Per Simone Mori, direttore regolamentazione e ambiente dell'azienda elettrica, al 2020 si possono coprire con nuovi reattori circa 100 TWh, «cioè 7-8 impianti nucleari». E viste le attività in Slovacchia, Spagna e Francia, la società ha «capacità e tecnologia» adeguate
"Si può ipotizzare di avere centrali nucleari in esercizio nell'arco di un decennio". Così Simone Mori, direttore regolamentazione e ambiente dell'Enel, a margine della sua partecipazione al convegno "Il contributo dell'Italia nella lotta al cambiamento climatico" organizzato da Confindustria in collaborazione con Enel, oggi a Roma.
Secondo Mori, "un obiettivo ragionevole per avere un mix bilanciato energetico è coprire un quarto della domanda con il nucleare. Avendo come riferimento il 2020 e quindi una domanda di circa 400 TWh, si parla di circa 100 TWh, cioè 7/8 impianti nucleari". Viste le attuali attività di Enel nel settore in Slovacchia, Spagna e Francia, secondo il direttore regolamentazione e ambiente, la società ha "capacità e tecnologia: crediamo di poter giocare un ruolo da protagonisti nel rilancio del nucleare in Italia".
Per Mori perché questo avvenga occorre un quadro legislativo chiaro, oltre a un procedimento autorizzativo che "può essere reso celere con strumenti più incisivi", condizioni senza le quali la prospettiva di avere gli otto impianti necessari in funzione al 2020 non è possibile. Quando il responsabile Enel parla di nuove centrali si riferisce a quelle di terza generazione perché "dire di aspettare la quarta, significa rinviare la decisione".
In conclusione, secondo Mori, l'atomo "ha una storia di affidabilità e sicurezza attendibile" grazie alle tecnologie attualmente disponibili e inoltre "il nucleare non é la soluzione ai cambiamenti climatici, ma se una soluzione c'é questa non può prescindere dal nucleare".
fonte: lanuovaecologia.it
Nessun commento:
Posta un commento