CLIMA - L'accordo raggiunto dal G8 sui cambiamenti climatici non vincola infatti al momento la Cina, che ritiene fondamentale la necessità per i Paesi sviluppati di prendere in considerazione «le diverse condizioni» dei Paesi emergenti e di quelli in via di sviluppo. Lo ha detto a L'Aquila il direttore del servizio stampa e informazione del ministero degli esteri cinese Ma Daoxu. Come largamente preannunciato dunque, il governo di Pechino, pur riconoscendo e lodando il ruolo svolto dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per gestire «con equità e rispetto di tutti i paesi partecipanti» agli incontri allargati del G14, G8+G5 (Brasile, Cina, India, Messico Sud Africa) più Egitto, ha reso più esplicito il suo «no» all'intesa trovata dagli Otto Grandi sul clima. Pechino ha trovato anche l'appoggio del Cairo. Anche l'Egitto infatti ha chiesto e ottenuto al momento che nessun vincolo sulla riduzione di gas serra venga imposto ai Paesi emergenti. In vista della conferenza di Copenaghen di fine anno che dovrà ridisegnare le strategie globali per il post-Kyoto, Mubarak ha invocato un compromesso «equo ed equilibrato», che prenda cioè in considerazione «le aspirazioni dei Paesi in via di sviluppo, e che non imponga loro vincoli che abbiano effetti su tali aspirazioni». «SÌ ALLA SOGLIA DEI DUE GRADI» - L'accordo raggiunto (contenere a due gradi centigradi rispetto all'era pre-industriale il riscaldamento massimo del pianeta e ridurre tra il 50 e l'80 per cento le emissioni di gas inquinanti entro il 2050) non ha vinto dunque le resistenze della Cina, raccogliendo d'altra parte anche le critiche dell'Onu. Secondo il numero uno delle Nazioni Unite Ban Ki-moon infatti i progressi raggiunti dagli Otto Grandi «non sono sufficienti». I Paesi del Mef (formato allargato del G8 più G5 più Australia, Indonesia e Corea del sud; più la Danimarca nel ruolo di presidente della conferenza mondiale sul clima del prossimo dicembre) hanno in realtà detto «sì» alla soglia dei due gradi centigradi di riscaldamento globale rispetto all’era preindustriale, rifiutando però l'accordo sul taglio del 50 per cento delle emissioni, secondo quanto si apprende da una bozza della Dichiarazione finale del Forum dei leader delle maggiori economie che sarà approvata giovedì pomeriggio a L'Aquila.
«PER SUPERARE LE DIFFERENZE C'È TEMPO» - Sui contrasti tra i Paesi del G8 e quelli emergenti, Barack Obama è ottimista. Il presidente americano, prima ancora che Cina e Egitto esprimessero le loro perplessità, ha spiegato che «c'è ancora tempo per superare le differenze con i paesi emergenti sulle riduzioni di gas nocivi» prima della conferenza di Copenhagen a dicembre. Più preciso l'appello del premier britannico Gordon Brown e di quello italiano Silvio Berlusconi: i due, ancora prima dell'accordo raggiunto dal Mef, hanno insistito a più riprese sulla «necessità di trovare un'intesa sul clima e sull'ambiente» per introdurre i sei paesi emergenti al tavolo degli Otto Grandi.
PARTNERSHIP GLOBALE SU TECNOLOGIE PULITE - La novità più importante che emerge dalla bozza di Dichiarazione finale sul clima è invece la creazione di una partnership globale per spingere verso tecnologie «amiche del clima» a basso contenuto di carbone. I leader degli Otto più Australia, Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico e Sudafrica si impegnano ad «aumentare considerevolmente» e a «coordinare investimenti pubblici nella ricerca e nello sviluppo» delle tecnologie pulite, «con l'idea di raddoppiare questo tipo di investimento entro il 2015, riconoscendo l'importanza degli investimenti privati, della partnership pubblico-privata e della cooperazione internazionale, compresi i centri di ricerca regionali». I principali settori di questa nuova azione sono l'efficienza energetica, l'energia solare, le reti elettriche interattive, la cattura l'uso e lo stoccaggio del carbone, i veicoli di ultima generazione, le tecnologie ad alta efficienza e bassa emissione, la bioenergia e le altre tecnologie «pulite». Il documento annuncia l'impegno a fare il punto della situazione il 15 novembre sui «piani d'azione e le roadmap, e per redigere raccomandazioni comuni che spingano verso i passi successivi». INTESA SULL'ECONOMIA - Successivamente il G14 è passato a trattare materie più strettamente economiche. Il G14 ha infatti approvato la dichiarazione sull'«Agenda globale» fatta propria già dal G8, che contiene i paragrafi economici, sul rilancio dei negoziati di Doha e sull'impegno comune verso i paesi più poveri. Tra i punti principali su cui è giunto l'ok anche dei paesi emergenti: la volontà di uscire con politiche condivise dalla crisi con lo stimolo all'economia dei diversi Paesi, il legal standard e il sostegno alle politiche di inclusione sociale. Gli 8 grandi, con i paesi del G5 (Cina, India, Messico, Sud Africa, Brasile) più l'Egitto, si impegnano inoltre insieme ai leader dei paesi del Mef (Major Economies Forum) - Australia, Corea del Sud e Indonesia - ad una conclusione dei negoziati di Doha, sul libero commercio mondiale, entro il 2010 si legge nella dichiarazione ufficiale.
È necessario sostenere una ripresa «forte» dell'economia e «un tale contesto richiederà la riabilitazione dei settori bancari in alcuni Paesi e la ripresa del credito su una base sana». È quanto si sottolinea nella dichiarazione congiunta dei paesi del G14 a cui va aggiunta la Svezia, presidente di turno Ue. «Mentre continueremo a sostenere le nostre economie con ogni misura necessaria per superare la crisi, cominceremo anche a preparare le strategie di uscita dalle misure di Governo straordinarie adottate per rispondere alla crisi» è scritto nel documento. Il testo sottolinea che queste strategie di uscita «saranno adottate quando la ripresa sarà assicurata».
IL BILANCIO - Il bilancio finale della due giorni di incontri è stato tirato dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che ha spiegato che alle intese anticrisi e sul clima vanno aggiunte le scelte di politica comune per quanto riguarda il rapporto con l'Iran e più in generale sulla proliferazione delle arme atomiche annunciando un vertice a maggio 2010 «con tutti i Paesi detentori di armi nucleari per andare verso un mondo più sicuro»
LA GIORNATA - La seconda giornata di lavori era cominciata all'insegna di uno splendido sole di cui il presidente americano Barack Obama ha voluto subito approfittare, recandosi a piedi dal suo blindatissimo alloggio, all'interno della caserma di Coppito, fino alla palazzina che ospita i lavori. E il look casual dell'inquilino della Casa Bianca ha fatto scuola al vertice. Silvio Berlusconi è arrivato in mattinata alla cittadella di Coppito, sede del summit, a bordo di una vettura elettrica. Come già Obama il giorno prima, il presidente del Consiglio si è presentato in camicia e cravatta. Appena sceso dall'auto per accogliere i leader del G5 e i colleghi del G8, il presidente del Consiglio si è infilato subito la giacca del suo abito blu. Aprendo i lavori del summit, il Cavaliere ha voluto sottolineare che dal vertice dell'Aquila «esce un messaggio di speranza e fiducia» per uscire dalla crisi economica internazionale.
CENA DA NAPOLITANO - Ma la giornata a L'Aquila si è conclusa solo con la cena offerta dal Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, a tutti i partecipanti (29 leader, più i rappresentanti delle organizzazioni internazionali, in tutto 43 persone). Alla cena era presente anche il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi.
LE FIRST LADY TRA LE MACERIE - Intenso il programma di giovedì anche per le first lady. Le mogli dei capi di Stato e di governo riuniti a L'Aquila sono arrivate giovedì mattina a Coppito, il quartier generale del G8, per la loro giornata abruzzese sulle zone colpite dal sisma del 6 aprile scorso.
CONTINUANO LE SCOSSE - Nel capoluogo abruzzese la terra intanto continua a tremare: quattro lievi scosse sismiche hanno interessato l'Aquilano la scorsa notte e nella prima mattina. La più forte, di magnitudo 2.5 è stata registrata alle 7.56 e i Comuni prossimi all'epicentro sono stati quelli della Valle dell'Aterno e più precisamente Fagnano Alto, Fontecchio, Fossa, Ocre, Poggio Picenze, Prata d'Ansidonia, Rocca di Cambio, Rocca di Mezzo, San Demetrio ne' Vestini, Sant'Eusanio Forconese e Villa Sant'Angelo.
fonte: corriere.it
Nessun commento:
Posta un commento