venerdì 27 febbraio 2009

Il Santuario dei cetacei è quasi vuoto

Nel santuario dei cetacei, «ridotto a una fogna a cielo aperto», le balenottere potrebbero essere diminuite del 75% e le stenelle (famiglia dei delfini) del 50%. Sono i dati che emergono dal rapporto di Greenpeace sull'area del Mar Ligure, frutto di una ricognizione effettuata ad agosto 2008 sulla nave Arctic Sunrise, a distanza di 16 anni dall'ultimo monitoraggio (nel 1992 le balenottere erano circa 900 e le stenelle comprese tra 15 e 42mila esemplari). L'Arctic Sunrise ha navigato per oltre 1.500 km per contare i cetacei, prelevare campioni d'acqua e monitorare il traffico marino. La navigazione ha coperto il settore occidentale del Santuario (grosso modo nel triangolo Alghero-Tolone-Genova). Secondo i risultati dell'indagine a compromettere la zona sono stati l'inquinamento, il traffico, la pesca illegale e soprattutto la mancanza di un ente di gestione e di un piano di tutela.

I PROBLEMI - Per quanto riguarda le stenelle il range di popolazione va ora da 5 a 21mila esemplari, mentre per le balenottere l'avvistamento di un numero ridotto (un quarto rispetto alle attese) non ha consentito di effettuare una stima. I problemi individuati da Greenpeace nel santuario, definito «una scatola vuota senza regole e controlli» sono nello specifico: «inquinamento per una grave contaminazione da batteri fecali in alto mare (in due stazioni delle undici analizzate), traffico incontrollato con traghetti che corrono a 70 km/h, un'attività di whale watching svolta in modo pericoloso con aerei e motoscafi, il rumore che disturba i cetacei e la pesca illegale». La richiesta di Greenpeace è di sottoporre il Santuario dei cetacei a un regime di tutela e gestione, creando una grande riserva marina d'altura con divieto di pesca e immissione di sostanze tossiche o pericolose, per proteggere un ecosistema unico di cui i cetacei sono parte integrante.

«FUMO NEGLI OCCHI» - «Nel Santuario - denuncia l'organizzazione ambientalista - non è stato fatto assolutamente nulla di specifico per prevenire ed eliminare progressivamente l’inquinamento (anzi, vi si vuole insediare la prima industria offshore: il rigassificatore di Livorno-Pisa), per limitare i rischi di collisione delle imbarcazioni con i cetacei e prevenire gli impatti dei rumori, per mettere un freno alla pesca illegale o per proteggere la fascia costiera. Italia, Francia e Monaco non sono quindi molto meglio del Giappone che uccide balene per "scopi scientifici". Il Santuario è solo fumo negli occhi, che nasconde il calo progressivo dei cetacei nel Mar Ligure causato da vecchie e nuove minacce».

ECOSISTEMA - L'area è nata appunto grazie a un accordo tra Italia, Francia e Monaco - in vigore dal 2002 - che protegge circa 87mila kmq del Mar Ligure. Avrebbe dovuto tutelare l’ecosistema e le popolazioni di cetacei che lo abitano, tra le più ricche del Mediterraneo. È la principale area di alimentazione estiva della balenottera comune: una popolazione, spiega Greenpeace, che si avvia a diventare una specie separata da quella atlantica

fonte: corriere.it

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