venerdì 23 gennaio 2009

Sarebbe un errore

Mentre scrivo, il prezzo del petrolio è sceso a circa 200 euro alla tonnellata, ancora la metà di quello dell’ottobre, quando sono intervenuto in questo giornale, mettendo in guardia sul pericolo del “raffreddamento” dell’interesse per le fonti di energia rinnovabili. Adesso è ancora peggio perché sono bastate un po’ di nevicate e la diceria che i ghiacci polari hanno ricominciato a crescere per indurre opinionisti e lobbysti a dire che non solo non c’è pericolo di mancanza di petrolio, ma neanche pericolo di mutamenti climatici indotti dall’uso dei combustibili fossili, tutte favole, anzi “bufale”, miti, hoaxes, come si dice oggi. Ancora più inutile, quindi, spendere soldi per solare, eolico e affini.

E ancora una volta mi permetto di raccomandare sia a studiosi, sia a imprese, di non basare le loro iniziative sulle dicerie, su quanto viene fatto circolare da gruppi di interessi, ma piuttosto di cercare di guardare ad un futuro più lontano. Nell’intervento pubblicato in “rinnovabili” un paio di mesi fa, prima citato, ho cercato di ricordare che troppe volte la passione per le fonti energetiche rinnovabili – ma anche per le materie prime e i prodotti da risorse naturali rinnovabili – si è dissolta come neve al sole proprio perché era passione momentanea, non basata su indagini e studi convincenti.

Siamo di nuovo a questo punto; Dopo due o tre anni in cui Internet è stata affollata di proposte e invenzioni, talvolta anche futili, “vendibili” perché portavano l’accattivante aggettivo solare, rinnovabile, ecologico, eccetera, sembra che molti siano perplessi. Vorrei invece piuttosto raccomandare di affrontare il lavoro verso l’energia del futuro con coraggio e lungimiranza. La società umana avrà bisogno di energia e di merci. Gli abitanti del primo mondo (paesi industrializzati), del secondo mondo (India, Cina e Sud est asiatico), avranno bisogno di fonti come petrolio, carbone e gas il cui rifornimento sarà sempre più aleatorio. Le fonti rinnovabili, in tutte le loro forme, con le invenzioni già note e con quelle che possono ancora essere sviluppate, sono destinate a soppiantare energie e merci esistenti. Infine esiste un terzo mondo in cui duemila milioni di esser umani non hanno abitazioni, acqua, luce, medicinali, istruzione, informazioni. Per tutti questi non c’è petrolio o carbone a sufficienza e la salvezza umana può venire dall’uso delle forze naturali che sono intorno a loro: Sole, prima di tutto, e poi foreste, vegetazione spontanea, vento, forze delle onde, moto delle acque.

Vorrei raccomandare di non polarizzare l’interesse sui soldi, sulla ricerca di fonti che “costano” meno di quelle fossili per joule o per chilowattora, sulla ricerca di incentivi statali, spesso dissipati per macchine e localizzazioni affrettate e che non danno garanzie.

Non si tornerà a fonti energetiche fossili a basso prezzo; la concentrazione dell’anidride carbonica di origine antropica nell’atmosfera continuerà ad aumentare. Il successo per l’uso dell’energia solare – diretta e nelle forme indirette in cui si manifesta (se ne parlò in questo giornale qualche tempo fa,) – al servizio dell’umanità, soprattutto dei paesi emergenti, richiede la crescita di una “cultura” ingegneristica, ma anche territoriale, la conoscenza anche delle risorse naturali disponibili in ciascun posto, del tipo dei bisogni e della loro distribuzione nel territorio. A mio modesto parere tale “cultura” può venire soltanto da una rinnovata attenzione per proposte, successi e insuccessi del passato: dalla “storia”, insomma.

Da qui l’importanza di raccogliere ed esaminare criticamente articoli, libri, spesso dimenticati e di offrire la loro rilettura e lettura a coloro che, nei prossimi anni, si getteranno a chiedere soldi pubblici per “nuove” macchine e dispositivi “solari”. A tal fine sarebbe utile la raccolta e circolazione della documentazione esistente su episodi, esperimenti, realizzazioni nel campo dell’energia solare e delle fonti rinnovabili.

Questa proposta non ha soltanto interesse storico o culturale o intellettuale. C‘è la possibilità che molte soluzioni che saranno proposte e finanziate con pubblico denaro siano parziali e insoddisfacenti proprio per mancanza di conoscenze di errori passati. E’ prevedibile la necessità di ricorrere ad uno scrutinio tecnologico sulla base dell’analisi critica proprio dei successi e degli errori del passato perché, come ha scritto Shakespeare, “il passato è prologo”.

fonte: rinnovabili.it

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