Dalla cucina al tetto, l’olio esausto potrebbe trasformare le coperture delle case in strutture camaleonte capaci di regolare l’isolamento a seconda della temperatura esterna riflettendo i raggi del sole nelle giornate calde e assorbendoli quando fa freddo. Risultato, si riduce il carico di riscaldamento e raffreddamento.
L’idea di impiegare materiali edili e rivestimenti speciali per ridurre l’importo sulla bolletta non è nuova, ma il passato ha visto per lo più soluzioni “stagionali”, basti pensare ai tetti bianchi. Nel percorso verso tecnologie che assicurino in tal senso il massimo risparmio energetico recentemente è iniziato a passare il concetto di coperture che agiscano, al pari del rettile sopracitato, come sistemi in grado di modulare le proprietà ottiche (vedi il prototipo realizzato dal MIT) e di conseguenza il passaggio del calore.
Per Ben Wen, vice presidente della società newyorkese United Environment & Energy, si è trattato di guardare ad un rifiuto particolarmente problematico a livello di smaltimento come l’olio di cottura esausto, trasformandolo in una risorsa edilzia. A partire da questo scarto alimentare infatti l’azienda ha realizzato un polimero liquido e inodore che indurisce dopo l’applicazione sul substrato. Nei test effettuati in condizioni sperimentali “estive”, applicato a specifiche assicelle, è riuscito a ridurre la temperatura dal 50 all’80%, innalzandola in condizioni “invernali” dell’80%. Il prodotto contiene quello che la società definisce l’ingrediente segreto capace di controllare i livelli dei raggi infrarossi e a seconda dei casi permettere, modificandone la composizione, di calibrare il passaggio dalla modalità “assorbente” a quella “riflettente” per temperature ambientali specifiche. “Questo è uno dei materiali di copertura più innovativo e pratico sviluppato fino ad oggi – ha affermato Wen. – Aiuterà a risparmiare energia e a ridurre le emissioni dei composti volatili dovute ai prodotti di rivestimento a base di petrolio. Inoltre fornirà una seconda vita a milioni di litri di olio esausti provenienti dalla frittura di patatine e bocconcini di pollo”. Finanziata dal Doe statunitense, la ricerca è stata presentata al 239° Congresso Nazionale dell’American Chemical Society (ACS), tenutasi recentemente a San Francisco e nel corso del quale il vice presidente ha annunciato che il rivestimento sarà disponibile sul mercato, a prezzi contenuti, nell’arco di tre anni.
fonte: rinnovabili.it
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giovedì 25 marzo 2010
Tetti ‘smart’ che risparmiano energia con l’olio cotto
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