martedì 30 giugno 2009

Canada: marcia indietro sul reattore nucleare

Niente motivi ideologici, ma questioni di soldi. Niente conversione all’anti-nuclearismo del governo liberale dunque, ma solo un banale quanto imprevisto aumento del budget iniziale, per la realizzazione della centrale nucleare di Darlington, come ha ammesso il ministro provinciale dell’Energia.
E così il biglietto per vedere venir su la centrale è diventato troppo caro e sprattutto nel momento sbagliato, quello della crisi economica mondiale, che ha duramente colpito anche l’Ontario.
A questo si aggiunga che per l’agenzia preposta all’opera, l’Atomic Energy of Canada Ltd, società nucleare di proprietà del governo federale, ci sono problemi economici-finanziari che ne rendono alquanto incerto il futuro, come confermato dallo stesso ministro George Smitherman.
Stop quindi, a tempo indeterminato, al progetto, ma indeterminato anche il progressivo aumento dell’ammontare del conto per la costruzione del reattore. Il governo di Quenn’s Park è stato vago e si è limitato ad accennare ad una forchetta di “qualche miliardo” tra le previsioni iniziali e il conto a tutt’oggi.
“La nostra Provincia – ha spiegato il ministro – è intenzionata a sostituire i vecchi reattori nucleari, ma questo deve avvenire attraverso una spesa ragionevole”.
E così l’amministrazione liberale di Dalton McGuinty avrà non pochi problemi a gestire una situazione che da un parte vede il fabbisogno energetico della provincia crescere progressivamente di anno in anno, dall’altro perché il suo programma contro i gas serra aveva già previsto la chiusura di tutte le centrali a carbone entro il 2014.
E siccome il ministro dell’Energia ha confermato che il piano di chiusura “andrà avanti nonostante “l’intoppo” alla centrale di Darlington”, si crea una falla nel soddisfacimento del fabbisogno energetico dei prossimi anni.
Potrebbe però verificarsi un ripensamento per lo stop alla centrale nucleare, se il governo federale dovesse aiutare l‘’Ontario oppure se l’Atomic Energy of Canada Ltd riuscisse a fare uno sconto consistente sul costo dell’opera (anche se la società dovrebbe prima risolvere i propri problemi economici). Il governo di Queen’s Park potrebbe allora dare il via libera alla ripresa dei lavori. Ma i “se” non sono pochi.

fonte: rinnovabili.it

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