Si tratta di una tecnologia che risale quasi agli albori del genere umano eppure non solo ha dimostrato una notevole longevità, ma promette ora di ripulire la produzione e lo stoccaggio energetico. Elemento strutturale presente in genere nei motori a scoppio, il volano può anche essere utilizzato per accumulare l’energia meccanica prodotta da un motore di bassa potenza su un lungo periodo, in assenza di emissioni e con una risposta veloce. A riprendere in mano l’antica invenzione, ovviamente in versione rigorosamente hi-tech, è Beacon Power società sta realizzando un impianto a Stephentown, vicino ad Albany, che impiega la tecnologia del volano per immagazzinare l’energia prodotta.
La centrale è unica nel suo genere in quanto, a detta della Beacon, il sistema impiega materiali compositi innovativi, come la fibra in carbonio, sui cui l’azienda è attualmente al lavoro con l’obiettivo di realizzare 200 volani, ciascuno del peso di oltre 900 kg e con una velocità di rotazione di 8.000-16.000 giri al minuto. Quasi tutti i sistemi di stoccaggio perdono per loro natura un po’ di energia immagazzinata, ma questo sistema si prevede sia capace di restituire circa l’85 per cento dell’energia immessa.
Per spiegare meglio il concetto Bill Capp, presidente della compagnia, utilizza l’analogia con la memorizzazione dei dati informatici: “Un DVD immagazina una quantità enorme di dati in maniera economica. Un disco rigido è più costoso ma più facile da riempire e svuotare”. Il volano è simile ad una sorta di terza archiviazione informatica che è in costante mutamento. “Siamo come la RAM”.
L’obiettivo è quello di utilizzare tale sistema per contribuire alla regolamentazione della rete elettrica, bilanciando in modo rapido ‘secondo-per-secondo’ la discordanza tra l’offerta e la domanda, fattore ancora più spinoso quando si tratta di fonti come il solare o l’eolico.
fonte: rinnovabili.it
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mercoledì 3 febbraio 2010
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