Si chiamano aerosol e sono minuscole particelle liquide o solide che fluttuano nell’atmosfera. Sono davvero piccole: grandi da qualche nanometro (miliardesimo di metro) a qualche micron (milionesimo di metro). Ma hanno una grande influenza sul sistema clima del pianeta Terra. Secondo l’IPCC (il gruppo di scienziati che studia l’evoluzione del clima per conto delle Nazioni Unite), infatti, hanno un potere radiante di – 0,5 watt per metro quadro. Che tradotto dal gergo dei climatologi significa che raffreddano il clima, neutralizzando per almeno un terzo l’aumento della temperatura conseguente all’incremento della concentrazione in atmosfera di anidride carbonica.
Poiché noi uomini riteniamo non desiderabile l’aumento della temperatura media del pianeta che noi stessi generiamo per la gran parte, guardiamo agli aerosol come a una sorta di manna climatica. Ma ecco che, nei giorni scorsi, è intervenuto su Science il norvegese Gunnar Myhre, ricercatore in forze al Centro di ricerca su clima e ambiente di Oslo a raffreddare gli entusiasmi. Gli aerosol stanno perdendo la loro capacità di opporsi all’aumento della temperatura. Il loro potere radiante, ormai, è di poco superiore a – 0,3 watt per metri quadro: il 40% in meno di quanto calcolato dall’IPCC.
Perché? Beh, il motivo è semplice. Gli aerosol non sono costituiti da un’unica categoria di sostanze, ciascuna delle quali ha un diverso potere radiante. I solfati, per esempio, che sono tra i principali responsabili delle piogge acide, riflettono la luce e contribuiscono ad abbassare la temperatura media del nostro pianeta. Invece le polveri sottili e, in particolare, il nerofumo, assorbono la luce del Sole e contribuiscono ad aumentare la temperatura (si comportano come un gas serra). Nel complesso gli aerosol che riflettono la luce sono in quantità maggiore di quelli che l’assorbono, cosicché l’effetto globale è un deciso contributo a raffreddare la temperatura. Tuttavia la concentrazione in atmosfera degli aerosol cambia nel tempo. Anche per decisione dell’uomo. Grazie a una serie di leggi promulgate per combattere le piogge acide e ormai quasi universalmente applicate, infatti, la concentrazione di solfati in atmosfera sta diminuendo. Al contrario, dimostra Gunnar Myhre, la concentrazione di polveri sottili che assorbono la luce e determinano un aumento della temperatura sta aumentando.
Di conseguenza il potere radiante negativo complessivo degli aerosol sta diminuendo. E con esso la capacità di contrastare l’aumento della temperatura. Tutto ciò ci induce a una serie di considerazioni. Primo: il clima è un sistema complesso in cui agiscono una quantità enorme di elementi che, dal punto di vista antropico, svolgono azioni diverse e contraddittorie. I solfati, per esempio, sono potenti inquinanti per la loro acidità, ma nel contempo sono agenti che si battono “dalla parte giusta” contro l’aumento della temperatura. Secondo: si può agire anche sugli aerosol – non solo sui canonici “gas serra” – per contrastare l’aumento del clima. Non certo facendo aumentare di nuovo i solfati, ma abbattendo le polveri sottili con la stessa efficacia con cui stiamo abbattendo le emissioni dei solfati.
fonte: greenreport.it
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mercoledì 15 luglio 2009
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