Una truffa da 3 milioni di euro: il phishing è sbarcato nel mercato delle emissioni. Un mercato - dice l’ultima analisi di Bloomberg (vedi sintesi in allegato) – che viene da un anno fiacco e che ha davanti un 2010 di possibile stallo, ma che è destinato a crescere.
Il colpo informatico è quello messo a segno la settimana scorsa. La tecnica è quella nota: tramite e-mail false e un sito contraffatto si cerca di carpire alle vittime codici e password per effettuare operazioni bancarie. Solo che questa volta le vittime non sono consumatori ingannati da un finto portale di una banca, come avviene di solito, bensì aziende che partecipano all’European Emission Trading Scheme (EETS), che si sono viste sottrarre e vendere circa 250 mila permessi ad emettere per un totale di 3 milioni di euro.
L’attacco è stato sferrato lo scorso 28 gennaio, con migliaia di false mail inoltrate ad altrettante società, non solo europee, che partecipano al meccanismo. Nove le transazioni fraudolente portate a termine scoperte finora, informa il segretariato dell’UNFCCC. In particolare a 6 aziende tedesche sarebbero stati sottratti i 250mila permessi per un equivalente di oltre 3 milioni di euro, spiega a Reuter il responsabile del registro delle emissioni tedesco. Le indagini ora stanno procedendo, a livello nazionale e con il supporto della Commissione europea, che ha annunciato nuove misure di sicurezza per l'EETS. Intanto martedì scorso le transazioni sono state sospese in diversi paesi, incluso il nostro.
Nel corso del 2009 all’interno del mercato europeo della CO2 si era diffusa un altro tipo di frode già nota in altri settori, e questa volta a danno degli Stati membri: si trattava dell’Iva. Diversi venditori di permessi vendevano i crediti maggiorati dell’imposta, senza però fatturarla. Gli acquirenti non ci rimettevano perché potevano poi scaricare l’Iva, che in pratica restava nelle tasche del venditore. Ora le varie politiche nazionali hanno praticamente eliminato questo tipo di inganno che però – spiega il report di Bloomberg sul mercato mondiale delle emissioni nel 2009 – ha viziato circa il 13% degli scambi nell’anno appena concluso.
L’aumento del volume di permessi scambiati dal 2008 al 2009 – fa notare Bloomberg – va appunto ricondotto in gran parte alle frodi sull’Iva. In realtà in termini di valore il mercato mondiale delle emissioni è cresciuto solo del 5%, passando da 119 miliardi di dollari del 2008 a 125 del 2009. Per fare un paragone, nel 2008 era cresciuto dell’83% rispetto all’anno precedente. A rendere fiacco il 2009 il rallentamento economico con relativo calo della domanda di permessi ad emettere: il prezzo medio di una tonnellata di CO2 nel 2008 è stato di 24 euro, nel 2009 è sceso a 14 euro.
E il 2010? Con i traffici fittizi per frodare l’Iva, eliminati secondo Bloomberg, il mercato addirittura si contrarrà rispetto al 2009. Meglio dovrebbe andare il 2011, anno in cui le utility inizieranno ad accaparrarsi i permessi ad emettere in vista della fase post-2012, nella quale dovrebbero mettersi in moto nuovi mercati delle emissioni come quello australiano e quello statunitense.
Anche se Copenhagen non ha ancora portato le sicurezze che si aspettavano, il futuro del settore è abbastanza roseo: al 2020 secondo le previsioni di Bloomberg il mercato sarà più che decuplicato raggiungendo i 1.400 miliardi di dollari.Il colpo informatico è quello messo a segno la settimana scorsa. La tecnica è quella nota: tramite e-mail false e un sito contraffatto si cerca di carpire alle vittime codici e password per effettuare operazioni bancarie. Solo che questa volta le vittime non sono consumatori ingannati da un finto portale di una banca, come avviene di solito, bensì aziende che partecipano all’European Emission Trading Scheme (EETS), che si sono viste sottrarre e vendere circa 250 mila permessi ad emettere per un totale di 3 milioni di euro.
L’attacco è stato sferrato lo scorso 28 gennaio, con migliaia di false mail inoltrate ad altrettante società, non solo europee, che partecipano al meccanismo. Nove le transazioni fraudolente portate a termine scoperte finora, informa il segretariato dell’UNFCCC. In particolare a 6 aziende tedesche sarebbero stati sottratti i 250mila permessi per un equivalente di oltre 3 milioni di euro, spiega a Reuter il responsabile del registro delle emissioni tedesco. Le indagini ora stanno procedendo, a livello nazionale e con il supporto della Commissione europea, che ha annunciato nuove misure di sicurezza per l'EETS. Intanto martedì scorso le transazioni sono state sospese in diversi paesi, incluso il nostro.
Nel corso del 2009 all’interno del mercato europeo della CO2 si era diffusa un altro tipo di frode già nota in altri settori, e questa volta a danno degli Stati membri: si trattava dell’Iva. Diversi venditori di permessi vendevano i crediti maggiorati dell’imposta, senza però fatturarla. Gli acquirenti non ci rimettevano perché potevano poi scaricare l’Iva, che in pratica restava nelle tasche del venditore. Ora le varie politiche nazionali hanno praticamente eliminato questo tipo di inganno che però – spiega il report di Bloomberg sul mercato mondiale delle emissioni nel 2009 – ha viziato circa il 13% degli scambi nell’anno appena concluso.
L’aumento del volume di permessi scambiati dal 2008 al 2009 – fa notare Bloomberg – va appunto ricondotto in gran parte alle frodi sull’Iva. In realtà in termini di valore il mercato mondiale delle emissioni è cresciuto solo del 5%, passando da 119 miliardi di dollari del 2008 a 125 del 2009. Per fare un paragone, nel 2008 era cresciuto dell’83% rispetto all’anno precedente. A rendere fiacco il 2009 il rallentamento economico con relativo calo della domanda di permessi ad emettere: il prezzo medio di una tonnellata di CO2 nel 2008 è stato di 24 euro, nel 2009 è sceso a 14 euro.
E il 2010? Con i traffici fittizi per frodare l’Iva, eliminati secondo Bloomberg, il mercato addirittura si contrarrà rispetto al 2009. Meglio dovrebbe andare il 2011, anno in cui le utility inizieranno ad accaparrarsi i permessi ad emettere in vista della fase post-2012, nella quale dovrebbero mettersi in moto nuovi mercati delle emissioni come quello australiano e quello statunitense.
fonte: qualenergia.it
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