Legambiente: «E se avessimo torto?»

E se gli ecologisti fossero dalla parte sbagliata? Legambiente ha incontrato alcuni rappresentanti della scienza e della politica per aprire il dibattito sulle ragioni e sugli eventuali torti dell'ambientalismo/ I FACCIA A FACCIA: Energia - Nimby - Scienza

di MARIA GIOVANNA BOLOGNINI E se gli ecologisti fossero dalla parte sbagliata? Per rispondere a questa domanda spiazzante Legambiente ha incontrato ieri alcuni rappresentanti della scienza e della politica. Per aprire il dibattito sulle ragioni e sugli eventuali torti dell'ambientalismo. “E se avessimo torto?” è infatti il titolo dellatavola rotonda organizzata dall’associazione ambientalista presso l'Auditorium dell'Ara Pacis. Tre sessioni per discutere di emergenza energetica e cambiamenti climatici, grandi opere e sindrome nimby, e rapporto tra scienza, tecnologia e movimenti ambientalisti. «Un confronto necessario – come ha spiegato il presidente di Legambiente Roberto della Seta nel saluto introduttivo – perchè il dialogo tra le controparti non si riduca a un mero scambio di slogan». Protagonisti dei tre serrati faccia a faccia Chicco Testa, presidente del comitato organizzatore del World Energy Congress Roma 2007, Sergio Chiamparino, sindaco di Torino ed Edoardo Boncinelli, professore di biologia e genetica all’Università Vita-Salute di Milano. Dall’altra parte del tavolo Wolfgang Sachs, direttore di ricerca al Wuppertal Institute for Climate, Environment and Energy, e Marcello Buiatti, professore di genetica all’Università di Firenze, esponenti convinti della cultura ambientalista. «Per un numero crescente di persone - ha spiegato Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente - quella che è stata a lungo l’utopia ecologista, riconvertire l’economia e la società a un rapporto non distruttivo con l’ambiente, è diventata il simbolo di un’idea di benessere più moderna e completa, che non trascura i bisogni materiali ma abbraccia anche l’etica, la qualità del vivere, la ricchezza delle relazioni sociali, il rifiuto della guerra e della violenza. L’ambientalismo deve conquistare ora l’agenda della politica e pesarvi sempre di più. È un obiettivo molto ambizioso e difficile, che impone di trasformare la convinzione razionale della necessità di uno sviluppo sostenibile nella desiderabilità individuale e sociale delle scelte proposte». fonte: lanuovaecologia.it