mercoledì 8 luglio 2009

Ischia, un'isola che annaspa tra opere pubbliche e incurie private

Forio, isola d’Ischia. Venivano qui da tutto il mondo. Intellettuali, artisti, registi, scrittori, uomini di cultura e d’avventura. Venivano Auden, Pasolini, Moravia. Qui sorge la bella Villa “La Colombaia” di Lucchino Visconti. Qui “La Mortella” del famoso musicista inglese William Walton. Nel suo “Mio due, mio doppio” la storia di W.H. Auden e Chester Kallman (ed. Adelfhi) Thekla Clark parla di Forio come di un Eden, temporaneo. Altri tempi. E, nonostante tutto, molto di quell’Eden ancora resiste. Tuttavia, l’insipienza, l’egoismo e la stupidità lo minacciano costantemente. Non tutto, per fortuna, è perso. È ancora bellissima Forio! Con le sue case bianche, il mare azzurro, le sue tradizioni, la sua cultura. Il tutto sotto continua minaccia armata, come quella del cemento. Sotto assedio in particolare il paesaggio. L’abusivismo, certo. Non tanto quelle delle così dette “case di necessità”, quanto piuttosto dei tanti “alberghi di necessità” che continuano a spuntare come funghi o a crescere a dismisura. E, su ogni altra cosa, le tante opere pubbliche. Specie quelle sulla costa. Opere di “necessità” – così si afferma – per assicurare crescita, sviluppo, guadagni. Il porto, per esempio. In eterna costruzione e con lavori ancora lontani dall'essere conclusi, dopo sessant’anni di opere in corso: milioni di euro andati in fumo, valanghe di carte, diluvi di polemiche. Dopo sessant’anni, di fatto, niente porto. E, pazienza, se fra poco invece dello scalo marittimo avremo un immenso parcheggio. Il fenomeno dell'insabbiamento non si arresta: la sabbia entra e non esce, come avevano già capito i Borboni e tutti i pescatori che si sono succeduti sull'isola. Così il fondale diminuisce a vista d’occhio. Ci abitueremo. Avremo il parcheggio. Lo chiamano “sviluppo”. Dopo il porto che non c’è, è arrivato il momento delle scogliere.Occorrono anche le scogliere. Per proteggere Forio dalla prepotenza del mare. Proprio con il pretesto di realizzare un sistema di scogliere a difesa dell’arenile e nell’auspicio che si riformi la spiaggia dove non c’è più, nella suggestiva baia di San Francesco di Paola, sono in corso imponenti lavori a mare che rischiano di compromettere ulteriormente il paesaggio.
Mi limiterò qui a descrivere ciò che ho visto il 13 giugno, festa di S. Antonio di Padova. Piena stagione turistica. Dalla spiaggia, le scogliere sommerse, immerse e “metà dentro metà fuori”, costituiscono uno spettacolo ancora peggiore di quel che si vede dalla strada. Pazienza, in fondo stanno ancora lavorando e non si può fare meglio. Quel che suscita sdegno e fa perdere la… pazienza è certamente lo scempio nella grotta di San Francesco. Una violenza che il codice penale dovrebbe punire con l’istituzione del reato di cretinismo preterintenzionale. Fino allo scorso anno andavamo lì con la canoa ma adesso gli scogli sembrano aver tappato la bocca di un gigante. Forse per questo nessuno parla, protesta, denuncia, si scandalizza. Dalla parte opposta, il mare si è “mangiato” praticamente tutta la spiaggia in concessione dell’ANMI (Associazione nazionale marinai d'Italia) ed ha dimezzato quella detta del “Tritone”. Durante il percorso che dalla strada porta verso la “zona ANMI”, notiamo come al solito cartacce, lattine di coca cola o aranciata, bicchieri di plastica e altro (non c’è tanta folla e nemmeno i tanto criticati “napoletani”) e soprattutto le abituali maleodoranti buste d’immondizia che giacciono all’esterno di qualche noto ristorante della zona. Sono le ore diciotto circa. Non credo che quelle buste siano state depositate lì da poco. Proseguendo si nota un enorme scavatore che durante tutto il giorno ha sbancato, trasportato grossi scogli e spalmato terreno. Siamo in riva al mare, ma sembra il deserto libico. Uno spettacolo degno del peggior litorale degradato. Pazienza. Stanno lavorando. Stanno ridisegnando la costa. Si parla di “ripascimento”. E, non so perché, questa parola mi ricorda… i pascoli e le pecore. Facciamo una passeggiata sul bagnasciuga per andare a verificare da vicino come hanno distrutto i bei posti che tanto ci incantavano e divertivano lo scorso anno. Davanti a noi le scogliere, sulla destra la grotta tappata dai grossi sassi. Torniamo a casa. Il mare dello scorso anno non c’è più. Forio tutta mi sembra che abbia voglia di scomparire. Ci stiamo abituando. Santa pazienza!
Luciano Castaldi

IL VALORE AMBIENTALE ED ECONOMICO (a cura del Wwf) - L’isola di Ischia è un’isola di origine vulcanica presente nel golfo di Napoli, si caratterizza per la presenza di un territorio abbastanza vario su cui spicca il Monte Epomeo, alto 755 metri. La parte interna e alta dell’Isola è contraddistinta da boschi di castagni mentre scendendo verso la costa prende il sopravvento la macchia mediterranea con le sue specie tipiche tra cui si distinguono i lecci e i pini. Il paesaggio quanto mai variegato è inframmezzato da uliveti e vigneti che ricordano anche la forte presenza di attività agricole sul territorio.
Per quanto riguarda la fauna, è importante segnalare che, oltre la presenza di molte specie di animali protetti e considerati a rischio estinzione, Ischia è sulle rotte migratorie di tantissime specie di uccelli che in autunno e in primavera la attraversano o ci sostano durante il viaggio per e da i luoghi di svernamento.
Le coste ischitane sono quanto mai variegate sia per l’alternanza di spiagge con scogliere e insenature che per la incredibile diversità biologica che le contraddistingue. Tra le tantissime specie marine che popolano i fondali e le acque intorno all’isola, si segnalano le imponenti praterie di Posidonia oceanica, fanerogama marina che costituisce una delle specie più importanti e più in pericolo del mediterraneo. Si possono osservare anche delle stazioni di corallo rosso e sono possibili gli incontri anche con cetacei come tursiopi o stenelle. Il valore del patrimonio naturalistico di Ischia è dimostrato anche dall’esistenza di un Parco marino (quello del Regno di Nettuno) e da 5 Siti di importanza comunitaria e una Zona a Protezione Speciale (siti ricadenti nelle aree protette dalla Comunità europea delle Rete Natura 2000). Tali aree servono proprio a tutelare habitat e specie che la Comunità europea ha inserito nella lista rossa perché a rischio estinzione o comunque la cui sopravvivenza nell’area è in pericolo, ad Ischia sono state individuate tante specie terresti e marine di flora e fauna su cui va assicurata un’attenta protezione, come ad esempio le suddette praterie di Posidonia oceanica, il delfino tursiope, il gabbiano corso, molte specie di pipistrelli e rapaci, la pinna nobile, etc. La lettera del sig. Castaldi pone fortemente l’accento, tra le tante cose dette, sul fatto che la primaria fonte di reddito per Ischia è il turismo, un’attività a parere del Wwf che deve essere tutelata e incrementata nel rispetto della sostenibilità e nella tutela dell’ambiente. Del resto è proprio la ricerca di questo paesaggio e di questo patrimonio storico e naturale che spinge ogni anno migliaia di turisti nella nostra regione.

fonte: corriere.it

1 commento:

Anonimo ha detto...

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