martedì 25 settembre 2007

Il clima monopolizza la diplomazia ma Bush non molla

Settembre 2007 si candida ad essere il mese dei cambiamenti climatici. In Italia si è appena conclusa la Conferenza nazionale promossa dal ministero dell'ambiente e organizzata dall'Apat, e già arrivano altri due eventi negli Stati Uniti. Il primo si apre oggi a New York e riunisce 80 capi di stato al Palazzo di vetro per discutere di lotta ai cambiamenti climatici. Il meeting ha un titolo esplicito, che richiama all'urgenza di scelte politiche impegnative: «Il futuro nelle nostre mani: indirizzare la leadership nella sfida sui mutamenti del clima». Con questo incontro il segretario generale Ban Ki-moon vuole dare una forte spinta all'azione in vista dell'appuntamento della Cop13 a Bali, la riunione delle parti contraenti il Protocollo di Kyoto, in programma dal 3 al 4 dicembre. L'incontro in Indonesia sarà fondamentale per raggiungere un'intesa entro il 2009, cioè prima che si concluda il periodo di impegni previsto dal Protocollo per il 2012. Le Nazioni Unite vogliono con l'incontro di oggi creare un terreno fertile in vista di dicembre e si attende da New York un segnale deciso in direzione dei negoziati di Bali. In realtà non sono solo i mutamenti del clima a riunire a New York capi di stato e rappresentanti politici di 154 nazioni, ma piuttosto l'apertura della 62esima sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite e del consueto dibattito annuale. «Quello sui cambiamenti climatici sarà un evento “informale di alto livello” che riunirà insieme rappresentanti di tutto il globo - ha detto il segretario generale Ban Ki-moon spiegando l'evento collaterale -. Abbiamo un rinnovato senso di responsabilità davanti ad un problema che riguarda ciascuno di noi e soprattutto le popolazioni più vulnerabili del pianeta: quelle interessate dall'innalzamento del livello degli oceani e che soffriranno maggiormente per la mancanza di acqua e cibo dovuta ai cambiamenti climatici». La conferenza di alto livello sarà occasione per affrontare le tematiche connesse ai cambiamenti e lo farà in 4 sessioni parallele (mitigazione, adattamento, tecnologia e finanziamenti) ognuna presieduta da due capi di stato.
A sostenere Ban Ki-moon nel compito di convincere i capi di stato ad invertire le politiche inquinanti adottate fino ad oggi, il cosiddetto «bussiness as usual», ci saranno tre «Inviati Speciali del cambiamento climatico»: Gro Harem Brundtland, ex-primo ministro della Norvegia e già presidente della World Commission of Environment and Development, Han Seung-soo, ex- primo ministro degli esteri coreano che è stato anche presidente dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite; e Ricardo Lagos Escobar, ex- presidente del Cile. Ruolo degli inviati è quello di coadiuvare il segretario generale nelle consultazioni generali e facilitare i negoziati multilaterali sul clima all'interno dell'Onu.Sono molti i segnali di apertura sulle problematiche ambientali, tuttavia gli Stati Uniti hanno deciso di non prendere parte all'incontro di oggi al Palazzo di vetro, nonostante le pressanti richieste del Segretario Generale. Infatti all'Assemblea delle Nazioni Unite sarà presente per gli Usa Condolezza Rice, ma non Bush (sembra che andrà solo alla cena di gala).Anzi, per tutta risposta il 27 e 28 settembre, quindi pochi giorni dopo il vertice Onu, Bush ha invitato a Washington i rappresentanti di 15 nazioni industrializzate per un incontro parallelo a quello delle Nazioni Unite. Obiettivo della consultazione è arrivare ad un accordo più «appetibile» rispetto al Protocollo di Kyoto, da fare sottoscrivere alle nazioni che non hanno aderito alla riduzione di emissioni imposta dal trattato. Eppure di questo incontro si potrebbe dare anche una lettura positiva: dopo anni di aperto «negazionismo», Bush ha deciso di considerare l'evidenza dei cambiamenti climatici e non intende, quindi, creare un fronte di allineati anti-clima. Eppure è ancora restio all'idea di fissare scadenze e obiettivi come imporrebbe il Trattato di Kyoto e ancor più il post-Kyoto, ma preferisce tagliare le emissioni in percentuali volontarie stabilite dagli stati stessi. Come mai allora Bush organizza un incontro di questo tipo? La stampa americana parla di pressioni da parte dell'opinione pubblica, impressionata dalle immagini delle recenti alluvioni in Gran Bretagna ed India, dalla siccità negli Stati Uniti occidentali e dallo scioglimento dei ghiacciai. Altre catastrofiche alluvioni hanno avuto luogo negli ultimi mesi anche in Africa, le più disastrose degli ultimi dieci anni nel continente. Di queste la stampa non ha parlato, ma nei mesi di luglio e agosto piogge torrenziali hanno colpito più di 500mila persone in 18 paesi africani e il World Food Programme delle Nazioni Unite è intervenuto con elicotteri e navi per salvare la popolazione. Togo, Ghana, Mauritania, Mali e Sudan fra i paesi più colpiti. Non si conosce molto delle tematiche ambientali che Condolezza Rice metterà sul tavolo della discussione a Washington. Si sa però che la lettera di invitato all'incontro è stata mandata a Francia, Italia, Germania e Gran Bretagna come rappresentanti dell'Unione Europea; e ancora Canada,Giappone, Cina, India, Indonesia, Corea del Sud, Messico, Brasile, Russia, Australia, Sud Africa e Nazioni Unite.La densa settimana di appuntamenti statunitensi si chiude con la Clinton Global Initiative, il meeting annuale della Fondazione dell'ex-presidente. Come ogni anno l'incontro coincide con l'Assemblea generale delle Nazioni Unite e raduna a New York 1.000 rappresentanti del mondo politico mondiale, del mercato, delle Ong, fondazioni e accademie. Oggetto dell'incontro è come rispondere alle sfide del mondo globalizzato e anche qui i mutamenti del clima sono all'ordine del giorno. Insomma, una settimana da seguire con attenzione, nella speranza che offra risultati politici importanti.

fonte: vglobale.it

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