venerdì 10 luglio 2009

Nucleare, molti no dalle Regioni «Un periocoloso passo indietro»

Il via libera al ddl sviluppo riapre di fatto la partita del nucleare in Italia, ma il fronte del no tra le Regioni è ampio e tutto fa presupporre che non sarà partita facile. E se oggi il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha sottolineato che c'é l'ok di molti enti locali ad accogliere centrali sul proprio territorio, diversi governatori sono tornati a dire la loro. A cominciare da Vasco Errani, che guida l'Emilia Romagna ed è anche presidente della conferenza delle Regioni. "Il governo - dice - ha imboccato una strada sbagliata, procede in modo unilaterale" e il nucleare rischia di essere "un pericoloso passo indietro". Posizione che si inserisce in un confronto al momento piuttosto duro tra esecutivo e conferenza delle Regioni, e il nucleare si avvia a diventare un ulteriore tema da mettere sul tavolo.

Dura anche Mercedes Bresso, presidente di una Regione, il Piemonte, che ha ospitato a Trino Vercellese uno degli impianti della prima stagione del nucleare italiano, archiviata dal referendum. "La scelta è sbagliata dal punto di vista strategico, economico e della sicurezza", ha ribadito. Costi e rischi, ha aggiunto, ricadranno sulle generazioni future. Anche Nichi Vendola, governatore pugliese, non ci sta: "Le centrali nucleari sono impianti a rischio. La Puglia vuole continuare a essere la terra delle rinnovabili". Porta chiusa fin d'ora, quindi, a un ipotetico sito. Resta "contrarissima" anche la Toscana di Claudio Martini, che invita a puntare sulla ricerca sul nucleare di quarta generazione. Tra i contrari si schiera anche Vito De Filippo in Basilicata, che parla di "scelta inopinata e avventurosa dal punto di vista della sicurezza, priva di ogni seria valutazione di fattibilità economica e tecnologica".

Nel 2003, a Scanzano Jonico (Matera) fu rivolta popolare contro l'ipotesi, poi ritirata, di realizzare il deposito delle scorie radioattive. Ma il 'no' non arriva solo da regioni di centrosinistra. La Sardegna di Ugo Cappellacci ha ribadito più volte di non volere impianti ("dovrebbero passare suo mio corpo", è arrivato a dire il governatore) e si è candidata a polo delle rinnovabili. Su un altro versante Lombardia e Veneto. Giancarlo Galan aveva già aperto nei mesi scorsi alla possibilità di ospitare in terra veneta un impianto: "Bisogna trovare il posto giusto" aveva detto, indicando come ipotesi Porto Tolle. Possibilista Roberto Formigoni: "Vediamo, valutiamo, verifichiamo" aveva dichiarato. Oggi tra i governatori di centrodestra ha preso la parola Gianni Chiodi: "La scelta di fondo è inevitabile e giusta, ma l'Abruzzo non è idoneo per le sue caratteristiche morfologiche e sismiche a ospitare un sito"

fonte: lanuovaecologia.it

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