sabato 15 settembre 2007

Senza caschi a trenta metri d'altezza

Due figurette arrampicate sull'impalcatura a 30 metri d'altezza che sembrano muoversi al rallentatore. "Lo vede? Non hanno il casco che sui ponteggi ti protegge dagli urti ma anche dalla caduta dei materiali" commenta uno degli ispettori mentre gli altri colleghi si preparano all'irruzione con gesti meticolosi affinati dalla pratica di anni: scarpe di sicurezza, protezioni, tesserini fuori dai portafogli. Siamo a Tor Vergata, estrema periferia sud della capitale, di fronte a un grande cantiere dove sorgeranno tre palazzine zeppe di appartamenti e negozi. Tutt'intorno, grandi cubi di cemento, prati desolati dove ancora brucano le pecore, sterpaglia riarsa. La squadra è pronta al blitz: cinque ispettori del lavoro col caschetto giallo, due carabinieri del comando specializzato che invece lo hanno blu e l'ingegner Biagio Piegari, ispettore tecnico coordinatore che dopo anni e anni di prima linea è passato dietro una scrivania, in giacca e cravatta ma arde dalla voglia di affannarsi, ancora qualche volta, sui ponteggi. Il gruppo punta deciso verso l'ingresso in una sorta di accerchiamento, intercettato dal responsabile del cantiere, un uomo massiccio che, all'inizio, accoglie i nuovi venuti a muso duro: "Dica? Ma che è sta roba? Chi siete". Di fronte ai tesserini si smonta in un secondo: "Ah, funziona così? Vabbè accomodatevi". E' il momento più delicato, la fase in cui di solito gli operai in nero (quasi sempre immigrati senza permesso che sfacchinano 9 o 10 ore al giorno per 30 euro) cercano di squagliarsela alla chetichella.
"Non corrono mai, se ne vanno con calma per non farsi notare" spiega uno degli ispettori, un tizio massiccio e brizzolato con l'aria scanzonata di chi ha passato mezza vita in mezzo alla strada. "Spesso si infrattano negli interrati e addirittura sotto i materiali. Una volta ne abbiamo pizzicati 20 in un colpo solo". Stamattina la caccia sarà meno fortunata: solo un moldavo ciccione, con una vistosa fasciatura alla mano e l'aria triste, che non solo è clandestino ma ha già avuto il decreto di espulsione. I due carabinieri chiamano i colleghi della territoriale e, nel giro di mezz'ora, una "gazzella" dell'Arma lo porta via, diretto all'Ufficio immigrazione di via Teofilo Patini. Nel cantiere, intestato a una grande impresa edilizia, lavorano anche quattro ditte in subappalto più una quinta fantasma, che non dovrebbe esserci e non risulta da nessuna parte. Gli ispettori si mettono al lavoro, implacabili: due controllano libri mastri e documentazione contabile, gli altri le impalcature e le misure di sicurezza. Le verifiche vanno avanti per ore mentre uno dei titolari arriva un po' trafelato su una grossa jeep nera. Finisce con la prevedibile stangata: circa 40 mila euro di multe tra spogliatoi mancanti, barre fermapiede non a norma, qualche tesserino di riconoscimento dei dipendenti "dimenticato" e altre infrazioni. "Per quanto riguarda la sicurezza, sono procedimenti penali - spiega Piegari - i responsabili possono pagare una multa ridotta se si impegnano a mettere tutto in regola entro pochi giorni. Ovviamente, lo fanno tutti. Ma questo, tutto sommato, è un cantiere abbastanza "pulito", abbiamo trovato molto di peggio in passato". Grazie alla nuova legge dell'agosto scorso, gli ispettori possono sospendere i lavori di un'azienda se, durante i controlli, viene scovato un 20 per cento di dipendenti in nero o, comunque, non in regola come operai a contratto part time che sgobbano tutto il giorno. Le norme più severe sono una delle armi dell'offensiva lanciata dal governo sul fronte insanguinato del lavoro clandestino: 1.302 morti nel 2006 con un aumento del 2,6 per cento rispetto all'anno precedente e 927.998 incidenti segnalati all'Inps, con un incremento vertiginoso tra immigrati e "atipici". Senza contare i tanti clandestini che, insanguinati o doloranti, se ne vanno in silenzio con una pacca sulla spalla e una manciata di euro come liquidazione. "La percentuale di incidenti nei cantieri non è aumentata, il fatto è che l'edilizia negli ultimi mesi è ripartita - spiega, pragmatico, Piero, un giovane ispettore dal fisico atletico con oltre 10 anni di esperienza - col governo precedente la nostra attività era praticamente paralizzata, adesso abbiamo ricominciato a muoverci anche grazie a uno stanziamento di 4 milioni e 250 mila euro arrivato con la legge 123 dell'agosto scorso". Quella dell'ispettore del lavoro non è una vita facile: 1400 euro netti al mese (circa 500 in meno dei colleghi dell'Inail e dell'Inps che, almeno dal punto di vista operativo, sono subordinati a loro), controlli con la macchina propria per un rimborso di 26 centesimi al chilometro (un quinto del prezzo della benzina) e, durante le trasferte, un luculliano stanziamento di 20 euro a pasto. Prima di entrare in forze in un cantiere c'è un lavoro di "intelligence" che dura parecchi giorni altrimenti si rischia di andare a vuoto e perdere tempo. Di solito, non c'è ispezione che non si concluda con qualche verbale e una bella multa. Alle 13, il gruppetto si avvia, a piedi, verso il punto dove sono rimaste parcheggiate le macchine. "Le lasciamo lontane per abitudine - spiega il tizio brizzolato con un ghigno - perché se capiscono che sono le nostre a volte ce le sfondano a martellate".

fonte: repubblica.it

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