mercoledì 4 giugno 2008

Parco dell'Etna, «qui la natura è protetta»

«Benvenuti nel Parco dell’Etna. Qui la natura è protetta». I cartelli non mancano ma nel primo parco di Sicilia la natura è tutt’altro che protetta. Non siamo certo ai livelli di Napoli ma ci si potrebbe anche arrivare. Tra boschi e pinete secolari si possono infatti trovare vere e proprie discariche a cielo aperto: cumuli di inerti, pneumatici usati e persino amianto. E tutto perché, a differenza di quel che promettono i cartelli, qui la natura non è affatto protetta. Ad oltre vent’anni dalla sua istituzione l’ente Parco ha una bella sede, ha assunto oltre 50 dipendenti ma non ha un solo guardaparco.



SORVEGLIANZA INSUFFICIENTE -
Risultato: non c’è la necessaria vigilanza per evitare lo sfregio continuo alla natura, ai rifugi e alle piste per l’escursionismo. Attualmente la sorveglianza del Parco ricade esclusivamente sulle spalle della Forestale che non ha uomini a sufficienza. Come accade nel distaccamento di Nicolosi con un organico di appena 4 uomini che devono vigilare su quasi tutto il versante Sud del Parco. E così il tour tra i boschi dell’Etna offre uno spaventoso spettacolo di devastazione (come mostrano le foto che pubblichiamo). Case Bevacqua dovevano essere uno dei punti base per l’escursionismo ma sono abitualmente frequentate più dai vandali che dagli appassionati della montagna. In contrada “Grotta Comune”, a nord di Trecastagni, è possibile trovare una discarica di pneumatici. Mentre in zona Fornazzo le case Pietracannone, altro punto base per l’escursionismo, sono state devastate e qualcuno ha portati via persino le tegole. Scarpinando in lungo e largo ovunque si trovano sacchetti della spazzatura, bottiglie, lattine.

PISTE DI MOTOCROSS E DEPOSITI DI AMIANTO - I boschi di Tardaria sono ormai delle piste da motocross, mentre nella pineta di Linguaglossa è stata scoperta persino una discarica di coperture in Ethernit con le polveri di amianto impastate tra gli aghi di pino. E a nulla sembrano valere le denunce di Legambiente e di altri gruppi di amanti della montagna. Un’associazione molto attiva sul vulcano, “Etnaviva”, ha pure organizzato una mostra-denuncia ma non è successo nulla.

«ABOLIAMO IL PARCO» - Dopo centinaia di segnalazioni la guida dell’Etna Sergio Mangiameli lancia una proposta: «se sono questi i risultati che a venti anni dalla sua istituzione ha prodotto il Parco sarebbe meglio abolirlo e trasformarlo in semplice riserva. Basterebbero meno dipendenti e si risparmierebbe denaro pubblico». «Oltre alla sporcizia – dicono gli ambientalisti - dei 24 punti base per l’escursionismo promessi con l’istituzione del Parco fino ad oggi non è ne stato attivato neanche uno». Quanto ai guardaparco il concorso è stato pure espletato ma non sono stati reclutati perché la Regione Siciliana non fornisce le risorse necessarie. E la stessa gestione del Parco è precaria. Da oltre un anno tutto è affidato ad un commissario perché la politica non ha ancora deciso come lottizzare la poltrona di presidente.

fonte: corriere.it

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