giovedì 23 luglio 2009

In Toscana scoppia la guerra delle paludi

Il 14 giugno qui si festeggiava "il giorno della cicogna", tornata dopo secoli di assenza a fare il nido nel Padule di Fucecchio. I pulcini dal lungo becco che pigolano sulla cima della piattaforma messa in sicurezza dall'Enel durante l'inverno sono considerati la prova vivente della possibilità di realizzare uno sviluppo sostenibile. Industria e natura vicine ma non nemiche, due facce dello stesso mondo, realtà compatibili. Un sogno tenacemente inseguito ma continuamente minacciato. Ora più che mai. Perché i 1500 ettari del Padule si trovano in una delle zone a più alto rischio ambientale d'Italia, quella della lavorazione del cuoio tra Valdera, Val di Nievole e Valdarno, un insieme di aziende specializzate che garantisce occupazione a un grosso indotto ma costituisce con i suoi scarichi inquinanti un rischio perenne per l'ecosistema.

La costruzione del depuratore che incanalerà liquami e scarti delle concerie fa discutere da anni questo pezzo di Toscana ricco di fiumi e torrenti che scendono dall'Appennino. Paludi, fossi e canali, pozze naturali e falde di superficie ingoiano tutto ciò che la terra assorbe, compresi i veleni delle manifatture e gli anticrittogamici utilizzati dai vivaisti locali. E d'estate quando le acque si ritirano gli effetti devastanti dell'incuria si mostrano agli occhi dei turisti incantati a osservare il passaggio delle 190 specie migratorie, tra cui aironi e garzaie, che abitano nella riserva protetta.
Sul depuratore la decisione definitiva sarà presa solo ad ottobre. Il progetto attuale, già cambiato rispetto all'originale, non è stato ancora sottoposto a Valutazione d'impatto ambientale.

Ce n'è abbastanza per far scattare l'allarme di ambientalisti e comitati locali. "Quell'area è vincolata da una Convenzione europea", ricorda l'assessore alla Difesa del suolo della Toscana Marco Betti. "E' necessaria la Valutazione d'incidenza, che garantisca che le condizioni del territorio non peggioreranno rispetto ad ora". Le opere di mitigazione ambientale vanno fatte prima di mettere mano all'opera, un rimedio che anticipa il male, come vuole il paradosso del verbo burocratico (per gli interventi riparatori la Regione ha già stanziato 5 milioni). Intanto la consultazione si è allargata agli abitanti di Ponte Buggianese, il comune che stabilirà la localizzazione dell'impianto. "I cittadini sono convocati in assemblea per offrire suggerimenti, proposte e, soprattutto, per discutere", spiega Betti. A settembre la parola passerà al consi-glio comunale. In quell'epoca le cicogne saranno già volate via. E chissà se la prossima estate torneranno.

fonte: repubblica.it

1 commento:

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