Sono gli esseri viventi più vicini all'uomo. Molti di loro sono poco noti ai più, anche se le loro facce ci sembrano molto familiari. Ma potrebbero scomparire assai presto, molto prima che molti di noi li abbiano potuti vedere almeno una volta in fotografia. Si tratta di 25 primati che oggi un gruppo di zoologi tra i più importanti al mondo ritiene in grave pericolo di estinzione e che è stato raccolto dall'IUCN ((Union for the Conservation of Nature). Tra di loro vi sono lemuri, gibboni e le grandi scimmie.
I nostri "cugini" contano ben 630 specie e di queste circa 300 sono vicini all'estinzione, di cui 25 di essi sono ormai prossimi a lasciarci. La lista include 5 primati del Madagascar, 6 dell'africa, 3 del centro e sud America e 11 dell'Asia. Ieri sera alle 19:00 la popolazione mondiale toccava 6.803.362.494 individui, quando solo 5 anni fa raggiungevamo i 6 miliardi di persone. Ma per gli altri primati della Terra la situazione è ben diversa. Per molti di loro infatti, il numero di individui non supera qualche decina e l'avanzare dell'orologio fa drammaticamente diminuire il loro numero.
Questo grido d'allarme si spiega se si vanno a vedere le cose in dettaglio con qualche esempio. Il presbite dalla testa bianca, il quale vive solo sull'isola di Cat Ba nel Golfo di Tonkino, nel nordest del Vietnam, è un gruppo di primati composto da non più di 60-70 individui. Solo 5 anni fa erano circa 150. Allo stesso modo alcune specie di lemuri del Madagascar sono composte da non sono più di un centinaio di esemplari e 110 sono i gibboni di Hainan che vivono anch'essi nel nordest del Vietnam.
"Il motivo che ci ha spinto a stilare una classifica dei 25 primati maggiormente a rischio d'estinzione è quello di attirare l'attenzione della gente al problema e di far si che i governi si sentano stimolati a fare qualcosa per tentare di far sopravvivere queste specie così importanti per la biodiversità del nostro pianeta", ha spiegato Russell Mittermeier, responsabile del Primate Specialist Group dell'Iucn.
Le cause di tutto ciò sono da ricercare soprattutto nella distruzione degli ambienti in cui tali primati vivono e per molti di loro anche la caccia e l'esportazione illegale. La deforestazione e la trasformazione di habitat originari in più adatti alle esigenze dell'uomo sono comunque il motivo primo della loro scomparsa, a cui poi si aggiungono i problemi legati ai mutamenti climatici.
Va sottolineato che è sempre possibile recuperare una specie vivente se questa viene protetta al meglio e vari esempi dimostrano ciò. "In Brasile - piega Mittermeier- il leontocebo dalla groppa rossa era considerato in via di estinzione fino al 2003. Di essi erano rimaste poche decine di esemplari. Ma con un'opera di protezione durata 30 anni la specie è stata tolta dalla Lista Rossa degli animali in pericolo di scomparsa".
Il grido d'allarme dunque, può servire molto, secondo Mittermeier, se si interviene al più presto e nel giusto modo.
fonte: repubblica.it
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lunedì 22 febbraio 2010
Primati a rischio estinzione Ecco le 25 specie in pericolo
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