L’onda nera è arrivata dal Lambro al grande fiume. Le prime avanguardie si sono viste nella mattinata di ieri e verso le 16 la grande macchia scura e oleosa, -parte della gran quantità di petrolio riversata ieri dai depositi della Lombarda Petroli di Villasanta - si è presentata nel Po piacentino. Un disastro ambientale che costerà tanto denaro e che l’ambiente sta già pagando. La Lombardia, dove tanto si era investito per risanare il Lambro, chiederà lo stato di calamità, l’Emilia-Romagna ha già chiesto lo stato di emergenza, le associazioni ambientaliste e gli amministratori hanno lanciato l’allarme per tutto il corso del fiume che scorre tra le due regioni e il Veneto fino al povero Adriatico che sarà costretto a sopportare, almeno in parte, questo nuovo attacco al suo ecosistema.
La pocura di Monza ha aperto un fascicolo per disastro ambientale e fra i primi atti degli inquirenti ci sarà il sequestro dei serbatoi dell’azienda da cui sono stati sversati gli idrocarburi e dei documenti relativi allo stoccaggio dei carburanti. L’azione di Villasanta è stata condotta, secondo gli investigatori, da persone che sapevano come azionare le valvole e sapevano anche quali erano i serbatoi pieni. L’accusa è comunque a carico di ignoti: ci sarà la verifica dei nastri di videosorveglianza della ditta che potrebbero aver inquadrato gli autori del gesto anche se le speranze sono poche in quanto l’unica telecamera dell’impianto, posta sul cancello d’ingresso, è lontana dai serbatoi. "C’èstato qualche criminale che ha deciso di intervenire in maniera dolosa e vigliacca, mettendo a repentaglio un patrimonio che è di tutti. Ci deve essere una ribellione contro questi atti criminali, vanno individuati i responsabili e assicurati alla giustizia, e la giustizia contro costoro deve essere particolarmente rigorosa", ha detto Roberto Formigoni.
Gli sbarramenti in territorio lombardo hanno retto solo in parte e adesso bisogna sperare in quelli emiliani: cinque nel solo territorio piacentino a partire da Calendasco dopo una riunione in Prefettura. Mobilitati i personali di Aipo, Arpa, Protezione civile, Vigili del fuoco e anche i militari del Genio. Alle 19.15 è stata fermata l’attività della centrale Enel Green Power di Isola Serafini, nel Po piacentino, e sono state aperte le paratoie inferiori per far defluire l’acqua dal basso e trattenere così la macchia oleosa nello sbarramento. Un altro baluardo per catturare l’onda nera che è anche favorita dalla notevole portata del Po in questo periodo. A Piacenza, dove la gente ha protestato per l’allarme partito in ritardo e per l’inadeguatezza dei rimedi dalla Lombardia, l’Arpa ha rassicurato sulla situazione delle falde acquifere e sulla potabilità dell’acqua che arriva dai rubinetti, ma è stato vietato il prelievo dell’acqua dal fiume. Immancabile la polemica politica.
"Denunciamo con profondo sdegno che il Parlamento, il 2 febbraio 2010, ha approvato una legge che depenalizza il reato di scarico industriale nelle acque. In pratica chi scaricherà inquinanti oltre i limiti consentiti dalla legge se la caverà semplicemente con una multa che va da 3.000 a 30.000 euro", ha accusato il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli. "È vergognoso l’attacco dei Verdi su una presunta depenalizzazione degli scarichi industriali che sarebbe stata attuata dal governo. In un momento in cui la Pianura Padana è in piena emergenza inquinamento queste accuse hanno il sapore indegno di una speculazione su una tragedia ambientale - ha risposto il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo -. Ciò che il governo ha fatto è un chiarimento su una norma la cui interpretazione era stata oggetto di controversie. Le pene per gli inquinatori nell’ articolo in questione erano e restano l’arresto fino a due anni e l’ammenda da 3.000 a 30.000 euro"
fonte: lanuovaecologia.it
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