giovedì 12 giugno 2008

Sei operai morti per le esalazioni

Hanno trovato la morte sul fondo di una cisterna del depuratore di Mineo, nel Catanese. E da lì sono stati estratti solo a tarda sera, diverse ore dopo il decesso. I feretri con i loro corpi hanno lasciato quello che un tempo era il loro posto di lavoro tra le urla di dolore e i pianti di amici e famigliari.

LA RICOSTRUZIONE - L'ennesimo caso di morti bianche, una tragedia che ha gettato nello sconforto sei famiglie, è avvenuta nella mattina di mercoledì in un impianto di depurazione delle acque. Secondo una prima ricostruzione di quella che potrebbe essere stata la dinamica dell'incidente, due operai avrebbero calato una scala in alluminio nella vasca che ogni mercoledì veniva ripulita e sarebbero entrati con un tubo che immette acqua ad alta pressione. A quel punto, per motivi che ancora non sono accertati con sicurezza, i due si sarebbero sentiti male e gli altri quattro sarebbero via via intervenuti per aiutarsi a vicenda.

NON SONO TORNATI A CASA - L'episodio è confermato dal sindaco Giuseppe Castania: «Ogni mercoledì mattina - ha detto - ci sono dei controlli al depuratore e gli operai non sono tornati a casa. Così alle 15,30 alcuni dei loro familiari sono venuti al Comune per chiedere informazioni. Un loro collega è andato sul posto a verificare e li ha trovati morti. Ha dato subito l'allarme e poi è stato colto da malore, ha avuto un violento choc emotivo dal quale si è ripreso».

AUTOPSIE - Sarà conferito venerdì l'incarico al medico legale Francesca Berlich di eseguire le autopsia sui cadaveri, sistemati negli ospedali di Palagonia, Caltagirone e Mineo. Lo confermano fonti investigative che spiegano che, secondo un primissimo esame, i corpi non presentavano lesioni ed erano impregnati di fango: il medico legale, spiegano le stesse fonti, dovrà trovare risposte dall'esame dei tessuti, del sangue e dei polmoni. I primi riscontri, così, confermerebbero l'ipotesi che le vittime siano state investite da fanghi pesanti fuoriusciti da un bocchettone che avrebbe raggiunto i due operai specializzati della Carfì di Ragusa, poi storditi dalla presenza di gas venefici, tra cui il monossido di carbonio: una combinazione micidiale che avrebbe determinato anche il decesso dei quattro dipendenti del Comune. Tutti, secondo quanto affermato dai vigili del fuoco, sprovvisti di protezioni delle vie aeree e, dunque di maschere. La Berlich è lo stesso medico legale che si è occupato del caso della 14enne uccisa a Niscemi, Lorena Cultraro.

SENZA PROTEZIONI - I sei operai non indossavano alcuna protezione per naso, bocca e sistema respiratorio in genere. A confermarlo è il comandante dei vigili del fuoco di Catania, che ha coordinato le operazioni per il recupero dei cadaveri. I soccorritori li hanno trovati riversi in una vasca di sedici metri per 5 metri di profondità, coperti dalla melma che affluisce dalle due vasche adiacenti. La griglia di protezione era stata asportata. L'ipotesi più accreditataè quella di un intossicazione da esalazioni mortali. Anche se non si esclude la possibilità di una scossa elettrica che avrebbe colpito il primo operaio e a catena gli altri intervenuti per soccorrerlo. Sarà in ogni caso l'autopsia a far luce sulle cause della morte.

ABBRACCIATI L'UN L'ALTRO - «Sono morti abbracciati uno con l'altro, quasi certamente nel tentativo di salvarsi a vicenda» ha raccontato don Minè Valdini, parroco della chiesa di Sant'Agrippina, patrono di Mineo, che ha visto le sei vittime all'interno del depuratore dove è avvenuta la tragedia. «Sono morti - ha aggiunto il sacerdote, trattenendo a stento la commozione - con un gesto d'amore. Un atto di generosità che purtroppo non è servito a nulla».

OPERAI COMUNALI - Dei sei operai morti mentre lavoravano nel depuratore consortile di Mineo quattro erano dipendenti comunali, due di un'azienda privata. I nomi dei dipendenti comunali sono: Salvatore Pulici, Giuseppe Zaccaria, Natale Sofia e Giuseppe Palermo. I dipendenti comunali erano tutti sposati e con bambini.

FAMILIARI - «Voglio vedere Giovanni, e fatemi vedere subito mio figlio, non ci posso credere...». Si dispera e piange in continuazione la mamma di Giovanni Sofia, uno dei sei operai deceduti nell'incidente del lavoro nel depuratore di Mineo. La donna sostenuta da due familiari cerca di varcare il cancello, controllato da carabinieri e vigili urbani, ma inutilmente. Sulla stradina che si inerpica verso Mineo, tra rovi e fichi d'india selvatici e piccole strade sterrate il dolore dei familiari delle vittime è evidente ma sommesso, quasi controllato. Tutti si abbracciano forte di loro cercando di darsi inutilmente conforto e sostegno a vicenda. La moglie di una delle vittime, giovanissima, urla: «Perchè proprio a me, mio Dio non è possibile». Attorno al depuratore ci sono decine e decine di familiari. «Sulla sicurezza del lavoro - grida uno di loro - nulla è imprevedibile, anche in questo caso evidentemente».

IMPIEGATI SCONVOLTI - Nel comune di Mineo gli impiegati sono sconvolti. Al telefono una donna tra le lacrime dice: «Tra i morti vi sono quattro nostri colleghi. Il sindaco appena appresa la notizia è andato al depuratore dov'è avvenuta la tragedia». Mineo, 5700 abitanti, si trova nell'entroterra catanese, a 53 km dal capoluogo, tra Caltagirone e Palagonia. È un paese di tradizioni agricole, vi sono molti produttori di olive, con un centro storico medievale. A Mineo nacque lo scrittore Luigi Capuana, uno dei padri del «verismo».

I PARENTI - Scene di dolore quando sono giunti sul luogo della tragedia i parenti dei sei lavoratori. La polizia municipale ha transennato l'area, dove ci sono anche mezzi dei vigili del fuoco, ambulanze e carabinieri. «Nel depuratore erano in corso lavori di manutenzione», dice Nuccio Valenti, segretario Cgil nel comprensorio del Calatino, appena giunto nella zona della tragedia. L'impianto depura le acque della rete fognaria del comune e si trova a circa quattro chilometri dal centro abitato.

AREA SOTTO SEQUESTRO - Il capo della procura di Caltagirone, Onofrio Lo Re, ha aperto un'inchiesta e ha sequestrato l'area del depuratore consortile di Mineo dove sono morti i sei operai. Sul posto sono in azione anche i reparti specializzati anti-batteriologici e il Nucleo sommozzatori dei vigili del fuoco. la pista privilegiata resta quella del decesso provocata dalle esalazioni tossiche sprigionate dalla vasca che raccoglieva le acque fognarie del territorio.

fonte: corriere.it

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