sabato 28 giugno 2008

Case più piccole di un terzo

Aiuto, la casa si è "ristretta": se tre anni fa potevate permettervi, grazie ad un mutuo a tasso variabile, l'acquisto di un "due camere, salotto, bagno e cucina" oggi - per abitare nello stesso quartiere della stessa città e pagare più o meno la stessa rata - dovrete rinunciare ad una camera e forse anche ad un pezzo del salotto. La vostra casa avrà il 30% di metri quadri in meno. Se ciò non vi aggrada e non volete cedere sulle dimensioni preparatevi a traslocare in qualche cittadina dell'hinterland e a percorrere ogni giorno una quarantina di chilometri per raggiungere la vostra vecchia città.

Ma attenti al caro-benzina. Tassi più alti per i mutui, prezzi più alti per le case hanno dato vita ad un mix letale: oggi, rispetto a tre anni fa le aspettative di chi intende comperare un immobile devono ridursi di un terzo. I calcoli sono presto fatti: nel periodo preso in considerazione il costo del parametro base per calcolare i mutui a tasso variabile (l'Euribor) è più che raddoppiato (dati Progetica: al primo giugno 2005 l'Euribor un mese/365 quotava 2,13%, alla stessa data di quest'anno stava al 4,52).

Ciò vuol dire che, considerando un mutuo trentennale alle migliori condizioni, tre anni fa un acquirente che aveva un stipendio netto mensile di 2500 euro e poteva concedersi una rata di 825 euro (rispettando la "legge" di un terzo del reddito) poteva contare su un prestito di 187.550 euro. Oggi la stessa persona, pagando la stessa rata, potrà contare su un mutuo di soli 141.700 euro. Se si considera che, nel frattempo, i prezzi delle case sono aumentati (pur se a ritmo più lento, ecco spiegato il taglio delle camere.

Una ricerca del gruppo immobiliare Ubh trasforma le cifre in esempi concreti: a Torino, nel 2005, la famiglia in questione poteva permettersi con quel reddito l'acquisto, con mutuo, di un appartamento "usato" in buono stato di 101 metri quadri. Oggi, nella stessa zona, la casa acquistabile non va oltre i 68 metri quadri (meno 31%). Se l'acquirente non vuole cedere sugli spazi può scegliere il trasloco: o si sposta nella periferia torinese (ma i metri quadri non supereranno comunque quota 81) oppure si allontanerà ancor più in là. Mettiamo scelga di andarsene a Venaria Reale (cittadina a 16 chilometri da Torino): se si fermerà nel semicentro i metri saranno 79, se si allontanerà ulteriormente (periferia di Venaria) risaliranno a 133.

Le proporzioni del taglio, nota lo studio, restano le stesse spostandosi fra i semi-centri delle varie città: la riduzione del potere d'acuquisto misurato in metri quadri sarà del 33% a Milano; del 39 a Verona; del 33 a Bologna; del 41 a Roma; 35 a Napoli e del 34 a Bari.
"Molti potenziali acquirenti già proprietari o neoproprietari che cercano metrature ampie ma non hanno budget da grande città - spiega Alessandro Ghisolfi, responsabile dell'ufficio studi di Ubh - spostano la loro ricerca sui comuni esterni al capoluogo, nelle cittadine con una buona qualità della vita, con servizi e infrastrutture alternative all'offerta metropolitana. Sono preferite le località con una distanza fra i 15-30 chilometri dal capoluogo".

Ma qui, va detto, scatta l'effetto caro-benzina. Consideriamo che la nuova casa stia a 40 chilometri dalla città e dal posto di lavoro: per raggiungerlo in auto (facendo il confronto fra i prezzi del carburante del 2005 e quelli attuali) si spenderanno 398 euro in più (se la vettura va benzina, 367 se va a gasolio) rispetto a prima. Senza contare le ore perse nel traffico.

In alternativa all'ipotesi "trasloco", chi preferirà restare nelle zone semicentrali delle grandi città, dovrà ridurre le pretese o sopperire al divario fra finanziamento ottenibile e quotazioni immobiliari: per esempio chiedendo aiuto ai parenti.

fonte: repubblica.it

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