento, che si avvale dell’innovativa tecnologia fotocatalitica Sigmasoltec ReduNOx. Il sistema sfrutta i raggi solari per decomporre gli agenti inquinanti presenti nell’atmosfera e convertirli in sostanze innocue per l’uomo e per l’ambiente, l’ideale per facciate di case e palazzi ubicati nei congestionati e inquinati centri urbani. SOLIGNO è l’innovativo sistema costruttivo in legno proposto da RUBNER, il sistema risulta al 100% naturale nel campo dei sistemi-parete e sistemi-solaio essendo privo di colle e chiodi anche per edifici di grandi dimensioni. La RUBNER ha presentato anche la porta riscaldante per interni in legno con riscaldamento integrato e piastrelle di maiolica personalizzabili. Particolarmente indicata per case a basso consumo energetico, produce calore ‘sano’ generato da raggi infrarossi. Ideale per edifici residenziali, ElfoFresh2 della CLIVET è un’unità ad alta efficienza che purifica l’aria viziata delle abitazioni mediante filtri elettronici ad alta efficienza attivi su fumi, polveri fini, virus e batteri. Grazie Con un sistema a pompa di calore si riesce ad ottenere il recupero dell’energia contenuta nell’aria espulsa ed elimina le elevate perdite di carico dei sistemi tradizionali. La potenza termica o frigorifera così generata riduce la potenza richiesta al sistema di climatizzazione integrativo e di conseguenza incide positivamente sul costo impiantistico. FINSTRAL ora propone per le porte lo stesso sistema che ha ottenuto un grande successo applicato alle finestre e porte, La finestra accoppiata in PVC ha infatti catturato l’attenzione del mercato negli ultimi anni grazie alla sua funzionalità e alle sue ottime prestazioni tecniche. Il sistema per porte e finestre realizzato interamente in alluminio A78-AV. La Finestral Garantisce un abbattimento dei costi energetici dato da un elevato isolamento termico e acustico mentre la veneziana integrata consente la protezione dai raggi del sole.

fonte: rinnovabili.it

lunedì 25 gennaio 2010

Serpico, il poliziotto eroe ora vive in una capanna

Nell'alta valle del fiume Hudson, dove l'acqua del fiume che bagnerà poi Manhattan è ancora limpida, vive da eremita il vecchio che fece crollare il "Blue Wall", il muro blu dell'omertà e della corruzione poliziesca a New York: Serpico. Nel cranio porta ancora i frammenti dei proiettili che gli furono esplosi in faccia. Nel cuore l'amarezza per essere stato dimenticato ed espulso dai "fratelli" in uniforme come un rifiuto tossico. Nel nome riassume la vergogna e lo scandalo che cambiò la polizia in blu e che fece di lui un libro venduto a tre milioni di copie, un'inchiesta ufficiale devastante e un film leggendario.

Lo ha scovato, nella capanna di tronchi da pioniere che egli stesso si è costruito e dove vive con la sua "ragazza" come chiama la signora di cinquant'anni che gli fa compagnia, il New York Times, mezzo secolo dopo quel 1959 nel quale Frank Serpico divenne patrolman, piedipiatti, poliziotto di quartiere a Brooklyn. Frank, che da vecchio somiglia sempre più, nella barba un po' irsuta, nel volto stazzonato da 73 anni di vita dura, nella bandana che gli avvolge la testa ancora trafitta dal dolore dei frammenti di piombo, al personaggio che Al Pacino portò sullo schermo, non è, neppure nella quiete profonda dei boschi, un uomo in pace. Serpico è ancora in guerra col mondo, come era in guerra con i gangster, i pusher, i magnaccia, i mafiosi di Brooklyn, ma soprattutto con i suoi colleghi del "Nypd", il Dipartimento di Polizia, che di quei delinquenti erano al soldo. "Ho ancora incubi - racconta - ogni volta che schiudo una porta, vedo la canna della pistola che mi sparò in faccia".

Vede, soprattutto, quello che accadde dopo, mentre lui cadeva sul pianerottolo della casa di Brooklyn dove era entrato per fermare lo scambio di 10 chili di eroina, con il volto coperto di sangue. Ricorda i colleghi in blu e in borghese, quelli come lui, i detective under cover che assistono alla sua probabile agonia senza invocare nei walkie-talkie e nelle autoradio il "Codice 10-13", "agente a terra colpito" che avrebbe richiamato le ambulanze. Rivede il vecchio immigrato clandestino, un messicano, che da un appartamento vicino chiamò i soccorsi, prima che un'autopattuglia finalmente lo buttasse sul sedile posteriore, portandolo a un ospedale. Frank Serpico, il "napoletano", il figlio di un italiano arrivato da Marigliano, oggi uno dei borghi satellite più inquinati di Napoli, doveva morire, perché tutti sapevano che aveva deciso di scuotere l'albero della cuccagna, i soldi che la polizia incassava dalla malavita.

"Non so che cosa sia cambiato, forse qualcosa, forse niente", dice oggi, da lontano, nella solitudine della sua log cabin, della capanna di tronchi, "Paco", come lo avevano soprannominato, dove sta scrivendo le memoria "prima che sia troppo tardi". Allora, molto sembrò cambiare, e quella schioppettata in faccia che lui si prese entrando nel nido degli spacciatori nell'indifferenza soddisfatta dei colleghi, fece finalmente tremare il "Muro Blu". Fu insediata una commissione d'inchiesta guidata dal giudice Knapp che scoperchiò, per la prima volta, il pentolone. Dozzine di agenti, di detective, di ispettori, di dirigenti, furono arrestati o radiati, permettendo ad altri di dimettersi in silenzio, per salvare quello che restava della "faccia".

La Commissione Knapp cercò di distinguere fra la grande corruzione e quella spicciola, quotidiana. Disegnò due categorie di poliziotti "on the take", come si dice nel gergo, pagati dai criminali. I Vegetariani, i "grass eaters", quelli che si accontentavano di brucare le banconote infilate nella stretta di mano, di fare la spesa e di cenare gratis nei negozi e nei ristoranti per non vedere quello che accadeva nei retrobottega. E i Carnivori, i "meat eaters", i complici ingordi delle grandi organizzazioni, dei gangster, delle "famigghie", delle quali erano la protezione e la copertura. Si parlò di "centinaia di milioni di dollari" ruminati o divorati ogni anno da vegetariani come da carnivori.

Il figlio dell'immigrato napoletano che "non ci stava" fu celebrato fuori, ed esecrato dentro: "avevo spezzato l'omertà". Venne promosso a detective, decorato con una medaglia che oggi tiene buttata in un cassetto, salutato davanti alle telecamere dai tromboni del potere come un eroe. E poi, appena cinque anni dopo la grande "pokazuka", la sceneggiata del risanamento, allontanato. Scomparve. Emigrò in Europa, in Svizzera, quanto di più lontano dalla sua New York si potesse trovare, vivendo con la quota di diritti d'autore sul libro che Peter Mass aveva scritto su di lui e con lui, e sul film girato da Sidney Lumet con un sensazionale Al Pacino.
Ma neppure la Svizzera fece di lui un mite borghese integrato. Quando si rassegnò a tornare in patria, tornò a New York, sì, ma nello Stato, nel nord selvatico. Riprese i panni dello hippie che usava da investigatore e l'irrequietezza del ribelle che era sempre stato, anche con il "badge", con il distintivo della polizia, e la sua famosa Browing 9mm, sotto gli stracci da vagabondo. E anche dalla solitudine silvana, non avrebbe mai smesso di dar fastidio. Oggi nel suo blog ringhioso, ieri con lettere ai giorni, avrebbe continuato a irritare quella polizia dove, da bambino italiano aveva sognato di entrare. "Forse sono meno corrotti, ma sono ancora più brutali e quindi ancora più fuori dalla legge che dovrebbero far rispettare", dice e ricorda Amadou Diallo, il ghaniano di 23 anni disarmato che quattro poliziotti del Bronx abbatterono nel 1999 sparandogli 41 colpi di pistola in corpo per "malinteso", uscendo tutti assolti.

Non c'è pace per lui, neppure fra i larici e gli abeti del Nord, dove la compagna lo sorprende a seguire tracce di sangue nella neve, per raggiungere animali, cervi, orsi, procioni, martore e scoprire perché abbiano sanguinato. Un matto, un maniaco, come tutti coloro che si ostinano a credere alla giustizia.

fonte: repubblica.it

Mancano i soldi? I Comuni rimediano con le multe stradali

I Comuni italiani fanno cassa con le multe stradali, che fruttano di più delle addizionali Irpef. Il risultato è che gli italiani pagano una vera e propria tassa occulta. È quanto emerge da un'indagine condotta dall'Adnkronos consultando i bilanci dei Comuni italiani. Nel 2008 sono state fatte 12,6 milioni di multe, 1.427 all'ora e 24 al minuto. Ogni italiano munito di patente ha pagato in media 76 euro mentre ogni vigile ha compilato verbali per 43 mila euro.

VOCE IRRINUNCIABILE - Le entrate per le infrazioni degli automobilisti sono infatti una voce irrinunciabile per far quadrare i conti e le amministrazioni comunali indicano in bella evidenza il gettito previsto per i prossimi esercizi nei bilanci di previsione. Una cifra crescente che viene stimata tenendo conto delle entrate degli anni precedenti e, soprattutto, delle voci di spesa da compensare. Il Comune di Verona, per esempio, dalla vo­ce «sanzioni al codice della stra­da» conta di in­cassare quest'anno 13,2 milioni di euro contro i 10 milioni del 2009. Il Comune di Salerno prevede un aumento del gettito delle multe che pas­sa dagli 11 milioni del 2009 ai 15 milioni del 2010. E la tendenza rimane inalterata se, invece dei Comuni più grandi, si prendono in considerazione quelli minori.

QUADRATURA DEI BILANCI - Il meccanismo favorisce evidenti forzature. Se al 30 giugno le multe incassate sono inferiori alla cifra indicata nei bilanci di previsione, nella seconda parte dell'anno si trova il modo di «far quadrare i bilanci». In tutti i bilanci dei principali Comuni italiani, andando a scomporre il flusso delle entrate da sanzione del codice della strada, si evidenzia un aumento consistente delle multe comminate nella seconda parte dell'anno.

VIOLATA LA LEGGE - L'articolo 208 del Codice della strada prevede che i proventi delle multe vadano reinvestiti in attività a favore della sicurezza e della prevezione degli incidenti stradali. Una prescrizione che viene spesso disattesa. Come evidenzia uno studio della Fondazione Caracciolo dell'Aci sui piccoli Comuni e polizie locali: «il 50% dei Comuni non utilizza le risorse derivanti da suddetti proventi come previsto per legge». Altrettanto evidente è la mancata applicazione della direttiva Maroni del 14 agosto 2009, che impone di installare gli autovelox su strade ad alto rischio di incidenti.

TRUFFE - Cresce anche il rischio di truffe ai danni degli automobilisti. Come nel caso dei sensori collocati sui semafori: la Cassazione con una sentenza del 30 ottobre 2009 ha dichiarato nulle le multe in caso di assenza del vigile urbano. Ma i verbali continuano ad arrivare. Basta aver oltrepassato un incrocio con il rosso scattato da 4 decimi di secondo su una strada congestionata con la circolazione che procede a passo d'uomo, per subire una multa di 160 euro e la decurtazione di 6 punti sulla patente.

PIÙ CARE - Dal 1° gennaio 2009 sono aumentati gli importi previsti per violazione del Codice della stada:
- divieto di sosta da 36 a 38 euro
- divieto sosta con pericolo da 74 a 78 euro
- eccesso di velocità fino a 10 km/ora da 36 a 38 euro
- eccesso di velocità tra 11 e 40 km/ora da 148 a 155 euro
- mancato uso cinture sicurezza o seggiolini da 148 a 155 euro
- sorpasso vietato semplice da 70 a 74 euro
- sorpasso vietato con pericolo da 143 a 150 euro
- sorpasso vietato con veicoli pesanti da 281 a 295 euro
- passare col semaforo rosso da 143 a 150 euro
- violazione generica della segnaletica da 36 a 38 euro
- mancata precedenza a incroci da 143 a 150 euro
- guida in stato ebbrezza da 500 a 12 mila euro
- guida sotto effetto stupefacenti da 1.500 a 12 mila euro

fonte: corriere.it

sabato 23 gennaio 2010

L'Alto Adige dell'edilizia efficiente

“Non è solo uno standard tecnico ma una filosofia, un messaggio che siamo riusciti a far arrivare al cuore dei cittadini. L’Italia importa il 90% dell’energia, quasi tutta da fonti fossili. L’efficienza nell’edilizia significa indipendenza energetica, tutela dell’ambiente, risparmio e qualità dell’abitare.” Le parole di Michl Laimer, assessore all’Urbanistica, ambiente ed energia della Provincia autonoma di Bolzano riassumono chiaramente l’idea che sta dietro la certificazione energetica Casa Clima. Un marchio nato nel 2002 nella Provincia altoatesina che ha fatto dell’Alto Adige la realtà più avanzata in Italia nel campo dell’edilizia eco-compatibile. A testimoniarlo è la fiera Casa Clima - Klima House (a Bolzano dal 21 al 24 gennaio) dove incontriamo l’assessore: circa 400 aziende che espongono gli ultimi prodotti e tecnologie per una casa più sostenibile. Una fiera che mostra un tessuto economico vitale e incredibilmente innovativo, dove l’edilizia tradizionale (ma intelligente) del legno e della pietra si incontra con soluzioni inedite come i sistemi di copertura che integrano il fotovoltaico al sistema di climatizzazione, le mille nuove soluzioni per l’isolamento termo-acustico e gli ultimi ritrovati della domotica.

Ma - chiediamo a Laimer - come è successo che l’Alto Adige sia arrivato così avanti rispetto al resto del paese in materia di edilizia sostenibile?
Certo non è accaduto dall’oggi al domani. Sono 15 anni che coltiviamo questo terreno a partire dalla sensibilizzazione nelle scuole. Oggi possiamo dire di essere riusciti a far passare il messaggio.

Se non sbaglio tutte le nuove abitazioni costruite in provincia devono avere come minimo la certificazione Casa Clima classe C, mentre in alcuni comuni, tra cui Bolzano, devono essere almeno di Classe B. Per cui oltre alla sensibilizzazione ci sono anche obblighi e incentivi…
Noi diamo dei contributi a fondo perduto del 30% per gli investimenti nel risparmio energetico e nell’energia alternativa. Come ricordava, abbiamo anche previsto per legge lo standard Casa Clima, ma non è vissuto come un’imposizione: credo che la gente qui costruirebbe lo stesso così, è molto orgogliosa delle proprie case. Hanno capito che non è un obbligo, ma un miglioramento della qualità abitativa.

Tutto ciò si inserisce in una strategia energetica provinciale particolarmente coraggiosa in materia di efficienza e rinnovabili, qual è il contributo dell’edilizia in tutto questo?
Attualmente la provincia soddisfa il 54% del suo fabbisogno energetico, trasporti esclusi, con fonti rinnovabili, l’obiettivo è di arrivare al 75% al 2013. Il contributo dell’edilizia è fondamentale, più della metà dell’energia viene consumata nelle abitazioni private e, di questa, il 70% nelle caldaie. Con le abitazioni "Casa Clima" possiamo ridurre i consumi anche dell’80-90%. Ecco perché qui tutto quello che viene fatto ex-novo va fatto secondo gli standard Casa Clima e poi incentiviamo molto, con contributi e premi in cubatura la riqualificazione dell’esistente, essenziale per ridurre gli sprechi.

Oltre a tutto ciò c’è il lato economico: come si vede in questa fiera esiste un tessuto economico particolarmente vivace e le ditte edili altoatesine specializzate lavorano molto anche nel resto del paese. Quale è il contributo di questo settore all’economia della provincia?
L’artigianto e l’industria altoatesina ha scoperto una grande occasione in questo settore. In genere la lotta ai cambiamenti climatici è anche una grande sfida economica: qui ci sono ditte che hanno sviluppato professionalità particolari, se sanno fare una cosa e la fanno bene mi pare giusto che ci guadagnino anche

fonte: qualenergia.it

La batteria che viene da tessuto e finisce nell’armadio

In un futuro forse non tanto lontano la mattina potremmo aprire l’armadio e scegliere se indossare un vestito in grado di produrre energia:http://www.rinnovabili.it/vestirsi-di-energia-pulita-con-le-fibre-fotovoltaiche-401789 o uno capace di immagazzinarla. E se delle fibre fotovoltaiche da integrare negli abiti se ne è già sentito parlare è di sicuro un anteprima mondiale il progetto avviato dalla Standford University nel campo dell“elettronica da indossare”. Un settore emergente questo ma che sta prendendo sempre più spazio a livello della ricerca. L’approccio sviluppato dal professor Yi Cui e dal suo team si basa sull’immersione di tessuto in un “inchiostro” di nano tubi in carbonio.Il processo è stato dapprima dimostrato mediante l’utilizzo di comune carta per poi passare alle fibre di tessuto rivelatesi, al pari della cellulosa particolarmente adatte ad assorbire il particolare inchiostro, mantenendo un collegamento elettrico su tutta l’area tinta.
I ricercatori hanno impiegato un processo estremamente semplice di “immersione ed asciugatura” in un colorante costituito di nanotubi a parete singola (Single-Walled nanotubes, o SWNT) Per loro natura i SWNT oltre ad essere molto resistenti alla trazione possono in funzione del diametro o della modalità con cui i legami carbonio-carbonio si susseguono lungo la circonferenza del tubo comportarsi da conduttore o semiconduttore come il silicio presente nei microchip. abbiamo Il risultato è stato un prodotto tessile con una conduttività di 125 S • cm -1 e la resistenza superficiale inferiore a 1 Ω/sq, in grado di mostrare una flessibilità e duna capacità di allungamento eccezionali. I supercondensatori ottenuti con questi tessuti mostrano un’alta capacità per area, fino a 0.48F/cm 2 ed un’elevata energia specifica. A buon mercato, dunque, il processo può trasformare una t-shirt in un “e-shirt” che mantiene le proprietà elettroniche acquisite anche quando è tirata, piegata o bagnata con acqua.

fonte: rinnovabili.it

venerdì 22 gennaio 2010

I rischi della modica quantità di radiazioni

Sarebbe un segnale importante che anche in Italia la stampa iniziasse a dare corrette informazioni sui rischi delle radiazioni per le popolazioni vicine alle centrali nucleari, visto che finora nessuna autorità ha fornito lumi sulla questione. Aprire un dibattito pubblico anche su questo aspetto del nucleare sarebbe oggi quanto mai necessario visto che alcune aree del paese si troveranno presto ad essere indicate come possibili sedi di reattori atomici senza che la cittadinanza sia a conoscenza dei rischi per la salute. Ma ne siamo certi, a quel tempo avrà invece già ricevuto dal Governo numerose informazioni sui probabili “risarcimenti” economici.

In un’intervista su Qualenergia.it, Gianni Mattioli ci disse che secondo diversi studi scientifici il danno sanitario da radiazioni è un “danno senza soglia”. Ci spiegò che dosi anche piccole di radioattività innescano spesso processi di tumori, leucemie o effetti nelle generazioni successive, tanto che la definizione di “dose massima ammissibile” per i lavoratori e per le popolazioni, fornita dalla Commissione internazionale per la radioprotezione, invece di essere “quella particolare dose al di sotto della quale non esiste rischio”, è curiosamente “quella dose cui sono associati effetti somatici, tumori e leucemie, che si considerano accettabili a fronte dei benefici economici associati a siffatte attività o radiazioni”. Un approccio niente affatto rassicurante.

Oggi esistono prove significative che l’esposizione di residenti a infrastrutture nucleari può causare gravi danni alla salute anche per rilasci normali di radiazioni a livelli molto bassi. Lo ha attestato un recente studio del governo tedesco che ha riscontrato un aumento del 220% dei casi di leucemia e del 160% per quelli di cancro tra i bambini fino ai 5 anni di età che vivono entro i 5 km da un reattore nucleare. Un risultato che ha riacceso il dibattito in Germania, ma ancora poco conosciuto all’estero, per non parlare dell’Italia.

Lo studio KiKK (in tedesco è l’acronimo di cancro infantile in prossimità di centrali nucleari) merita attenzione per diverse ragioni. La prima perché è statisticamente rilevante: vengono infatti esaminati tutti i tipi di cancro pressi tutti i 16 siti nucleari tedeschi nell’arco di tempo che va dal 1980 al 2003, su una popolazione molto ampia che comprende anche i bambini sotto i 5 anni di età.
La seconda è la sua autorevolezza: è stato commissionato nel 2003 dall’Ufficio governativo tedesco per la radioprotezione dopo una formale richiesta da parte di gruppi di cittadini; è stato poi realizzato da un gruppo epidemiologico dell’Università di Mainz, che non può certo essere accusato di posizioni anti-nucleariste.
Terzo motivo è la sua validazione da parte dell’ufficio del governo tedesco che lo ha commissionato e che ha ufficialmente accettato la tesi che, in sintesi, i bambini residenti nei pressi di una centrale nucleare sviluppano il cancro e la leucemia più frequentemente di coloro che vivono più lontano dall’impianto.

Nello specifico lo studio conferma che “in Germania esisteva, al tempo della ricerca, una correlazione (vedi tabella) tra la distanza dell’abitazione rispetto alla più vicina centrale nucleare e il rischio di sviluppare il cancro (in particolare leucemia) prima del 5° anno di vita”. Questo studio non è in grado di definire i fattori di rischio biologico che potrebbero spiegare tale relazione. L’esposizione a radiazioni ionizzanti non è stata infatti misurata, ma i risultati sarebbero in linea con altri studi realizzati in precedenza. Nessuna conclusione viene quindi elaborata se non quanto statisticamente riportato.

Ma quale potrebbe essere la spiegazione della più alta incidenza di cancro e leucemie infantili presso le centrali nucleari? Un’ipotesi la espone Enviromnental Health, la rivista scientifica che ha ripreso lo studio tedesco: sebbene le emissioni radioattive normalmente provenienti dalle centrali nucleari siano basse, queste possono essere assorbite più facilmente dalla madre e incorporate dall’embrione. Non è da escludere infatti che i tessuti dei feti e dei neonati abbiano una sensibilità alle radiazioni superiore a quella finora stimata.
In realtà i dati in possesso delle autorità mondiali in materia non sono sufficienti a fornire stime di rischio per bassi livelli di radiazioni o per lunghe esposizioni o per i più deboli e comuni tipi di radiazione, ma solo per elevati livelli di esposizione (gli studi si basano infatti sugli effetti del dopo Nagasaki e Hiroshima, e più recentemente per Chernobyl). Tuttavia stanno diventando molte le ricerche che confermerebbero un rischio per la salute in casi di prossimità con una centrale o con rifiuti radioattivi.

Un recente articolo di The Guardian fa presente, inoltre, che stanno emergendo anche altri tipi di effetti delle radiazioni, poco conosciute dall’opinione pubblica, ma oggetto di un attento esame da parte della comunità mondiale dei biologici. Questi nuovi effetti possono causare mutazioni anche in cellule non colpite direttamente dalle radiazioni (distanti nello spazio o addirittura non ancora generate), sollevando così inquietanti quesiti riguardo alla definizione di un livello di sicurezza accettabile per le radiazioni.

E’ arrivato il momento che anche in Italia venga fatta chiarezza. Questo è un tema che non va lasciato ai soli tromboni dell’informazione mediatica, magari prezzolati da qualche gruppo industriale, ma si deve a lasciare spazio, almeno una volta in questo paese, a chi la ricerca la fa sul campo tutti i giorni, e che sia in grado di mostrare dati e rilevazioni veritiere, accurate e statisticamente significative.
Fino ad allora perché non applicare il principio di precauzione, evitando di far partire questa avventura che oggi può dirsi senza vie di uscita?

fonte: qualenergia.it

ACCORDO FEDERAMBIENTE-INAIL SULLA SICUREZZA

Il presidente di Federambiente, Daniele Fortini ed il presidente dell'Inail, Marco Fabio Sartori hanno sottoscritto un importante accordo di collaborazione finalizzato a svolgere un'azione congiunta che favorisca le azioni di prevenzione e contribuisca a diffondere la cultura della salute e della sicurezza nel settore dell'igiene ambientale.

Federambiente - che con la recente intesa raggiunta con le organizzazioni sindacali ha dato vita ad un Fondo Nazionale per la sicurezza - attraverso questo accordo con l'Inail, intende porre ancora una volta la sicurezza sul lavoro al centro dei propri obiettivi, rafforzando l'informazione e la formazione dei lavoratori del settore ambientale sugli eventuali rischi connessi alla complessa attività svolta. L'Inail come previsto dal Decreto Legislativo 81/2008, è destinatario, tra le altre, delle funzioni di formazione, informazione, consulenza e assistenza in materia di salute e sicurezza sul lavoro e privilegia le sinergie con i diversi soggetti del sistema prevenzionale nazionale - in particolare con le associazioni rappresentative delle Parti sociali, datoriali e sindacali - per garantire al meglio la tutela globale ed integrata dei lavoratori assicurati.

Grazie all'accordo firmato, Federambiente ed Inail declineranno piani operativi e azioni che siano in grado di incidere concretamente sui livelli di sicurezza. Il proposito comune è quello di diffondere e radicare nelle imprese del settore la cultura della sicurezza sul lavoro, trasformando le questioni ad essa legate da problema tecnico a soluzione gestionale e modificando la percezione, di imprese e lavoratori, che la sicurezza non è solo un costo improduttivo, bensì un vantaggio competitivo nell'economia dell'azienda e nel mercato.

Per il presidente di Federambiente "quella che ci offre Inail è una grande opportunità per sviluppare le politiche di prevenzione antinfortunistica in un settore, quello dell'igiene urbana, oggettivamente molto esposto al rischio per la salute dei lavoratori". "Predisporremo subito -continua Fortini- programmi e progetti per concretizzare azioni ed iniziative, perché l'intesa con Inail, di cui abbiamo apprezzato un rinnovato dinamismo, produca presto risultati tangibili".

Per il presidente Inail "con questa intesa l'Istituto dà ulteriore attuazione alle competenze attribuite dal nuovo Testo unico sulla sicurezza, estendendo la propria funzione di formazione e assistenza anche a favore delle imprese e dei consorzi che gestiscono i servizi pubblici di igiene e di risanamento ambientale". "Si tratta di un accordo di grande rilevanza -dice Sartori- che dimostra, ancora una volta, la volontà dell'Ente di operare in stretta sinergia con le parti sociali, confermando come la diffusione di un'autentica cultura della prevenzione sia il volano più efficace per il raggiungimento dell'ambizioso obiettivo della 'tutela integrata' dei lavoratori".

fonte: ambiente.it

No al nucleare in Italia da Regioni e altre istituzioni

Nel corso della sessione della “Commissione Ambiente della Conferenza delle Regioni” la Sicilia si è presentata allineata con le altre regioni italiane che hanno già detto no al nucleare. Ha infatti approvato all’unanimità due ordini del giorno del Pd presentati all’Ars dai deputati Giovanni Barbagallo e Giacomo Di Benedetto, i quali hanno già depositato un disegno di legge per il divieto di installazione di centrali nucleari nel territorio siciliano.
D’altronde dalla “Commissione Ambiente della Conferenza delle Regioni” era già arrivata una richiesta al governo di attendere gli esiti dei ricorsi già presentati da 11 regioni (Lazio, Marche, Umbria, Basilicata, Puglia, Calabria, Toscana, Liguria, Emilia-Romagna e Piemonte, Campania) alla Corte costituzionale prima di procedere all’approvazione definitiva del decreto, onde evitare problematiche di illegittimità di una norma.
Anche all’ Anci (l’associazione dei comuni italiani) si chiedono: nuovo nucleare? “Prima si chiuda col passato. Le aree sulle quali insistono le vecchie servitù nucleari non devono essere prese in considerazione per realizzare le nuove centrali e il deposito nazionale per i materiali e le scorie radioattive”.
E questa è la posizione emersa dalla riunione odierna della Consulta Anci dei Sindaci dei Comuni sede dei servitù nucleari, della quale fanno parte Caorso, Trino Vercellese, Ispra, Latina, Sessa Aurunca, Saluggia, Bosco Marengo, Rotondella e Roma, comuni che hanno “già dato” in termini di disagi alla comunità e che ora chiedono “almeno di ricevere quanto spetta loro”.
Facciamo qui di seguito una rassegna delle posizioni contrarie espresse da alcune istituzioni, regionali, comunali e provinciali.

L’assessore della Puglia all’Ecologia, Onofrio Introna, ha partecipato alla riunione della Commissione Ambiente della Conferenza delle Regioni, presso la Delegazione romana della Regione Calabria. All’ordine del giorno, la questione della localizzazione delle centrali nucleari. “La Regione – ha detto Introna – è capofila tra le regioni che hanno detto no alla localizzazione delle centrali nucleari sui propri territori.

‘‘Il Veneto non è un sito adatto per insediarvi una centrale nucleare, anche perché è troppo antropizzato’‘. Lo ha detto il ministro Luca Zaia, candidato Pdl e Lega alle Regionali 2010. ‘‘Non conosco il dossier della Regione Veneto – risponde ai giornalisti che gli fanno presente come sia favorevole all’impianto il governatore Giancarlo Galan -. Non so nulla ed è giusto che sia così, perché immagino che la Regione abbia trattato o stia trattando con il dovuto riserbo. Se non ha ancora affrontato il problema, di sicuro ne tratterà. Il Veneto, in ogni caso, è troppo antropizzato per ipotizzare un insediamento del genere”.

“Come Regione Lazio abbiamo già detto no alla realizzazione di centrali nucleari e continueremo a farlo, finanche adottando iniziative di disobbedienza istituzionale – é quanto dichiara l’Assessore al Bilancio Luigi Nieri – Il Governo ha deciso di imporre, contro la manifesta volontà dei cittadini, una scelta che rappresenta una minaccia per i territori. Si tratta di un atteggiamento autoritario intollerabile’‘.

Anche la Regione Campania preclude il suo territorio all’installazione di centrali nucleari. Una norma contenuta nella legge finanziaria regionale 2010, approvata a fine anno, dice ribadisce un netto no al piano nucleare del Governo. La disposizione anti-nucleare viene difesa dai partiti del centrosinistra campano, mentre l’opposizione di centrodestra in Consiglio regionale annuncia il ricorso alla Consulta per incostituzionalità

“L’impostazione della politica del Governo in materia di energia nucleare – afferma Astore, del Molise, in Commissione Industria, Commercio e Turismo a Palazzo Madama – appare miope dal punto di vista degli obiettivi e fondata su falsi presupposti per quanto riguarda costi, tempi di realizzazione e sicurezza, oltre che a rischio di fallimento circa il concreto raggiungimento del risultato finale. Che il ritorno al nucleare sia una strategia perdente è dimostrato dal fatto che a livello mondiale il numero di reattori nucleari non solo non è più aumentato negli ultimi 20 anni, ma si prevede che entro il 2015 ne entreranno in funzione circa 30 mentre ne saranno dismessi più di 90”

C’è anche l’ Emilia-Romagna tra le 11 Regioni da cui è partito il ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto governativo. Dice il suo presidente Vasco Errani: “Noi non accetteremo mai il ritorno del nucleare sul nostro territorio, in ogni caso il governo deve lasciar decidere ai cittadini: lo sfido a dire prima delle elezioni, se davvero intende proseguire su questa strada, dove e come pensa di collocare le centrali”.

‘‘In ossequio ai principi di sussidiarietà, ragionevolezza e leale collaborazione, in assenza di intesa fra lo Stato e la Regione Basilicata, nel territorio lucano non possono essere installati impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di fabbricazione del combustibile nucleare, di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché di depositi di materiali e rifiuti radioattivi’‘: la norma che dice ‘no al nucleare in Basilicata è stata inserita nel Piano di indirizzo energetico e ambientale approvato ieri dal Consiglio regionale.

fonte: rinnovabili.it

Energia verde per l’ottava meraviglia del mondo

L’isola di Luzon, nelle Filippine, ospita quella che viene definita come l’ottava meraviglia del mondo: le terrazze di Banaue, risaie scavate nei fianchi delle colline dalle tribù Ifugao oltre 2000 anni fa, ad un’altezza di 1500 metri, e dichiarate dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Un patrimonio che tuttavia è oggi in pericolo, eroso dal maltempo e dalla limitata manutenzione. “In molti stanno abbandonando le terrazze. Oggigiorno non più è economicamente fattibile coltivare il riso dal momento che le proprietà terrene degli agricoltori sono di piccole dimensioni”, ha riferito Carmelita Buyuccan, responsabile della pianificazione e dello sviluppo dell’ufficio provinciale Ifugao durante un’intervista a Reuters. “Inoltre gran parte dei figli dei contadini, dopo essersi diplomati, scelgono di lavorare in città o all’estero per una migliore retribuzione”.
Per salvaguardare le famose terrazze si è deciso di puntare sulle energie rinnovabili e più precisamente sull’idroelettrico, grazie all’aiuto fornito dalla E8 un’organizzazione non-profit composta da 10 imprese di energia elettrica appartenenti ai paesi del G-8, la stessa che ha donato i primi pannelli solari a Tuvalu e le turbine eoliche alle Isole Galapagos.
Il gruppo ha regalato ai funzionari filippini un impianto idro dal valore di un milione di dollari e la potenza di 200 kW con cui la provincia potrà assicurarsi il 18% del proprio fabbisogno energetico.
Non solo. I 70.000 dollari di entrate annuali previste andranno ad un fondo di conservazione, il Rice Terrace Conservation Fund, che avrà così le risorse riparare i muri di contenimento danneggiati e ripristinare il sistema di irrigazione. Il progetto prevede inoltre di reindirizzare la zona ad uno sviluppo energetico rurale sostenibile.
Secondo uno studio condotto nel 2004 dalla Tokyo Electric Power Co, porre fine al deterioramento delle terrazze richiederebbe 400.000 dollari l’anno, e i sostenitori del progetto si augurano le entrate della centrale elettrica ispirino altri donatori.

fonte: rinnovabili.it

Cina, è l'anno della tigre ma ormai è quasi estinta

Il 14 febbraio, in Cina, inizierà l'anno della tigre. Il felino, nello zodiaco asiatico, è venerato quale simbolo di coraggio, forza e passione. Dall'epoca imperiale è adottato come segno di regalità e vittoria. E' la sola immagine reale, assieme ai miti del dragone e dell'unicorno, che i cinesi usano come insegna di Stato ed emblema dell'esercito. Milioni di gadget, da settimane, vengono venduti nel Paese, che dopo dieci anni si preparara a festeggiare di nuovo il suo animale più amato. La tigre però, in Cina e in tutta l'Asia, è sull'orlo dell'estinzione.

L'allarme è lanciato dagli scienziati del Wwf cinese, secondo i quali entro trent'anni la tigre rischia di restare davvero solo un segno dello zodiaco. "Se non vengono prese misure immediate - dice Zhu Chunquan, direttore per la tutela della biodiversità - l'ultima tigre allo stato brado potrebbe morire prima del 2040". Secondo il rapporto del Wwf di Pechino, in Cina sopravvivono ormai non più di 50 esemplari selvatici. Il direttore dell'amministrazione statale delle foreste, Wang Weisheng, li fa studiare da anni dai suoi ispettori.

A nord, sul confine con la Russia, vagherebbero ancora una ventina di tigri siberiane, le più grandi, spesso bianche, capaci di raggiungere un peso di tre quintali. Nel centro-ovest del Paese, sotto il Tibet, sopravvivono circa 20 tigri del Bengala, provenienti dall'India. Nello Yunnan, regione ancora ricca di boschi, sono stati registrati dieci esemplari indocinesi, ormai isolati. Estinte invece, nel meridione, le tigri del Sud della Cina: l'ultimo avvistamento risale a 25 anni fa, nell'isola di Hainan.
Lo sterminio delle tigri è impressionante. Negli anni Sessanta, solo nel Sud, vivevano più di 4.000 esemplari, mentre a Nord la popolazione era di oltre 300 capi. Negli ultimi dieci anni la deforestazione ha sottratto alla fauna oltre il 45% del suo habitat. Il crollo non è circoscritto alla Cina. Anche in India la tigre è stata inserita quest'anno nella lista dei dieci animali a rischio estinzione e nel mondo si calcola che vivano ormai circa 3.200 esemplari in libertà. Solo nella Siberia russa la situazione pare sotto controllo: nella penisola dell'Amur in cinque anni le tigri sono scese da 500 a 300, ma la possibilità di riproduzione resta elevata.

Gli scienziati, in un rapporto appena pubblicato, evidenziano però un altro scandalo. "Nella natura - dice Ashok Kumar, direttore di Ifaw India - presto non troveremo più tigri. Negli zoo e negli allevamenti invece la popolazione aumenta e ha ormai superato i capi liberi. Nel mondo contiamo 9.000 esemplari allevati, 5.000 solo in Cina". La scomparsa della tigre selvatica, oltre che effetto della deforestazione selvaggia, è infatti causata dal bracconaggio. Ossa e organi del felino, nonostante i divieti, sono usati nella farmacologia tradizionale cinese, o per estrarre balsami e unguenti in tutto l'Oriente. Per questo, esaurite le risorse naturali, è nata l'industria dell'allevamento clandestino, che contrabbanda anche le pellicce, specie in Medio Oriente.

I capi nati in cattività non possono però essere liberati per favorire il ripopolamento. "E' una sciagura - nota il rapporto del Wwf - non solo per la sopravvivenza del più importante felino del pianeta. La tigre è il primo predatore della catena alimentare, una specie di ombrello dell'ecosistema. Controlla la popolazione degli erbivori, seleziona i capi più forti ed elimina quelli malati, fino a contribuire in modo determinante all'equilibrio di foreste e praterie".

Gli scienziati cinesi hanno rilevato che nelle regioni dove la tigre si è estinta, la qualità e la varietà di flora e fauna si è ridotta in modo preoccupante. "Oltre al bracconaggio - dice Xie Yan, direttrice della Wildlife Conservation Society - sono l'eccesso di attività umane, la progressiva carenza di prede e l'assenza di un piano di protezione totale delle aree più delicate, a segnare il destino delle tigri. Se grandi spazi forestali, in tutta l'Asia, non diventeranno riserve integrali entro pochi anni, i nostri figli potranno confondere le tigri con i dinosauri". Un giornale di Shanghai, ieri, ha anticipato quella che i cinesi vivono coma una sciagura foriera di catastrofi: "Il Capodanno della tigre più che una festa sembra un funerale. E potrebbe essere l'ultimo, con qualcuno della famiglia da invitare alla cerimonia".

fonte: repubblica.it
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Passatempo Preistorico

Moonstone Madness

Pronti a partire, pronti per distruggere tutto? Bene, allora fate un salto indietro nell'era preistorica e immergetevi in questa nuova avventura dal gusto tribale. A bordo del vostro cinghiale dovrete raccogliere le gemme preziose necessarie per passare alle missioni successive, saltando gli ostacoli se non volete perdere il vostro bottino e distruggendo i totem a testate per conquistare altre gemme utili. Inoltre, una magica piuma vi catapulterà verso il cielo dove punti e gemme preziose sono presenti in gran quantità, per cui approfittatene! cercate di completare la missione entro il tempo limite, utilizzando le FRECCE direzionali per muovervi, abbassarvi e saltare, e la SPACEBAR per prendere a testate i totem.

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