lunedì 24 settembre 2007

Che la Val d'Agri non sia un'altra mummia ambientale

La Basilicata festeggia la nascita burocratica del parco nazionale dell'Appennino Lucano o della Val d'Agri–Lagonegrese. Infatti la Conferenza Unificata (Governo, Regioni, Province, Comuni e Comunità Montane) ha dato parere favorevole all'unanimità all'istituzione del Parco Nazionale, facendo un passo decisivo per la conclusione di un iter lungo e tortuoso. Il Parco, quando nascerà, sarà la 24.esima area protetta nazionale. Il parere della Conferenza si è reso nuovamente necessario dopo alcune irregolarità formali nell'iter istitutivo rilevate dalla Corte dei Conti in fase di registrazione del provvedimento. Ora bisogna fare in modo che in Basilicata non stia per nascere un'altra mummia ambientale. Si continua, infatti, ad ingabbiare il territorio senza gestirlo, senza valorizzarlo, senza dare le giuste speranze alla popolazione. In pratica continuando ad usarlo come si fa con qualsiasi altra parte (la Basilicata è la Regione italiana più franosa e altamente sismica). Solo aprendo un altro capitolo di spesa.È una maniera antica di curare il bene comune e certamente non diminuisce la conflittualità. E gli esempi non mancano. Il parco del Pollino è ancora un parco che deve nascere. Costituito nel 1988, dieci anni dopo viene eletto il direttivo e nel frattempo ha dovuto fronteggiare iniziative di riperimetrazioni che sono continuate anche durante la recente storia. Dopo uno stop discutibile della penultima dirigenza, quella scorsa non ha brillato certamente per iniziative a favore dell'ambiente. E neanche questa recentissima, pur nata fra gli applausi, sembra aver preso a camminare con passo deciso. Infatti, in un comunicato della Margherita–DL, a più di un anno di un altro intervento, si legge: «Preoccupa non poco, oggi, constatare come, malgrado il Commissariamento intervenuto nel maggio scorso in quell'Ente, non sia stata data ancora la possibilità di valutare, sia nei contenuti sia nei metodi, alcuna azione di svolta incisiva ed efficace nella programmazione e gestione delle improcrastinabili politiche di conservazione, di tutela, di valorizzazione e di sviluppo socio-economico e culturale. Risulta particolarmente imbarazzante, infatti, il ripetersi di una mostruosità giuridica, istituzionale e politica, che già nella precedente gestione con il passaggio dalla nomina del Commissario Straordinario alla nomina del Presidente dell'Ente Parco, senza la contestuale nomina del Consiglio Direttivo, aveva determinato di fatto, dall'ottobre 2002 al febbraio 2004, una gestione monocratica, di dubbia legittimità, con l'adozione di oltre 200 Delibere Presidenziali urgenti (?) e indifferibili (?), salvo ratifica del Consiglio Direttivo, inesistente perché non nominato».

A che serve creare un'area protetta se poi bisogna difenderla da altri amministratori che vogliono inserire pozzi petroliferi, termovalorizzatori, impianti per biomassa... che non hanno nulla a che vedere con un'area protetta?Anche il neo Parco nazionale non nasce sotto buoni auspici. Il suo iter, infatti, è stato ritardato dalla lunga battaglia della Regione Basilicata soprattutto per l'inclusione nell'area perimetrata protette della montagna del Caperrino, zona di interesse paesaggistico ma che fa anche gola alle compagnie petrolifere. Né aiuta la dichiarazione il linguaggio criptico del presidente della Regione, Vito De Filippo: «La conclusione positiva della fase istruttoria per l'istituzione del Parco conferma la validità della linea portata avanti dalla Regione Basilicata, che, con determinazione, ha stabilito autorevoli relazioni istituzionali e ha fatto valere le proprie ragioni sul protagonismo dei territori. La Conferenza Unificata (Governo, Regioni, Province, Comuni e Comunità Montane), esprimendo il proprio parere in favore della nascita del Parco ha affermato il principio secondo cui è necessario continuare a percorrere la strada della sostenibilità ambientale per perseguire condizioni di sviluppo coerenti con le risorse del territorio».Ma perché le popolazioni locali non dovrebbero avere un loro protagonismo? Si riferisce ad altro e perché non essere chiari. Che cosa vuol dire «perseguire condizioni di sviluppo coerenti con le risorse del territorio»? E il petrolio fa parte di risorse coerenti con lo sviluppo del territorio?Molti i problemi da risolvere, a cominciare dal protagonismi di quelli che vivono sul proprio territorio, che è nella loro pelle, nella loro storia. Oggi la Val d'Agri è l'ombra di se stessa, la sua fiorente agricoltura, fatta ad esempio dalle splendide coltivazioni di mele o dai fagioli di Sarconi (che sono Igp), combatte per sopravvivere e questa sì aspetta uno «sviluppo coerente» ma non all'ombra delle torri petrolifere che devasteranno il territorio per un breve periodo e per un guadagno effimero, ma giusto il tempo per interrompere la filiera più produttiva, quella della cultura locale.

fonte: vglobale.it

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