mercoledì 4 giugno 2008

È la Campania la regina dell'illegalità ambientale

La Campania «occupa stabilmente il primo posto nella classifica dell'illegalità ambientale - denuncia Legambiente -, seguita dalla Calabria. In queste due regioni si concentra il 30% degli illeciti registrati in tutta Italia. Al terzo posto si trova la Puglia, seguita dal Lazio e dalla Sicilia. La prima regione del Nord come numero di infrazioni è la Liguria. Alla dimensione globale dell'ecomafia è dedicata un'ampia sezione del Rapporto: dall'Italia escono rifiuti verso Hong Kong, la Tunisia, il Pakistan, il Senegal, la Cina, ed entrano rifiuti dalla Croazia, dalla Serbia, dall'Albania». È la «fotografia», con tanto di storie e numeri aggiornati sul malaffare ambientale nell'annuale rapporto «Ecomafia 2008» di Legambiente. Il problema rifiuti, come si poteva immaginare, è al primo posto nel rapporto di Legambiente che denuncia: «Aumentano i reati, le persone denunciate, i sequestri effettuati e i clan: nel 2007 tutti i numeri dell'illegalità ambientale in Italia crescono in maniera preoccupante. Crescono in particolare gli incendi boschivi dolosi e gli illeciti accertati nei cicli del cemento e dei rifiuti». Sparisce nel nulla una montagna di rifiuti speciali alta poco meno di 2000 metri. Cosa nostra entra a pieno titolo nella gestione del ciclo dei rifiuti ed emerge la «multifunzionalità» del clan dei Casalesi, capace di spaziare dal ciclo del cemento a quello dei rifiuti, dall'agricoltura al racket degli animali». La Campania occupa stabilmente il primo posto nella classifica dell'illegalità ambientale.

LE CIFRE - Il bilancio dell'anno appena trascorso descritto nel rapporto è di «83 reati contro l'ambiente al giorno: oltre 3 reati all'ora. Nel 2007 il business delle ecomafie ha prodotto in Italia un giro d'affari di 18,4 miliardi di euro (-4,4 rispetto al 2006). Rispetto al 2006 aumentano i clan coinvolti (239, +36), i reati (30.124, +27,3%) e le persone denunciate (22.069, +9,7%). Gli illeciti accertati dalle forze dell'ordine nel corso del 2007 sono 30.124, il 27,3% in più rispetto al 2006; le persone denunciate 22.069, con un incremento del 9,7%; i sequestri effettuati 9.074 (più 19% rispetto al 2006)». I reati accertati dalle forze dell'ordine nel 2007 per violazione alla normativa sui rifiuti sono oltre 4800, il 36% dei quali commessi nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa. Alla catena montuosa di rifiuti speciali scomparsi nel nulla, si aggiunge una nuova vetta di 1970 metri, con base di 3 ettari.

RIFIUTI - Per illegalità nel ciclo dei rifiuti è sempre in testa la Campania, dove lo smaltimento illegale di rifiuti pericolosi, spesso di provenienza extraregionale, si è sommato alla catastrofica gestione commissariale di quelli urbani. Un balzo in avanti colloca, invece, il Veneto al secondo posto (era sesto lo scorso anno), confermando lo spostamento verso nord del baricentro di questi traffici, non solo come zona di procacciamento degli scarti industriali smaltiti illegalmente nelle regioni centrali e meridionali d'Italia ma anche come sito finale. La Puglia mantiene saldamente il terzo posto dello scorso anno, e il foggiano si conferma una terra dove si scaricano illegalmente nei terreni agricoli i rifiuti prodotti dal centro nord, scorie sempre più spesso spacciate per compost. «

MATTONE SELVAGGIO: «Sul fronte del ciclo illegale del cemento, cresce il numero d'infrazioni accertate dalle forze dell'ordine (7.978, il 13% in più rispetto al 2006), quello delle persone denunciate (10.074) e dei sequestri (2.240)». «Il ciclo - si legge - rimane segnato da profondi fenomeni d'illegalità, in particolare per quanto riguarda le attività estrattive, spalmate su tutto il territorio nazionale. Per l'abusivismo edilizio, le stime del Cresme parlano per il 2007 di 28.000 case costruite illegalmente contro le 30.000 del 2006 e le 32.000 del 2005. L'impegno a non promulgare mai più condoni edilizi, insieme a qualche demolizione in più, ha ridotto la pressione del mattone selvaggio».

INCENDI BOSCHIVI - Tra le diverse tipologie di reato, aumentano in particolare gli incendi boschivi. 225mila ettari di boschi e foreste andati in fumo, 18 persone uccise dalle fiamme, 7 milioni e mezzo di tonnellate di Co2 rilasciate nell'aria sono il bilancio degli oltre 10mila incendi dell'estate scorsa nel nostro Paese, quasi sempre di natura dolosa.

ESTORSIONI E FURTI DI BESTIAME - Anche l'agricoltura, in tutte le sue filiere, è diventata da tempo una delle frontiere per lo sviluppo dei traffici illeciti. Sono numerosi i casi di estorsione e si torna a parlare di abigeato, il furto di bestiame, che alimenta oggi una filiera illegale, di macellazione e commercio di carni prive di controlli sanitari. Secondo le stime della Confederazione Italiana Agricoltura, il giro d'affari delle cosche nel settore agricolo si attesta sui 15 miliardi di euro, con oltre cento reati al giorno, e un agricoltore su 3 subirebbe gli effetti dell'illegalità. Anche se il fenomeno è diffuso in tutto il Paese, sono sempre le regioni del sud quelle più colpite, Campania in primis.

RACKET DEGLI ANIMALI - Rimane stabile il mercato del racket degli animali, stimato dalla Lav nel 2007 sui 3 miliardi di euro circa, tra corse clandestine di cavalli, combattimenti tra cani, traffici di fauna esotica e protetta, macellazione clandestina. Per divulgare il rapporto Ecomafia e portarlo in mezzo alla gente, parte quest'anno da Riccione il 6 giugno in occasione del premio Ilaria Alpi il No Ecomafia tour. 12 tappe in giro per l'Italia (e una a Bruxelles) per parlare di criminalità ambientale e sollecitare una sempre maggiore collaborazione di cittadini e istituzioni.

ARCHEOMAFIA - Calano leggermente i furti: dai 1212 casi del 2006 si passa ai 1085 del 2007, con una flessione del 10,5%. Si registrano inoltre importanti risultati nell'attività di repressione dei traffici illeciti di opere d'arte. Il Lazio, con 166 furti subiti, supera il Piemonte, tradizionalmente in pole position per numero di furti al patrimonio culturale.

LA PROPOSTA - «Le ecomafie gestiscono nel nostro Paese una vero e proprio sistema eco-criminale, estremamente flessibile e diversificato, al quale dobbiamo contrapporne uno legale ed eco-sostenibile - commenta Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente -. E dobbiamo saperlo difendere con strumenti adeguati. Per questo, come ogni anno, rilanciamo la proposta di introdurre i delitti contro l'ambiente nel nostro Codice penale, per punire in maniera congrua chi avvelena l'aria che respiriamo, inquina l'acqua, saccheggia il territorio, minaccia la nostra salute, penalizza le imprese pulite».

IL MINISTRO - «L'esplosione dell'emergenza» dei rifiuti in Campania ha portato il tema «sulle prime pagine di tutti i media nazionali e internazionali e ha acceso l'attenzione dell'opinione pubblica sugli interessi della malavita organizzata nel business dei rifiuti». È il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, a fare riferimento, in un messaggio inviato in occasione della presentazione del rapporto Ecomafia 2008 di Legambiente, ai «recentissimi fatti di cronaca, mi riferisco soprattutto all'omicidio dell'imprenditore a Casal di Principe» che «hanno confermato, se ce ne fosse stato bisogno quanto feroce è la pressione della camorra, quanto necessario sia da parte dello Stato riconquistare questo settore alla legalità».

fonte: corriere.it

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